La guerra di Etiopia e lavvicinamento alla Germania - TopicsExpress



          

La guerra di Etiopia e lavvicinamento alla Germania nazionalsocialista Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Guerra dEtiopia. Benito Mussolini in unimmagine tipica della propaganda fascista « LItalia ha finalmente il suo impero! » (dalla costituzione della colonia dellAfrica Orientale Italiana) Il trattato tra Italia ed Etiopia del 1928, sottoscritto con il placet della Gran Bretagna, fissa la frontiera tra la Somalia italiana e lEtiopia lungo una linea distante 21 miglia dalla costa del Benadir e parallela alla stessa. Pretendendo di agire sulla base di detto accordo (mentre gli etiopi ritenevano che nellaccordo si intendessero miglia imperiali, più corte delle miglia nautiche),[197] gli italiani costruiscono nel 1930 un forte nelloasi di Ual-Ual, nel deserto di Ogaden, e lo fanno presidiare da truppe somale, comandate da ufficiali italiani. Loasi è scelta dai militari italiani quale luogo da presidiare in mancanza di altre posizioni idonee in pieno deserto. Nel novembre 1934 truppe regolari etiopi, di scorta a una commissione mista inglese-etiope per la delimitazione delle frontiere, contestano alle truppe italiane lo sconfinamento. I britannici, per evitare incidenti internazionali, abbandonano la commissione e le truppe italiane ed etiopi rimangono accampate a poca distanza le une dalle altre. Nei primi giorni di dicembre, in circostanze mai chiarite, un combattimento tra italiani ed etiopi costa la vita a 150 soldati etiopi e a 50 soldati italiani (somali). Mussolini chiede delle scuse ufficiali nonché il pagamento di unindennità da parte del governo etiope, conformemente a quanto stabilito in un trattato siglato tra Italia ed Etiopia nel 1928. Il negus Hailé Selassié, avendone la possibilità in virtù del medesimo accordo, decide di rimettersi alla Società delle nazioni (2 gennaio). Per far luce sulla vicenda, questa si impegna in un arbitrato, temporeggiando; tuttavia, i rapporti italo-etiopi sono irrimediabilmente compromessi e Mussolini si appella allepisodio come motivo per minacciare la guerra e con questo far pressione su francesi e britannici.[198] Sconfinamenti di reparti militari abissini si erano già verificati precedentemente: ad esempio, il 4 novembre 1934 quando il consolato italiano a Gondar era stato attaccato da gruppi armati etiopici. Del pari erano stati frequenti i deliberati sconfinamenti di truppe italiane. Le tensioni italo-etiopiche erano dovute al disegno italiano di unificare territorialmente Eritrea e Somalia, a spese dellEtiopia, e al desiderio etiopico di conquistare uno sbocco sul mare. Deve inoltre tenersi presente che lEtiopia era uno dei pochissimi stati africani indipendenti, ossia non controllato da una delle potenze coloniali europee: uno Stato ideale per le mire espansionistiche di Mussolini. Tra il 4 e il 7 gennaio 1935 Mussolini incontra a Roma il ministro degli esteri francese Pierre Laval: vengono firmati accordi in virtù dei quali la Francia si impegna a cedere allItalia la Somalia francese (attuale Gibuti), a riconoscere le consistenti minoranze italiane presenti in Tunisia (che era stata oggetto di rivendicazione da parte italiana) e ad appoggiare diplomaticamente lItalia in caso di una guerra contro lEtiopia.[199] Laval e Mussolini speravano così in un reciproco avvicinamento fra Italia e Francia, al fine di dar vita ad unalleanza in funzione anti-nazista.[200] Il 16 gennaio Mussolini assume la direzione del Ministero delle Colonie. Il 19 gennaio la Società delle Nazioni riconosce «la buona fede» di Italia ed Etiopia nellincidente di Ual Ual e decide che il caso debba essere trattato tra le due parti interessate; tuttavia, il 17 marzo gli abissini presentano un altro ricorso, appellandosi allarticolo XV dellorganizzazione. Nella conferenza di Stresa (vedi Fronte di Stresa), svoltasi tra l11 e il 14 aprile, Italia, Regno Unito e Francia condannano congiuntamente le violazioni del trattato di Versailles da parte della Germania. L8 giugno a Cagliari, di fronte allostilità mostrata in tal senso dalla Gran Bretagna, Mussolini rivendica il diritto dellItalia ad attuare una propria politica coloniale. Il 18 settembre, in un articolo pubblicato sul Morning Post, garantisce che non verranno colpiti gli interessi francesi e inglesi nellAfrica orientale. Benito Mussolini durante il discorso di inaugurazione della città di Guidonia (1937) Il 2 ottobre annuncia la dichiarazione di guerra allEtiopia dal balcone di Palazzo Venezia. Attaccando il paese africano, membro della Società delle Nazioni, Mussolini aveva violato larticolo XVI dellorganizzazione medesima: «se un membro della Lega ricorre alla guerra, infrangendo quanto stipulato negli articoli XII, XIII e XV, sarà