La famiglia linguistica andamanese di George Weber Un contributo - TopicsExpress



          

La famiglia linguistica andamanese di George Weber Un contributo al centenario del lavoro di M.V. Portman Se venisse scoperta oggi unisola dellAtlantico abitata da un popolo che vive di caccia e raccolta come allepoca glaciale, scienziati e mezzi di comunicazione farebbero a gara per arrivarci. Gli Andamanesi rappresentano un caso non meno eccezionale: un popolo di pigmei molto antico e primitivo, gli ultimi superstiti delle più vecchie popolazioni asiatiche e presumibilmente i primi antenati di molte popolazioni asiatiche e australiane. Eppure non cè nessuna ressa. Nel mondo odierno esiste una triste moltitudine di tribù primitive poco conosciute, sullorlo dellestinzione. In India (cui appartengono politicamente le isola Andamane) sono dozzine e in tutto il mondo migliaia, fra cui anche qualche rara tribù ancora isolata e ostile. Perché dunque occuparsi proprio dei pigmei andamanesi? Ecco perché: la loro lingua, il loro bagaglio genetico, le usanze, la preistoria, latteggiamento nei confronti del mondo esterno sono così fuori dellordinario che uno dei tanti misteri che li circonda è come mai non si sappia di più su di loro. Eppure alcune figure di spicco del mondo scientifico hanno rilevato la loro importanza: Prof. L. Cavalli-Sforza, genetista, 1994: Laspetto più interessante degli Andamanesi è che essi hanno subito la mescolanza più bassa fra tutti i Negritos e potrebbero rappresentare la testimonianza vivente del ponte umano forse esistito, 60.000 o 70.000 mila anni fa, tra lAfrica e lAustralia. [...] I pochi dati genetici disponibili (11 gruppi sanguigni e proteine enzimatiche), mostrano unelevata omogeneità genetica. Sarebbe molto importante eseguire unindagine genetica completa di queste popolazioni con tecniche moderne [...] La tendenza allomogeneità è conseguenza della forte deriva ma, se venissero saggiati molti geni di sistemi genetici altamente polimorfici, si potrebbe disporre di informazioni utili per stabilire se queste popolazioni possono rappresentare lanello mancante tra lAfrica e lAustralia. (Luigi Luca Cavalli Sforza - Paolo Menozzi - Alberto Piazza, Storia e Geografia dei Geni umani, Adelphi 1997, tr. R.M. Griffo, G. Matullo, S. Rendine, N. Cappello) Prof. Göran Burenhult, archeologo, 1994: Concordo in pieno con il fatto che gli Andamanesi siano un buco cieco nella visuale della maggior parte degli studiosi della preistoria [...] Sono ben consapevole che larcheologia delle isole Andamane sia di estrema importanza per poter comprendere come e quando il sudest asiatico abbia visto i primi insediamenti umani... Dr, Peter Bellwood, studioso di preistoria: I Negritos [...] sono inoltre gli unici superstiti in tutto il sudest asiatico delloriginale continuum austro-melanesiano che esiste oltre lo spartiacque dellIndonesia orientale [...] Sono quindi di grande importanza per tutto il sudest asiatico. Che cosè esattamente che rende così speciali gli Andamanesi? Prima di tutto la loro razza: gli Andamanesi sono Negritos e come tali tra i più piccoli (per statura e per numero) di tutte le popolazioni umane. Si calcola che fossero circa 4800 nel 1858; oggi sono meno di 400. Oltre agli Andamanesi, ci sono diverse migliaia di popolazioni negritos e negritoidi in Asia, specie nella penisola di Malay (Semang) e nelle Filippine (Aeta o Agta). Esistono altri gruppi in tutto il sudest asiatico continentale e insulare e in Australia. La maggior parte contano pochi individui, che conducono una vita isolata, in aree remote; molti sono minacciati nella loro sopravvivenza e si sa per certo che diversi gruppi sono scomparsi nel corso dellultimo secolo. Ma torniamo agli Andamanesi. Sono molto piccoli, con una statura media di 137 cm per le donne e 148.5 per