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Labbazia medievale come centro di produzione culturale Lo scriptorium medievale L’abbazia nel Medioevo ebbe un ruolo fondamentale a cui oggi dobbiamo enorme riconoscenza. Furono soprattutto le biblioteche delle grandi abbazie, molte sorte ben prima dell’anno Mille, a conservare manoscritti di inestimabile valore che permisero anche in tempi cupi e difficili la sopravvivenza di una produzione culturale che altrimenti non sarebbe arrivata fino ai giorni nostri. Certo, il dominio completo esercitato dalla Chiesa per interi secoli rese tale produzione a senso unico eliminando tutte quelle voci “fuori tema” che altrimenti avrebbero inquinato non solo la forma ma anche la sostanza del messaggio Cristiano, tuttavia è necessario riconoscere l’importanza dell’azione di conservazione e preservazione perché si sia mantenuta viva una coscienza altrimenti destinata a cadere nell’oblio perenne. Nei secoli discutibilmente considerati buii (oggi comunque il Medioevo si riscatta grazie all’opera degli storici a dimostrazione del fatto che non tutto fu così oscuro) gli unici centri di produzione culturale furono proprio le biblioteche delle numerose abbazie che vennero edificate in Europa. Non potremmo in questa sede menzionarle tutte, sarebbe una lunga lista non vi è dubbio, però non si possono tacere alcune di loro, anche quelle di casa nostra, che furono tra le primissime a sorgere in un periodo travagliato e minacciato spesso dal vuoto di potere e dal forte disagio sociale a causa della stagnazione economica. L΄abbazia, perciò, assume un ruolo primario che nessuno riesce a contrastare per lungo tempo. Furono in particolare le abbazie benedettine e quelle sorte in età carolingia a rendersi protagoniste della grande formazione libraria che portò alla nascita di immense biblioteche. E in quel luogo “sacro” del sapere del mondo cristiano emergono le figure dell’amanuense e del miniatore che negli scriptoria di tutta Europa trascorrono gran parte del loro tempo dando vita ad autentici capolavori che ancora oggi possiamo ammirare. Vale, perciò, la pena ricordare alcune delle maggiori abbazie della cristianità, sorte prima o dopo l’anno Mille ma che hanno avuto un compito fondamentale nella diffusione della cultura dell’epoca. A loro, come già detto sopra, un sentimento di riconoscenza è d’obbligo. Antica incisione del complesso di Montecassino L’abbazia di Montecassino per il suo patrimonio culturale è tra le maggiori in assoluto. Fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia, l’abbazia benedettina subì varie incursioni e fu distrutta in alcune occasioni (nel 577 per mano dei Longobardi, nell’883 a causa dei Saraceni, nel 1349 quando un forte terremoto sconvolse il territorio circostante e ancora nel 1944 in seguito ad un violento bombardamento alleato durante la Seconda Guerra Mondiale). Monteccassino è conosciuto per essere un centro culturale vivissimo grazie all’azione dei suoi abati. Essi crearono e valorizzarono le biblioteche e gli archivi che conservarono alcuni degli esempi e delle testimonianze di maggiore raffinatezza e ricchezza relative alle scuole scrittorie e miniaturistiche. Proprio nell’abbazia, inoltre, si possono ancora ammirare i Placiti Cassinesi, i primi documenti ufficiali scritti in volgare italiano (960-963) e gli altrettanto preziosi Incunaboli. Grazie al suo abate più illustre, Desiderio, divenuto sucessivamente Papa Vittore III, la chiesa fu ricostruita completamente, affrescata e ornata con mosaici. Tutto ciò fu compiuto in un periodo relativamente breve per l’epoca tra il 1066 ed il 1071 commissionando i lavori, tra gli altri, a mosaicisti giunti da Bisanzio. Secondo la Chronica Monasterii Casinensis l’abate Desiderio non badò a spese per arricchire l’abbazia anche perché Montecassino viveva della riscossione delle decime dei tanti villici che abitavano i vasti territori sotto la giurisdizione dell’ordine benedettino. Disegno di Francesco Corni del complesso di Bobbio Meno di un secolo più tardi sorge non lontano da Piacenza, lungo l’Appennino, l’abbazia di Bobbio, conosciuta anche col nome di San Colombano poiché fu il monaco irlandese a fondarla nel 614. Sotto il suo ordine (Colombano fu uno dei