giudicato ipso facto come se avesse commesso un atto di guerra contro tutti i membri della Lega, che qui prendono impegno di sottoporlo alla rottura immediata di tutte le relazioni commerciali e finanziarie, alle proibizioni di relazioni tra i cittadini propri e quelli della nazione che infrange il patto, e allastensione di ogni relazione finanziaria, commerciale o personale tra i cittadini della nazione violatrice del patto e i cittadini di qualsiasi altro paese, membro della Lega o no». Per questo motivo, la Società delle Nazioni, espressione principalmente della volontà della Francia e del Regno Unito (i due stati più forti e influenti), condannò lattacco italiano il 7 ottobre. Gli Stati Uniti dAmerica invece, pur condannando loperazione italiana condannano anche che le sanzioni imposte siano votate anche da Francia e Gran Bretagna, a loro volta possessori di imperi coloniali. Il 31 ottobre 1937 inaugura la nuova città di Guidonia, importante polo strategico di ricerche aeronautiche con il DSSE, e Pontinia il 13 novembre. Il 18 novembre lItalia è colpita dalle sanzioni economiche (nonostante queste non fossero state applicate contro il Giappone nel 1931 in occasione dellinvasione della Manciuria e contro la Germania nel 1934 per la tentata annessione dellAustria) imposte dalla Società delle Nazioni - approvate da 52 stati con i soli voti contrari di Austria, Ungheria e Albania - in risposta alle quali vengono promossi i programmi economici autarchici. Le sanzioni risultano comunque inefficaci, poiché numerosi paesi, pur avendole votate ufficialmente, mantengono comunque buoni rapporti con lItalia rifornendola di materie prime. La Germania nazista è uno di questi e la guerra dEtiopia rappresenta linizio dellavvicinamento tra Mussolini e Hitler. Già del 1935 le sanzioni non vengono applicate completamente da tutti gli stati membri della società delle nazioni, il 15 luglio 1936 sono abolite. La guerra in Etiopia sarebbe stata ostacolata nel caso in cui la Gran Bretagna avesse avuto un atteggiamento più risoluto, atteggiamento che non ebbe poiché consapevole di avere concesso allItalia fascista, con lAccordo navale anglo-tedesco, il pretesto per la guerra in Etiopia, e perché forse avrebbe voluto salvaguardare il fronte di Stresa. Le linee di rifornimento italiane passavano di fatti per Suez, e un blocco del Canale da parte britannica avrebbe reso proibitiva la logistica italiana attraverso il periplo dellAfrica. La conduzione del conflitto e i crimini di guerra Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Crimini di guerra italiani. Mussolini nel 1933 Memore della bruciante sconfitta subita ad Adua dalle truppe italiane, e consapevole della forza e degli armamenti (forniti per anni anche dalla Germania) a disposizione degli abissini, Mussolini segue in prima persona sia la preparazione, sia lo svolgimento delle operazioni militari, che in soli sette mesi condurranno alla distruzione delle forze armate di uno degli ultimi Stati indipendenti dAfrica, erede dellantico Impero etiopico.[201] Per assicurarsi una rapida vittoria, Mussolini, esaminate le richieste dei vertici militari, arriva a triplicare lentità di uomini e mezzi: nel maggio del 1936 si troveranno così schierati sul teatro di guerra quasi mezzo milione di uomini (inclusi 87.000 àscari), 492 carri armati, 18.932 automezzi e 350 aerei. Dellarsenale a disposizione degli italiani fanno parte anche ingenti quantità di armi chimiche, proibite dalla Convenzione di Ginevra e sbarcate in gran segreto a Massaua: 60.000 granate allarsina per artiglieria, 1.000 tonnellate di bombe alliprite per aeronautica, e 270 tonnellate di aggressivi chimici per impiego tattico.[202] Sin dallinizio dei combattimenti, il 3 ottobre, Mussolini assume la direzione delle operazioni e invia frequenti ordini radiotelegrafati ai suoi generali impegnati sul campo (Rodolfo Graziani sul fronte Sud, Emilio De Bono e poi Pietro Badoglio su quello Nord), dettando loro linee e ordini operativi, fra cui quelli relativi alluso delle armi chimiche, sul cui impiego egli ha avocato a sé ogni decisione.[203][204] Il primo ordine che contempla limpiego delle armi chimiche giunge da Mussolini a Graziani il 27 ottobre 1935, per preparare lassalto alla piazzaforte abissina di Gorrahei, tuttavia sono sufficienti sei tonnellate di granate convenzionali per avere ragione dei suoi difensori il successivo 29. Graziani richiede poi a Mussolini lautorizzazione alluso delle armi chimiche per operazioni difensive (volte a fermare lassalto dellarmata di ras Destà Damteu alle linee italiane a Dolo, a fine dicembre 1935) e lottiene prontamente e con ampio mandato, sino alleliminazione dellintera formazione nemica.