Le sette sorelle[modifica | modifica sorgente] Mentre su dati - TopicsExpress



          

Le sette sorelle[modifica | modifica sorgente] Mentre su dati gonfiati ed enfatizzati si fondavano certezze di ripresa industriale, la reale situazione evidenziava un fabbisogno petrolifero piuttosto inquietante, cui lesiguo prodotto di Cortemaggiore non poteva affatto sopperire. Ma i rapporti con le compagnie statunitensi, che di fatto detenevano un monopolio di fornitura sullEuropa occidentale, si erano incrinati non molto tempo addietro ed erano divenuti tesi per via della recente legge petrolifera, perciò il prodotto importato costava caro e non sempre era di buona qualità (richiedendo quindi una maggiore e più costosa lavorazione). Mattei, che non amava sottostare a limiti imposti e dunque non se ne imponeva egli medesimo, studiò a fondo i comportamenti commerciali delle principali compagnie del settore e decise che in fondo non gli mancava nulla per gettarsi nella competizione sul mercato dellapprovvigionamento. Egli cercò quindi di far entrare lAgip nel Consorzio per lIran, il cartello delle sette principali compagnie petrolifere del tempo, creato per far tornare sui mercati il petrolio iraniano dopo la conclusione della Crisi di Abadan e la deposizione di Mohammad Mossadeq[39]. Entrando nel Consorzio per lIran lAgip avrebbe ottenuto quellaccesso diretto alla materia prima che le mancava, ma la richiesta di Mattei fu respinta. Se le concorrenti si erano riunite in un cartello, che Mattei battezzò delle sette sorelle, lEni poteva ben muoversi da indipendente, cercando nuovi accordi e nuove alleanze commerciali per svincolare lItalia dal ricatto commerciale straniero. Mattei cercò allora il rapporto diretto con lo Scià di Persia e la NIOC ottenendo una concessione a condizioni particolarmente favorevoli per lIran, ma attirandosi in tal modo linimicizia del cartello delle sette sorelle. Altre porte trovò pregiudizialmente sbarrate, sinché ebbe notizia di essere oggetto di una campagna di discredito ordita a sua insaputa da parte delle sette sorelle e decise di ponderare meglio e più accuratamente la sua azione. Elenco delle sette sorelle al tempo di Mattei: Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso (poi Exxon negli USA) e in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil; Stati Uniti Royal Dutch Shell, Anglo-Olandese; Regno Unito Paesi Bassi Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum (BP); Regno Unito Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusa con la Exxon per diventare ExxonMobil; Stati Uniti Texaco, successivamente fusa con la Chevron per diventare ChevronTexaco; Stati Uniti Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, ora ChevronTexaco; Stati Uniti Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Stati Uniti La spia della riserva[modifica | modifica sorgente] « Se in questo paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina » (Enrico Mattei a Vittorio Valletta) Il fabbisogno petrolifero cresceva man mano che crescevano le industrie, e in Italia lAgip non trovava altri giacimenti. Unazione di approvvigionamento diretto diveniva ogni momento più necessaria, ma visti i casi precedenti, occorreva far sì che non si ripetessero gli errori di ingenuità e che in qualche modo lEni fosse anche lo Stato (avesse cioè un rango capace di mettere fuori gioco le battutistiche definizioni che lo dipingevano come un petroliere senza petrolio), e anche uno Stato (fosse cioè autonomo e non legato alle decisioni governative o al supporto logistico-tecnico statale). Il primo accorgimento fu quello di farsi accompagnare dal beneplacito dellopinione pubblica, cui avrebbe poi raccontato il memorabile paragone del gattino: « Una ventina di anni fa ero un buon cacciatore e andavo molto spesso a caccia. Avevo due cani, un bracco tedesco e un setter, e, cominciando allalba e finendo a sera, su e giù per i canaloni, i cani erano stanchissimi. Ritornando a casa dai contadini, la prima cosa che facevamo era dare da mangiare ai cani e gli veniva dato un catino di zuppa, che forse bastava per cinque. Una volta vidi entrare un piccolo gattino, così magro, affamato, debole. Aveva una gran paura, e si avvicinò piano piano. Guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò una zampina