LO SCACCHIERE MEDIORIENTALE OGGI, SITUAZIONI, PERICOLI E SPERANZE - TopicsExpress



          

LO SCACCHIERE MEDIORIENTALE OGGI, SITUAZIONI, PERICOLI E SPERANZE MAL RIPOSTE. Di Michael Sfaradi Il medioriente, nel suo insieme, è sempre più una bomba a orologeria pronta a scoppiare e questa atroce realtà è di dominio pubblico anche se ancora allo stato subliminale. Non è facile accettare quanti e quali pericoli circondano ormai da troppo tempo il mondo che conosciamo, come non è facile comprendere che il rischio di ritrovarsi improvvisamente coinvolti in qualcosa di catastrofico, a meno di cento anni dalla fine della seconda guerra mondiale, aumenta costantemente di giorno in giorno. I segnali ci sono, e sono tanti, chiari e luminosi come la luce del sole a mezzogiorno, ma si preferisce non guardarli e sperare che tutto vada per il meglio. La gente comune si sente impotente e non potendo far sentire la propria voce ai poteri politici, che sembra prendano sempre la decisione sbagliata, si attacca alla speranza. Sì, la speranza, la stessa che mai ha fermato una guerra o una catastrofe, quella che non è mai servita a niente ma che viene sistematicamente riesumata ogni volta che non si sa cosa fare e si lascia il destino a se stesso. Proprio questo desiderio di sperare porta a non voler sapere tutto e a non voler approfondire, perché comprendere e sperare non sono mai andati d’accordo. Vi chiederete cosa c’entra tutto questo con il medioriente e con i destini della civiltà occidentale, o, magari, pensate che io sia improvvisamente impazzito e che abbia incominciato a menare il can per l’aia, vi rassicuro, sono ancora in me. Se volete continuare a sperare che tutto prima o poi si aggiusterà e che si troveranno delle soluzioni che potranno permettere al mondo di rimanere quello che è non mi leggete, se al contrario siete curiosi di ascoltare una voce fuori dal coro ho il piacere di condividere con voi i miei dubbi, le mie preoccupazioni e la mancanza di speranze che tutto, prima o poi, si aggiusti da solo. Il quadro che abbiamo davanti a noi, una volta dissolta la cortina fumogena, non è dei più promettenti e ci mostra tutta una serie di eventi che a prima vista sembrano indipendenti, ma che purtroppo sono tutti anelli della stessa catena. Le ‘primavere’ arabe hanno permesso il passaggio della Tunisia, dell’Egitto e della Libia dalla padella alla brace con situazioni che da gravi e stabili sono, nel giro di pochissimo tempo diventate gravissime e instabili, creando un clima di tensione che può sfociare in qualsiasi momento in situazioni ingestibili. Abbiamo l’esempio della Libia che nel dopo Gheddafi ancora è divisa fra le varie tribù e non riesce a rimettere insieme i pezzi, abbiamo visto un popolo come quello egiziano, per decenni sottomesso a un regime dittatoriale di tipo militare, con Nasser, Sadat e poi Mubarak, eleggere democraticamente in parlamento il codazzo dei Fratelli Musulmani con un tipo come Morsi alla presidenza. Tutto questo avrebbe dovuto far venire il sospetto che qualcosa non funzionava, ma, per il quieto vivere, si è lasciato correre. Ma è stato solo l’inizio perché a seguire siamo stati testimoni della rivolta siriana e delle repressioni turche. La Turchia sta cambiando faccia, o meglio, sta mostrando al mondo la faccia che aveva sempre tenuto nascosta e quello che vediamo potrebbe essere un gravissimo replay di ciò che accadde in Iran nel 1978, pensare a una Turchia islamica non è più una bestemmia. Ataturk, il padre della patria, nei discorsi di alcuni politici vicino al premier (dittatore?) Erdogan, è improvvisamente diventato un donnaiolo e alcolizzato, e durante le dimostrazioni la repressione della polizia è stata durissima con uso di Gas per disperdere la folla e sostanze urticanti mescolate all’acqua degli idranti usati contro i manifestanti. Ma non è tutto perché sia gli avvocati che difendevano gli arrestati dalla polizia durante gli scontri, sia i medici che hanno curato i feriti, sono stati arrestati per favoreggiamento. Le notizie sono state date, ma frammentate e con una strana sordina, come se fosse un qualcosa che non andava bene ma che era ancora sistemabile. Prima domanda: c’è ancora qualcuno convinto che la Turchia sia pronta ad entrare in Europa? Seconda: come mai non ci sono levate di scudi, manifestazioni e flottiglie in partenza per la Turchia con generi di prima necessità a favore della povera popolazione vittima dell’arroganza del potere? Perché quando si tratta di Israele e mondo