La vergogna dei veleni della Terra dei fuochi arriva a - TopicsExpress



          

La vergogna dei veleni della Terra dei fuochi arriva a Bruxelles Domani vertice in Commissione. Quando un pm disse: qui va evacuato tutto DI LUCA MARCONI Domani è un giorno importante per la Terra dei fuochi, la zona tra le province di Napoli e Caserta dove ogni giorno bruciano rifiuti tossici. Il caso dei veleni che inquinano le falde e i terreni del nostro territorio arriva a Bruxelles. Don Maurizio Patriciello, il sacerdote ecologista, e l’oncologo Antonio Marfella porteranno sul tavolo della Commissione Petizioni di Bruxelles l’appello-denuncia del vescovo di Acerra Angelo Spinillo. Ecco perché Parallelo41 vi propone un articolo apparso ieri, a pagina 8 sul Corriere del Mezzogiorno, a firma di Luca Marconi, che ben documenta l’allarme ambientale nella Terra dei fuochi. Ringraziamo Luca Marconi e il Corriere del Mezzogiorno. “Ma come faccio a fare questa benedetta prevenzione quando l’aria, l’acqua e la terra sono avvelenati? Spesso mi sento come un “medico in trincea” che cura persone che stanno in guerra senza saperlo, rimediando (solo) ai danni della guerra, senza poter far niente per fermarla”: è lo sfogo di un medico di famiglia di Frattamaggiore, Luigi Costanzo. Uno dei tanti che posseggono dati bollenti su l’incidenza delle malattie oncologiche nei giovani, stanchi di pianti e funerali. “È necessario agire”, continua, “scendere in campo anche con “gesti estremi”. Fino a quando permetteremo ai vari ministri di offendere la nostra terra, i nostri assistiti, il nostro operato? E bisogna fare presto e fermare questo scempio in tutti i modi “pacifici” possibili prima che qualcuno… per la disperazione, sia costretto a scegliere “comportamenti estremi di autodifesa””. A prestare ascolto a questi medici ci sono soprattutto i cronisti di “Avvenire”, da anni. Che invitano invece alla calma: “Non dobbiamo assomigliare a chi combattiamo”, “L’Italia è una”, dice ad esempio Pino Ciociola a tutti. Se a Terzigno due anni fa sono stati anche sparati fuochi d’artificio nel tentativo di fermare la discarica del Parco del Vesuvio – e sono stati malmenati persino autisti che dicevano di “appartenere a..” – allora quel che pronostica il medico di base è già possibile, tra un funerale ed un altro, soprattutto se non si risolve il mistero del perché, i roghi tossici della Terra dei Fuochi (sempre più ampia) non vengono fermati nemmeno quando i ministri all’Ambiente o alla Salute sono in visita in Campania. Perché questa rabbia? Quasi una discarica al giorno sequestrata (ieri era a Benevento) oppure ettari di coltivazioni avvelenate (ancora, di nuovo, a Caivano: pomodori “pronti per essere raccolti”): è un “bollettino di guerra”(così è intitolato il blog dell’attivista ecologista Alex Iacuelli, che ha portato volontari a ripulire il Vesuvio) mai attenuato dal sempiterno scontro polemico tra luminari meglio accreditati presso istituzioni ed enti pubblici ed altri medici di base (Isde) più sensibili, sul famoso “nesso di causalità” tra l’incidenza record di tumori, leucemie e malformazioni in Campania ed i milioni di tonnellate di veleni industriali interrati, finiti in discariche ordinarie o abusive oppure bruciati nelle campagne ancora pericolosamente fertili. Tutti i giorni. Anche durante le presenze di ben quattro ministri: l’ex Balduzzi, Cancellieri, Orlando e la Lorenzin che hanno, tutti, annunciato indagini epidemiologiche subito dopo aver provocato proteste per aver riferito alla stampa, tutti, il solito mantra (mal) suggerito nelle stanze del potere: i tumori “dipendono dagli stili di vita campani”. Del pericoloso Pcb della ditta Caffaro di Brescia che secondo il pentito Vassallo e la magistratura è stato sparso nelle campagne di mezza Campania, se ne trovano tracce in terra, fiumi, laghi e mare. La condanna per gli imprenditori Pellini più due carabinieri per aver spacciato rifiuto tossico per ammendante è del mese scorso. Ad Orta di Atella, un “campo minato” tra rivoli di percolato tossico tra le colture e mucchi di amianto ed altri curiosi bidoncini, i comitati disegnano vere e proprie mappe di sopravvivenza, indicando i campi più avvelenati. Le recenti morti per tumore e leucemia di due bambini di otto anni (Capodrise) e venti mesi (Caivano) fanno tremare: “Sono tornata a casa, a Marcianise, ma ho paura”, lo sfogo raccolto dalla rete prima, dai tg poi, di una giovane madre di qui. E se Brescia o Seveso sono state ripulite dei veleni, lo stesso Pcb 118, in tempi record e con migliaia di analisi individuali, per la Campania, per un’area avvelenata di tre milioni di abitanti, i dati allarmanti che pure ci