al bordo del catino. Il bracco tedesco gli dette un colpo lanciando il gattino a tre o quattro metri, con la spina dorsale rotta. Questo episodio mi fece molta impressione. Ecco, noi siamo stati il gattino, per i primi anni… » (Enrico Mattei, 23 marzo 1961) La storiella suscitò una simpatia per luomo, un risveglio di orgoglio nazionale e un principio di antiamericanismo che gli garantirono un appoggio in patria dinanzi al quale sarebbe stato difficile negare lappoggio governativo alle sue iniziative. La seconda mossa fu la fondazione di un quotidiano, Il Giorno, cui delegare limmagine e la comunicazione del gruppo. A questo si affiancarono nel tempo anche due agenzie di stampa. Se la politica aveva i suoi megafoni, anche Mattei li aveva. E a fianco allinformazione, allestì una struttura diplomatica impressionante, con lapertura di numerosissimi uffici di rappresentanza (e uffici stampa) che operavano come consolati dellazienda italiana e i cui titolari erano rispettati come ambasciatori; questi preziosi inviati operavano quindi anchessi nellinformazione, a tuttaltro livello. Si è detto che lEni si fosse dotata anche di una rete di informatori le cui attività sarebbero state più prossime a quelle delle spie che non ai compiti classici degli advisor; si è pure avanzata lipotesi che i servizi segreti italiani avessero garantito importanti forme di collaborazione; sta di fatto che se ciò fosse accaduto -e non se ne ha prova- si sarebbe trattato di un ulteriore adeguamento dellazienda italiana alle consuetudini delle sette sorelle, delle quali è provato da esse stesse (che produssero documentazione spionistica anche al governo italiano[senza fonte]) che abbiano avuto importanti attività di intelligence. Il terzo passo fu unaccurata selezione dei paesi interlocutori, stavolta scelti fra quelli più poveri, coi quali avrebbe potuto giocare la carta della comunanza di difficoltà economica e della franchezza di rapporti. Rispetto alle nazionalità delle sette sorelle, inoltre, lEni rappresentava un paese non colonialista (o almeno non noto come tale) e la duttilità di Mattei in trattativa, insieme allesperienza maturata ai tempi in cui era rappresentante (ebbe a raccontare egli stesso), gli consentiva di presentarsi con produttiva apertura negli stati del Medio Oriente cui offriva una prospettiva di rilancio e royalty (e condizioni giuridiche circa la proprietà dei suoli e dellestratto) assai più interessanti di quelle delle sette sorelle. Questa favorevole apertura, del resto, corrispondeva a un suo radicato ideale di capitalismo etico, sviluppato negli anni di Milano, dei salotti della Cattolica, per il quale interpretava il suo ruolo come doverosamente soggetto a un incontestabile principio di equità sostanziale. Era lora della politica estera. Lapertura al nucleare[modifica | modifica sorgente] Comprendendo limportanza sempre crescente dellapprovvigionamento energetico per lo sviluppo economico nazionale, a partire dal 1957 Mattei, parallelamente allimpegno per le risorse petrolifere, iniziò a considerare lo sviluppo dellENI verso lenergia nucleare. Con capitale misto ENI (75%) e IRI (25%) venne costituita la SIMEA, con a capo [[Gino Levi Martinoli]], mentre Mattei diveniva presidente dellAGIP Nucleare e iniziarono i lavori per la costruzione della Centrale elettronucleare Latina. La nuova società acquistò il 31 agosto 1958 dagli inglesi della NPPC (Nuclear Power Plant Co.) un reattore nucleare a grafite e uranio naturale, che era teoricamente reperibile ovunque a differenza delluranio arricchito che era necessario importare dagli USA, e in soli quattro anni venne costruita e completata la centrale; il primo test completo di reazione nucleare nella centrale avvenne il 27 dicembre 1962, due mesi dopo la morte di Mattei.[40] Con una potenza di 210 MW costituiva a quel tempo la più grossa centrale nucleare europea e poneva lItalia terza nel mondo, dietro a USA e Inghilterra.[41] Sempre nellottica di garantirsi una indipendenza delle fonti energetiche Mattei prese anche liniziativa di creare entro lENI una società di prospezioni e ricerche minerarie - la SoMiREN (Società Minerali Radioattivi Energia Nucleare) - allo scopo di potersi garantire una fornitura direttamente controllata di uranio da giacimenti esistenti sul territorio italiano o estero.