Il lunedì mi arriva espresso, quando ho ancora impresse le orme - TopicsExpress



          

Il lunedì mi arriva espresso, quando ho ancora impresse le orme nel rifugio di domenica che avanza a una giornata frastornata dai contatti umani. Prendo casa, la mia casa, le mie quattro stanze linde invase di libri, manuali, attrezzi ginnici, carte sfuse e mappe geografiche del mondo, dopo aver percorso un periplo di curve attraverso i chilometri dellisola. Serro la porta a chiave e creo la bolla divisoria fra me e il mondo dei contatti. Appena arrivo, nemmeno spoglio, afferro un libro e metto a compulsare alcune pagine di corsa, fino a convincermi del fatto che le azioni della giornata siano state solo il frutto dellimmaginazione fervida. Allora mi rilasso, cedo alla stanchezza inosservata, che non è stanchezza fisica o mentale, ma spossatezza da tensione addominale per il rimestio di energie del plesso. Mi abbandono allacqua calda della doccia e, mentre una tisana sbollenta sul fuoco spandendo gli aromi nello studio, esco e ascolto il rumore del bosco che mi dista dirimpetto, lo spazio di un pensiero cosmico. Basta poco perché il flebile latrato di una volpe, poco oltre la sommità della collina, mi infonda la calma lenitiva delle cose al loro posto. Dopo aver ceduto alla benevolenza della vita mondana, mi riapproprio degli spazi solitari per riconnettermi al flusso ininterrotto dei movimenti celesti. Il divertimento è unansia cui non riesco a viziarmi. Devo prendere il me stesso usuale, le mie tensioni, le pulsioni, le tendenze, e fingere di averne altre, diverse o almeno migliori, per svelare alla gente il lato sorridente che invero avrei abitualmente, se mostrassi semplicemente il me stesso naturale. Invece, partecipo anche io a quel teatro itinerante che è la vita sociale, indossando ora una, ora laltra maschera delloccasione. E me ne rallegro, almeno quanto mi rattrista. Ma non do peso alle flatulenze dellego. Il lunedì arriva al culmine di questi ragionamenti della mente astratta, preoccupata di dover recuperare la posizione di comando, al centro della consapevolezza. Così, stando al buio dellalba, ancora rintronato dai fumi della bisboccia, scruto il vicino levare la serranda alla bottega, per riprende la vita naturale, interrotta al punto naturale della sera precedente. La sua vita così sapientemente saggia, monotona, volitiva, ordinata, compassata a tutti gli avvicendamenti che talvolta illuminano la mia, come una giostra. Mi domando quali raggi illuminino le sue giornate e se abbia capacità di sorprendersi per qualcosa ancora. Appena vi rifletto, la luce sovviene e con essa la normalità delle mie strade parallele, inframmezzata dalla striscia di case e orti disposte in successione come una processione dei Santi. Cosa mi attende delle previsioni?. Occorre essere peggiori, perché la virtù abbia a sembrare un formicaio perennemente sottoposto a revisione. Forse piove e io avrei voluto imparare a suonare il pianoforte.
Posted on: Mon, 04 Nov 2013 07:28:05 +0000

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