Lultima difesa parlamentare e la contestazione pubblica[modifica | - TopicsExpress



          

Lultima difesa parlamentare e la contestazione pubblica[modifica | modifica sorgente] Il nuovo governo ebbe vita tormentata fin dagli inizi. Poco dopo lavviso a Craxi una pioggia di avvisi di garanzia cadde sulle teste dei principali leader politici nazionali. Il PSI venne travolto dalle inchieste; la sua dirigenza fu letteralmente decimata e perse la guida del governo dopo la mancata firma del presidente Scalfaro al decreto Conso che mirava ad una soluzione politica depenalizzando il finanziamento illecito ai partiti. Craxi stesso ricevette una ventina davvisi di garanzia e dopo aver accusato la Procura di Milano di muoversi dietro un preciso disegno politico, si presentò alla Camera il 29 aprile del 1993 e in un famoso discorso tuonò: Basta con lipocrisia!; tutti i partiti –secondo Craxi– si servivano delle tangenti per autofinanziarsi, anche quelli che qui dentro fanno i moralisti. La sua linea di difesa fu incentrata sulla tesi secondo cui i finanziamenti illeciti sarebbero stati necessari alla vita politica dei partiti e delle loro organizzazioni per il mantenimento delle strutture e per la realizzazione delle varie iniziative; il suo partito non si sarebbe discostato da questo generale comportamento[77] e, quindi, più che dichiarare sé stesso innocente, Craxi giungeva a sostenere che egli era colpevole né più né meno di tutti gli altri[78]. In altre parole, egli si dichiarò colpevole, anche davanti ai giudici, solo di finanziamento illecito al PSI, ma negò sempre ogni accusa di corruzione per arricchimento personale.[79] Il 29 aprile 1993, la Camera dei deputati negò lautorizzazione a procedere nei suoi confronti provocando lira dellopinione pubblica e facendo gridare allo scandalo numerosi quotidiani. Nella stessa aula, seguirono momenti di tensione, con i deputati della Lega e dellMSI che gridavano ladri ai colleghi che avevano votato a favore di Craxi. Alcuni ministri del governo Ciampi si dimisero in segno di protesta. Craxi contestato fuori dallHotel Raphael Il 30 aprile in tuttItalia si svolsero manifestazioni di dissenso: a Roma circa 200 giovani dellistituto Einstein sostarono in piazza Colonna scandendo slogan contro governo e Parlamento; un altro centinaio protestarono davanti alla sede del PSI in via del Corso; un terzo gruppo, proveniente dal liceo Mamiani, percorse in corteo il centro storico soffermandosi anchesso davanti alla sede del PSI venendo però disperso dalle forze dellordine. Ci furono anche una manifestazione del Movimento Sociale Italiano nella galleria Colonna - seguita da un incontro stampa del segretario Gianfranco Fini per sottolineare limpossibilità di tenere in vita questo parlamento - ed unaltra dimostrazione, tenuta in serata per iniziativa del PDS, la cui riunione di segreteria era stata per loccasione sospesa. Diverse migliaia di persone si radunarono in piazza Navona per ascoltare i discorsi del segretario del PDS Occhetto, di Rutelli e di Ayala: essi tutti avevano incitato i presenti a protestare contro il voto parlamentare a favore di Craxi. Un piccolo corteo, organizzato dalla Lega Nord, sfilò infine da piazza Colonna al Pantheon. In coincidenza con la fine del comizio tenutosi a Piazza Navona, una folla invase Largo Febo e attese Craxi alluscita dellhotel Raphael, lalbergo che da anni era la sua dimora romana. Quando Craxi uscì dallalbergo, i manifestanti lo bersagliarono con lanci di oggetti, insulti e soprattutto monetine e cantilene irridenti[80]. Con laiuto della polizia, Craxi riuscì a salire sullauto e poi lasciò lhotel. Questepisodio, ritrasmesso centinaia di volte dai TG, viene preso come simbolo della fine politica di Craxi.[81]. Egli stesso definì quanto aveva subito una forma di rogo in una intervista a Giuliano Ferrara trasmessa su Canale 5[82]. La fuga ad Hammamet, la latitanza e la morte[modifica | modifica sorgente] Nel corso del 1993 ed a seguito della sua testimonianza al processo Cusani emersero sempre più prove contro Craxi: con la fine della legislatura e labolizione dellautorizzazione a procedere, si fece sempre più vicina la prospettiva di un suo arresto. Il 15 aprile 1994, con linizio della nuova legislatura in cui non era stato ricandidato, cessò il mandato parlamentare elettivo che aveva ricoperto per un quarto di secolo e, di conseguenza, venne meno limmunità dallarresto. La tomba di Bettino Craxi ad Hammamet in Tunisia Il 12 maggio 1994 gli venne ritirato il passaporto per pericolo di fuga[83], ma era già troppo tardi perché Craxi, si seppe solo il 18, era già in Tunisia[84] ad Hammamet, protetto dallamico Ben Alì; già il 4 maggio era stato avvistato a Parigi, dato che inizialmente era intenzionato a chiedere asilo politico alla Francia[85]. Il 21 luglio 1995 Craxi sarà dichiarato ufficialmente latitante[86]. Ci fu anche chi disse già dal 1993, cosa subito smentita, che Craxi volesse candidarsi al parlamento europeo nelle file del Partito Socialista francese.