La mia posizione sul cosiddetto “femminicidio” Di recente ho - TopicsExpress



          

La mia posizione sul cosiddetto “femminicidio” Di recente ho espresso le mie opinioni sul femminicidio e, come era prevedibile, sono stata equivocate. Perché “come era prevedibile”? Semplice, perché quando si tocca un argomento che coinvolge la sfera emotiva le reazioni sono spesso emotive e molta gente non riesce ad affrontare certe situazioni in modo razionale. C’è stato addirittura che ha visto in me se non un fomentatore della uccisione di donne, di certo un temibile negazionista. Ho provato a spiegare, ho cercato di precisare con scarsi risultati. Non tutte le reazioni sono state così ovviamente. Molta gente ha capito ciò che volevo sostenere e mi ha dato ragione. Ma diverse amiche mi hanno tolto l’amicizia. Perché non hanno capito, ovviamente, se avessero capito si sarebbero rese conto che nei miei pensieri non c’è assolutamente nulla che possa ledere la dignità della donna e il sacro diritto di ciascuna persona di non ricevere violenza. Adesso in questo lungo messaggio cercherò di precisare dettagliatamente le mie opinioni, per chi le vorrà leggere. PREMESSA Detesto, depreco, aborro e combatto qualsiasi forma di violenza, vieppiù quella contro esseri più deboli. Ciò premesso (e vi chiedo di tenere sempre a mente questa premessa) entro nel merito. RIFLESSIONE PRELIMINARE Che cosa è una emergenza sociale? Siete d’accordo su questa definizione: Una emergenza sociale è un fenomeno deleterio in espansione e per combattere il quale occorre intervenire con strumenti diversi da quelli ordinari. Se condividete questa definizione allora bisogna dedurre che il “femminicidio” non è una emergenza sociale. Perché? Tre dati: 1) In dieci anni il fenomeno in Italia si è dimezzato 2) L’Italia al mondo è il paese più sicuro per le donne, cioè quello con meno omicidi. 3) Su quattro morti ammazzati in Italia tre sono uomini. Siete stupiti? Questi sono dati ufficiali del ministero e dell’ONU (chi desidera le fonti me le chieda). Perché così tanti crimini allora? Perché i mezzi di comunicazione vedono queste notizie come prioritarie, come anni fa si parlava moltissimo dei morti sul lavoro. Oggi non fanno più notizia. Fermi tutti. Qui si genera spesso l’equivoco. L’obiezione che mi si pone è la seguente: “Ma cosa importa? Che gli omicidi di donne siano in aumento oppure no non toglie nulla alla drammaticità del fenomeno!” Ed infatti non nego per nulla che gli omicidi di donne e la violenza sulle donne siano un problema drammatico. Lo sono perdinci! Però non la si può definire una emergenza sociale e, al di là delle definizioni, è assurdo invocare leggi speciali perché se in dieci anni il fenomeno di è dimezzato e se l’Italia è il paese più sicuro al mondo per le donne vuol dire che le normative vigenti funzionano abbastanza, non vi pare? Il fatto che tanti criminali in Italia siano a piede libero e agiscano impuniti, purtroppo non è un fenomeno peculiare della violenza sulle donne, ma è un problema in generale della giustizia in Italia. Dalla prigione, lo sappiamo bene, si esce per crimini di tutti i tipi. In altre parole quella della violenza sulle donne è un problema che a mio avviso va inquadrato e affrontato in un contesto più ampio, quello della diffusione della cultura della legalità e del rispetto a tutti i livelli. Ma ci sono ancora due aspetti fondamentali che vorrei prendere in considerazione. Una domanda: Pensate che questa attenzione spasmodica sul problema della violenza alle donne sia utile a limitare il fenomeno? La mia risposta è no. Perché? Per un motivo che gli studiosi di sociologia conoscono bene: il fenomeno della emulazione. Proprio oggi mi riferivano di un marito lasciato dalla moglie che l’ha minacciata gridandole: “Faccio anch’io qualcosa come quelli che vanno in televisione.” Emulazione. Ricordate i sassi dal cavalcavia. Un fenomeno pressoché inesistente. Poi un giorno qualcuno lanciò dei sassi ed uccise un uomo. Tutti i giornali ne parlarono sdegnati ed arrivarono gli emulatori. Il fenomeno si diffuse. E più episodi accadevano e più se ne parlava. Poi, piano piano, tutto si quietò. Certo, ancora oggi qualche idiota getta sassi ma sono fenomeni per fortuna rarissimi e sporadici. Il diffondere la notizia aveva creato il fenomeno. E poi è terrificante il modo in cui i media, ed anche molte associazioni, pongono il problema: come se ci fosse in atto una guerra tra uomini e donne. Non c’è nessuna guerra. Ci sono dei delinquenti che picchiano e uccidono le mogli. C’è anche qualche donna che picchia e uccide il marito, fenomeno più limitato. Ma non c’è nessuna guerra in atto. La grande maggioranza degli uomini e delle donne per fortuna nel nostro paese si comporta civilmente e il grado di correttezza e civiltà è a livelli che nel passato non si sono mai toccati perché la violenza e gli omicidi domestici sono in calo netto rispetto al passato (se volete le fonti ve le do). In sostanza, siamo gente sostanzialmente civile. La gran parte degli italiani. Ma porre le cose come se in Italia ci fosse una guerra fra i sessi vuol dire contribuire criminalmente a mettere un genere contro l’altro. La violenza si batte con la cultura, il buon senso, l’esempio. Ultimo aspetto ma non ultimo. Alla luce di tutto quello che ho scritto e per i pochissimi che mi abbiano seguito sino ad ora, concludo con l’aspetto che più mi spaventa di questa vicenda. Il cosiddetto “femminicidio” oggi fa notizia, come prima si parlava dei morti sul lavoro, dei cani assassini, dei suicidi dei disoccupati. Purtroppo siamo dominati dai mass media che di volta in volta scelgono quello per cui “dobbiamo” indignarci. Tutte (o quasi) cause sacrosante che improvvisamente divengono “emergenze nazionali”, sulle quali si richiedono leggi speciali, sulle quali il parlamento vara “importanti misure” (con effetti nulli o dannosi) e che dopo sei mesi spariscono dalle cronache, soppiantate dalla emergenza successiva. Giocano con le nostre emozioni e noi ci caschiamo sempre. In un paese civile, con mezzi di informazione onesti e buoni legislatori, il problema della violenza domestica si sarebbe affrontato con razionalità e ci sarebbero delle misure per prevenirlo e per reprimerlo. Senza bisogno di campagne di stampa e di fiumi di inchiostro. Perché se è serio e grave il problema dei deboli picchiati ed uccisi dai più forti è altrettanto importante il problema di un potere che di dice ogni giorno su che cosa dobbiamo indignarci oggi e, guarda caso, mai ci viene detto di indignarci contro gli abusi del potere.
Posted on: Mon, 09 Sep 2013 21:25:31 +0000

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