LETTERA APERTA A PADRE COSTANTINO LIBERTI Egregio Padre, sono - TopicsExpress



          

LETTERA APERTA A PADRE COSTANTINO LIBERTI Egregio Padre, sono stato messo a conoscenza delle sue nuove esternazioni pubbliche sul mio conto e, devo dire che questa ennesima “caduta di stile”, non consona alla figura di un sacerdote, mi ha spinto a superare il cristiano “porgere l’altra guancia” che aveva contraddistinto sin qui il mio comportamento. Il parlare senza contraddittorio da un pulpito è comodo ma è anche subdolo quando, dicendo e non dicendo, insinua tarli profondi nella mente di chi ascolta. Personalmente all’eloquio, che pure amo, preferisco lo scrivere perché non concede scappatoie :”verba volant sed scripta manent” ; alle mie missive è apposta sempre, in maniera chiara, la mia firma a testimonianza di una piena assunzione di responsabilità relativamente ai contenuti. Questo significa che chi ha tra le mani miei scritti può tranquillamente leggerli, facendo apertamente il mio nome purchè ne legga il contenuto per intero, abitudine questa purtroppo carente. Le ricordo che quando Le ho inviato la lettera di consegna del patrimonio, nella quale c’era la provocatoria richiesta di indennizzo, ho chiesto l’affissione integrale della stessa nella bacheca della chiesa in quanto indirizzata anche a tutti i parrocchiani; questo non è stato fatto ed i cittadini non hanno potuto prendere visione della dettagliata nota degli interventi effettuati sul patrimonio artistico, nota peraltro trasmessa anche alla Curia ed alla Soprintendenza. Probabilmente questo non faceva piacere perché dimostrava la legalità delle operazioni e magari avrebbe obbligato a ringraziarmi pubblicamente in occasione della riapertura di San Biagio. A proposito alcuni che non hanno la sana abitudine di soppesare le parole, hanno ritenuto che Lei mi avesse ringraziato pubblicamente quando invece, devo dire con molta furbizia (in verità avrei dovuto usare altro termine) si è limitato semplicemente a dire “…ringrazio i miei predecessori con i quali ha collaborato Gerardo Di Verniere”. Le garantisco che il ringraziamento poco mi avrebbe gratificato mentre molto di più mi ha soddisfatto l’aver potuto consegnare di persona l’operato di 25 anni, trascritto in un opuscoletto, nelle mani del Vescovo che nel 1986 mi aveva invogliato a recuperare quel patrimonio. Grazie al cortese invito ricevuto da Mons.Casale, mi sono recato a Vallo, accompagnato dalla mia famiglia, e lì abbiamo trascorso una bellissima mattinata parlando dell’arte contenuta nelle nostre chiese (è stato per anni docente di Storia dell’Arte al liceo), delle importanti testimonianze religiose presenti sul nostro territorio ed incomprensibilmente tenute in ombra( San Germano e la “Virgo Lactens” o Madonna del Latte), della necessità di avvicinare i giovani alla Chiesa e persino di Silverio Carelli costruttore dell’organo di San Biagio e di quello della cattedrale di Vallo, organo da lui fatto restaurare dalla ditta Ruffatti. E qui è necessario l’ennesimo inciso sulla storia dell’organo che, a Suo sentenziare, sarebbe stato “rovinato dal mio amico Scarparo”. Tengo a ricordarLe che il suddetto restauratore, all’epoca non mio amico e neppure conoscente, ci veniva indicato proprio dalla funzionaria della Soprintendenza che, oltre ad averne riscontrato la qualità in sede di collaudo degli interventi realizzati, ne sottolineava il curriculum che vantava, a monte ,una lunga milizia nella ditta Ruffatti ( facendo un paragone in campo automobilistico sarebbe come parlare di un meccanico di auto da corsa che ha lavorato per anni alla Ferrari) e, tra i lavori di maggior prestigio, un intervento sull’organo a tre tastiere del Conservatorio di Napoli. Spero che chi ha espresso un giudizio così drastico vanti un curriculum almeno equivalente a quello di Scarparo. Nel frattempo, al fine di avere parametri certi di discussione nelle opportune e qualificate sedi nelle quali mi recherò per una serie di chiarimenti su questo e su altri interventi che ci hanno lasciato perplessi, ho già chiesto al sig.Scarparo di poter avere una dettagliata descrizione dei lavori effettuati e dei materiali utilizzati per il restauro dell’organo di San Biagio. Relativamente alle lettere da me scritte è giusto far sapere a tutti che mi sono rivolto a Roma per capire se l’atteggiamento del Vescovo ( non degnare di uno straccio di risposta un fedele che gli chiedeva, a mezzo lettera raccomandata, semplicemente un incontro “per essere rasserenato”), rientrasse nel modus operandi della Chiesa o fosse in chiaro contrasto con le direttive del nuovo Papa. E’ inutile dire che tutte queste lettere sono da me ben conservate, che le ho fatte leggere a chi me lo ha chiesto e che non ho difficoltà a pubblicarle in qualsiasi momento. In ultimo ho lasciato la parte più ignobile della vicenda. Certamente ricorderà le parole da Lei proferite a chiusura della messa della notte di Natale .”Solo un pazzo come me poteva aprire questa Chiesa, so io che cosa ho trovato sotto!”