maggiori artefici della diffusione del monachesimo irlandese ed il suo ordine poi sarà assimilato da quello benedettino) l’abbazia di Bobbio diventerà una Montecassino del Settentrione poiché resa celebre dallo scriptorium. Nel 982 l’abbazia conterà oltre 700 codici con alcuni dei manoscritti più importante in lingua latina. Colombano visse un periodo di travaglio politico e religioso in seguito all’arrivo dei Longobardi in Italia. Le dispute legate a quella che la Chiesa condannò come eresia, l’Arianesimo, costrinsero Colombano a misurarsi con le autorità locali e con le minacce di distruzione della sua comunità. Morto dopo solo un anno dalla fondazione di Bobbio, i re Longobardi Arioaldo e Rotari contrastarono duramente la regola di San Colombano, tuttavia intorno al 628 un certo Bertulfo di Metz, monaco dell’ordine medesimo, riuscì ad esentare l’abbazia dalla giurisdizione episcopale che divenne soggetta alla protezione della Santa Sede. Di lì a poco la comunità di Bobbio fu assimilata alla regola bendettina. I monaci di Bobbio divennero conosciuti nel tempo per il loro costante dedicarsi agli studi e alla scrittura. Lo scriptorium, come già detto, fu tra i più importante in assoluto. Nel periodo tra il VII e il IX sec. Bobbio fu il principale centro di produzione libraria del Nord Italia. Vennero prodotti codici manoscritti miniati su pergamena di notevole particolarità vista l’introduzione di uno stile diverso per le miniature grazie al prezioso contributo dei monaci irlandesi che a Bobbio si insediarono. Le coperture dei codici, inoltre, furono spesso realizzate in oreficeria. Antica incisione dellabbazia di Cluny La congregazione di Cluny nata in Borgogna nel 909 divenne celeberrima nel corso dei secoli per essere stata un ordine potentissimo. L’abbazia di Cluny incarnò lo spirito di indipendenza assoluta rispetto al potere dei vescovi in età feudale affermandosi come un potere nel potere. Un sistema di priorati sottomessi al potere centrale di Cluny stessa (i cluniacensi si ispiravano alla regola di Benedetto d’Aniane, il secondo Benedetto) permise all’ordine di godere di un periodo di lungo splendore che venne meno intorno alla fine dell’XII sec. Dei numerosi abati che si succedettero nel corso del tempo, Cluny diede anche un papa, Gregorio VII (1073-1085), a testimonianza dell’importanza di questa abbazia. Altri abati furono uomini di stato con cariche diverse e sempre di notevole rilevanza. Per essere conosciuta da tutto il mondo cristiano furono decise, soprattutto nell’XI sec., alcune riforme strutturali dell’abbazia stessa con la costruzione di una nuova chiesa affinché i tanti fedeli riuniti a Cluny potessero trovar posto. Nel 1088, infatti, fu iniziata la costruzione di Cluny III per opera dell’abate Ugo (Cluny II era sorta tra il 948 ed il 981). Nell’organizzazione della regola basata sui priorati (Cluny creò una sorta di federazione in cui gli amministratori delle sedi minori erano i deputati dell’abate di Cluny respondendo direttamente alla casa madre), era certo che la il solo lavoro fisico non poteva bastare. L’ideale con cui era nato e si era sviluppato il monachesimo occidentale era stato rivisitato dalla stesso Benedetto d’Aniane che sosteneva la necessità della preghiera, la laus perennis. A ciò si aggiunsero successivamente le consuetudines, ossia particolari norme elaborate dalla regola stessa. L’ordine, pertanto, si distinse come “congregazione” all’interno della regola benedettina. Fu anche per questo che Cluny divenne nel corso del tempo un ordine “intellettuale” che spesso suscitò invidie e polemiche. La sua biblioteca fu tra le più importante di tutta la Francia e subì un saccheggio nel 1562 da parte degli Ugonotti, i protestanti francesi, che ispirati dal pensiero di Giovanni Calvino decisero la distruzione di numerosi manoscritti (anche di inestimabile valore) in segno di protesta contro la Chiesa cattolica. Cluny fu poi devastata nuovamente nel 1790 durante la Rivoluzione Francese. Antico disegnodellabbazia di Cîteaux Altra grande abbazia, sorta alla fine dell’XI sec. con la nascita dell’ordine cistercense, è quella di Cîteaux in Borgogna. Non fu un caso che il movimento cistercense trovasse diffusione non lontano da Cluny (a circa 100 