Lia Celi: Gli ultimi veri serial killer d’America. Racconto - TopicsExpress



          

Lia Celi: Gli ultimi veri serial killer d’America. Racconto estivo (parte quarta) liaceli/2013/07/gli-ultimi-veri-serial-killer-damerica-racconto-estivo-parte-quarta/ Morgue Bar, SKS Building, Palm Springs, California «Cucù, sono il serial killer!» ripeté l’Orco. I colleghi si scompisciavano sulla sedia. La Vedova Scarlatta si tamponava cautamenta con un kleenex gli angoli degli occhi sottolineati dal kajal color peccato. «E sentite questa» disse, riprendendo fiato. «Ho fatto la cazzata più clamorosa per una mariticida seriale. Ho sposato un fottuto mormone con otto mogli che mi ha intestato una polizza chiaramente fasulla. E l’ho ucciso lo stesso! Otto mogli, otto interviste in esclusiva a otto canali tivù, otto figure di merda da costa a costa per me!» Il suo riso nervoso declinò in una raffica di singhiozzi sincopati. «Nicht lacrime, Liebelei» le disse il Salsicciaio. «Io piango a secco, Fritz. Ho imparato a Hollywood.» «Atesso ich rakonta.» Il Salsicciaio fece un gesto per chiedere la massima attenzione e cominciò: «Ho fisto qvesto racazzino bellino come ancelo. Ho atirato lui in mia Haus…» «E?» domandarono in coro gli altri. «Impafagliato und inkatenato lui in mia stanza insonorizzata…» «E poi?» «Iolallaillilallaillilallaillilaioooo!» gorgheggiò il Salsicciaio. «Sei ore filate di jodel und tanz di gallo cedrone! Poi io lasciato lipero lui, aveva piccola faccia di pazzo più ankora di te, Orko. Komisch!» «Grande Fritz. Ma lo Scuoiatore dov’è?» chiese l’Orco, incupito. Braccio della morte del super carcere di Jarrett, Virginia Lo Scuoiatore si era presentato come l’unico parente del condannato. Gli fu concessa una visita di un quarto d’ora. Non avrebbe assistito al Grande Barbecue. I posti con vista-sedia erano tutti prenotati dai familiari delle vittime. Quando lo Scuoiatore arrivò alla sua cella, Nasini stava congedando il prete. «Faccia buon uso di questo memoriale, reverendo,» gli disse solennemente consegnandogli un plico. «Dissuaderà tanti giovani dall’imboccare la mia strada di perdizione.» Il sacerdote si allontanò benedicendolo. Nasini strizzò l’occhio allo Scuoiatore. «Quel dossier è la mia campagna autodenigratoria,» sussurrò. «I miei estratti conto e le mie ultime analisi del sangue. Il pubblico saprà che il serial killer è un pezzente e che i nasi contengono un sacco di colesterolo. Come si dice “Presidente ce l’hai nel culo” in pakistano?» Lo Scuoiatore gli porse fra le sbarre una bustina di polvere bianca. «Il Presidente ti manda un regalino d’addio.» Nasini si strinse nelle spalle: «Non mi serve. A elettrizzarmi fra qualche secondo ci penserà il boia. Dàlla a lui quella roba. E’ in crisi da surménage da quando il Governatore corre per la rielezione.» «C’è un altro regalo per te. Da parte dei ragazzi.» E lo Scuoiatore gli passò con discrezione un pacchettino di carta stagnola. Nasini lo aprì e si illuminò tutto. «A patata. Che tesori…» disse, commosso. Addentò con delizia il naso tagliato di fresco, ne inghiottì metà a occhi chiusi e ripose il resto nell’involto. «Lo finisco dopo,» bisbigliò. Lo Scuoiatore gli allungò una profumata busta rosa. «E’ una lettera della Vedova.» Nasini l’aprì esultante. «Il segreto della scopata mortale! Diceva che me l’avrebbe svelato solo se finivo sulla sedia.» Lesse e scoppiò in una sonora risata. «Donne!» esclamò. «Facevo bene a ucciderle. Adesso vai, vecchio. Ah, aspetta. Posso sapere di chi è il naso?» «Non si dice. E’ un regalo.» «Dài, sto per morire.» «Anch’io.» Fece per andarsene. Poi si voltò. «Una mia vicina a Topeka. Ethel Pipkin. Comunque di naso glien’è rimasto un bel po’». Presidenza della SKS, SKS Building, Palm Springs, California «Bravi. Bel gesto.» Il Presidente era un uomo disperato. Squadrò la Vedova, il Salsicciaio, l’Orco e lo Scuoiatore, muti, in piedi, davanti alla scrivania coperta di avvisi di fallimento. Erano le ultime persone rimaste nel SKS Building. All’entrata avevano incrociato i gemelli Zhou, l’apprendista pakistano e un pugno di immigrati variopinti che uscivano imprecando agitando pugnali, pistole e seghe elettriche. Alla vista dei quattro yankee erano esplosi in una babele di insulti. «Dopo tutto quel che la SKS ha fatto per voi», soggiunse il Presidente con un pianto rabbioso nella voce. «In un mese avete distrutto tutti. Non ci avete guadagnato nulla e avete tolto la speranza a dei poveracci. Me compreso. Gli Zhou si metteranno a cucire borsette, Alì si riciclerà col kebab, ma io, un colletto bianco, che farò?» «Ha provato come contabile della mafia?» azzardò la Vedova. «Hanno i computer. L’informatizzazione della contabilità fu l’ultima decisione di John Gotti prima di finire in galera. E’ lui che mi ha mandato a spasso. Così ho deciso di fondare la SKS.» L’Orco del Tennessee fece scrocchiare le falangi delle mani. «Questo significa che per anni ho preso ordini da un lurido guappo?» «E io, che per anni ho dovuto far da balia a uno scimmione dixie schizofrenico?» rimbeccò il Presidente piccato. L’Orco stava per saltargli alla gola. 4/Continua (da Gulliver, luglio 1997)
Posted on: Wed, 03 Jul 2013 05:55:41 +0000

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