La metodica lionese è una tecnica riabilitativa molto efficace - TopicsExpress



          

La metodica lionese è una tecnica riabilitativa molto efficace nel trattamento delle patologie ortopediche della spalla. Spesso tali patologie vengono classificate con una diagnosi “generica” di periartrite scapolo-omerale. La metodica lionese è fondata sull’Earlier Passive Motion e sul recupero prioritario dell’elevazione anteriore passiva nel piano scapolare sia nel trattamento in palestra che in piscina. Gli studi effettuati dal 1985 ad oggi dall’equipe del dottor Gilles Walch, (chirurgo ortopedico), del dottor Jean Pierre Liotard (medico fisiatra) e del centro Interdipartimentale di Hauteville in particolare modo nella persona di Annick Padey (terapista della riabilitazione) hanno mostrato risultati straordinari ottenuti grazie alla combinazione del lavoro in piscina con quello in sala, consentendo di superare tutte le difficoltà che si possono incontrare nei primi giorni post-operatori o in caso di spalle dolorose e rigide. Tale metodica è stata condivisa in pieno in Italia dal Prof. Raffaele Russo chirurgo ortopedico di fama internazionale e dalla fisiatra dottoressa Alessandra Foglia ancora oggi riferimenti di punta. Le sedute di idrokinesiterapia in acqua calda a 34/35°C rivestono un importante ruolo terapeutico in caso di spalle dolorose e rigide, purché siano sempre osservati i principi fondamentali della rieducazione: il non dolore; il rispetto dei movimenti richiesti; il rispetto delle pause e del ritmo nell’esecuzione degli esercizi. Le sedute possono essere svolte quotidianamente oppure a giorni alterni secondo indicazione del medico specialista, con cui è necessaria una stretta collaborazione, in quanto il lavoro di equipe è indispensabile per ottenere risultati ottimali. I movimenti dovranno essere necessariamente lenti e mai effettuati contro resistenza, affinché la spinta idrostatica possa agire da vero sostegno rendendo quasi nullo il lavoro muscolare ed assicurando in tal modo un effetto antalgico volto al recupero della mobilità articolare e al cosiddetto “risveglio muscolare”. Gli esercizi vengono selezionati dal riabilitatore in base ai casi clinici ed indicati al paziente attraverso un protocollo individuale personalizzato. Le pause di recupero tra i vari esercizi rivestono un ruolo fondamentale per ottenere un totale relax, obiettivo primario per un trattamento ideale. Gli esercizi in posizione ortostatica sono: l’elevazione anteriore nel piano scapolare; le bracciate semplici davanti al corpo tipo “rana”; la flesso – estensione degli arti superiore tipo “marcia”; la rotazione esterna tipo “preghiera” in ER1: i gomiti sono piegati ad angolo retto, ma mai attaccati al corpo. Il paziente parte con le due mani unite per poi allontanarle una dall’altra in modo simmetrico, mantiene questa posizione per alcuni secondi per poi tornare alla posizione di partenza. Questo movimento è preferito in piscina per la sua semplicità, i gomiti sono fluttuanti e non ci sono tensioni sul bicipite, soprattutto nei casi post-operatori; la rotazione interna mano-dorso: movimento alternato dove la mano cerca di toccare la spalla opposta mentre quella controlaterale cerca di raggiungere la natica per poi risalire al sacro fino a dove riesce ad arrivare sul tratto lombare, nei casi post-operatori questo tipo di esercizio è ritardato per evitare stress eccessivi; la rotazione esterna tipo “siesta” in ER2: le mani congiunte, con le dita incrociate vengono portate dietro la testa. Gli esercizi in clinostatismo (svolti in cintura con l’ausilio di una maschera e di un boccaglio) sono: l’elevazione anteriore nel piano scapolare; le bracciate semplici davanti al corpo tipo “rana”; la flesso – estensione degli arti superiore tipo “marcia”. Il recupero dell’elevazione può essere effettuato anche in immersione, dove il paziente dotato di una cintura piombata di 6-8 kg deve sdraiarsi sul fondo della piscina ad una profondità di circa 1-1,30 m. L’esercizio consiste nel chiedere al paziente di automobilizzarsi, avendo le mani unite con le dita intrecciate, con un tempo in apnea di circa 15-20 secondi. Questo tipo di esercizio è particolarmente indicato per le spalle fragili e sensibili, poiché il braccio evolve in assenza di peso totale; in queste condizioni la spinta di Archimede favorisce l’elevazione delle mani in verticale ma soprattutto ne rallenta la loro discesa all’indietro. L’elevazione anteriore nel piano scapolare costituisce il movimento più importante e può essere cominciato sin dalle prime sedute grazie all’utilizzo di una cintura leggermente elastica, agganciata al corrimano, che indossata dal paziente è posizionata al livello del bacino, permettendo la disposizione del corpo in posizione obliqua o orizzontale sulla superficie dell’acqua. L’orizzontalizzazione del corpo in cintura è molto importante e va ricercata pian piano durante il percorso riabilitativo, perché regola i progressi in elevazione anteriore del braccio fino a raggiungere i 180°. L’utilizzo di un cerotto idrorepellente, applicato sulle vie di accesso all’intervento chirurgico, rendono possibile il trattamento in acqua già dopo 4/5 giorni dall’operazione. Come ha insegnato Neer e come descrisse già Saha nel 1950, l’obiettivo primario per il paziente è il raggiungimento della “zero posizione” ovvero l’elevazione anteriore della spalla a 150 ° nel piano scapolare, che corrisponde al piano intermedio tra quello sagittale e coronale; infatti i vantaggi ottenuti in tale posizione sono molteplici: i tendini della cuffia dei rotatori sono detesi, ed il capo lungo del bicipite è ben stabilizzato nella sua doccia l’apparato capsulo-legamentoso è deteso buona stabilità articolare: l’omero riposa sulla glena i muscoli abbassatori della testa omerale esercitano una tensione stabilizzatrice ottimale la grane tuberosità dell’omero passa al di sotto della volta acromion-coracoidea, senza creare conflitto si ha il recupero spontaneo delle rotazioni, facendo comprendere in pieno il Paradosso di Codman Le patologie della spalla che possono essere trattate in piscina riabilitativa sono le seguenti: tendinopatie; lesione della cuffia dei rotatori; capsulite adesiva; spalla rigida e/o dolorosa;
Posted on: Fri, 30 Aug 2013 23:46:15 +0000

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