[42] La nuova società trovò in Italia il giacimento di Novazza e altre minori mineralizzazioni uranifere in Val Maira. Il governo ombra di Mattei[modifica | modifica sorgente] Attraverso Il Giorno, Mattei preparò il terreno allavventura trans-mediterranea, insinuandovi gradatamente sempre più ampi e decisi cenni allapertura verso i paesi africani e del Medio Oriente, coi quali solidarizzava per leventuale passato coloniale e ai quali apriva una porta (senza precedenti) per rapporti paritari, riconoscendo loro rango e dignità di stati veri, non più di entità di seconda categoria. Mattei e Abderahim Bouabid, ministro dellEconomia del Marocco, firmano laccordo petrolifero del 1958 Riuscì a coinvolgere in queste sue aperture molti dei famosi democristiani della Cattolica, e attraverso questi ne raggiunse anche di altre correnti e provenienze, democraticamente tutti ponendoli in imbarazzo nei confronti dellalleato statunitense. Amintore Fanfani dovette inventarsi il termine di neoatlantismo[43] per rivestire di una qualche accettabile coloritura filosofico-politica quello che di fatto era uno sganciamento netto, e di importante contrasto, con gli interessi delle sette sorelle. Del resto, il governo ordinario della Repubblica si trovava spesso a dover in pratica rincorrere e spesso giustificare, non senza affanno per entrambe queste prestazioni, la condotta irruente e disorientante dellottimo cittadino, il quale non agiva in base a direttive politiche, ma le suscitava. Afferma in proposito Cacace: «la forza di Mattei si dilata sino al punto che diventa quasi impossibile per i governi in carica assumere iniziative di politica estera senza il suo consenso».[44] Iniziò infatti la fase delle corse in taxi, come egli stesso ebbe a definirle: intervistato su alcuni finanziamenti dellEni al Movimento Sociale Italiano, essendo sorto il dubbio che unimpresa statale così importante fosse eventualmente caduta in mano a un filo-fascista, Mattei candidamente rispose che usava i partiti allo stesso modo di come usava i taxi, «salgo, pago la corsa, scendo». Del come li finanziasse non parlò, poiché avrebbe dovuto rivelare che occultando in bilancio i guadagni dellente (soprattutto quelli del metano), era riuscito a creare una quantità di fondi neri impressionanti. Con questi effettuava tutte le operazioni che non sarebbe stato possibile effettuare scopertamente, quindi in pratica corrompeva, comprava servizi dordinario non comperabili, sebbene la giustificazione addotta fosse che si trattava di un lobbismo contrapposto allaltrettanto oscuro lobbismo delle sette sorelle, ma stavolta condotto nellinteresse del Paese e supportato dalla benedizione di personaggi di cristallina distanza da simili traffici come La Pira.[45] Si è detto, ma senza riscontri, che fu grazie ai fondi neri che fece approvare dal Parlamento una legge con la quale lEni diventava di fatto un organismo (di impervia definibilità) autorizzato a disporre delle concessioni in Italia e provvisto di carta bianca per le concessioni allestero. Una legge davvero su misura per lEni, o più correttamente, per Mattei. Poi, quasi legibus solutus per legge, partì. Con pazienza ricostruì i rapporti con la turbolenta Persia, ne allestì con lostica Libia, ex-colonia contro la quale lItalia aveva anche combattuto guerre, stabilì un contatto importantissimo con lEgitto, autorevole e pressoché unico interprete del mondo arabo, e trattò col Re di Giordania al modo in cui si tratta con un sovrano (rispetto, al tempo, non abituale da parte dei petrolieri anglosassoni). Fedele a un suo intimo convincimento che gli suggeriva di comprendere i problemi dellinterlocutore prima di contattarlo, si arrischiò non poco a ingerirsi nei rapporti fra lAlgeria e la Francia, che con fatica ancora la teneva per colonia. Altrettanto con la Tunisia, il Libano e il Marocco, Mattei si occupò, non richiesto, dei loro problemi interni e internazionali, arrivando per giunta a proporre una sorta di ente trans-nazionale che potesse pacificarli, rappresentarli nei loro rapporti col mondo occidentale e offrire loro protezioni commerciali. Si è detto che lOPEC abbia poi tratto più duna ispirazione da quelle proposte di Mattei.