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LE RIVOLUZIONI SI FANNO CON LA GHIGLIOTTINA..... Cari amici....È ovvio che metto in evidenza questa frase solo con una intenzione metaforica o di aforisma...se volete.... Io sono per i processi di cambiamenti sociali non-violenti......(vedete storia der Cavaliere et al ..e lo vogliono la Sinistra italiana) ma quando si dice “Rivoluzione”...alcuni giovani (e sono in tanti nel Social Network...incluso il mio figlio) s’immaginano che Rivoluzione = Progresso = Benessere = Ipad +Iphone+Vacanze al mare +Vettura di lusso+Seconda casa+Disco il weekend+....ecc..ecc...E invece no...purtroppo le “Rivoluzioni”...quelle vere..e quella nella quale hanno tagliato la testa di un re e della sua moglie..e quella “USAR” (“US-Assisted Revolution”) che hanno fatto con Saddam e Gheddafi....che loro ..i nostri cari fanciulli e fanciulle...possono vedere proprio in “Real Time” col YouTube ed il FB...ma non s’immaginano mai che si fà anche con la “Ghigliottina”…fino al momento in qui…Sua “Maestà Ghigliottina” si mette in moto per dimostrare come una “Rivoluzione”...si svolge (vedete la Primavera Araba..ed ora quella Siriana). E come lo diceva bene il Grande Timoniere Mao Tse Tung: “La rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezzà, con tanta grazia o cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza”. Dal nostro Amico FB Giuseppe D’Angelo...Si possono leggere (e “contemplare”) storie incredibili del passato crudele....su quella specie di Rivoluzione Italiana che sbocciava secoli fà in un movimento “popolare” chiamato “Risorgimento” (che bel termine...si vede l’alba con la luce raggiante del sole)...per la quale i francesi hanno dato un contributo assai divertente...”Sua Maestà Ghigliottina”, e per la quale tante vittime innocenti “Meridionali” (quelli che vengono definiti i “Terroni” dagli “Italiani Attuali” angustiati da dolori e persistenti incontrollabili riflessi “savoiardi” del Settentrione) hanno dovuto subire. PS: Con Hollande...continuano a provare a dare ulteriore contributo...in questi giorni...alla Rivoluzione Siriana!!! Da leggere: Presentato all’Accademia di Belle Arti il volume “Il massimo della pena” di Gianni Aiello Quando imperava sua Maestà ghigliottina F.C. Della pena di morte gli organi d’informazione si occupano quasi quotidianamente, sempre più spesso per denunciare la propensione di molti paesi a mantenere quest’orribile pratica. Risulta, però, davvero difficile immaginare che poco più di un secolo fa nel centro di Reggio risuonassero le urla disperate dei condannati a morte. La presenza di tre ghigliottine, una al Calopinace e le altre due in via Trabocchetto e in piazza San Filippo, nei pressi dell’attuale piazza Carmine, è testimoniata nel volume “Il massimo della pena” di Gianni Aiello. Un testo che riporta con precisione certosina la documentazione relativa alle condanne capitali inflitte nel territorio reggino durante il secolo scorso. La pubblicazione di Aiello, tra l’altro fondatore del circolo culturale L’Agorà, si snoda lungo il periodo storico che va dal 1808, dalla dominazione francese, a quella dei Borboni fino all’arrivo dei Savoia. L’opera è frutto di due anni di ricerca archivistica condotta dall’autore sui documenti della Gran corte criminale della Calabria ulteriore e sugli atti di stato civile dell’Archivio di Stato. Da questa mole di documenti emerge notizia di oltre 2mila processi, che videro alla sbarra più di 6mila imputati. Sono davvero tanti i dati forniti da Aiello su un argomento pressoché sconosciuto. È stato lo stesso autore a parlare del suo lavoro durante un incontro svoltosi mercoledì scorso presso l’aula magna dell’Accademia delle Belle Arti. Una pagina di storia reggina, sicuramente triste, ma che non