La Croazia sbarca nella Ue Da luglio sarà il 28° Paese membro. - TopicsExpress



          

La Croazia sbarca nella Ue Da luglio sarà il 28° Paese membro. Ma 6 su 10 non vedono vantaggi La strada è stata lunga e accidentata. Un’odissea durata più di vent’anni, punteggiata dalla sanguinosa guerra per l’indipendenza dalla Jugoslavia ormai putrescente, dai massacri di Vukovar, dai missili su Zagabria e dalle bombe su Dubrovnik. Poi la pace, il tramonto del nazionalismo del padre-padrone della patria, Franjo Tudjman, la svolta europeistica dopo il 2000, anni di riforme non sempre riuscite. Ma il viaggio è arrivato alla fine, com’era giusto che fosse. È il viaggio di poco più di quattro milioni di croati, che dal primo luglio diverranno a pieno titolo cittadini Ue. È questo il meritato premio per Zagabria, 28° membro dell’Unione, mentre i confini dell’Europa unita si spostano sempre più a sud, nel cuore dei Balcani. Zagabria dove lunedì si festeggerà - ma senza trionfalismi - nella centralissima piazza in stile asburgico, la «Jelacic plac». Fuochi d’artificio, discorsi ufficiali, il Gotha politico europeo ad assistere alle cerimonie, i cittadini in una mano la «sahovnica», la bandiera croata, il vessillo europeo nell’altra, mentre i doganieri sveleranno una piastra con la scritta «Ue» al confine con la Serbia, il nuovo «limes» dell’Unione. Unione che accoglie nei suoi ranghi una «nuova democrazia e un Paese con pochi anni di vita», che nell’Ue svolgerà una funzione-chiave. Quella di «ponte» verso Bosnia e Serbia, «aiutando questi Paesi nel loro processo di europeizzazione, unico modo per avere una pace sostenibile in questa regione», sintetizza Davor Gjenero, uno dei maggiori politologi croati. Un Paese, continua Gjenero, «con un’economia di mercato e partiti politici in gran parte pro-Europa, una nazione forse non del tutto pronta all’adesione ma in uno stato di salute migliore a confronto di dieci anni fa». Nazione di «cittadini pienamente coscienti degli obblighi presi» verso gli altri membri Ue, che rimangono però divisi sul tema adesione. I sondaggi segnalano che solo quattro croati su dieci credono fermamente nell’Europa e vedono vantaggi nell’entrare nell’Unione. «C’è crisi nell’Ue e depressione in Croazia», racconta uno dei massimi filosofi e intellettuali croati, Zarko Puhovski. E c’è una differenza. In una crisi «o si muore o si sopravvive». In una depressione «sembra non esserci via d’uscita». Da qui l’«apatia» che regna sovrana in una Zagabria che «ha provato tutto, il socialismo, il capitalismo e differenti partiti al potere e niente ha prodotto cambiamenti. E poi c’è grande delusione verso la politica d’allargamento dell’Ue, che prima della Croazia ha fatto entrare Romania e Bulgaria, completamente impreparate, indietro perfino rispetto alla Serbia». Qui «l’Ue ha perso quell’immagine di autorità morale» che un tempo aveva, sottolinea Puhovski. E poi in tanti sono convinti che Zagabria «stia entrando in Europa esattamente al momento del suo funerale». «Parlando con le persone», conferma l’analista politico e giornalista del quotidiano «Jutarnji List», Drago Hedl, «ci si accorge che i sentimenti sono confusi». Alcuni valutano l’adesione come «un risultato ottimo, perché la Croazia potrà dire di appartenere a pieno titolo all’Occidente e all’Europa», staccandosi da quei Balcani da cui, per certi versi, si è sempre considerata estranea. Altri, forse più realistici, invece pensano ai «pericoli» dell’integrazione. «La Croazia è un Paese piccolo» e potrebbe come dissolversi nell’Ue a causa del «basso numero di abitanti e della sua debole economia» che ancora non può competere con le superpotenze europee», descrive Hedl. Ed è proprio lo stato dell’economia nazionale – certi numeri ricordano Grecia o Spagna – l’incubo ricorrente dei croati. Quattro anni di recessione, debito in crescita, Pil pro capite pari al 61% della media Ue, consumi al palo, disoccupazione tra il 15 e il 20%, quella giovanile oltre il 50%. Non stupisce che una pagina Facebook, intitolata «Ragazzi, andiamocene dalla Croazia» per cercare fortuna all’estero, abbia ormai raggiunto i 58 mila «like». E poi il Pil, in calo anche nel 2013, un sistema economico che per un quinto dipende dalle fortune del florido settore turistico e che sopporta un comparto pubblico elefantiaco. La Croazia può sperare, nel lungo periodo, che l’adesione porti anche maggiore stabilità economica. «Un’istituzione sovrannazionale come l’Ue può provocare effetti positivi a livello nazionale», dice Zoran Aralica, senior researcher all’Ekonomski Institut di Zagabria. Insomma, richiama Aralica, serve ritornare un po’ all’epoca d’oro di Tito, con Bruxelles al posto di Belgrado che «suggerisce» ai croati la strada migliore da percorrere. Si spera con maggiore successo. Di certo la Croazia trarrà anche immediati forti benefici dall’adesione, con oltre 600 milioni di euro in fondi europei in arrivo entro fine 2013 e altri 10 miliardi fino al 2020. Ora, anche se in ritardo, la Croazia può festeggiare. Malgrado la crisi, malgrado tutto, benvenuta Zagabria.
Posted on: Sat, 29 Jun 2013 18:09:47 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015