Kazakistan, spunta un fax inviato dalla Farnesina. Appello - TopicsExpress



          

Kazakistan, spunta un fax inviato dalla Farnesina. Appello dell’esule a Letta Il messaggio dimostra che il ministero degli Esteri era al corrente di quanto stava accadendo alla moglie e alla figlia del dissidente kazako, ma nessuno avrebbe avvisato Alfano. Intanto Letta non nasconde la rabbia: "Ora qualcuno deve pagare". E il dissidente scrive al premier: "Grazie, ma la mia famiglia non potrà più lasciare il Paese" di Redazione Il Fatto Quotidiano - 13 luglio 2013 E’ sempre più fitto il mistero sul blitz con cui sono state espulse alla fine di maggio la moglie e la figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Un fax inviato dal Cerimoniale della Farnesina all’ufficio Immigrazione della questura di Roma, che chiedeva conferma del fatto che la donna godesse dell’immunità diplomatica, dimostra infatti che il ministero degli Esteri era al corrente di quanto stava accadendo. Il primo messaggio, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, è stato inviato dal dirigente dell’ufficio Immigrazione, Maurizio Improta, al Cerimoniale della Farnesina, dopo che la signora, fermata dagli uomini della Digos e accusata di avere il passaporto falso, ha detto di avere l’immunità diplomatica. La risposta è arrivata poche ore dopo, con un fax firmato dall’addetto Daniele Sfregola secondo cui la signora non godeva di alcuna immunità. Il ministero degli Esteri sembra quindi aver svolto ricerche sul nome della donna, moglie di un rifugiato politico. A sollecitare l’arresto di Ablyazov per una serie di truffe sarebbe stata l’Interpol, con una nota in cui precisava che l’uomo era “armato e pericoloso”. Dopo il blitz della Digos, dove non è stato trovato il dissidente ma soltanto la moglie e la figlia, il questore Fulvio Della Rocca ha informato subito l’Interpol su quanto accaduto. Ma nessuno si sarebbe preoccupato di avvisare il vertice della polizia e dunque il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Restano quindi ancora molti interrogativi su quanto accaduto tra il 28 e il 31 maggio. Al punto che il premier Enrico Letta, spiega Repubblica, detta la linea ai ministri, chiusi nel suo studio a palazzo Chigi da mezzogiorno fino alle cinque della sera, spiegando che “da questa vicenda ne possiamo uscire soltanto adottando una politica di total disclosure, di trasparenza assoluta”. Letta ha poi alzato lo sguardo verso il capo della Polizia, senza nascondere la sua rabbia. “Ora qualcuno deve pagare”, ha detto. “Se è vero che Angelino non sapeva, qualcuno della struttura ne risponderà”. Qualche provvedimento sarà preso, insomma, forse quella del capo dell’Immigrazione o del prefetto di Roma o del Questore o del capo della Digos. Il presidente del Consiglio ha intanto ricevuto una lettera dal dissidente Mukhtar Ablyazov. “Caro Letta, grazie per questa decisione coraggiosa, ma adesso temo che il regime di Nazarbayev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all’orfanotrofio”, ha scritto l’oppositore kazako nel messaggio riportato dalla Stampa. “Fino ad oggi ho avuto paura che il governo italiano serrasse i ranghi, negando l’illegittimità di quanto avvenuto, ma non è successo”, ha aggiunto, dicendosi “molto grato al popolo italiano per aver reagito a questa orribile vicenda, per non essere stato insensibile”, anche se “temo che il Kazakistan adesso non lascerà andare Alma e Alua, non potranno lasciare il Paese”. S a P e V a T e L o @
Posted on: Sat, 13 Jul 2013 10:19:51 +0000

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