km), poiché Cîteaux rappresenta il ritorno dell’ideale cristiano del pauperismo, ossia un’aspettativa di vita più sobria in contrasto con l’eccessiva ricchezza del sistema di priorati cluniacensi. I cistercensi si ispirarono alla regola di San Benedetto di Norcia nell’ora et labora che fu seguita fedelmente come già nei secoli passati da numerosi monasteri benedettini. L’abbazia di Cîteaux divenne il simbolo di un’autentica “esplosione” tanto che ad inizio XIII sec. (poco più di cent’anni dalla costituzione della regola) l’ordine contava oltre 500 monasteri. Tra i maggiori diffusori della regola non si può non citare Bernardo di Chiaravalle che nel 1115 all’età di 25 anni era già abate dell’abbazia di Clairveaux. La grande biblioteca di Cîteaux arrivò ad annoverare fino a 10.353 codici. L’inventario fu eseguito durante il periodo della Rivoluzione prima che ne fosse fatto scempio, tuttavia quelli che si salvarono sono oggi custoditi nella biblioteca municipale di Digione. Bottiglia di Clos de Vougeot Una curiosità relativa all’abbazia di Cîteaux è legata alla produzione del vino detto Borgogna. Nasce proprio nelle terre dell’abbazia laddove verrà delimitato, recintato e sfruttato il Clos de Vougeots, uno dei vitigni più famosi al mondo. Già nel XIII e XIV sec., infatti, il Borgogna è conosciuto per essere il miglior vino al mondo grazie alle tecniche di vinificazione adottate dai monaci nel loro celier (cantina) e nella loro cuverie (luogo ove avviene la vinificazione). E’ giusto, infine, ricordare alcuni degli artefici della grande produzione culturale che portò, per esempio, alla formazione di raccolte di libri. Ciò avviene soprattutto in età carolingia quando con la relativa calma che l’Europa conosce sotto il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, le abbazie benedettine hanno la possibilità di svilupparsi e moltiplicarsi. Vennero create delle vere e proprie scuole di bibliotecari che della gestione dei libri facero il loro mestiere. Due figure affascinanti e fondamentali di questo “periodo glorioso” sono quelle dell’amanuense o copista e del miniatore. Antica incisione raffigurante un amanuense Nel caso dell’amanuense, il servus a manu latino, la sua giornata era vissuta principalmente nello scriptoriun, laddove trascorreva ore ed ore trascrivendo e copiando testi più antichi. Tale figura divenne di importanza assoluta all’interno delle grandi abbazie tanto che si affermò (è il caso di dirlo) un mercato concorrenziale tra le abbazie stesse per aggiudicarsi i migliori amanuensi (e i migliori miniatori). L’amanuense era un intellettuale ante-litteram perché la trascrizione o copia di un testo o di un codice più antico non si limitava semplicemente a questo. Era assai diffusa tra gli amanuensi l’attività di interpretazione o esegesi del testo. Ciò implicava la conoscenza del latino in forma completa con una sintassi che fosse appropriata all’opera in questione. Fu, comunque, anche per tale motivo che con l’affermarsi degli amanuensi nacque la figura del correttore, ossia di chi si dedicava alla correzione del testo qualora vi fosse stata qualche dimenticanza o imprecisione da parte dell’amanuense. Codice miniato di Kells (Irlanda), inizio sec. IX Fu la scuola bizantina (almeno all’inizio) con la diffusione del monachesimo a coltivare la figura del miniatore che divenne centrale negli scriptoria delle abbazie dell’Alto Medioevo. Lo stile figurativo acquisì valore mentre la realtà percepita dai sensi perdette di interesse. Metafora del mondo transcendente, le immagini che si svilupparono ebbero il compito di insegnare e di far ricordare. La miniatura è il colore applicato al capolettera da un copista o scrivano. Chi miniava e chi copiava o trascriveva, tuttavia, non erano la stessa persona. La miniatura si basava spesso su pigmenti propri che non avevano nulla a che fare con quelli della trascrizione del testo. Le due figure erano separate pur andando di pari passo per lunghi secoli. Notevoli furono anche le scuole dei monasteri irlandesi e carolingi. Raffinatissime le miniature irlandesi così come di altrettanta qualità e di svolta stilistica quelle carolingie.
Posted on: Thu, 25 Dec 2014 08:01:20 +0000

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