“LA DISOCCUPAZIONE E I QUARANTENNI” – Intervista a Stefano - TopicsExpress



          

“LA DISOCCUPAZIONE E I QUARANTENNI” – Intervista a Stefano Giusti Presidente di ATDAL over 40 Perdita del lavoro. Disoccupazione. Dramma quotidiano che purtroppo negli ultimi tempi sta coinvolgendo moltissime persone e di ogni età. Spesso nelle statistiche si parla di disoccupazione giovanile, ma finora nessuno o pochi si sono preoccupati di chi ha 40 anni e perde il lavoro. Sei troppo giovane per andare in pensione, e spesso troppo vecchio per trovarne un altro. Una volta si diceva che la vita cominciava a 40 anni. Ma è sicuro che se finisce la vita lavorativa quello sì che è un dramma. Ed il dramma si amplifica specie se uno ha famiglia, figli e magari un mutuo. In Italia esiste un associazione che si chiama ATDAL Over 40 (sito atdal.eu) Associazione Nazionale per la Tutela dei Diritti dei Lavoratori Over 40. Nel suddetto sito si legge: “L’associazione ATDAL – Over 40 “ si adopera a vari livelli, per trovare soluzioni agli urgenti bisogni dei lavoratori disoccupati; in questo contesto ha da anni avviato un’opera di sensibilizzazione verso i partititi e le istituzioni ed i mezzi di comunicazione, ma anche di attraverso la promozione di progetti ed azioni di sostegno diretto ai precari e disoccupati Over 40 per facilitare il loro reingresso nel mondo del lavoro e la tutela dei loro diritti, spesso negati. L’associazione, nata in Lombardia si è sviluppata su tutto il territorio nazionale con una forte presenza nel centro Sud in particolare a Roma e nel Lazio”. Recentemente anche La Repubblica si è occupata del caso dei quarantenni che perdono il lavoro e di cui nessuno se ne occupa. Nel sito sono anche raccolte numerose testimonianze di chi, da disoccupato, ha dovuto reinventarsi una vita lavorativa ed anche familiare. In questa Italia arlecchinesca la presenza di questa associazione può servire da stimolo alla Politica e alle Istituzioni perché si occupino anche di chi non è più giovanissimo. Abbiamo fatto qualche domanda a Stefano Giusti Presidente di Atdal Over 40 1) Cos’è ATDAL Over 40? L’associazione ATDAL Over 40 (Associazione Nazionale Tutela dei Diritti dei Lavoratori Over 40) nasce su iniziativa di Armando Rinaldi a Milano nel 2002 e si sviluppa poi a livello nazionale per sensibilizzare le istituzioni sul problema dell’espulsione dei lavoratori in età matura. Problema che ne porta un altro con sé, quello della difficilissima se non impossibile ricollocazione di queste persone. Il nostro slogan “Troppo vecchi per lavorare, troppo giovani per la pensione” riassume precisamente il cuore del problema e il nostro pensiero. In questi anni abbiamo realizzato tante iniziative da quelle di pubblicizzazione del problema tramite convegni e seminari sul tema, a quelle più pratiche di servizio. In varie occasioni ATDAL Over 40 è stata ricevuta al Senato ed ha presentato relazioni sul fenomeno dei disoccupati over40 e una serie di proposte di intervento legislativo. Recentemente abbiamo presentato emendamenti al DDL governativo di riforma del lavoro a cura dell’Onorevole Paladini dell’IDV. Attualmente siamo impegnati tra le altre cose a sostenere la raccolta di firme per la proposta di Legge Reddito Minimo Garantito per tutti e per tutte organizzata da BIN ITALIA . A questo proposito precisiamo che ATDAL Over 40 è un’associazione apartitica ma disponibilissima a interloquire con tutte le forze politiche che vogliano farsi carico realmente del problema portando avanti le nostre istanze a livello parlamentare. Sul territorio abbiamo poi attivato iniziative pratiche come gli sportelli di orientamento e sostegno, ed accordi con Enti e istituzioni per corsi di formazione mirati direttamente al ricollocamento degli over 40. Partecipiamo a trasmissioni TV e manifestazioni per portare la testimonianza diretta nelle piazze e nelle case di chi vive questo disagio. Chi vuole conoscerci meglio può visitare il nostro sito atdal.eu e prendere contatto con noi. Una cosa va detta chiaramente: noi non siamo e non vogliamo essere un’agenzia di collocamento ma un punto di riferimento per tutti coloro che vivono questo problema e sono abbandonati dalle istituzioni. Sia chiaro che tutto quello che facciamo è fatto su base assolutamente e totalmente volontaria e che nessuno in ATDAL Over 40 dal Presidente all’ultimo dei consiglieri percepisce compensi. 