[senza fonte] Fu una vera campagna di attacco al fronte mediterraneo, condotta con velocità e con la contemporanea presenza in più punti dellarea, a volte ai limiti dellubiquità, grazie alla modernissima e scintillante flotta di aerei ed elicotteri dellEni, superiore per mezzi e qualità degli stessi alla flotta governativa. Fu con la Persia, con il giovane scià Mohammad Reza Pahlavi, occidentalizzato quanto bastava per aprire allantichissimo impero le porte della comunicazione internazionale, che ebbe le prime concessioni. A paragone del lavoro diplomatico intessuto per ottenerle, la montagna aveva partorito un topolino, trattandosi di concessioni di scarsissimo valore tecnico e probabilmente la loro lavorazione sarebbe stata antieconomica. Però erano le prime concessioni che venivano assegnate a un ente non allineato con le sette sorelle e, più che rompere il ghiaccio, si era trattato di infrangere un tabù. A titolo di curiosità, si nota che nella cornucopia di offerte presentate al trono di Teheran, si potevano trovare anche non meglio definite disponibilità ad arrangiare un matrimonio combinato con la (forse ignara) Maria Gabriella di Savoia figlia del Re di Maggio Umberto II di Savoia, onde avvicendarne la triste e sterile Soraya che, crudeltà del business e della legge salica, era stata una delle più sincere sostenitrici a corte della causa di Mattei. Lo stiracchiato accordo persiano, va detto, nasceva in un contesto assai caotico, con lo scià impegnato a difendere lo scettro contro movimenti rivoluzionari dei quali non si è smentito che ricevessero finanziamento (e forse armamento) da governi occidentali di paesi con compagnie petrolifere del cartello delle sette sorelle. Queste pragmaticamente trattavano con pari affezione i sostenitori dellimpero così come i rivoluzionari e gli altri oppositori, purché, par di poter concludere, comunque il petrolio persiano potesse finire in Gran Bretagna. La morte violenta di taluni dignitari e di alcuni funzionari tecnici persiani (alcuni addirittura strangolati con le mani) tendenzialmente favorevoli a unapertura italiana, fu segnale alquanto esplicito della determinazione degli avversari e della loro capacità di infiltrazione. Del resto, pare ormai di comune accezione che solo grazie alla CIA sia stato possibile il colpo di Stato del 1953 (vedi operazione Ajax), che rovesciò il Primo Ministro Mohammad Mossadeq (che aveva nazionalizzato la compagnia petrolifera Anglo-Iranian Oil Company) e consentì allo scià di rientrare in patria e riassumere il comando. Ciò malgrado, pur dibattendosi fra problemi di miseria e sottosviluppo da un lato, e istanze teocratiche dallaltro (con la pressione del clero degli ayatollah), e avendo quindi sempre costante necessità di un appoggio fermo e potente come quello statunitense, lo spirito intimamente nazionalista di Pahlavi gli suggeriva di avvicinarsi alloutsider italiano, con il quale, si è da molti sospettato, avrebbe discusso a fondo di eventuali prospettive per alleggerirsi del peso del colonialismo economico occidentale. Che Mattei abbia effettivamente affrontato di questi temi con lo scià non è provato, ma i fatti paiono proprio non escluderlo. Mattei, di suo, non smentì mai lillazione, con questo confortando le operazioni che consolidavano il mistero sulla sua immagine di presunto occulto mediatore politico internazionale. Alcune posizioni dello scià sembravano coincidere con alcune visioni di Mattei, (auto) inviato, e oltre alla lotta al colonialismo economico, parrebbe che anche lidea di fortificare nella regione uno Stato come la Persia, capace di frapporsi ai due blocchi (statunitense e sovietico) in reciproca avanzata, in posizione adatta a favorire uneventuale aggregazione dei popoli arabi e musulmani, sia stata ben più che condivisa da Mattei. La via del petrolio, in ogni caso, sebbene con modalità di imprevista complicazione, era stata aperta. Altri paesi avrebbero presto interpretato limperiale avallo come una preventiva autorevole validazione dellinterlocutore, e le concessioni si sarebbero presto sovrapposte alle concessioni. Ministro degli esteri del suo proprio governo aziendale, in trasferta Mattei parlava di politica internazionale per procacciare petrolio allItalia. In patria, invece, rintuzzava gli attacchi che gli venivano rivolti a titolo talvolta più vendicativo che non combattivo. Come