Il perché della fede assoluta nei mercati e dell’avversione - TopicsExpress



          

Il perché della fede assoluta nei mercati e dell’avversione alle politiche redistributive. C’é una potente avversione alle politiche di intervento statale nell’economia. Tale avversione é alimentata dalle scuole di pensiero economico neoliberiste ed in generale dai neocon americani. Il simbolo di tale avversione é incarnato nel motto reaganiano che lo stato non é mai la soluzione, lo stato é il problema. A tale avversione fa da sponda la fede assoluta, l’ideologia del mercato: si tratta della fiducia nell’infallibilità del marcato e dell’idea che il mercato da solo é sempre capace di far migliorare le condizioni di vita, il benessere di tutta l’umanità. L’arricchimento di alcuni, secondo le teorie classiche di Adam Smith, grazie alla « mano invisibile », gioverebbe all’interesse dell’intera società, trasformando il vizio privato dell’arricchimento in virtù pubbliche. Vorrei provare a riflettere su questi due fattori che caratterizzano la vita economica da anni. Anzitutto, da laico, vorrei confutare questa fede nei mercati. Io, infatti, rispetto ai neoliberisti, ho in mente un’altra idea: che il mercato non abbia insito al suo interno né un qualcosa di aprioristicamente negativo, ma neppure aprioristicamente positivo. Se ben guidato il libero mercato ha portato ad una formidabile crescita del benessere per tutti, se deregolamentato e mal guidato ha portato a crisi tremende come quella americana del 2007/8, con milioni di cittadini che hanno perso tutto. E porta alla concentrazione di potere economico nelle mani di pochi. E porta all’ingiustizia per cui la maggioranza si impoverisce ed un’esigua minoranza si arricchisce in maniera formidabile. Acquisendo così un’enorme capacità di condizionare Governi ed intere popolazioni e di comprare in maniera diretta ed indiretta politici. Poi mi sono chiesto: perché questa avversione all’intervento statale che sembra avere un ruolo egemone in tutto l’occidente? A chi giova? C’é davvero un’egemonia culturale di queste idee? Da dove viene questa egemonia? Partiamo dalle ultime due domande e rispondendo a quelle avremo automaticamente la risposta alle altre due. E per fare ciò partiamo da un dato difficilmente confutabile: vi é un calo della domanda (soprattutto interna all’occidente) che sta alla base delle crisi economiche del mondo occidentale. Se non c’é domanda, non ci può essere offerta e produzione. Ciò deprime l’economia. Fino ad ora si é pensato, soprattutto negli Stati Uniti, di rispondere con la politica monetaria della Banca Centrale che ha tenuto bassi i tassi d’interesse. Con tassi d’interesse bassi, si pensava, l’economia avrebbe ripreso vita, perché la Banca Centrale offre soldi alle Banche, che li prestano ai cittadini ed agli investitori a tassi bassi e così l’economia riprende il circolo positivo. Poi, sempre negli USA, si é pensato che oltre alle manovre sul tasso d’interesse bisognasse deregolamentare il sistema finanziario. L’idea era che tale sistema senza lacci e liccioli, avrebbe fatto da volano, trainando la ripresa economica. Così non é stato. Le due manovre hanno portato a due bolle: negli anni ’90 la bolla tecnologica che é scoppiata portando alla crisi, e nei 2000 la più grave bolla immobiliare anch’essa scoppiata con effetti devastanti. Ora le manovre sul tasso d’interesse ci sono precluse, dal fatto che i tassi sono già quasi nulli. E la deregulation del settore finanziario ha mostrato quanto lo stesso sia distorto e disfunzionale e quanta ingiustizia sociale produca, con l’arricchimento di pochi a scapito dell’impoverimento della stragrande maggioranza. Rimarrebbe una sola strada per uscire dalla crisi, quella che fin dall’inizio andava adottata, l’unica che nella crisi degli anni trenta aveva dato già prova di funzionare. La strada della spesa dello Stato. Una strada che negli USA sarebbe facilissima da adottare e che anche in Europa potrebbe essere intrapresa, seppur con alcune superabili difficoltà legate alla presenza della moneta unica. Si tratterebbe di attuare tagli fiscali a favore degli strati più poveri della popolazione ed investimenti nelle infrastrutture (di cui il nostro paese avrebbe enormemente bisogno). Ciò, oltre ad alleviare le sofferenze dei più deboli di fronte alla crisi avrebbe due importanti effetti: correggerebbe la disuguaglianza e rilancerebbe l’economia. I due ultimi fattori sono legati fra loro. Infatti uno spostamento della ricchezza verso l’alto della scala sociale, quello che avvenuto prima e durante la crisi, fa scendere i consumi perché gli individui a più alto reddito consumano una parte più piccola di reddito di chi dispone di un reddito più basso. Ma di fronte all’evidenza del fatto che la via della spesa statale é l’unica via d’uscita dalla crisi ancora i neocon oppongono a questa via la via dell’austerity con la favola che il fatto di risanare i conti pubblici creerebbe fiducia e ciò farebbe ripartire l’economia. Tanto che Obama, sotto l’egemonia delle teorie neoliberiste ha potuto attuare politiche di spesa in maniera solo parziale e comunque insufficiente. Mentre tutti sanno, perché facilmente intuibile, che in una crisi in cui nessuno spende (deprimendo l’economia), se non facciamo in modo che lo Stato, con la sua spesa, supplisca alla mancanza di spesa dei suoi cittadini, nessun altro potrà invertire la tendenza. Ma perché questa ostinazione? Ritengo sia facile spiegarlo. Le possibilità della spesa statale sono viste come una maledizione da chi vuole uno Stato meno attivo, uno stato ed un Governo talmente debole da non poter attuare nessuna politica redistributiva E’ facile capire che la debolezza del Governo nelle questioni economiche benefici soprattutto chi é già in posizione dominante. E’ facile capire che politiche redistributive non beneficiano chi sta in alto nella scala sociale che in base ad esse sarebbe chiamato a contribuire di più al bilancio dello Stato. E’ facile capire che alle politiche redistributive si preferisca la deregulation perché consente maggiore agilità di manovra a chi fa parte del mondo finanziario, ossia a chi sta già molto in alto nella scala sociale. Gli consente di fallire a spese dello Stato. Lo stesso stato che non dovrebbe mai intervenire nell’economia salvo essere chiamato ad intervenire per salvare le istituzioni finanziarie. Ecco le motivazioni dell’ortodossia della libertà dei mercati.
Posted on: Wed, 04 Sep 2013 16:28:53 +0000

Trending Topics



ght:30px;">
For the past few decades, Iranian homes have been graced with the
GREETINGS WITH LOVE FROM A LONELY DOGI wish someone tell me What
Original version of La Belle Dame Sans Merci, 1819 Oh what can
Esta noche nos toca hacer música para cine :) Live music by:

© 2015