La città di New York cominciava a vivere di sera, nonostante essa - TopicsExpress



          

La città di New York cominciava a vivere di sera, nonostante essa appariva quieta, cupa. Sembrava essere tutto in perfetta armonia, d’altra parte la gente si precipitava a prepararsi per andare ognuno al proprio appuntamento. E in mezzo agli altri camminava anche lui, con quella faccia tetra che rovinava tutta la scena gioiosa. La gente lo guardava e rimaneva stupita per il suo cattivo umore; il quale non era dettato né dall’età, dimostrava su per giù una tretina, né dalla sua disponibilità economica dato che indossava vestiti di lusso, e nonostante ciò doveva avere in sé qualche segreto. Continuava ad avanzare a grandi passi con l’espressione imbronciata sulla faccia, gli angoli della bocca voltati in giù, le narici dilatate. Il suo abito rifletteva la sua personalità. L’uomo si recò dove non aveva alcuna intenzione di recarsi , ciò si capiva dal modo brusco in cui si fermò, lesse il nome grazie al neon intermittente sull’ingresso “Ambrosio’s” – colorava tutto il marciapiede. L’uomo scattò di lato , e seguendo un impulso improvviso entrò nel locale. Per il momento era poco affollata , le luci soffuse, color ambra, rilassavano e non poco. L’uomo si diresse verso il banco del bar, semicircolare, posto all’entrata, non si preoccupò di vedere se ci fosse qualcuno, posò il soprabito su uno sgabello, appoggiò il cappello sul soprabito, poi si sedette sullo sgabello vicino. Il suo atteggiamento faceva intendere chiaramente che lui aveva intenzione di trascorrere lì tutta la notte. Appena fu seduto si avvicinò una donna minuta proprio al di sopra della visuale dell’uomo , il quale se ne stava, con aria cupa, a testa china. Ordinò un bicchiere di scotch e uno di acqua, l’ uomo non tocco quello di acqua, mentre vuotò quello con il liquore. Istintivamente, quando si era seduto, doveva aver intravisto con la coda dell’occhio alla sua destra, una coppetta di crackers così decise di prenderne alcuni. Allungò la sua mano, senza guardare. La quale però non giunse a destinazione ma si posò su qualcosa di liscio e morbido che si mosse impercettibilmente al suo tocco. L’ uomo si voltò e trovò dinanzi a sé una bellissima donna, dalla quale non tolse più gli occhi di dosso per un bel po’. Continuava a contemplarla sempre con aria pensierosa, cupa. Il particolare più strano della donna erano gli orecchini. Avevano una forma strana ed erano di un arancione così acceso da dar persino fastidio agli occhi. Quegli orecchini sembravano illuminare tutto il bar. Dopo averla contemplata per un bel po’, decise di avvicinarsi, la donna stava sgranocchiando una patatina, ma non appena l’uomo si avvicinò, lei smise di farlo. La donna piegò la testa di lato con un gesto gentilissimo , in atteggiamento di ascolto. Egli andò subito al sodo: . La risposta era cortese, ma non lusinghiera. La donna non sorrise, non fece nulla che potesse incoraggiarlo minimamente, Il suo contegno era perfetto. Anche nel comportamento di lui, in ogni modo, non c’era nulla di fuori posto. Con voce, fredda, impersonale, l’uomo aggiunse: La donna continuava a manifestare il suo pensiero chiaramente. La sua decisione era ancora in sospeso. Entrambi posarono lo sguardo sull’orologio sopra il bar, proprio di fronte a loro due. Intanto, l’uomo aveva tirato fuori il portafoglio e da una delle tasche aveva estratto una piccola busta. L’aprì e ne tirò fuori due cartoncini color crema, che tese aperti alla donna. >. Gli occhi della donna andarono dalla faccia di lui ai biglietti. L’uomo era più imbronciato che ma, ansiosa per la risposta della donna. aggiunse alquanto seccato. Un lampo di interesse attraversò gli occhi della donna disse lei. non appena terminò la frase sorrise, per la prima volta in tutta la serata da quando parlava con l’uomo. L’uomo rimase invece indifferente alla risposta della donna , coi suoi lineamenti duri. La donna intanto si girò sullo sgabello, verso di lui disse , cercando di giustificarsi. L’uomo prese l’occasione al volo. > Semplificherebbe molto le cose , per dopo. rispose la donna alquanto inquieta. Lei l’interruppe e disse: Due tizi che si vedono uno spettacolo insieme, amici per una sera. Mi sembra una decisione molto sensata, addirittura comprensibile. Facciamo pure così. Eviterebbe molto imbarazzo e qualche bugia.