[205] Nello stesso periodo (tra il 22 dicembre 1935 e i primi di gennaio 1936), Badoglio riceve lordine di impiegare sul fronte Nord le bombe daviazione contro gli abissini, passati alloffensiva nello Scirè. Lordine, già in corso desecuzione (sono sottoposti alla micidiale pioggia di gas vescicanti anche i civili, il bestiame e i raccolti), viene sospeso per motivi politici in vista di una riunione della Società delle Nazioni prevista a Ginevra il 5 gennaio. Badoglio tuttavia ignora lordine di sospensione e prosegue nei bombardamenti chimici sino al 7, e poi nuovamente il 12 e 18 gennaio.[206] Il 19 gennaio Mussolini torna ad autorizzare la guerra chimica, con queste parole: « Autorizzo Vostra Eccellenza a impiegare tutti i mezzi di guerra, dico tutti, sia dallalto, come da terra. Massima decisione. » (Telegramma segreto di Benito Mussolini a Pietro Badoglio[207]) I bombardamenti chimici dartiglieria e aerei proseguono sia sul fronte Nord (sino al 29 marzo 1936) che su quello Sud (sino al 27 aprile), arrivando ad impiegare in totale circa 350 tonnellate di armi chimiche. In questo contesto, a fine gennaio, quando nonostante il largo impiego di armi e mezzi le armate italiane del fronte Nord sono in grave difficoltà (tanto che Badoglio, premuto dalle forze di ras Cassa è sul punto di ordinare levacuazione di Macallè), Mussolini non esita a prospettare al suo generale limpiego di ulteriori armi chimiche. Badoglio esprime la propria netta contrarietà, facendo presente a Mussolini le reazioni internazionali che questa scelta avrebbe provocato e il proprio timore circa le conseguenze incontrollabili delluso di unarma mai sperimentata prima; il duce recepisce tali obiezioni e il 20 febbraio ritira la proposta.[208] Luso delle armi chimiche è nascosto allopinione pubblica italiana, e il duce ordina di smentire come animate da sentimenti anti-italiani le poche denunce sul loro impiego che appaiono sulla stampa internazionale.[209] Il crimine verrà a lungo negato con decisione, anche dopo la fine del fascismo, persino da partecipanti alla guerra come Indro Montanelli, restando ai margini dellimmensa storiografia prodotta sulla figura di Mussolini. Il 7 febbraio 1996 lallora Ministro della Difesa, generale Domenico Corcione, sostenne davanti al Parlamento luso delle armi chimiche da parte italiana durante la guerra dEtiopia.[210] La conduzione della guerra nei confronti degli etiopici non si limitò allimpiego delle armi chimiche, ma fu condotta anche con altri strumenti, come lordine di non rispettare i contrassegni della Croce Rossa del nemico, che portarono alla distruzione di almeno 17 tra ospedali da campo (tra i quali uno svedese, ciò che causò il disappunto del duce per il danno politico che ne conseguì) e installazioni mediche abissine, o limpiego di truppe di ascari libici di fede musulmana contro le armate e la popolazione cristiano-copta abissina. Le truppe libiche - appartenenti a tribù memori delle violenze subite dagli Àscari eritrei utilizzate contro i ribelli libici durante la guerra di Libia - si resero colpevoli di massacri sia nei confronti dei civili, sia dei prigionieri, tanto da spingere il generale Guglielmo Nasi ad istituire un premio di cento lire per ogni prigioniero vivo che gli fosse stato consegnato.[211] I crimini proseguirono anche a guerra finita e almeno sino al 1940 nei confronti dei ribelli, contro la popolazione e anche contro i monaci abissini nei santuari cristiano-copti, che furono trucidati a centinaia a Debra Libanos e altrove.[212] La vittoria in Etiopia, lapogeo di Mussolini e del fascismo Benito Mussolini alle porte di Tripoli (Libia), il 20 marzo 1937, innalza la spada dellIslam, la cui elsa è in oro massiccio, e si proclama protettore dellIslam, prima di entrare in città alla testa di 2600 cavalieri. Il 7 maggio 1936 Mussolini riceve da Vittorio Emanuele III la Gran Croce dellOrdine Militare di Savoia. Il sovrano, nellinsignire il duce della massima decorazione militare del regno, riconosce con parole altisonanti il ruolo diretto di guida svolto da Mussolini: «Ministro delle Forze armate, preparò, condusse e vinse la più grande guerra coloniale che la storia ricordi.». Il 6 maggio, sempre dal balcone di Palazzo Venezia, annuncia la fine della guerra dEtiopia e proclama la rinascita dellimpero (il re dItalia assume il titolo di imperatore dEtiopia). Nel suo discorso proclama che «il popolo italiano ha creato col suo sangue limpero. Lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.». Contestualmente in Etiopia, che nel 1935 era indicata dalla Società delle Nazioni come uno degli stati in cui ancora si trovavano schiavi in gran numero, viene abolita ufficialmente la schiavitù. La campagna abissina rappresenta il momento di massimo consenso del popolo italiano verso il fascismo. Mussolini stabilisce che, nellindicare la data sui