LA POSTA DI MILANO Il salone della Posta Centrale in Milano è - TopicsExpress



          

LA POSTA DI MILANO Il salone della Posta Centrale in Milano è decorato con affreschi che fanno un po’ la storia e l’apologia della posta. Su una parete: una città con mura turrite e fornici; a sini¬stra, a un tavolo all’aperto, stanno seduti lo scrivano pubblico e un altro che, sarà forse il suo aiutante; lo scrivano ha la pen¬na d’oca. Davanti al tavolo tre donne. Una sta dettando la let¬tera, o più probabilmente espone alla meglio quello che vor¬rebbe fosse scritto. Le altre due fanno la fila aspettando il loro turno. Al centro dell’affresco c’è il portalettere a cavallo che arriva. Il cavallo ha la coda che quasi tocca terra e il portalet¬tere è poco meno che nudo. Ma nell’antichità secondo questi pittori non esisteva l’in¬verno? Davanti al cavallo, due donne. Una tende il braccio ansiosa verso la lettera che il postino porge e sulla quale sono visibili i francobolli. L’altra, non avendo ricevuto posta, apre le braccia con un gesto di sconforto. Evidentemente, donne che hanno mariti, o fratelli, o figli — ma per i figli esse sono troppo giovani — in guerra o in viaggio e aspettano notizie. Non dev’essere senza significato la preponderanza femminile della clientela. Evidentemente il pittore ha voluto sottolineare il fatto che a quell’epoca gli uomini viaggiavano e le donne restavano a casa. Sempre nello stesso affresco, a destra un uomo e una don¬na seduti; lei legge una lettera evidentemente avuta testé dal postino e lui a torso nudo ascolta. Perché queste nudità? Era forse stagione di bagni? Immediatamente dietro il cavallo, due religiosi, un dome¬nicano e un benedettino; questi con un libro in mano (il pitto¬re ha voluto ricordarci che il benedettino è un ordine di stu¬diosi?) e l’altro con l’indice teso che presumibilmente illustra i vantaggi del sistema postale. A meno che non si tratti d’un di¬to accusatore, nel qual caso l’affreschista avrebbe voluto fare una trasparente allusione al carattere inquisitorio dei domeni¬cani; benché sia poco probabile che essi inquisissero anche per la strada. Attraverso i fòrnici delle mura si vedono lontane scene di vita cittadina. Un uomo che porta una lunga pertica sulle spalle. Un lampionario, forse? Ma non si vedono lampioni. Uno a cavallo, uno alla finestra, ecc. Nell’affresco della parete di fronte, altro portalettere che ha già consegnato la posta. Una specie di coolie con cappello a imbuto (ma in che paese siamo?) consegna una lettera a barcaiuoli addirittura nella barca. Com’era dunque l’indirizzo? «Tal dei tali, barca tale, mare tale»? E se la barca era in alto mare? Comunque, questa di poter indirizzare la posta a una semplice barca in mare è una perfezione a cui il servizio po¬stale credo non giunge più ai giorni nostri. Ma forse, a pensar¬ci meglio, è il contrario. Il postino dà la lettera ai naviganti perché la portino in lontani lidi. Ebbene, in questo caso biso¬gna dire: «Poveri quelli che aspettano la lettera! Ben poco lontano potrà arrivare quella barca». In complesso questo affresco presenta tipi di bagnanti. A destra un colombo viaggiatore è pronto a spiccare il vo¬lo dal pugno del mittente; accanto, una gabbia, contenente, è chiaro, altri colombi viaggiatori. Sono in certo senso colombi viaggiatori in sala d’aspetto. A meno che la gabbia non sia una specie di posta centrale dell’epoca. C’è un tale con una grande pergamena in mano. L’uomo a cavallo ha un ampio mantello svolazzante come se il cavallo stesse galoppando. Invece è fermo e tenuto per la briglia. L’i¬potesi che ci sia vento parrebbe smentita da altri particolari. Su una specie di altura un altro cavaliere con manto svolaz¬zante galoppa alla volta dell’Ellade, come s’indovina da una specie di Partenone in cima al colle o all’acropoli. Si vede il mare con un bastimento a vela. Nell’atrio c’è la statua di un maratoneta in posa di unò¬-dué cogli alluci ritti e, sotto, la dedica: «Al postelegrafo¬nico». A parte il fatto che, per quel che riguarda il telefonista, non si vede proprio la necessità di correre tanto, anch’egli è completamente nudo, salvo una pezzuola sulle pudenda. Non vi dico come sarà stato accolto quando si sarà presentato alla porta col grido di: «Posta!». Figuratevi se sentiste suo¬nare il campanello di casa e, aperto, vi trovaste davanti a un fattorino completamente nudo che vi porge un dispaccio. «Sporcaccione, come vi permettete? Via di qua. Adesso chiamo la polizia e vi faccio arrestare. Farò un reclamo alla direzione delle Poste.» Achille Campanile Manuale di Conversazione, Bur 1976
Posted on: Tue, 08 Oct 2013 13:04:49 +0000

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