>> aggiunse lei inquieta ma allo stesso tempo attratta da cotanto mistero. Si strinsero la mano per suggellare il patto. La donna sorrise per la seconda volta; aveva un sorriso simpatico ma riservato. L’uomo chiamò il barista per pagare entrambe le consumazioni, ma non appena l’uomo era pronto per pagare, lei l’interruppe dicendogli che siccome era lì già da tanto tempo aveva già pagato la sua consumazione. Così l’uomo pagò solo quanto aveva preso, l’uomo restituì lo scontrino, insieme col denaro richiesto , si girò e seguì la donna. Lei lo aveva preceduto verso l’uscita. Una ragazza, seminascosta col compagno in uno dei camerini, si sporse lentamente per guardare quei bizzarri orecchini. Una volta fuori , l’uomo fece cenno a un tassì che aspettava lì vicino. Il tassì si avvicinò, l’uomo da vero gentiluomo aprì la portiera del tassì e fece entrare la donna, non appena la donna si fu seduta comodamente egli chiuse la portiera, poi rivolse la sua attenzione al tassì e le diede l’indirizzo >, disse oi salì anche lui in auto. La lucetta interna era accesa, e loro la lasciarono così. Forse perché si sarebbe creata un’atmosfera di suggestiva intimità, se l’avessero spenta. Il ristorante House White era uno di quei posticini intimi, rinomato per la cucina. Un locale dove, anche nelle ore di punta, si poteva notare un silenzio tombale. Nell’atrio, la donna si separò dal suo accompagnatore e si diresse verso la toilette. Mentre la porta della toilette si apriva, l’uomo scorse le mani della donna che sfioravano il cappello, come se lei avesse intenzione di toglierselo. La porta si richiuse prima che la donna aveva completato il gesto. L’umo pensò che, probabilmente, la vera ragione per cui la donna si fosse separato da lui e poi raggiungerlo successivamente era per attirare un po’ meno l’attenzione dei presenti. Il maitre accolse l’uomo all’ingresso della sala da pranzo. E diede il nome. Il cameriere trovò il nome sulla lista. Guardò alle spalle del cliente. rispose Anderson, vago. Il tavolo era l’unico libero in vista. Era in una posizione appartata, all’interno di una rientranza del muro, cosicché gli occupanti potevano essere visti solo di fronte, essendo nascosti al resto dei presenti sui tre lati. Quando la donna comparve sulla soglia della sala da pranzo, era senza cappello e senza orecchini, e lui si accorse, sorpreso, di quanto quegli ornamenti le donassero. C’era qualcosa di banale in lei. La sua bellezza si era spenta; ora appariva fiacca, scolorita. La donna ora appariva come tante, vestita di nero; un qualcosa che si stagliava sullo sfondo e basta. Né bella né brutta, né alta né bassa, né elegante né trasandata; niente di niente, alquanto irrilevante ora si mostrava. Una nullità. Tutti la osservarono ma con non-curanza. Il maitre in quel momento occupato a mescolare un’insalata, non potè accompagnarla al tavolo. Così Anderson si alzò in piedi per mostrarle dov’era, e notò che la donna si dirigeva immediatamente verso di lei ma ne costeggiava con discrezione i lati, scegliendo la strada più lunga e meno esposta agli sguardi. La donna posò gli orecchini nella borsa e il cappello che teneva in mano sulla terza sedia del loro tavolo e lo coprì in parte con un lembo della tovaglia per far sì che non si sporcasse . domandò lei, incuriosita. Lui fece finta ostentatamente di non sentirla. si affrettò a dire la donna. Il cameriere che li servì, aveva un neo sul mento. Anderson non poté fare a meno di notarlo. L’uomo ordinò per entrambi, senza consultare la donna. Lei l’ascolto attenta, e , quando Anderson ebbe finito, lei le lanciò uno sguardo di approvazione. Fu alquanto difficile intavolare una conversazione, inoltre la donna doveva fare i conti anche con il malumore del compagno. Al solito, com’è abitudine degli uomini, Anderson lasciò che fosse lei a compiere lo sforzo più grande, facendo ben pochi tentativi di rompere il ghiaccio. Benché fingesse di ascoltarla, ogni tanto i suoi pensieri volavano altrove. chiese ad un certo punto Anderson. I guanti erano neri, come tutto ciò che indossava, tranne il cappello e gli orecchini. Potevano anche non essere scomodi con l’aperitivo o con il consommé, ma la sogliola era accompagnata da una fetta di limone che la donna cercava invano di spremere con la forchetta. Dopo che noto che ciò non gli riusciva prima si sfilò quello destro e dopo aver esitato a lungo tolse anche quello sinistro. Non appena si sfilò quest’ultimo l’uomo non poté fare a meno di notare la fede al dito della donna, successivamente per evitare un certo imbarazzo tra i due , egli cerco di guardare altrove , ma i suoi sforzi non valsero nulla né ingannarono la donna. Lei era una buona conversatrice, senza essere troppo originale. Riusciva ad evitare i luoghi comni, le banalità, le cose tristi. Inoltre sembrava sapere tutto su quanto stavano guardando. Lui la gratificò di un sorriso stiracchiato. Non poteva certo negare che la sua compagna fosse colta. Solo una donna colta poteva comportarsi come lei quella sera, senza eccedere in alcun senso. Era una donna equilibrata, e tuttavia se fosse stata volgare in qualche senso oppure se avesse esagerato in qualche maniera, sarebbe stato più facile ricordarla in seguito. C’era mancato poco perché Anderson potesse definirla brillante, facendo sì che potesse ricordarsi più facilmente della donna. Così com’era, sospesa esattamente in mezzo tra due estremi. Verso la fine della cena, Anderson notò che la donna osservava la sua cravatta. La guardò anche lui , con espressione interrogativa. suggerì. Era una cravatta a tinta unita, senza disegni.
Posted on: Thu, 01 Aug 2013 15:40:45 +0000

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