documenti ufficiali e sui giornali, occorra scrivere lanno a cominciare dal 28 ottobre 1922 (tale disposizione era già in uso dal 31 dicembre 1926) affiancato da quello dalla fondazione dellimpero (ad esempio, il 36 era indicato come «anno 1936, XIV dellEra Fascista, I dellImpero»). Il 4 luglio la Società delle Nazioni decreta terminata lapplicazione dellarticolo XVI e le sanzioni cadono il 15 dello stesso mese (lunico stato che si oppose fu il Sudafrica); Mussolini ottiene, per la guerra vittoriosa, il titolo di Primo maresciallo dellImpero (30 marzo 1938). Il 9 giugno affida al genero Galeazzo Ciano il Ministero degli Esteri. Monaco, 28 settembre 1938: Mussolini in parata seduto in automobile al fianco di Hitler, durante il tempo della conferenza di Monaco. Il 24 luglio 1936 si accorda con Hitler per linvio di contingenti militari in Spagna a sostegno di Francisco Franco, il cui colpo di Stato del 18 luglio aveva scatenato la guerra civile spagnola. Il figlio di Mussolini, Bruno, partecipa alla guerra come capo di una squadriglia aerea. Il 1º novembre annuncia con un discorso la creazione (sancita il 24 ottobre) dellAsse Roma-Berlino (non si tratta ancora di una vera alleanza militare, che sarà stipulata solo col patto dacciaio). Il 2 gennaio 1937 viene siglato un gentlemens agreement tra Italia e Regno Unito, col quale si definiscono i diritti di entrata, uscita e transito nel Mediterraneo e si stabilisce di evitare la modifica dello «status quo relativo alla sovranità nazionale dei territori del bacino del Mediterraneo», Spagna inclusa. Tale accordo sarà confermato dal Patto di Pasqua del 16 aprile 1938. Il 20 marzo, nelloasi di Bugàra vicino a Tripoli, riceve dal capo berbero Iusuf Kerbisc, la spada dellislam, un manufatto dorato, simbolo dellapprovazione di una parte della società libica verso il regime mussoliniano. Il 21 aprile inaugura Cinecittà, concepita come sede dellindustria cinematografica italiana, consistentemente finanziata dal governo in quegli anni (risale al 1937 il primo colossal italiano: Scipione lAfricano). Il 22 aprile incontra a Venezia il cancelliere austriaco Schuschnigg e si dichiara non contrario allAnschluss dellAustria con la Germania. Sempre in aprile incontra il ministro dellaeronautica tedesco Hermann Göring e il ministro degli esteri tedesco Von Neurath. Il 25 e il 29 settembre, incontra Hitler, prima a Monaco e poi a Berlino. Il 6 novembre lItalia aderisce al Patto Anticomintern, siglato precedentemente tra Germania e Giappone in funzione anti-sovietica. Il 3 dicembre 1937 viene stipulato a Bangkok un trattato di amicizia, commercio e navigazione col Siam (attuale Thailandia). L11 dicembre annuncia luscita dellItalia dalla Società delle Nazioni. Accoglie, tra il 3 e il 9 maggio 1938, Hitler, il quale è in visita in Italia. Grazie alla mediazione mussoliniana, di fronte alleventualità dello scoppio di un conflitto tra il blocco anglo-francese e la Germania, il 29 e 30 settembre si tiene la Conferenza di Monaco. Ad essa sono presenti Mussolini, Hitler, Daladier per la Francia e Chamberlain per la Gran Bretagna: viene riconosciuta alla Germania la legittimità della sua politica in Cecoslovacchia. Mussolini viene festeggiato come «il salvatore della pace» per aver scongiurato il conflitto. Tra l11 e il 14 gennaio 1939, a Roma, incontra Chamberlain e il ministro degli esteri inglese Frederik Halifax. Il 19 gennaio 1939 la Camera dei deputati viene soppressa e sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. In aprile il duce ordina loccupazione e lannessione dellAlbania; lItalia già godeva di una forma non ufficiale di protettorato sul paese da molti anni, e l«invasione» fu presumibilmente dovuta alla volontà mussoliniana di dimostrare allalleato tedesco la propria forza. Ledificazione del consenso Mussolini durante la battaglia del grano Attorniato dai gerarchi fascisti, in visita a Milano nel maggio 1930 La stabilità della dittatura fascista è in gran parte da ascriversi alla capacità di Mussolini di generare attorno alla propria figura un forte consenso. Labilità mostrata nel rendere la sua personalità oggetto di vero e proprio culto si rifletté non solo nellapprovazione che la società italiana a lungo gli mostrò, ma anche nellammirazione che riuscì a guadagnarsi presso numerosi capi di Stato stranieri, intellettuali e, più in generale, presso lopinione pubblica internazionale, soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da questo punto di vista Mussolini divenne un modello di ispirazione per molti futuri dittatori, soprattutto Hitler, ma anche per molti politici di spicco di importanti stati democratici. La popolarità di Mussolini trova probabilmente la sua origine nellinsoddisfazione del popolo italiano nei confronti delle classi dirigenti