LUIGI E BIANCH I soprannomi sono una scienza, sono a volte un - TopicsExpress



          

LUIGI E BIANCH I soprannomi sono una scienza, sono a volte un arte crudele, racchiudono in una parola un uomo, a volte ce lo imprigionano dentro, e “Bianch†in quel soprannome era stato imprigionato. In paese si dice che sia stata la guerra a togliere la voce al vecchio “Bianch†si dice che la guerra gli abbia tolto la voce e che l’anima gliel’abbia lasciata tutta a pezzi, si dice anche che lui non sia mai più riuscito a rimetterli insieme, li ha fatti galleggiare troppo a lungo nel vino Bianch, e per la voce, la voce non aveva più nulla da dire dopo quello che aveva visto. Si sa il paese è piccolo e le leggende viene facile costruirle, servono a restare uniti contro una paura comune, servono a non sentirsi soli. Servono come unità di misura per capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, qual’è la destra e quale la sinistra , il tutto naturalmente dipende da che lato sta chi la leggenda la racconta. Nella leggenda chi perde è esiliato, è condannato il suo nome. Bianch da qualsiasi parte la si voglia guardare qualcosa aveva perso, ed il paese era bravissimo a farglielo ricordare. Non si seppe mai bene con precisione quello che successe in quel frangente di anni fa così distanti dai cellulari dai computer, Bianch non lo raccontò mai, nel momento in cui partì per il fronte lui si chiamava Luigi Scapa, ed era già sergente maggiore. Così si chiamava fino a quando non parti, nessuno seppe mai cosa successe, Luigi Scapa non tornò più e al suo posto arrivò Bianch arrivò a piedi arrivò a brandelli con le ossa, tante ossa tutte intere ma che la pelle a fatica rivestiva. Loro lo videro e capirono che Luigi non sarebbe più tornato avevamano mandato indietro il suo fantasamae i fantasmi fanno paura ci ricordano il nostro passato e il passato di tutti in paese era la guerra e ora che era finita nessuno voleva negarsi il lusso di poter pensare al futuro con la foga di sotterrare bene il passato. quel fantasma era la presenza reale e tangibile della guerra e la guerra andava seppellita. Luigi lascio vivere Bianch in fondo in un modo o nell’altro era a casa. anche se agli occhi del paese nulla cambiava il tempo aveva piano aiutato Luigi e Bianch a convivere a raccontarsi le proprie paure a dialogare, insomma Luigi e Bianch erano diventati se non proprio buoni amici almeno pacifici conviventi, e per ora questo bastava a entrambi. ogni tanto Luigi lascia a Bianch l’opportunità di anestetizzare tutto con massicce dosi di alcool, e od ogni tanto Bianch lasciava spazio alle gite con la barca, questo era infatti il modo in cui Luigi si manteneva vivo ricordando le cose belle per cui vale la pena morire. Ricordarsi ciò per cui vale la pena morire ci aiuta a vivere meglio. ma alla fine delle fiera il motivo per cui vale la pena morire alla morte non interessa e qualsiasi sia il motivo in ogni caso sei morto. era il mare che regalava calma a entrambi, i gesti ripetitivi del “mettere la barca in armi “per navigare, ironico mettere la barca in armi per trovare la pace un attimo di pace, volando scorrendo sopra le acque e sopra tutto quello che l’acqua nasconde inghiottendolo masticandolo corrodendolo assimilandolo al suo mondo senza mai farlo diventare acqua o sale del tutto. Come in fondo al mare in certe prigioni i minuti non passano mai non passano le ore i giorni i mesi, tutto ti passa sopra, ti schiaccia e ti deforma, lo sguardo inizia a perdersi e a non trovarsi più, non ne puoi più di guardarti intorno e vedere tutto quell’inconprensibile. A casa c’era il mare il mare era casa e ora erano li e sul mare tutto è lontano. Bianch era diventato un navigatore esperto Luigi gli aveva insegnato, entrambi così aiutandosi l’un l’altro galleggiavano, scorrevano ,veleggiavano leggeri sopra tutti i rottami del mare, sopra a tutte le voci del paese l’acqua anche se pare immobile scorre, l’acqua avvicina i continenti l’acqua avvicinava Luigi e Bianch.
Posted on: Sun, 28 Jul 2013 19:29:24 +0000

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