sono (Apat 2005, Combo 2008, Sebiorec) sembrano sistematicamente rimossi. La domanda è: quali interessi stanno coprendo i luminari prezzolati? Una risposta può venire da un vecchio video (2009) ancora in rete in cui l’ex assessore regionale Ganapini racconta (tra l’altro) un’aggressione subita in piazza del Gesù; e forse anche dalle diecimila tonnellate di amianto ed altri rifiuti speciali contenuti in sacche siglate “Enel” che, nel novembre 2008, furono trovati nella nuova discarica, militarizzata, delle cave di Chiaiano, oggi sequestrata. Oltre che da molte, troppe inchieste che attestano il rischio perla salute: Adelphi (1993), Greenland (2002), Re Mida (2003), Cassiopea (2003),Eldorado (2003), Mosca (2004), Terra Madre (2006), Dirty Pack (2007), Carosello(2008). “Riguardano tutte lo smaltimento di rifiuti tossici. Ministro Lorenzin, questi non sono “stili di vita””, dice Roberto Saviano sul suo blog. Ed un altro cronista che va a sporcarsi le mani sui campi contaminati, Antonio Crispino (Corriere.it), commenta: “Io ricordo la Commet di Frattaminore. Per anni ha “smaltito” rifiuti che classificava come “veicoli fuori uso non contenenti componenti pericolose”, ma erano oli minerali di lubrificazione, percolamenti di carburanti, Pcb, fanghi di abbattimento polveri, veleni che si accumulano nei tessuti adiposi di animali e umani producendo alterazioni. Era il 2007. Nessuno diede peso alla cosa. Oggi sappiamo che questo sistema ha portato nelle nostre campagne rifiuti della Siderurgica di Udine, dalla Ferriera Valsabbia e la Faeco di Brescia da cui la Commet prelevava i rifiuti tossici”. Ma l’elenco è infinito: le pecore ed i 50 pg di diossina nel latte di Acerra; i cavolfiori al toluene a Caivano; le zucchine alla diossina, cromo, rame e zinco a Giugliano; i pozzi con Pcb ad Acerra; un pezzo di autostrada costruita con amianto a Pomigliano, un lago artificiale di Pcb a San Giuseppe, Casalnuovo e il “giallo”dell’inceneritore Ramoil sempre attivo… Il pm della Dda Cesare Sirignano ha già detto: “Siamo arrivati ad un tale punto di pericoloso degrado che sarebbe opportuno pensare ad un’evacuazione delle popolazioni residenti”. Mentre ha parlato anche di razzismo Donato Ceglie, pm dell’inchiesta Madre Terra: “Nelle mie intercettazioni i trafficanti di rifiuti (del Nord) dicevano: questi campani sono abituati a vivere nella merda e nella nostra merda li facciamo crepare”. Ma l’Italia è una. Tant’è che lunedì don Maurizio Patriciello, assieme all’oncologo dell’Isde Antonio Marfella, vola a Bruxelles, alla Commissione Petizioni della Commissione Europea, dove porterà l’appello, o meglio, l’Sos scritto dal vescovo di Acerra, Angelo Spinillo, al presidente del Parlamento europeo Martin Shulz, perché qualcuno intervenga per salvare i seicentomila abitanti della Diocesi dalle malattie dei veleni, un duro atto d’accusa nei confronti della politica “collusa”. E ci sono richieste di sollecitazioni: per il ministero degli Interni, supplicato di “garantire il controllo e il presidio del territorio, diurno e notturno, con azione di intelligence per risalire dagli sversamenti a chi ha sversato”; per la Giustizia: pene più severe per chi sversa e reati imprescrivibili; per l’Ambiente: si blocchi il flusso in ingresso in Campania dei rifiuti industriali; l’Agricoltura: garantisca la salute con prodotti no food sulle terre contaminate; per la Salute: faccia un numero congruo di analisi sulle persone. I segnali che arrivano dal governo, però, non sarebbero incoraggianti secondo il Mov 5 Stelle, che all’articolo 41 del cosiddetto “decreto delfare” trova una virgola che impone un’interpretazione della norma in favore delle imprese inquinanti: “Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione”. Mentre la Regione annuncia (ieri l’assessore all’Ambiente Romano) “un ddl sulla prevenzione e la lotta al fenomeno incontrollato dell’abbandono dei rifiuti e della pratica dei roghi illegali, frutto di lavoro congiunto con il prefetto Cafagna” con 5 milioni a sostegno delle “azioni delle comunità locali per il controllo del territorio”. Cosa dovranno fare i Comuni, le ronde? Sono decine di migliaia le firme portate a Bruxelles da don Patriciello e Marfella, che intanto ne sta raccogliendo nuove centinaia su un’altra proposta: i 2 milioni di euro “rubati” dai consiglieri regionali della Campania “con rimborsi assurdi” finanzino il Registro dei Tumori bocciato dal governo proprio perché sarebbe costato un milione, la metà di quanto hanno rendicontato, per coiffeur e balocchi, gli onorevoli della mai più Campania Felix.
Posted on: Sun, 07 Jul 2013 21:28:13 +0000

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