Il “fascio dei lavoratori” di Catania si costituì per primo - TopicsExpress



          

Il “fascio dei lavoratori” di Catania si costituì per primo ma furono i palermitani a prendere la guida del movimento. Le teste pensanti del capoluogo, infatti, elaboravano progetti, si ponevano problemi organizzativi ed avevano, anche, una visione politica che sembrava adatta alle condizioni generali dell’isola. Rosario Garibaldi Bosco aveva assistito alla nascita del partito socialista, si era appassionato alle animate discussioni del congresso e si era formato le sue personali convinzioni. Senza una classe operaia come quella del nord, sarebbe dovuto mancare, almeno in teoria, il soggetto capace di prendere l’iniziativa e di scardinare i rapporti di forza che opprimevano larghi strati della popolazione. Era pressoché obbligato, allora, far marciare insieme gente di estrazione sociale diversa e i “fasci” dovevano dotarsi della necessaria duttilità. E, nello statuto interno, accanto agli obbiettivi specifici di questa o quell’altra categoria, era presente un riferimento vincolante dove si parlava della necessità di un continuo dialogo e di un effettivo soccorso reciproco tra le varie componenti che aderivano all’organizzazione. Si cercava di realizzare, cioè, una sorta di “sintesi sociale” che avrebbe dato forza alla rivolta di tutti e che poteva trasformare l’arretratezza dell’isola nella sperimentazione di formule politiche nuove. In tale ottica, il passaggio obbligato era operare una saldatura tra città e campagna ed era impellente che nascessero i fasci rurali e si diffondessero dovunque. La strage di Caltavuturo si inserì in un processo già in atto e lo accelerò notevolmente. Quando si seppe che, nel gennaio del ’93, tredici contadini inermi erano stati trucidati dalle forze dell’ordine, l’impressione fu enorme e la notizia si diffuse rapidamente. Le vittime, insieme ad altri braccianti senza terra, stavano occupando simbolicamente le terre demaniali e chiedevano alle autorità il rispetto di promesse mai mantenute. Anche grazie a quell’episodio, la lotta cominciò a spostarsi verso le campagne, si chiedevano patti agrari più equi ed aspettative secolari sembravano ad un passo della loro realizzazione. Da maggio al dicembre del ’93 un po’ tutte le terre siciliane furono attraversate da una rivolta finalmente matura e portata avanti da gente che aveva un’etica ed una disciplina proprie. Il fronte della protesta, infatti, riuscì a reggere e seppe respingere quelle minacce e quei tentativi che miravano a spezzarlo. Carmela cercava di tenersi informata in tutti i modi, pensava alla sua infanzia e rivedeva il padre che ritornava dal lavoro. E, dopo tanto tempo di silenzio, si ritrovò davanti e inaspettatamente anche il volto della madre. Si presentava ad ogni ora del giorno, stava sempre ad apparecchiare la tavola , si limitava a mettere un po’ di minestra sotto il naso del marito ed aveva gli occhi tristissimi. Era il modo che aveva di raccontare in silenzio l’unica storia che conosceva, quella della miseria e del suo potere devastante. Una forza oscura che sapeva essere nemica del cielo e della terra, che si ostinava a dire che la vita è male e impediva a qualsiasi dolcezza di venire alla luce. Per un attimo si sentì in colpa con se stessa ma fu solo un attimo. In cuor suo sapeva che avrebbe dato ogni suo avere per i suoi fratelli che stavano lottando, le sembrava di poter allungare le braccia fino a sfiorare le loro labbra con la punta delle dita e le veniva quasi voglia di mettersi a pregare.
Posted on: Tue, 29 Oct 2013 18:18:18 +0000

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