Lo Yom Kippur, la guerra ed il potere della deterrenza Gilad - TopicsExpress



          

Lo Yom Kippur, la guerra ed il potere della deterrenza Gilad Atzmon, 18 Settembre 2013 Lo Yom Kippur è coinciso con il 40° anniversario della omonima guerra Arabo-israeliana. Una guerra che colse Israele totalmente di sorpresa. Nei primi giorni del conflitto sia l’IDF (Israeli Defence Force, esercito israeliano), che l’IAF (Israeli Air Force, aviazione israeliana), furono sconfitti ed umiliati. Moshe Dayan, il leggendario ministro della difesa israeliano, lamentò ad alta voce la distruzione del 3° Tempio e secondo svariate fonti di intelligence, Israele si ritrovò vicina ad usare l’opzione Sansone: un attacco nucleare contro l’Egitto. Ma né gli Egiziani né i Siriani avevano alcun piano che contemplasse il gettare Ebrei nelle acque del mare. I loro obbiettivi militari erano infatti ben più limitati: liberare le terre occupate da Israele nel 1967. Gli Egiziani cercarono di garantirsi una stretta testa di ponte sul Canale di Suez mentre i Siriani speravano di liberare le Alture del Golan, od almeno parte di esse. Spinti da uno stress pre-traumatico, i generali dell’esercito israeliano si ritrovarono a deformare questa operazione araba congiunta come fosse l’emergere di una nuova Shoah. Conseguentemente, perlomeno per i primi giorni della guerra, finirono nel panico ed esaurirono in modo pericoloso ed inutile forze ed approvvigionamenti militari. Quando si giudica la politica attuale di Israele, penso si debba tenere a mente che l’attuale guida politico-militare israeliana proviene da livelli medio-bassi dei ranghi che avevano il comando in quella guerra di 40 anni fa. Nel 1973, Benjamin Netanyahu guidò le forze speciali operative in Siria ed in Egitto; Ehud Barak, allora Tenente Colonnello, guidò un battaglione di carri armati in una delle più cruenti battaglie di tutta la guerra. Moshe “Bogie” Ya’alon, ministro delle difesa israeliano, combatté la guerra da riservista, mentre l’ex capo di gabinetto Gabi Ashkenazi, al tempo della guerra era un soldato di fanteria che combatté nella penisola del Sinai. Non occorre un genio per rendersi conto che le decisioni di questi capi israeliani sono condizionate delle loro esperienze nella guerra del 1973, nella quale videro (erroneamente) sé stessi come gli ultimi difensori di quello Stato di Israele da poco costituito. Come tutti i combattenti israeliani in prima linea in quella guerra, interpretarono l’attacco siriano-egiziano (potente ma limitato) come un possibile genocidio. Come qualsiasi psicologo potrà dirvi, proiettarono sugli avversari Arabi i propri sintomi. E non c’è dubbio che Netanyahu ed il suo governo stiano cadendo nuovamente in quella trappola. Volta dopo volta immaginano che gli Iraniani, i Siriani ed i Palestinesi spinti da istinti omicidi e guidati da gente assetata di sangue (come invece avviene in loro). Nell’ultima settimana, i quotidiani israeliani sono stati riempiti di articoli e di commenti sullo Yom Kippur e sul trauma che non scompare mai. Ynet ed Haaretz riflettono entrambi su quell’evento che ha sconvolto la fiducia di Israele e che ha sfidato, per la prima volta, la sua immagine di onnipotenza militare. Due anni fa mi sono imbattuto in una storia veramente molto interessante pubblicata su Ynet (nell’edizione ebraica). Apparentemente, proprio appena prima che iniziassero le ostilità in quel 6 di ottobre del 1973, Israele divenne consapevole di una grossa spedizione di missili a lunga gittata Scud dalla Russia all’esercito egiziano. Apparentemente, quest’informazione di intelligence frenò Israele da attacchi contro il governo egiziano e le strutture civili delle città egiziane. Scrive Ynet: «Tre giorni dopo, il 9 di ottobre, l’aeronautica militare israeliana (IAF) lanciò una serie di attacchi in profondità sui quartier generali militari a Damasco, con lo scopo di mettere sotto pressione il governo siriano ed i suoi capi. Ci si sarebbe aspettato che lo IAF lanciasse attacchi analoghi sulla capitale egiziana ed invece, nonostante gli iniziali attacchi egiziani e l’incredibile pressione esercitata dall’esercito egiziano sulle forze israeliane dislocate sul canale di Suez, Israele fu cauta. Era paurosa. I capi di Israele, guidati dal Ministro della Difesa Moshe Dayan, rifiutarono ripetutamente il suggerimento dei militari volto a portare attacchi militari in profondità contro l’Egitto. Furono i missili sovietici Scud presenti in Egitto a fare da deterrente e fermare Israele dal condurre tali bombardamenti aerei». Penso che il significato di questo paragrafo sia semplice ma fondamentale per la comprensione di Israele e della sua politica. Israele si è trattenuta dal colpire l’Egitto solo perché consapevole che gli Egiziani avevano i mezzi di ritorsione. In altre parole, i capi di Israele sapevano molto bene che l’Egitto aveva la capacità di infliggere dolore alle città israeliane. Molto probabilmente si resero conto che gli obbiettivi egiziani non avevano nulla a che vedere con un genocidio, ma quanto sopra suggerisce che i nemici di Israele – le nazioni arabe così come l’Iran – devono fare tutto il possibile per possedere quel tipo di armamento che agisca da deterrente su Israele. Perché questa sembra essere l’unica maniera per metter fine alla sua prepotenza senza fondo. Traduzione per EFFEDIEFFE a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita Fonte > Gilad.uk
Posted on: Wed, 18 Sep 2013 17:21:07 +0000

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