per il sopraddescritto progetto di costruzione della poi realizzata centrale nucleare di Borgo Sabotino, a poca distanza da Latina, cui lEni - ormai senza più vincoli di oggetto sociale né di compiti distituto - partecipava in cordata con altre imprese (ma fu lunica criticata). Il risultato fu che, con notevole aggravio di costi e di dilazione nei programmi, i tempi del progetto nucleare vennero a diluirsi per effetto delle polemiche interne, secondo larte antica e mai in obsolescenza della curiale dialettica italiana, per poi scomparire a seguito della nazionalizzazione e conseguente nuova organizzazione di produzione e vendita dellenergia elettrica tramite lENEL, la società di monopolio statale. Ma lEni poteva a sua volta vendicarsi, ed è probabilmente con questa condizione danimo che fu richiesta e ottenuta la rappresaglia. Essendo appunto titolare di un potere ancora poco dipendente da quello politico, Mattei chiese e ottenne la revisione della legge mineraria,[senza fonte] per poter operare in Sicilia, dove ottenne concessioni e trovò altro petrolio. La Sicilia sarebbe stata unimportantissima vittoria interna, che Mattei avrebbe sfruttato con toni da alcuni definiti populistici, al fine di imporre la sua visione eticizzante della missione delle imprese di Stato. Proprio in Sicilia avrebbe poi tenuto un famoso comizio (ché tale era divenuto, in luogo del previsto discorso di inaugurazione) il giorno stesso della sua morte, discorso-comizio che giustamente Rosi ha ricostruito con ampiezza nel suo film, correttamente riportandone i toni - ormai consueti - di romantico riscatto dalla miseria, dallemigrazione, dallumiliazione straniera. Ribaltando invece le non meno vibranti polemiche sui rapporti che lEni intratteneva con la Libia sotto la copertura di una società minore, obbligando il governo italiano a patteggiamenti di varia natura con il suo omologo locale, ottenne una potenzialmente importante concessione nei deserti di quello Stato che pareva giustificare ipso facto il machiavello adottato, lasciando senza argomenti i detrattori (e senza concessione le sette sorelle). La capacità di brandeggio della politica italiana fece di Mattei un vero governante nellombra e ci si domanda, senza potersi dare agevole responso, quale sia stata e come sia inquadrabile leffettiva situazione di potere in quel frangente, quando il responsabile di unazienda di Stato (e per questo - sebbene sui generis - una sorta di dipendente statale, della cui onestà di fondo, peraltro, non si è mai dubitato) comandava sulla parte politica dello Stato (che controllava con ogni mezzo, anche con quelli meno ortodossi) decidendo per essa gli indirizzi nazionali. Incidente od omicidio?[modifica | modifica sorgente] Lincidente nel quale Mattei perì fu, almeno temporalmente, preceduto da alcuni accadimenti che, a posteriori, taluni hanno inteso interpretare come espressivi presagi. A proposito dellAlgeria, Mattei aveva pubblicamente dichiarato che non avrebbe accettato le pur allettanti concessioni sul Sahara se non quando quello Stato avesse finalmente raggiunto lindipendenza. Ciò contrastava con una proposta appena ricevuta da parte delle sette sorelle, che disperatamente cercavano di coinvolgere lEni in una politica comune, ritenendo che tutto il polverone italiano fosse stato sollevato al fine di barattare migliori condizioni commerciali. Con la sua sortita, Mattei aveva invece messo in ulteriore difficoltà il cartello antagonista, obbligandolo implicitamente a schierarsi per la Francia o contro, per gli indipendentisti o contro, per la prosecuzione del colonialismo economico o contro di esso. E un qualsiasi sbilanciamento in questo senso delle sette sorelle avrebbe meccanicamente schierato anche il governo statunitense.[senza fonte] Ricevette perciò, una missiva dellOrganisation armée secrète (OAS), un organismo armato francese ufficialmente clandestino (che comunque almeno in quella fase mostrava di avere interessi coincidenti con quelli governativi), che senza grandi perifrasi gli preannunciava le possibili funeste evoluzioni di una sua eventuale pertinacia nellappoggiare il Fronte di liberazione algerino. Le minacce, i cui tempi e modi di trasmissione erano stati accortamente studiati, ebbero leffetto di preoccupare Mattei, che non poté nascondere i suoi crucci alla moglie e al capo della sua scorta, un fidato amico partigiano; questi immediatamente creò un ulteriore cordone di sicurezza attorno al dominus dellEni, distanziandone la scorta ufficiale composta di poliziotti e carabinieri (e agenti del SIFAR, quantunque Mattei controllasse anche questo) e frapponendovi una squadra di altrettanto fidati amici dei tempi della Resistenza.