liberali per via dei trattati di pace, ritenute dai più sfavorevoli, che lItalia aveva dovuto accettare alla fine della prima guerra mondiale, nonostante gli oltre 650.000 morti e i sacrifici enormi sopportati dal paese. Non a caso, Gabriele DAnnunzio parlò di «Vittoria mutilata». LItalia guadagnò territorialmente solo parte di ciò che le era stato promesso col patto di Londra e ciò, unito al generale malcontento post-bellico e alla terribile crisi economica dellimmediato dopoguerra, fece crescere il desiderio di un governo forte. Mussolini fu abile a sfruttare tale situazione nonché la paura del cosiddetto pericolo rosso, accresciutasi durante il biennio rosso: si presentò come il restauratore dellordine e della pace sociale, teso alla «normalizzazione» della situazione politica. Da questo punto di vista, molti squadristi fascisti intransigenti criticarono la collaborazione (nel 1922-1924) del PNF a livello governativo con i vecchi partiti, nonché il fatto che fossero rimasti in carica molti dei questori e dei prefetti che erano stati estranei - se non ostili[213] - al fascismo. A partire dal 1925, con la promulgazione delle cosiddette leggi fascistissime e linizio della dittatura, ogni forma di collaborazione coi vecchi partiti fu abbandonata e gli stessi sciolti. Il consenso fu poi alimentato grazie al controllo sulla stampa e sul mondo culturale italiano. Mussolini, in quanto giornalista, conosceva bene il potere della stampa, e di conseguenza fece in modo di poterlo controllare. Nei suoi Colloqui con Emil Ludwig giustificò la censura imposta ai giornali con il fatto che nelle liberaldemocrazie i giornali non sarebbero più liberi, ma obbedirebbero solo ad unoligarchia di padroni, differenti dallo Stato: partiti e finanziatori plutocratici. Inoltre ogni forma di dissenso sgradita a Mussolini venne repressa attraverso lOVRA, il Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, e luso massiccio del confino politico. Tuttavia Mussolini tollerò - e costrinse i suoi a tollerare - alcune voci fuori dal coro (come ad esempio Salvemini, Croce, Bombacci) tanto per alimentare la propria immagine di uomo forte ma non di tiranno, quanto per mantenere aperti canali di dialogo anche con lantifascismo militante. Mussolini dimostrò di avere una personalità carismatica, come testimoniano i discorsi tenuti di fronte a «folle oceaniche», e una notevole abilità oratoria, che attinse in parte dallesempio dannunziano. Egli incrementò la sua popolarità presentandosi come «il figlio del popolo», ricorrendo allorganizzazione e allirreggimentazione delle masse, chiamate di continuo a partecipare ad iniziative di varia natura, ma anche grazie allappoggio di molteplici intellettuali di spicco (Gabriele DAnnunzio, Mario Sironi, Ezra Pound, i futuristi, Giovanni Gentile) e di uomini di grandi capacità di governo. Mussolini seppe sfruttare abilmente, come mai prima era stato fatto in Italia, i nuovi mezzi di comunicazione (la radio, il cinema e i cinegiornali) nonché i successi sportivi conseguiti dallItalia fascista (come i Mondiali di calcio del 1934 e del 1938, e il titolo mondiale dei pesi massimi conquistato da Primo Carnera), che furono entrambi ampiamente utilizzati in funzione propagandistica. A questi Mussolini unì i primati aeronautici conquistati dallItalia (le trasvolate atlantiche, la conquista del Polo Nord, i primati di velocità per idrocorsa) e quelli navali (il transatlantico Rex). Mussolini riuscì spesso a interpretare correttamente la volontà della maggioranza del popolo italiano, attuando importanti interventi di tipo sociale, sanitario, previdenziale, economico e culturale. Occorre inoltre sottolineare come la politica di potenza inaugurata dallItalia fascista fosse vista con favore da gran parte della popolazione. Mussolini mirava a fare dellItalia un paese temuto e rispettato, restaurando i fasti dellImpero romano, recuperando i territori irredenti e realizzando il controllo italiano sul mediterraneo (il mare nostro). Questa politica - troncata dallo scoppio della seconda guerra mondiale - non produsse i risultati sperati, e ottenne solo di isolare lItalia dai suoi ex alleati dellIntesa, spingendola ad una sempre più stretta - e definitiva - alleanza con la Germania. Hitler considerò Mussolini suo maestro: « [...] concepii profonda ammirazione per il granduomo a sud delle Alpi che, pieno di fervido amore per il suo popolo, non venne a patti col nemico interno dellItalia ma volle annientarlo con ogni mezzo. Ciò che farà annoverare Mussolini fra i grandi di questa Terra è la decisione di non spartirsi lItalia col marxismo ma di salvare dal marxismo, distruggendolo, la sua patria. A petto di lui, quanto appaiono meschini i nostri statisti tedeschi! E da quale nausea si è colti al vedere queste nullità