arabo basta un niente per far scattare le schiere dei pacifinti radiocomandati e negli altri casi, ben più gravi lo dicono le cifre, tutto rimane in attesa come se fossero cose di poca importanza? La credibilità delle organizzazioni finto pacifiste vale quanto l’assordante silenzio di cui sono capaci in queste occasioni. Se poi passiamo allo scenario siriano la cosa diventa come un enorme enigma. Da una parte c’è Assad, dittatore fiancheggiato principalmente dall’Iran e dalla Russia, che da anni sta massacrando il suo popolo, mentre dall’altra c’è un gruppo di rivoltosi composto da decine di gruppi islamici che in altre parti anziché essere alleati si sparerebbero tra loro. Inutile dire che i pochi reportage che arrivano dalla Siria ci informano che ambedue le parti si sono ampiamente macchiate di crimini contro i civili, di uso di Gas e armi di distruzione di massa. Un numero esatto delle perdite umane non si può fare, ma stando ad alcune fonti si agirerebbero fra le 60.000 e le 90.000 persone uccise fra combattenti e civili, vecchi, donne e bambini. Anche le notizie sulla Siria sono frammentarie e riportate in sordina, senza apertura di special televisivi o prime pagine dei maggiori quotidiani. Perché? O meglio perché non dovrebbe interessarci più di altri conflitti che ancora oggi insanguinano varie parti del globo? Perché non ci è stato riportato dai media che una delle basi dei caschi blu dell’ONU, che garantivano il cessate il fuoco fra Siria e Israele fin dal lontano 1973, è stata messa sotto pressione militare dai ribelli e completamente evacuata con la conseguenza che ora la zona cuscinetto, rimasta sguarnita, è stata occupata e frizioni fra le fazioni armate e l’esercito israeliano che presidia i confini sulle alture del Golan è sempre più probabile? Il contingente austriaco dei caschi blu presto lascerà la zona perché l’Austria, conoscendo l’ONU e la sua bravura a dileguarsi quando il gioco si fa duro, non vuole trovarsi impelagata in faccende più grandi di lei e la Russia, che vuole riprendersi il primato di grande potenza, ha prontamente dichiarato di essere disponibile a sostituire gli austriaci con le sue truppe migliori. Visto il palese appoggio ad Assad da parte di Putin, secondo diverse fonti di intelligence sarebbe prossima una fornitura di numero consistente di missili strategici S300 e di 10 nuovi aerei caccia Mig 29, permettere ai Russi di arrivare in armi nel versante siriano delle alture del Golan sarebbe la scelta più errata, basterebbe la minima frizione fra le truppe russe e quelle israeliane per far scoppiare il finimondo. Anche ammettendo che tutto ciò fosse possibile la domanda è: queste truppe una volta insediate prenderanno ordini dal Palazzo di Vetro o dal Cremlino? Il colore del basco permetterebbe agli ufficiali dell’esercito russo di prendere decisioni non in linea con il potere di Putin? In tutta franchezza credo proprio di no e mentre Obama alla Casa Bianca continua imperterrito nella sua decisione di non prendere una decisione, la storia non lo attende e l’aviazione russa sta intervenendo in Siria proprio in queste ore con i suoi droni e con i suoi aerei da ricognizione in modo da segnalare la presenza dei ribelli alle truppe governative e ai mercenari al soldo del dittatore. Che fine ha fatto il mondo libero? Esiste ancora? Ciò che lascia sconcertati e fa rabbrividire chi le cose le sente prima che accadano, è il comportamento che da anni viene tenuto da i media internazionali. Proprio la libera stampa che doveva essere il cane da guardia della democrazia sembra essere diventato un piccolo cucciolo di peluche che scrive quello che il padrone gli dice di scrivere, come gli dice di scrivere e quando possibile nasconde… l’esempio del linciaggio a Bengasi dell’ambasciatore Stevens e tutta la cortina fumogena che ancora viene alimentata intorno a questa vicenda, il controllo sistematico delle agenzie di stampa sulle fonti di informazione eseguita negli Stati Uniti, che hanno messo in grave imbarazzo l’amministrazione del premio Nobel per la pace ad Honorem, la dicono lunga sul fatto che al peggio , a quanto pare, non c’è mai fine. In attesa di vedere cosa accadrà nei prossimi mesi per chi vuole c’è sempre la speranza che le cose si sistemino da sole perché, come si suol dire, la speranza è sempre l’ultima a morire. Dal blog "politicamente scorretto" di Michael Sfaradi: michaelsfaradi.it/?page_id=6
Posted on: Tue, 18 Jun 2013 08:39:27 +0000

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