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La storia del tabacco Il tabacco fa la sua prima comparsa nella nostra storia a partire dalle esplorazioni di Cristoforo Colombo in America: le popolazioni locali, come i Maya e i Pellerossa, ne facevamo quotidianamente e largamente uso, masticandolo, annusandolo o fumandolo all’interno di apposite pipe. Per questi indigeni, il fumo acquistava un significato prettamente religioso: infatti, essi ritenevano che in questo modo si rendesse omaggio al dio Balan, responsabile di temporali e delle condizioni meteorologiche in generale. Una volta che i coloni ne fecero la scoperta, il tabacco si diffuse in Europa come una moda bizzarra ed originale, riservata ad un circolo di persone molto ristretto; la moda dilagò per tutto il continente quando Jean Nicot (a cui si deve il nome “nicotina“) fece dono a Caterina De Medici della pianta di tabacco comprensiva di semi, diffondendosi anche in Italia quando fu introdotta dai Cardinali Santa Croce e Tornabuoni l’ora dedicata al fumo. Nel XVII secolo, in Inghilterra, in Francia e in seguito anche negli altri paesi europei, il tabacco divenne un vero e proprio vizio di molti, con l’insorgere dei primi monopoli sul prodotto, fino a che nel 1650 venne inaugurato “il ballo del tabacco“. Verso la fine del secolo, il fumo arrivò a conquistare anche la popolazione femminile, incitando alcune dame a fondare il cosiddetto “Ordine della Tabaccheria“. Il XVIII secolo segnò l’inizio degli abusi legati al consumo di tabacco. A partire dal 1700 infatti, alla pianta vennero attribuite proprietà terapeutiche per malanni più o meno gravi: peste, polmonite, ulcera, epilessia, ma anche carie dentali, emicrania, nausea e giramenti di testa. Sembrava che il tabacco, nelle sue varie forme di utilizzo, fosse in grado di curare le patologie o quanto meno di alleviarne i sintomi. Cominciando a fumare per ogni piccola necessità fisica, la dipendenza da tabacco si fece strada velocemente. Inizialmente i fumatori incalliti prediligevano le pipe e i sigari al sapore definito “dolciastro” della classica sigaretta. L’origine della diffusione della sigaretta viene tradizionalmente fatta risalire alla guerra di Crimea, quando affondò un carico di pipe costringendo i marinai ad escogitare un nuovo stratagemma per poter fumare, avvolgendo il tabacco in involucri di carta. La dipendenza da tabacco accrebbe notevolmente nel Primo Dopoguerra, quando lo stress dilagante schiavizzò al vizio un numero sempre crescente di persone e cominciarono ad insorgere le prime rivendite specializzate. Tuttavia, fu dopo la Seconda Guerra Mondiale che l’abuso di tabacco si espanse a livelli inauditi, con la nascita dei primi tabelloni pubblicitari e degli stereotipi dell’uomo duro e della donna in carriera, più forti con la sigaretta in bocca. Verso la fine del Novecento nei paesi ancora sottosviluppati si diffuse l’amara abitudine dello sfruttamento minorile all’interno delle piantagioni di tabacco, al fine di soddisfare a costi contenuti le incessanti richieste per i ritmi di produzione. Nel frattempo, diverse ricerche mediche portarono alla luce i terrificanti effetti del fumo, sia attivo sia passivo, sulla salute e vennero divulgate alle soglie del 2000 le prime leggi contro il fumo nei locali pubblici ed in presenza di donne incinte e bambini, nonché le prime campagne di sensibilizzazione per incitare a smettere di fumare i miliardi di soggetti dipendenti nel mondo.
Posted on: Sat, 31 Aug 2013 09:30:54 +0000

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