osar criticare chi è mille volte più grande di loro! » (Adolf Hitler, Mein Kampf, cap. XV. trad. Andrea Irace) Churchill, nel 1933, lo definì «il più grande legislatore vivente»[214] (soprattutto in relazione alla promulgazione del nuovo codice penale, varato nel 1930 dal ministro Alfredo Rocco e tuttora vigente) e «un grande uomo» ancora nel 1940. Il 13 febbraio 1929, Pio XI, a due giorni dai Patti Lateranensi, tenne un discorso a Milano ad unudienza concessa a professori e studenti dellUniversità Cattolica del Sacro Cuore, che fece passare alla storia la definizione di Benito Mussolini come «uomo della Provvidenza» (mentre invece il Pontefice aveva indicato nel Capo del governo italiano un più neutrale luomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare) : « Le condizioni dunque della religione in Italia non si potevano regolare senza un previo accordo dei due poteri, previo accordo a cui si opponeva la condizione della Chiesa in Italia. Dunque per far luogo al Trattato dovevano risanarsi le condizioni, mentre per risanare le condizioni stesse occorreva il Concordato. E allora? La soluzione non era facile, ma dobbiamo ringraziare il Signore di averCela fatta vedere e di aver potuto farla vedere anche agli altri. La soluzione era di far camminare le due cose di pari passo. E così, insieme al Trattato, si è studiato un Concordato propriamente detto e si è potuto rivedere e rimaneggiare e, fino ai limiti del possibile, riordinare e regolare tutta quella immensa farragine di leggi tutte direttamente o indirettamente contrarie ai diritti e alle prerogative della Chiesa, delle persone e delle cose della Chiesa; tutto un viluppo di cose, una massa veramente così vasta, così complicata, così difficile, da dare qualche volta addirittura le vertigini. E qualche volta siamo stati tentati di pensare, come lo diciamo con lieta confidenza a voi, sì buoni figliuoli, che forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, un alpinista immune da vertigini ed abituato ad affrontare le ascensioni più ardue; come qualche volta abbiamo pensato che forse ci voleva pure un Papa bibliotecario, abituato ad andare in fondo alle ricerche storiche e documentarie, perché di libri e documenti, è evidente, si è dovuto consultarne molti. Dobbiamo dire che siamo stati anche dallaltra parte nobilmente assecondati. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare; un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi, tutti quegli ordinamenti, o piuttosto disordinamenti, tutte quelle leggi, diciamo, e tutti quei regolamenti erano altrettanti feticci e, proprio come i feticci, tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. E con la grazia di Dio, con molta pazienza, con molto lavoro, con lincontro di molti e nobili assecondamenti, siamo riusciti « tamquam per medium profundam eundo » a conchiudere un Concordato che, se non è il migliore di quanti se ne possono fare, è certo tra i migliori che si sono fin qua fatti; ed è con profonda compiacenza che crediamo di avere con esso ridato Dio allItalia e lItalia a Dio. » (Pio XI, allocuzione Vogliamo anzitutto[215]) Pio XI gli conferì lOrdine dello Speron doro nel 1932;[216][217] molti in Europa, nel 1933, lo chiamarono «il salvatore della pace»;[218][219] lo stesso Franklin Delano Roosevelt gli riservò commenti lusinghieri;[214] Pio XII lo definì «il più grande uomo da me conosciuto e tra i più profondamente buoni».[220] Lo scrittore americano Ezra Pound, che incontrò di persona Mussolini nel 1933, lo celebrò nel libro Jefferson and/or Mussolini. A proposito della capacità del duce di edificare attorno a sé un notevole consenso, significativa tra le altre è lopinione espressa dal giornalista Enzo Biagi in Lui, Mussolini: «Mussolini è stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero». Le leggi razziali Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Leggi razziali fasciste. Mussolini inizialmente aveva espresso disapprovazione nei confronti della politica razzista espressa dal nazionalsocialismo. Tuttavia, a partire dal 1938, in concomitanza dellalleanza con la Germania, il regime fascista promulgò una serie di decreti il cui insieme è noto come leggi razziali, che introducevano provvedimenti segregazionisti nei confronti degli ebrei italiani e dei sudditi di colore dellImpero. Furono letti per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Mussolini dal balcone del Municipio in occasione della sua visita alla città. Fra i diversi documenti e provvedimenti legislativi che costituiscono il corpus delle cosiddette leggi razziali figura il Manifesto della razza, o più esattamente il Manifesto degli scienziati razzisti, pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale dItalia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e