[senza fonte] L8 gennaio 1962 Mattei era atteso in Marocco per linaugurazione di una raffineria, ma il pilota del suo aereo personale, accorgendosi di una lievissima sfumatura sonora da uno dei reattori, scoprì un giravite fissato con del nastro adesivo a una delle pareti interne del motore. Lepisodio, classificato come banale dimenticanza dei tecnici, poteva con una certa probabilità provocare una sciagura con la seguente dinamica: il calore del reattore avrebbe sciolto il nastro, il cacciavite risucchiato sarebbe finito nel reattore stesso, che sarebbe esploso senza lasciar traccia delloggetto, potendo il tutto poi apparire come un incidente motorio[senza fonte]. In realtà il cacciavite era inserito nella parte di scarico del motore e non avrebbe potuto danneggiarlo[senza fonte]. Tra la fine del settembre dello stesso anno e linizio del mese successivo, Mattei ricevette Leonid Kolosov, capo-centro del KGB sovietico per lItalia settentrionale, il quale gli segnalò che contro la sua persona erano in corso progetti di neutralizzazione.[senza fonte] Lasciando la moglie per partire per la Sicilia, il 26 ottobre 1962, Mattei la salutò - secondo alcune ricostruzioni[senza fonte]- dicendole che poteva anche darsi che non sarebbe tornato. La sera del giorno dopo[46], il 27 ottobre, il Morane-Saulnier MS-760 Paris I-SNAP su cui stava tornando a Milano da Catania, precipitò nelle campagne di Bascapè (un piccolo paese in provincia di Pavia) mentre durante un violento temporale era in avvicinamento allaeroporto di Linate. Morirono tutti gli occupanti: Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista della testata Time–Life, incaricato di scrivere un articolo su Mattei.[47] Secondo alcuni testimoni, il principale dei quali era il contadino Mario Ronchi (che in seguito ritrattò la sua testimonianza), laereo sarebbe esploso in volo. Le indagini svolte dallAeronautica militare italiana e dalla Procura di Pavia sullipotesi di attentato, si chiusero inizialmente con unarchiviazione perché il fatto non sussiste. In seguito, nel 1997, il ritrovamento di reperti che potevano ora essere analizzati con nuove tecnologie, fece riaprire le indagini giudiziarie. Queste stavolta si chiusero con lammissione che laereo «venne dolosamente abbattuto», senza però poterne scoprire né i mandanti, né gli esecutori. In particolare, unanalisi metallografica dellanello doro e dellorologio indossati da Mattei, predisposta dal perito prof. Donato Firrao (professore ordinario di Metallurgia e dal 2005 preside della Prima Facoltà di Ingegneria presso il Politecnico di Torino[48]), dimostrò che gli occupanti dellaereo furono soggetti a una deflagrazione. Nellaereo si è certificato che venne inserita una bomba stimata in 150 grammi di tritolo posti dietro al cruscotto dellapparecchio che si sarebbe attivata durante la fase iniziale di atterraggio,[49] attivata forse dellaccensione delle luci di atterraggio o dallapertura del carrello o dai flap. Il sostituto procuratore Vincenzo Calia, che aveva riaperto il caso, sulla base delle sue risultanze si spinse ad affermare che «lesecuzione dellattentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dellente petrolifero di Stato».[50] Lonorevole Oronzo Reale ha affermato che il mandante dellomicidio di Mattei era stato il suo ex braccio destro allENI Eugenio Cefis, che pochi mesi prima era stato costretto alle dimissioni dallo stesso Mattei quando questi si sarebbe reso conto che Cefis era manovrato dalla CIA[senza fonte]. Pochi giorni dopo lattentato Cefis fu reintegrato nellENI come vicepresidente e successivamente ne divenne presidente stesso. Cefis non fu mai incriminato ufficialmente. Sulla vicenda è stato girato il film Il caso Mattei di Francesco Rosi e sono stati scritti diversi libri. Enrico Mattei è sepolto a Matelica (MC), città in cui ha vissuto a lungo e dove tuttora risiede parte della sua