gli uomini e un peso rispettivamente di 43.4 kg e 39.5. Da lontano potrebbero venir scambiati per africani, ma in realtà non hanno affinità con i pigmei o con altre popolazioni africane. Esiste la possibilità di una remota relazione con i Khoi (Ottentotti) del Sudafrica, ma tale connessione non è stata adeguatamente investigata e sarebbe comunque difficile da dimostrare. Le popolazioni Negritos hanno pelle molto scura e capelli a grano di pepe, da non confondere con il tipo crespo comune tra gli antenati delle popolazioni africane. Alcune donne andamanesi (ma non tutte, e solo pochissimi uomini) mostrano il tratto conosciuto come steatopygia, o posteriore prominente. Oggigiorno esistono solo due popolazioni viventi che conservano una predisposizione genetica alla steatopygia: gli Andamanesi e i Khoi. I meccanismi di adattamento forniscono riserve di grasso, aumentando così le possibilità di sopravvivenza in ambienti imprevedibili. Si ritiene che la staetopygia fosse largamente diffusa nella preistoria umana e che venisse raffigurata in molte immagini del periodo glaciale. La famosa Venere di Willendorf, rinvenuta in Austria, cui si attribuiscono 30.000 anni, è solo una delle più conosciute. Quando il linguista Joseph H. Greenberg pubblicò nel 1971 i risultati delle sue indagini sui legami tra le lingue di Papua, Tasmania e Andamane, solo pochi studiosi di linguistica vi diedero valore. Non cè da stupirsi: fino a quel momento la linguistica non aveva contribuito alla conoscenza del più remoto passato delluomo. Per di più le lingue investigate sono tra le meno conosciute al mondo. Greenberg definì un ipotetico raggruppamento linguistico che comprendeva 750 lingue il philum Indo-Pacifico e lo classificò in questo modo: 1) famiglia andamanese (14 lingue, di cui 3 ancora vive, 4 se si considera anche quello che rimane del Grande andamanese, praticamente estinto) 2) famiglia tasmaniana (classificazione controversa, fino a 9 lingue, tutte estinte) 3-13) 11 famiglie linguistiche papua (727 lingue) Una famiglia linguistica (e ancor più una grande famiglia, o philum) è una classificazione di alto livello, che il più delle volte non è così scontata. Greenberg si servì di metodi che aveva già usato durante i suoi lavori precedenti sulle lingue africane (risalenti agli anni 50) e amerindie (degli anni 60), compilando lunghe liste di vocaboli di base insieme a tutte le informazioni grammaticali che riusciva a raccogliere. Passando al setaccio tutto questo materiale, ritenne di aver trovato 35 affinità, che secondo lui potevano connettere le lingue andamanesi a quelle tasmaniane. La scoperta rimane controversa, non ultima ragione la scarsa conoscenza delle lingue tasmaniane estinte, di cui sappiamo ancor meno di quelle andamanesi. Bisogna anche dire che 35 affinità non sono un granché per andare avanti e ultimamente Niclas Burenhult ha contestato la mancanza di corrispondenze sistematiche tra le affinità di Greenberg. In ogni caso la sua analisi delle lingue andamanesi lo ha portato a sospettare una relazione ancora più stretta che, fra laltro, ripropone il legame tra andamanese e tasmaniano attraverso una prospettiva più ampia e più teoretica. Come dice Burenhult stesso: Il fatto di rilievo per quanto riguarda landamanese... è che è molto diverso - non solo geneticamente, ma anche come tipologia - da tutte le famiglie linguistiche confinanti e potrebbe rappresentare una traccia di quello che era il sudest asiatico sotto il profilo linguistico qualche migliaia di anni fa. Landamanese è di fatto una famiglia enigmatica. A parte le 35 affinità controverse di Greenberg, non mostra alcuna relazione con nessuno degli altri raggruppamenti linguistici. youtu.be/ewqFjbUJIts
Posted on: Sat, 19 Oct 2013 09:37:57 +0000

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