ripubblicato sul numero 1 de La difesa della razza il 5 agosto 1938. Il 25 luglio - dopo un incontro tra i dieci redattori della tesi, il ministro della cultura popolare Dino Alfieri e il segretario del PNF Achille Starace - dalla segreteria politica del partito viene comunicato il testo definitivo del lavoro, completo dellelenco dei firmatari e delle adesioni, aderenti e simpatizzanti del PNF. Al regio decreto legge del 5 settembre 1938 - che fissava «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista» - e a quello del 7 settembre - che fissava «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri» - fece seguito (6 ottobre) una «dichiarazione sulla razza» emessa dal Gran Consiglio del Fascismo; tale dichiarazione venne successivamente adottata dallo stato sempre con un regio decreto legge che porta la data del 17 novembre. Fra il 43 e il 45, il governo della Repubblica Sociale Italiana dichiarò gli ebrei «stranieri appartenenti per la durata della guerra a nazionalità ostile» e procedette al concentramento di numerose persone di religione ebraica, in particolare nel campo di prigionia di Fossoli. In territorio italiano sotto controllo tedesco, nella Risiera di San Sabba, vicino Trieste, sorse un campo prigionia che funse anche da luogo di raccolta per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento tedeschi. Nel campo le autorità tedesche compirono uccisioni di antifascisti locali e al suo interno fu anche installato un forno crematorio per eliminare i corpi dei prigionieri deceduti o giustiziati.[221] Il secondo conflitto mondiale Dalla «non belligeranza» alla «guerra parallela» « Combattenti di terra, di mare, e dellaria! Camicie Nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne dItalia, dellImpero e del Regno di Albania. Ascoltate! [...] La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia [...] La parola dordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi allOceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia allItalia, allEuropa, al mondo. » (Dallannuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940) Il 22 maggio 1939 Galeazzo Ciano, ministro degli esteri italiano, firma il Patto dAcciaio con la Germania, che sancisce ufficialmente la nascita di unalleanza vincolante italo-tedesca. Il 30 maggio Mussolini incarica il generale Ugo Cavallero di recapitare ad Hitler un memoriale, in cui afferma che la guerra è inevitabile, ma che lItalia non sarà pronta ad intraprenderla prima di 3 anni. Nonostante le iniziali rassicurazioni in merito, la Germania invade la Polonia il 1º settembre, determinando linizio del conflitto. Mussolini dichiara la «non belligeranza», grazie alla quale lo Stato italiano si manterrà momentaneamente fuori dalla guerra. Il 10 marzo 1940 Mussolini accoglie a Roma il ministro degli esteri tedesco Joachim von Ribbentrop e il successivo 18 marzo incontra Hitler al Brennero, ricevendo da entrambi forti pressioni ad entrare in guerra al fianco della Germania. Il 16, il 22, il 24 e il 26 aprile riceve messaggi da Winston Churchill, da Paul Reynaud, da Pio XII e da Roosevelt, i quali gli chiedono di rimanere neutrale. Addirittura Churchill, rimasto grande ammiratore di Mussolini, gli garantisce che, in caso avesse mantenuto lItalia neutrale, la Gran Bretagna avrebbe sostenuto al termine del conflitto tutte le aspirazioni territoriali italiane, come la Tunisia e Nizza. Di fronte agli straordinari e inaspettati successi della Germania nazista tra laprile e il maggio del 1940, Mussolini ritiene che gli esiti della guerra siano oramai decisi, e, sia per poter ottenere eventuali compensi territoriali, sia per timore di uneventuale invasione nazista dellItalia se questultima non si fosse schierata apertamente al fianco della Germania (come ebbe poi a spiegare lo stesso Mussolini[senza fonte]), il 10 giugno dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Alla contrarietà e alle rimostranze di alcuni importanti collaboratori e militari (fra cui Pietro Badoglio, Dino Grandi, Galeazzo Ciano e il generale Enrico Caviglia) Mussolini avrebbe risposto: « Mi serve qualche migliaio di morti per sedermi al tavolo delle trattative.