. Le garantisco che quelle parole hanno ferito profondamente me, i miei familiari e quanti mi conoscono ma, da buon cristiano, ho voluto pensare che fossero servite solo a dare più tono a quel periodo di autocelebrazione. Il fatto però che Lei abbia ripreso questo argomento nell’omelia dell’altra domenica mi induce a chiederLe, per correttezza di sacerdote, di portare a conoscenza di tutti i “reati” da me commessi, debitamente documentati, e di procedere a regolare denuncia presso le autorità competenti che potranno appurare, finalmente,” quello che c’è sotto”. In verità quello che Lei ha trovato sotto sono in grado di dirglielo e di dimostrarglielo: ha trovato solo una chiesa, che era stata condannata a diventare un rudere, completamente recuperata grazie all’impegno mio e di tantissime altre persone che Lei nemmeno ha sentito il bisogno di ringraziare. Su quel lavoro è stata solo costruita quella “sceneggiata” della riapertura servita ad evanescenti figure saprofite per cercarsi un attimo di popolarità. La chiesa di fatto è chiusa più di prima perché non sta servendo la collettività : non assolve né ad una funzione religiosa (poteva e doveva essere la chiesa dei giovani, quelli abbandonati e derisi nella realizzazione della via Crucis) né ad una funzione culturale (abbiamo addirittura inaugurato una chiesa barocca con le sedie da bar, in tema peraltro con i neon sopra le colonne ) e nemmeno a quella sociale di contribuire a veicolare gente nel centro storico per dare una mano alle asfittiche attività commerciali (nessuno parla più del Corpo Santo). E i soldi millantati (finanziamenti e contributi di privati, imprese ed associazioni)? E i lavori da completare? Abbiamo comprato gli scanni (portando i soldi fuori paese) mentre la campana continua a non suonare, un bel pezzo dell’intonaco della cripta è caduto da mesi , l’acquasantiera è un ricordo conservato, le balaustre in ferro battuto probabilmente non si sa nemmeno dove dovrebbero essere posizionate (come è avvenuto per i quadri), il coro ligneo aspetta ancora di essere risistemato sperando che i pezzi non vengano buttati via, etc.etc . A proposito: il famoso lampadario che io volevo rubare ( immagino che Lei abbia raccontato ai parrocchiani di quando ha sollecitato, telefonicamente, un intervento del Maresciallo Mirra nei miei confronti!) come mai non è al suo posto dove lo avevo personalmente rimesso? Altri al mio posto si sarebbero allontanati da questa Chiesa, ma due cose mi hanno impedito di farlo : l’aver ricevuto una buona educazione religiosa e quello straordinario evento che io amo definire ” ….. e poi il Signore, stanco, decise di mandare Papa Francesco”. Dal suo esordio al Soglio Pontificio il buon Papa Francesco ha portato una ventata nuova, un piacevole zefiro alternato anche a folate intense, che sta avvicinando e riavvicinando alla Chiesa tantissime persone. La sua semplicità, sintetizzabile in un “vivere la quotidianità in una normalità priva di sprechi, sfarzi , ostentazioni e piena di gesti spontanei e sinceri”, sta aiutando tanto anche chi vive male in questi periodi di crisi economica. Tutti stanno prendendo insegnamento, meno che quelli che ne avrebbero il dovere in virtù del ruolo che ricoprono, a vari livelli, all’interno del mondo cattolico, troppo spesso affettati imitatori di alcuni gesti papali e non emulatori del suo modo di essere pastore. E che questa non sia una mia impressione lo testimoniano proprio le significative parole di Papa Francesco, ascoltate in occasione di una sua omelia, che ben si attagliano anche alle nostre realtà locali. “ L’incoerenza dei fedeli e dei pastori mina la credibilità della Chiesa” è stato l’ammonimento del Papa che, continuando, ha associato questa incoerenza anche a “carrierismo, protagonismo, ambizione e successo”. Per quanto di competenza, quale fedele praticante e non predicante, io ho fatto il mio esame di coscienza e, devo dire, che, pur non sentendomi autorizzato a “scagliare la prima pietra”, non sono messo tanto male!................................... Un’ultima precisazione, utile a farLe capire quanto io sia interessato alla vita religiosa del mio paese e non alle diatribe personali, non ho mai scritto o parlato ai vari Padri Generali della Sua Congregazione, forse sbagliando. Cordialità.
Posted on: Wed, 17 Jul 2013 11:33:19 +0000

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