La grande conta può iniziare Da Cosenza può nascere il - TopicsExpress



          

La grande conta può iniziare Da Cosenza può nascere il Pd Franco Laratta rompe le (proprie) resistenze e accetta la candidatura alla segreteria provinciale. In quota Renzi, quota allargata ovviamente. «Non temiamo i “signori delle tessere”, ce la giochiamo sui temi». «Se il segretario regionale deve anche essere il candidato alla presidenza della Regione? Assolutamente no, la confusione dei ruoli sarebbe deleteria». «Chi è più “giovane” tra me e Guglielmelli? Ma io naturalmente. I ragazzi devono avere più coraggio, non possono essere accomodanti» Onorevole Laratta alla fine l’ha accettata la candidatura. Sono stati più bravi gli altri a convincerla o più abile lei a tenere alta la posta e la tensione? Perché non era convinto di scendere in campo? E perché poi l’ha fatto? La pressione è stata fortissima; come la convinzione e le motivazioni sostenute dalla tutta l’area Renziana. Ho resistito a lungo, perché non avevo previsto questo impegno e non mi sentivo pronto. Poi la pressione è diventata richiesta di sacrificarsi. Messo a davanti alle proprie responsabilità, un dirigente che vuole bene al suo partito, non ce la fa a tirarsi indietro. Soprattutto quando non c’è nulla da guadagnare, ma c’è solo un grande sacrificio da fare per il partito. Devo dire che sul mio conto ho sentito fortissimo l’incoraggiamento a “scendere in campo” da tanta parte dei dirigenti territoriali del Pd, da tantissimi giovani. Le parole usate nei miei confronti sono state davvero belle. E venivano sinceramente da tutti. Si è accorto, o magari lo sapeva già, che questo congresso provinciale, quello di Cosenza, si sarebbe trasformato in scala nel congresso regionale che non s’è potuto ancora celebrare? Gira e rigira finisce qui la partita delle partite, come in un film western di Sergio Leone. Si sente pronto? La federazione provinciale di Cosenza vale da sola circa la metà della Calabria, quindi anche del congresso regionale. Che ovviamente, quando sarà celebrato, avrà una forza e un valore diverso e ancora più grande. È da Cosenza che parte la sfida per far nascere finalmente il Pd. Perché il Pd in Calabria non è mai nato. Anzi, non appena ha cominciato a muovere i primi passi, c’è stata una gara ad ucciderlo nella culla! Sulla carta lei può contare su uno schieramento di forze non indifferenti in provincia, ben al di là della cosiddetta corrente renziana. Poi però bisogna fare i conti con le tessere e i tesserati, votano solo quelli e il discorso, come sa, si complica. Si sente tranquillo su questo argomento? L’ultima volta che è stato toccato è finito, pare, sulle scrivanie degli inquirenti… I tesseramenti nei partiti storicamente sono stati un mistero doloroso! Nel Sud, in Calabria in particolare, già nella Prima Repubblica i congressi dei partiti finivano in rissa. Figurarsi nella Seconda! Poi il Pd ha fatto le …falsarie, cioè le primarie per i parlamentari. E abbiamo toccato il fondo! Io sento forte l’affetto e la vicinanza dei democratici calabresi. Da ogni parte arrivano attestati di stima e di sostegno, da ogni circolo del Pd, ma soprattutto dagli elettori giungono parole di sostegno. Questo conta molto per me. Io non sono mai stato un uomo di apparati, non ho mai fatto la corsa al tesseramento, non ho mai amato i giochi di potere e quelli delle correnti. Ma il congresso provinciale si svolge con le tessere. Ovvio che i “signori delle tessere” abbiano vita facile. Ma noi faremo una bella battaglia, per vincerla, privilegiando il confronto e la discussione, il desiderio di cambiamento e la voglia di mandare tutto all’aria per ricostruirlo. Il Pd di Franco Laratta, quello che immagina, quello che forse non c’è mai stato… Un partito forte, moderno, coraggioso, aperto a tutti, trasparente, che sta nei territori ma anche in rete, che dialoga, discute, propone. Un partito fresco, giovane, dinamico. Un partito che rompa con il passato, che guardi al futuro, che smantelli posizioni