famiglia. Instancabile lavoratore, gli unici momenti di relax se li concedeva andando nei weekend nel suo buen retiro in Alto Adige, ad Anterselva, dove aveva un maso affacciato sul lago senza luce elettrica e men che meno telefono. Sul lago di Anterselva, che era di sua proprietà, si dedicava alla pesca delle trote, sua vera passione. Raggiungeva lAlto Adige facendosi accompagnare col suo aereo aziendale al piccolo campo volo di Dobbiaco. Nel suo buen retiro di Anterselva ospitò numerosi ministri del petrolio di paesi arabi, nonché lo scià di Persia e lallora consorte Soraya. Post mortem[modifica | modifica sorgente] Secondo molti osservatori, la vicenda di Mattei non si concluse con la sua morte, anzi avrebbe avuto echi e conseguenze di variegata natura, nellimmediato come a lungo termine. Innanzitutto va detto che lincidente di Bascapé impedì di perfezionare un accordo di produzione con lAlgeria, indubbiamente un legame in potenza contrastante con gli interessi delle sette sorelle. Inoltre, alcune delle persone che ebbero a che fare con Mattei e con linchiesta sullincidente morirono in circostanze misteriose. Il caso più noto è certamente quello del giornalista Mauro De Mauro, il quale si era mostrato assai disponibile a fornire a Francesco Rosi, autore del noto film, materiale (probabilmente nastri magnetici audio) ritenuto di estremo interesse per la ricostruzione dei fatti che il regista andava raccogliendo come base documentale per la sceneggiatura. Pochissimo prima dellincontro previsto con Rosi, De Mauro (che aveva lavorato anche a Il Giorno) scomparve nel nulla. Ufficialmente considerato un delitto di mafia, il caso De Mauro è riemerso in tempi recenti a seguito delle dichiarazioni di un pentito, Tommaso Buscetta, il quale lo poneva in collegamento con la morte di Mattei e suggeriva che anche lincidente di Bascapé fosse stato un favore reso dalla mafia a ignoti, forse stranieri. Per combinazione, la maggior parte degli investigatori che si occuparono della scomparsa di De Mauro, tanto della Polizia quanto dei Carabinieri, effettivamente morirono a loro volta assassinati dalla mafia; il più famoso fra loro era il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nel frattempo divenuto prefetto di Palermo, e la stessa fine toccò al vicequestore Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile della stessa città. Curiosamente, una delle ultime opere di Pier Paolo Pasolini fu un romanzo dal titolo Petrolio. Lo stesso Pasolini si interessò molto alla figura di Mattei, ma anche e soprattutto al mistero della sua morte. Nell’autunno del 1962, poco dopo la morte di Mattei, il direttore de Il Giorno, Italo Pietra ed iI corrispondente da Mosca Marcello Uboldi ottennero un’intervista con il primo segretario del PCUS, Nikita Sergeevič Chruščёv. Durante il colloquio, in presenza dell’incaricato del ministero degli esteri Zamjatin e di un interprete, Chruščёv fu categorico nel dire ai due italiani che “il caro amico dell’Unione Sovietica Enrico Mattei” era stato certamente assassinato nonostante i ripetuti avvertimenti che gli aveva fatto giungere tramite il suo amico Luigi Longo allora segretario del PCI, avvertito a sua volta da Giancarlo Pajetta che aveva ricevuto la segnalazione direttamente da Chruščёv stesso. Negli anni successivi il giornalista Nantas Salvalaggio ha confermato di essere stato messo al corrente dai due colleghi de Il Giorno della convinzione ostentata da Chruščёv.[senza fonte] Nel 1986, seguendo di poco unespressiva sortita del capo del SISMI, lammiraglio Fulvio Martini, e nello stesso senso, Fanfani parlò apertamente dellincidente come di un abbattimento, definendolo forse il primo atto di terrorismo aeronautico in Italia. Il 7 Agosto 2012, una sentenza della Corte DAssise di Palermo stabilisce definitivamente che lomicidio De Mauro è stato voluto da mandanti occulti, a causa di ciò che il giornalista aveva scoperto riguardo alla natura dolosa dellincidente in cui era stato vittima Enrico Mattei. Cui prodest?