2) Qual’è la situazione dei quarantenni e over 40? Nessun Ente di ricerca ha mai fatto una campionatura esatta su questo fenomeno. I dati Istat non contemplano questa fascia e i numeri che circolano sono quelli che vengono raccolti da Istituzioni locali che cercano di definire quantitativamente il problema e dai dati che faticosamente come associazione riusciamo a mettere insieme. Oggi si parla di disoccupazione giovanile al 30%. E’ quindi abbastanza facile fare una stima. Si può tranquillamente affermare che la disoccupazione Over 40 riguardi almeno 1,5 milioni di persone. La conseguenza più grave di questa situazione è la difficoltà di ricollocazione per tutta questa fascia di lavoratori discriminata. Basta guardare gli annunci di lavoro e scoprire che oltre il 60% contiene limiti di età compresi tra i 25 e i 35 anni. Limiti che oltre ad essere pazzeschi da un punto di vista sociale sono anche fuorilegge. Esiste infatti un Decreto Legislativo del 9 luglio 2003, n. 216 “Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2003 che all’articolo 3 recita: “Il principio di parità di trattamento senza distinzione di età si applica a tutte le persone sia nel settore pubblico che privato con specifico riferimento alle seguenti aree: accesso all’occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione…” È illegittimo mettere un limite di età nelle offerte di lavoro, ma lo fanno quasi tutti. Naturalmente non esiste nessun garante o figura che faccia rispettare questa legge dello Stato. È ovvio che non basta togliere una riga con scritto “età compresa tra x ed y” per eliminare il problema ma riuscire a far rispettare le leggi sarebbe già un buon punto di partenza. Oltretutto, paradosso nel paradosso, in Italia come in tutti i paesi industrializzati, la lunghezza del periodo formativo anche per le posizioni medie, si prolunga ormai fino quasi ai trent’anni (laurea, + master + stage), in presenza di una dichiarata obsolescenza professionale e conseguente rischio licenziamento, che si presenta non appena si toccano i 40! 3) In Toscana e in Umbria esistono dati anche se non specifici? In Toscana e Umbria il tasso di disoccupazione continua a crescere seguendo il trend del resto dell’Italia. (i dati precisi della Toscana nella scheda allegata). A partire da Giugno e fino a tutto il 2013, la Regione Toscana ha messo a disposizione delle aziende 5milioni e 700mila euro per facilitare le assunzioni di donne over 40, soggetti disoccupati o inoccupati oltre i 50. Forse è il segnale che qualcosa è stato recepito e che il fenomeno è più vasto di quanto non si voglia far credere. Ma non bastano gli interventi una tantum. Ci vogliono interventi strutturali. 4) Quali le soluzioni? ATDAL Over 40 su questo ha delle proposte ben precise e strutturate ma c’è un dato da cui bisogna partire. In Italia solo il 30% dei disoccupati (dati del Ministero del Lavoro) dispone di un ammortizzatore sociale, il restante 70 non ha uno straccio di sostegno al reddito. Noi riteniamo che sia questo il punto di partenza per affrontare il problema della disoccupazione. Bisogna prima di ogni cosa istituire un’indennità di disoccupazione generalizzata per tutti coloro che si trovano privi di lavoro, calcolata in percentuale su l’ultimo salario percepito e comunque tale da garantire un reddito dignitoso e per un periodo di tempo idoneo a sostenere senza angoscia la ricerca di un nuovo lavoro. L’indennità di disoccupazione deve entrare in vigore nei periodi di inattività anche per coloro che svolgono lavori precari e deve prevedere la corresponsione dei contributi previdenziali figurativi. Sappiamo già quali sono le obiezioni che vengono sollevate quando si parla di questo e rispondiamo alla classica domanda “dove trovare i soldi”. I soldi ci sono e andrebbero trovati in vari modi partendo innanzitutto dal riordino dei vari tipi di ammortizzatore sociale che, unificati a un solo tipo di sostegno, porterebbero già di per sé un risparmio. Poi intervenire seriamente contro l’evasione fiscale, combattuta nel nostro Paese sempre a parole ma raramente nei fatti se non con scudi e condoni tesi a favorire chi aveva già allegramente evaso o esportato capitali all’estero. E ancora istituire una Tassa Patrimoniale sui grandi capitali. Infine se vogliamo andare fino in fondo, recentemente la Banca Mondiale ha calcolato che il costo della corruzione in Italia si aggira intorno ai 50 miliardi di Euro. Tutto questo senza contare che in Italia la spesa sociale è una delle più basse d’Europa. Volendo, i soldi per una vera riforma sapremmo dove prenderli; il problema dei fondi è un falso problema. 