di potere che durano da decenni e investa su una classe dirigente trasparente e competente, fresca e di avanguardia, coraggiosa nel saper rifondare un modello di partito che è ormai morto e sepolto. Non le chiedo un giudizio sullo sfidante, non sarebbe carino. Le chiedo però se la convince la designazione dell’altra mozione che passa dai Giovani democratici. È sincero secondo lei questo percorso? È genuino? Curioso! I Giovani democratici dovrebbero essere una cosa a sé stante. Una forza di rottura e di cambiamento. Ne conosco e stimo tantissimi giovani democratici calabresi. Spesso faccio iniziative con loro. E Luigi è stato un massimo dirigente dei Giovani democratici, con il quale mi sono spesso sentito. Ma un giovane in politica deve saper essere forza di contrasto e di ribellione! Mai accomodante o docile! Onorevole Laratta lei ne ha viste già tante per poter riassumere a sufficienza la genesi dei veleni, quelli veri. Perché non se ne esce in questo partito? Che razza di odio incrostato e incrociato s’è sedimentato in questi anni? Chi sono gli attori principali del dissenso, con quali moventi? Il Pd ha avuto un travaglio lungo e complicato. Non riesce ancora oggi a togliersi la “maledizione degli ex”. Al suo interno c’è tanto carrierismo e tanto spirito di conservazione. Ci sarebbe bisogno di un radicale cambiamento, di una forza che smantelli tutto e ricominci daccapo: via agi e comodità, rendite e carriere garantite e autoblù. Si torni all’essenziale, si scenda tra la gente. Tutto questo finora è mancato. Ma nonostante tutto, solo il Pd potrà salvare l’Italia dal declino; solo un nuovo Pd potrà dare una speranza ai giovani di questo Paese. L’ha letta la risposta di Epifani a Oliverio e la relativa controrisposta? Ma è così cruciale per il potere futuro governare il partito a livello regionale? Era proprio così giusto celebrare il congresso regionale dopo il nazionale e perché? Il congresso accelerato, da celebrarsi in tre settimane, senza coinvolgere gli iscritti e la base, sembrava tanto una fastidiosa pratica burocratica da sbrigare rapidamente. Abbiamo atteso quattro anni, abbiamo visto sospendere, improvvisamente e senza motivazione, le primarie per il segretario regionale. È poi passato un altro anno e qualcuno ha fatto incetta di seggi in Parlamento, il partito è stato distrutto, e improvvisamente si è provato a celebrare il congresso in anticipo rispetto a tutti gli altri congressi regionali. Ha fatto bene Epifani a decidere che si tenesse entro marzo, per come previsto. Ma secondo lei il segretario regionale deve anche essere il candidato alla presidenza della Regione? Assolutamente no: il partito deve rimanere separato dalle istituzioni. Il segretario regionale dovrà essere incompatibile con la carica di presidente della Regione. La confusione dei ruoli sarebbe un fatto assai deleterio. In tutto questo, per il momento, Scopelliti se la ride. E dire che ne avrebbe ben poche cosa da ridere. Chi vedrebbe bene del suo partito sul ring a sfidarlo nel 2015? Il Pd è oggi molto debole, quasi fuori dai giochi. Per sfidare Scopelliti o altri del centrodestra o di Cinquestelle (non dimentichiamoli!) dovrà puntare su una figura forte, fortissima, inattaccabile, credibile, che conosca i problemi e li sappia affrontare, che sappia fare squadra, che punti su un fortissimo cambiamento. Che cancelli rapidamente i disastri che ci lascia Scopelliti. Ma è vero che Renzi comincia a preoccuparsi un po’ del carro, del suo carro, che va riempiendosi a vista d’occhio C’è “crisi di …abbondanza”! Renzi mi è piaciuto quando ha detto: sul carro non si sale, il carro si spinge! Al momento opportuno, si dovranno fare scelte! E credo che saranno fatte presto. Il segno di una fortissima rottura con quello che è stato, non può venire meno, non deve sbiadire. Onorevole Laratta, è più “giovane” lei o Guglielmelli? Che domanda: io ovviamente! (Scherzo. O no?) d.m.
Posted on: Sat, 19 Oct 2013 12:55:32 +0000

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