[modifica | modifica sorgente] Visto che si trattò di attentato, come la nuova indagine giudiziaria, iniziata nel 1997 e conclusa nel 2005, dimostrò, moventi davvero non mancavano a nessuno fra i più reputati operatori del settore. Che le sette sorelle potessero trarre ragione di sollievo dalla morte di Mattei è, più che ovvio, quasi sottinteso: lunico concorrente in grado di metterle in difficoltà le aveva costrette a rivedere tutti gli accordi, compresi quelli già correnti, dopo il suo ingresso in questo terribile mercato. Le perdite (in realtà, i minori introiti) ascrivibili a Mattei superavano il bilancio medio di uno Stato medio, e per molto meno si fanno anche guerre. La tradizionale vicinanza delle sette sorelle con il governo degli Stati Uniti, non consente di escludere che organizzazioni come la CIA possano aver giocato un loro ruolo. La CIA, impegnata in una fase cruciale della guerra fredda, esattamente nei giorni in cui si chiudeva la crisi dei missili di Cuba, avrebbe avuto quindi anche altre buone ragioni per eliminare Mattei, che con la Russia aveva allestito una linea commerciale (rompendo lembargo politico): oltre a dare un monito a chi avesse inteso fare affari con Mosca, avrebbe potuto inviare con lattentato unespressiva ingiunzione anche alla stessa capitale sovietica, impegnata nel braccio di ferro missilistico, disturbandola nel suo approvvigionamento finanziario-energetico. E per altro verso, come a posteriori dichiarerà il generale De Paolis amico di Mattei, si intravedono diretti avvertimenti in alcuni interventi politico-giornalistici di poco precedenti, divulgati dalla stampa statunitense, con i quali si rimproverava allItalia di esser venuta meno a impegni di lealtà derivanti dallAlleanza Atlantica, dal diktat e addirittura dallarmistizio di Badoglio. Su altri versanti, dalla Francia lOAS aveva buoni motivi per frapporsi allevoluzione politica algerina cui tanto Mattei andava contribuendo. Intanto la morte di Mattei impedì, come si è detto, il perfezionamento di un importante accordo. Inoltre venne meno una voce che ispirava alla popolazione come ai notabili locali la frattura con Parigi, facendo loro intravedere spiragli di beneficio derivabili dalleventuale gestione diretta delle risorse petrolifere, al momento condizionate, se non proprio governate, dalla Francia. Occorre notare che a più riprese sono state formulate ipotesi riguardanti anche eventuali moventi interni, italiani, autoctoni. Nel 1962 Mattei non era solo lago della bilancia del potere italiano, era proprio il potere; era il titolare monarchico di uno Stato interno allo Stato, che quantunque agente per conto dello Stato (e non si ha motivo di dubitare che davvero intimamente e sinceramente così fosse), era antitetico allo Stato in quanto lo controllava (solleticandolo nellattitudine alla corruttela) e lo surrogava (sollevandolo dallonus di attribuirsi un indirizzo economico, programmatico e di relazioni estere). A ogni modo, chiunque sia stato il mandante, pare ormai alquanto probabile che lesecuzione sia stata affidata a esperti locali, e che la casalinga mafia abbia quindi prestato il suo braccio (non è dato sapere in cambio di cosa) offrendo appetibili servizi i cui potenziali acquirenti erano numerosi.[senza fonte] Filmografia[modifica | modifica sorgente] 1972. Il caso Mattei, con Gian Maria Volonté, Luigi Squarzina, Peter Baldwin, regia di Francesco Rosi 2000. Processo al silenzio: il mistero della morte di Enrico Mattei, di Claus Bredenbrock e Bernhard Pfletschinger (Köln, Arte G.E.I.E., 58’) 2003. Soraya, con Anna Valle, Erol Sander, regia di Lodovico Gasparini 2009. Enrico Mattei - Luomo che guardava al futuro, con Massimo Ghini e Vittoria Belvedere, regia di Giorgio Capitani 2009. Potere & Petrolio: Enrico Mattei, regia di Fabio Pellarin Televisione[modifica | modifica sorgente] 2001. Blu Notte - Misteri Italiani: Il caso Enrico Mattei, di Carlo Lucarelli. Onorificenze[modifica | modifica sorgente] Onorificenze italiane[modifica | modifica sorgente] Grande Ufficiale dellOrdine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande Ufficiale dellOrdine al Merito della Repubblica Italiana «Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri» — 2 giugno 1957[51] Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere del lavoro Onorificenze straniere[modifica | modifica sorgente] Bronze Star Medal (Stati Uniti) - nastrino per uniforme ordinaria Bronze Star Medal (Stati Uniti) — 5 maggio 1945 Note
Posted on: Sun, 17 Nov 2013 21:18:38 +0000

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