[222] » Sul fronte con la Francia, le truppe italiane assunsero inizialmente un atteggiamento difensivo, sia per la mancanza di unadeguata artiglieria e contraerea (non vi era stato il tempo di mobilitare tutti i reparti necessari allavanzata), sia per la riluttanza ad attaccare i cugini doltralpe. Conseguentemente, i primi a prendere liniziativa furono gli avversari: aerei britannici, decollati da aeroporti francesi, bombardano Torino nella notte tra l11 e il 12 giugno. Come ritorsione, aerei italiani bombardano le basi militari francese di Hyères e Tolone. Il 14 la zona industriale di Genova venne bombardata e, di conseguenza, lesercito italiano ricevette lordine di passare decisamente alla contro-offensiva, programmata per il 18. Gli Italiani attaccano quindi Biserta, Bastia e Calvi. Copertina di un numero del 13 maggio 1940 di Newsweek (3 settimane prima dellentrata in guerra dellItalia), che ritrae Mussolini con il titolo: Il Duce: uomo-chiave del Mediterraneo. Il 22 giugno la Francia firma larmistizio con la Germania. Il 18, dopo che in territorio alpino si erano avuti solo marginali scontri tra truppe anglo-francesi e italiane, Mussolini partecipa ad un vertice a Monaco di Baviera con Hitler per discutere dellinaspettata e improvvisa resa: le condizioni di pace richieste dal duce (ossia loccupazione e amministrazione di Corsica, Tunisia, Somalia francese e del territorio francese sino al Rodano, la concessione di basi militari a Orano, Algeri e Casablanca, la consegna della flotta e dellarmata aerea e la denuncia dellalleanza col Regno Unito) vengono solo parzialmente accolte, in quanto furono riconosciute allItalia solo le richieste di occupazione. Il 24 giugno la Francia firma larmistizio con lItalia, riconoscendole, oltre alla richieste di occupazione, anche la cessione di una porzione di territorio francese di confine e la smilitarizzazione di una fascia larga 50 miglia lungo il confine franco-italiano e libico-tunisino. Di fronte alla notizia di un imminente sbarco in Inghilterra dei tedeschi (Operazione Leone Marino), Italo Balbo, governatore della Libia, riceve lordine di avanzare verso lEgitto, protettorato inglese (25 giugno). Ma il 28, mentre sorvola Tobruch bombardata dagli inglesi, venne abbattuto dalle batterie antiaeree italiane, che lo avevano scambiato per un nemico. Le iniziali parziali vittorie si rivelano tuttavia effimere, poiché la guerra si prolunga oltre il previsto, rivelando limpreparazione, la disorganizzazione e le deficienze dellesercito italiano. In Africa, nel dicembre 1940 gli inglesi danno vita ad una vigorosa contro-offensiva che porterà, tra laltro, alla conquista dellAfrica Orientale Italiana entro il giugno 1941. Le ultime truppe italiane si arrenderanno a Gondar il 21 novembre. La superiorità numerica e tecnologica degli inglesi[223] e la progressiva perdita diniziativa della marina italiana[224] non possono che condurre alla disfatta. In seguito, gli scontri tra le due marine nemiche si limiteranno, da parte italiana, alla guerra sottomarina, alla protezione delle rotte di rifornimento tra la Sicilia e la Libia, a sporadici tentativi di intercettazione di convogli inglesi sulla rotta Gibilterra-Alessandria dEgitto e ad operazioni temerarie compiute da mezzi dassalto (quali i MAS, i «barchini» - piccole barche dotate di siluri e mitragliatrice che causarono laffondamento di molte navi inglesi- e i «maiali» ossia piccoli sommergibili). Il 27 settembre 1940 Italia, Germania e Giappone si uniscono nel Patto Tripartito, cui aderiranno anche nellordine, nel corso della guerra, Ungheria (20 novembre 1940), Romania (23 novembre), Slovacchia (24 novembre), Bulgaria (1º marzo 1941) e Jugoslavia (27 marzo). Il 4 ottobre 1940 Mussolini incontra Hitler al Brennero per stabilire di comune accordo una strategia militare; tuttavia, il 12 ottobre i tedeschi prendono controllo della Romania, sita nella zona di influenza italiana e ricca di giacimenti petroliferi, senza avvisare gli Italiani. Conseguentemente, Mussolini decide di imbarcarsi in una «guerra parallela» a fianco dellalleato tedesco, al fine di non dipendere troppo dalliniziativa militare e politica di Hitler; sempre convinto che la Gran Bretagna sarebbe scesa presto a patti col führer e che il principale fronte di guerra sarebbe così stato chiuso. Il 19 ottobre il duce gli invia una lettera in cui comunica la sua intenzione di attaccare la Grecia. Hitler si reca a Firenze il 28 ottobre, per dissuadere Mussolini dallimpresa, ma questi lo avvertirà, assumendo un atteggiamento simile a quello avuto dallalleato con laggressione alla Romania, che lattacco era già iniziato da alcune ore. Lattacco alla Grecia si conclude in un disastro: la stagione invernale e il territorio montuoso ostacolano ogni tentativo davanzata, anche a causa dellequipaggiamento del tutto inadeguato in dotazione alle truppe italiane. Lesercito greco, rafforzato dallarrivo di oltre 70.000 militari inglesi, si rivela inoltre più agguerrito e organizzato del previsto; anche lappoggio di numerose squadriglie aeree e navali britanniche risulta determinante. Gli Italiani sono costretti a ripiegare in territorio albanese, dove solo nel dicembre 1940 riescono a bloccare la contro-offensiva degli avversari, trasformando così il conflitto in una guerra di posizione. La guerra «tedesca»
Posted on: Mon, 28 Oct 2013 22:24:55 +0000

Recently Viewed Topics




© 2015