La tempesta di fuoco nel cuore della notte I ruderi della scuola - TopicsExpress



          

La tempesta di fuoco nel cuore della notte I ruderi della scuola Torquato Tasso, con via XX Settembre sullo sfondo VIDEO Bombe su Torino Settant’anni fa la notte più lunga All’una e mezza il rombo degli aerei inglesi. Distrutto l’apparato produttivo e industriale MAURIZIO LUPO Un ronzio potente, che si muta in rombo sordo, sorprende dal cielo la collina di Torino, in piena notte. Di qui cala improvviso e violento sulla città, da Sud-Est a Nord-Ovest. La percorre con devastanti tuoni in successione. Percuotono subito il parco del Valentino, mitragliano il ponte Isabella sul Po. Quindi mirano al centro storico e alle aree industriali. Tempeste di schegge, mattoni e vetri di palazzi sbriciolati si fondono e s’irradiano letali, in un turbine di fuoco. La prima esplosione uccide all’1,33 del 13 luglio 1943. Altre detonazioni di pari potenza si sovrappongono quasi senza interruzioni. Nei 72 minuti successivi cadranno 763 tonnellate di bombe, prima le dirompenti che squarciano tetti e finestre, polverizzano edifici, seguite dal mare di fiamme di quelle al fluoro, che cremano ciò che resta. È una furia rovente, pianificata per allontanare i soccorsi con abbacinanti muri di calore. A colpire sono oltre 250 aerei bombardieri di tipo Lancaster, Wellington, Stirling e Halifax, decollati dall’Inghilterra. Non cercano solo obiettivi militari. Vogliono terrorizzare l’antica capitale, ancora abitata da oltre metà dei residenti: 338 mila, il 48,5 per cento, sono sfollati. Ma chi è rimasto è stato sorpreso nel sonno. Le sirene d’allarme urlano quando le bombe già infieriscono a pioggia anche su monumenti, palazzi, chiese e scuole, compresa quella che ispirò a Edmondo De Amicis il libro «Cuore». Uccidono 792 torinesi e ne feriscono 914. Scoperchiano persino le bare interrate nel cimitero generale. La difesa antiaerea è tardiva e vana: abbatte solo 13 bombardieri. La loro incursione si concentra sui quartieri nordorientali, quelli industriali. Gli ordigni cadono a macchia di leopardo. Il fragore delle esplosioni e il bagliore degli incendi è avvertito a decine di chilometri. Gli inglesi picchiano duro. «Gangsters» del cielo, li maledirà «La Stampa», l’unico giornale che uscirà il giorno dopo. Mentre il quotidiano rivale, «La Gazzetta del Popolo», tace ferito. L’alternanza di bombe dirompenti e di ordigni incendiari, compresi bidoni di benzina e fosforo, sviluppa incendi spaventosi, fonde cavi elettrici, telefonici, l’asfalto delle strade. Trasforma in insidie esplosive i tubi del gas e annichilisce quelli dell’acqua. Per tutta la notte i roghi bruciano indomiti. La città è colpita dalla periferia al centro. Il suo apparato produttivo è sconvolto. Nel quartiere Barriera di Milano sono lesi gravemente gli stabilimenti Ceat, Gilardini e la Fiat Grandi Motori. A Regio Parco brucia la Manifattura Tabacchi, a Borgo San Paolo la Viberti, a Vanchiglietta la Schiapparelli, a Borgo Vittoria la Superga, la Wamar, la Cimat, le officine Savigliano e Fiat Ferriere. È la guerra. Ma quello che i superstiti non perdonano è lo scempio sulla città storica, senza valore strategico. Le piazze Castello, San Carlo, le vie Roma, Garibaldi e Po sono mutilate. È sventrato il Palazzo Chiablese, dove era nata nel 1851 la Regina Margherita. Colpiti l’Ateneo, il Duomo, le chiese di San Domenico e Santa Teresa, quella di Madonna di Campagna, con i rifugiati del borgo vicino. Decine di vittime vengono estratte da cantine prossime alla chiesa di San Gioacchino. Per estinguere gli incendi saranno necessari 1100 interventi dei Vigili del Fuoco, giunti anche da Vercelli, Alessandria, Novara, Asti, Cuneo, Aosta. Avvolti da fumo acre, scaveranno per 10 giorni fra le macerie, alla ricerca di superstiti e dei dispersi.
Posted on: Sat, 13 Jul 2013 13:37:17 +0000

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