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Il blog Politica pop, oggi su Repubblica: "La tragedia del suicidio di Roma meriterebbe altro pudore, altro rispetto e altra intelligenza. Ma la subcultura antipolitica che ormai pervade ogni anfratto del Paese non lo permette. Le frasi di Vendola e di molti altri politici, delle associazioni che difendono i diritti degli omosessuali, di singoli testimoni del disagio discriminatorio dicono che si sta sempre più smarrendo il senso della complessità, a tutto vantaggio della semplificazione strumentale e (forse) furba. Dietro ad ognuna di queste frasi il sottopancia recita è colpa della politica. Questa cattiva politica che sta tardando a varare la legge contro l’omofobia. Intendiamoci. Che la politica in questo caso sia reticente e ritardataria non si discute. Ma pensare che un dramma come quello di Roma sia colpa della politica significa fare un uso improprio di quella morte. Seppure per buoni scopi. Chi in queste ore accusa le classi dirigenti sa benissimo che nessuna legge anti-omofobia impedirà mai a certi genitori di essere pieni di pregiudizi, a certi ragazzini di prendere in giro il proprio compagno di banco, a certi sacerdoti di condannare, magari surrettiziamente, il proprio parrocchiano. Un linguaggio e un clima culturale si cambiano in decenni di lavoro, a tutti i livelli, e non per legge. E il suicidio del povero adolescente di Roma è figlio di un clima culturale, non di una mancata legge. E’ perfino ovvio dire che una buona legge aiuta a costruire (se assieme a mille altre cose) una diversa e più avanzata sensibilità. Ma dire che un ragazzino si ammazza per colpa della politica significa reiterare il solito giochino che sta sfasciando l’Italia. La colpa è della politica, sempre della politica, comunque della politica, mentre tutti noi altri siamo sempre e comunque innocenti."
Posted on: Tue, 13 Aug 2013 06:19:40 +0000

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