si può disconoscere. Il gran numero di diapositive proiettate durante la presentazione del libro ha permesso di “vedere” la crudeltà delle fucilazioni e delle impiccagioni, il trasporto dei cadaveri, i diversi tipi di ghigliottina. Interessanti le notizie sulle numerose condanne eseguite in città: l’11 giugno 1808 vennero costruite in città delle forche, con le quali probabilmente vennero giustiziati tre imputati sepolti il 26 giugno successivo nel cimitero di Modena. Forse più conosciuta la fucilazione di quattro rivoluzionari sul greto della fiumara San Francesco, l’attuale Calopinace, durante i moti insurrezionali del 1847. Lì persero la vita Domenico Morabito, Giovanni Favaro, Antonio Ferruzzano e Raffaele Giuffrè Billa. Quattro nomi che potete leggere su una lapide al centro di piazza Italia anche se, fa notare Gianni Aiello, forse sarebbe stato più giusto sistemare quella lapide sul Calopinace, all’altezza di via Marsala. Ma nel libro trovano posto anche le condanne eseguite nella provincia, come quelle di Cinquefrondi dove, tra il 13 luglio e il 12 agosto del 1809, 29 cittadini furono uccisi per “motivi di brigantaggio”. Ad arricchire il volume un ultimo particolare che consente una migliore lettura del periodo storico trattato: di ogni condannato sono riportati i dati anagrafici, il lavoro svolto, i legami di parentela, i motivi della condanna. 17 marzo 1999 “IL MASSIMO DELLA PENA” Alle ore 18, all’Accademia di Belle Arti, il Circolo Culturale L’Agorà presenta il libro storico “Il massimo della pena”, le condanne a morte nel territorio di Reggio Calabria dal 1808 al 1898, a cura di Gianni Aiello, presidente del circolo. La pubblicazione ricostruisce un arco di tempo, durante il quale vennero effettuati oltre duemila processi che videro alla sbarra oltre seimila imputati. 17 marzo 1999 Presentazione del libro “Il massimo della pena” Oggi pomeriggio (inizio ore 16) presso l’aula magna dell’Accademia di Belle Arti il Circolo Culturale “L’Agorà” presenta il libro storico “Il massimo della pena” (le condanne a morte nel territorio di Reggio Calabria dal 1808 al 1898), di Gianni Aiello. La pubblicazione di Aiello, che è presidente fondatore del Circolo “L’Agorà”, si snoda lungo i binari storici che vanno dalla legislazione francese al periodo in cui i Savoia erano subentrati ai Borboni da oltre un ventennio. L’opera è frutto di un lavoro di ricerca archivistica durata due anni e dalla quale si ricostruisce un arco di tempo durante il quale vennero effettuati oltre duemila processi che videro alla sbarra oltre seimila imputati: questi alcuni dei dati inseriti in questo lavoro di ricerca, e facenti parte della documentazione sopravvissuta non solo alle intemperie del tempo. Per ovviare alla carenza di documenti, l’autore ha consultato anche il Fondo di Intendenza dal quale è scaturito che in data 11 giugno 1808 vennero costruite delle forche, forse relative alla condanna di tre imputati sepolti in data 26 giugno 1808 nel cimitero di Modena. Dall’esame degli atti di morte dello stato civile dell’Archivio di Stato sono state accertate alcune esecuzioni a Cinquefrondi tra il 13 luglio e il 12 agosto del 1809, dove vennero passato per le armi ben ventinove cittadini del luogo accusati di brigantaggio. Nel lavoro sono ricostruite le esecuzioni effettuate con la ghigliottina presso la piazza di S.Filippo (l’attuale piazza Carmine) e le tre esecuzioni di condanna a morte presso le carceri di Monteleone (l’attuale Vibo Valenzia) di alcuni cittadini reggini responsabili di vari reati, oltre alle esecuzioni tramite fucilazione nel periodo della Restaurazione, sul greto della fiumara San Francesco, l’attuale Calopinace.
Posted on: Sun, 01 Sep 2013 22:51:14 +0000

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