5) Come giudica la Riforma della Fornero? Assolutamente negativa in tutto e per tutto e per questo abbiamo proposto degli emendamenti che sono stati presentati in aula dall’IDV ma che ovviamente, essendo il governo ricorso alla fiducia, non sono stati nemmeno esaminati . In questa pseudo-riforma non si trova traccia di un solo intervento che serva ad affrontare il problema reale, che è quello della disoccupazione e dell’impossibilità di ritrovare il lavoro per chi lo perde. Come possano queste misure creare lavoro è un mistero che nessuno spiega se non con tautologiche rassicurazioni sull’efficacia dei provvedimenti. L’introduzione dell’Aspi (assicurazione sociale per l’impiego) viene sbandierata come “ampliamento dell’indennità di disoccupazione”. In termini di durata (un anno, esteso a 18 mesi per gli over 55, con importi lordi massimi per il primo semestre, poi destinati a ridursi del 15% ogni sei mesi) è una presa in giro che determinerà in maniera definitiva il passaggio da una tutela reale del lavoratore a una fittizia, basata solo sull’elargizione di una somma di denaro che per un anno garantisce quel disoccupato e poi lo rimette alla caccia del lavoro, con l’unica possibilità di accettare condizioni salariali sempre più basse. Poi c’è il vincolo sui contratti a termine, assolutamente risibile, secondo il quale dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato scatterebbe l’assunzione a tempo indeterminato. Ma quale azienda farà mai un contratto di 36 mesi? Continueremo a vedere contratti brevi, a salari sempre più bassi, inseguendo la chimera di avere un reddito in maniera continuativa e fare dei minimi progetti di vita. Non si vede un intervento serio neanche per i giovani, in quanto l’apprendistato che anch’esso viene presentato come panacea altro non è che l’ennesima forma di “utilizzo” di forza lavoro per periodi determinati e a bassa retribuzione, salvo poi rimettere gli stessi giovani sul mercato come incollocabili, in quanto non più utilizzabili come forza lavoro in prova. Insomma una serie di finti interventi che servono solo ad alzare fumo sulla realtà di una disoccupazione a livelli record, dei salari più bassi d’Europa e di una fascia di povertà che tende ad ampliarsi sempre di più coinvolgendo famiglie e ceti a cui viene negata la sopravvivenza dignitosa. 6) In Italia quando si parla di disoccupazione si parla solo di giovani: ma a 40 anni uno è vecchio? Vogliamo scherzare? Ci rendiamo conto di quale capitale sociale e di conoscenza stiamo gettando via? Ci siamo chiesti perché in termini di innovazione e ricerca in Italia non siamo più competitivi? Ma come è possibile leggere annunci di lavoro in cui a persone con 27/30 anni di età si chiedono competenze ed esperienze che solo un 40/50enne può avere? Però al 40/50enne il lavoro viene negato perché leggi assurde danno sgravi fiscali alle aziende solo per le persone fino ai 35 anni. E malgrado questo, la disoccupazione giovanile continua a salire. Che significa tutto ciò? Che per le industrie, le grandi aziende, è molto più proficuo investire il capitale in attività finanziarie (denaro che gira per creare denaro) piuttosto che investire sulle persone e sulle cose. Ma a cosa sta portando questo? Vogliamo parlare del dramma dei suicidi dei senza lavoro? Persone abbandonate da tutti e in primis dalle istituzioni che compiono gesti estremi perché non sono più in grado di soddisfare i bisogni primari, quelli che dovrebbero garantire una dignità alle persone. Questa deriva va fermata, il prima possibile, attraverso una forte mobilitazione sociale e l’istituzione di una rete di coordinamento tra realtà associative simili alla nostra già esistenti sul territorio. David Busato primapaginachiusi.it/Search_View.aspx?Articleid=1682&word=atdal over 40&ContentType=
Posted on: Tue, 12 Nov 2013 14:31:21 +0000

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