[87] La fuga allestero del leader socialista fu percepita dallopinione pubblica come un tentativo di sottrarsi allesecuzione delle condanne penali inflittegli[88]. Dalla latitanza in Tunisia, con fax e lettere aperte, Craxi continuò a commentare le vicende della politica italiana, perseverando nelle accuse rivolte al PDS e ai giudici di Mani Pulite. Si soffermò anche su alcuni suoi ex sodali, come Giuliano Amato, da lui dipinto come il becchino, in alcuni dei quadri, della cui pittura si dilettò nella parte finale della sua vita. Dallestero, assistette alla fine del PSI, con la divisione dei suoi maggiori esponenti, confluiti in parte nel Polo delle Libertà, in parte nellUlivo, in genere non approvandone spesso le scelte politiche.[89][90] Craxi, secondo quanto dichiarato dai figli, nutriva inoltre la convinzione che i giudici di Mani Pulite fossero stati manipolati da parte di ex comunisti e spinti anche da settori del governo degli Stati Uniti, che volevano un cambio di regime politico dopo la crisi di Sigonella, poiché, anche se non antiamericano, Craxi era considerato troppo indipendente, e approfittarono del finanziamento illecito ai partiti.[91][92][93][94][95] Affetto da cardiopatia, gotta e da molti anni malato di diabete, colpito poi da un tumore a un rene, Craxi morì il 19 gennaio del 2000 per un arresto cardiaco.[96] Lallora presidente del Consiglio e leader dei Democratici di Sinistra Massimo DAlema propose le esequie di Stato, ma la sua proposta non fu accettata né dai detrattori né dalla famiglia stessa di Craxi, che accusò lallora governo di avere impedito al leader socialista di rientrare in Italia per sottoporsi a un delicato intervento chirurgico presso lospedale San Raffaele di Milano (operazione effettuata invece a Tunisi). I funerali di Craxi ebbero luogo alla cattedrale di Tunisi e videro una larga partecipazione della popolazione autoctona. Ex militanti del PSI e altri italiani giunsero in Tunisia per rendere lultimo saluto al loro leader. Le precedenti vicende dellepoca Mani Pulite, ancora vicine, non erano dimenticate dalla folla di socialisti giunta fuori la cattedrale della città tunisina e la delegazione del governo DAlema, formata da Lamberto Dini e Marco Minniti, venne bersagliata da insulti e da un lancio di monete che voleva rappresentare la simbolica restituzione di quanto ricevuto con lepisodio allHotel Raphael[97]. La sua tomba, nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, è orientata in direzione dellItalia[98]. Giudizio storico ed accertamenti giudiziari[modifica | modifica sorgente] Il craxismo tra revisione estetica e rivoluzione modernista[modifica | modifica sorgente] Bettino Craxi pronuncia un discorso Il termine craxismo e craxiano vennero usati per definire, in senso prima dispregiativo, poi storico-politico, la stagione politica di Craxi, ma non furono mai usati dal leader socialista. Egli stesso definiva la sua azione come ispirata al socialismo riformista classico e autonomista, ma ebbe gli elogi, per il patriottismo che si richiamava a Giuseppe Garibaldi, di parti politiche opposte alla sua: il giornalista e storico di destra Giano Accame definì quello di Craxi un socialismo tricolore, ossia un socialismo nazionale, ma di stampo democratico e di sinistra.[99] Nella storiografia più recente è stato evidenziato il nesso che Craxi riuscì a stabilire tra la modernizzazione in atto nella società italiana e la necessità di operare una modernizzazione sia nei partiti sia nelle istituzioni. Questa modernizzazione egli la interpretò, sembra giustamente, nel senso di un rafforzamento della leadership sia allinterno dei partiti sia nellapparato decisionale con una stabilizzazione ed un consolidamento del ruolo del capo del governo. Al primo aspetto si legò lo sforzo di plasmare la struttura socialista in senso «leggero» e progressivamente deideologizzato: un partito agile adatto ad una «guerra per bande», come lo avrebbe definito nel 1987 Gaetano Arfé. Al secondo appartenne una prassi di governo che accentuò molto il ruolo personale e certi elementi di decisionismo appartenuti alla personalità del leader socialista[100]. Il lato negativo del craxismo è che indubbiamente, più di quanto già facevano i partiti concorrenti, accentuò la necessità di procurare risorse al partito per procurare consensi tramite convegni, manifestazioni, ecc. in cui tutte le spese erano a carico del partito; ma ancor più grave fu la deliberata politica di espansione del deficit pubblico per aumentare il benessere immediato dei cittadini, senza tagliare nessuno spreco, lasciando così il conto da pagare alle generazioni future. Sul mutamento introdotto da Craxi nella politica e nella società italiana, vi è chi ha sottolineato come, al di là delle estremizzazioni mediatiche, il craxismo abbia lanciato una generazione di giovani di cui, ancora a ventanni di distanza e dagli opposti fronti degli schieramenti parlamentari, le istituzioni e la gestione della cosa pubblica ancora si avvalgono.[101] Ma il quesito storiografico è se questa spinta modernizzatrice abbia avuto anche un valore in sé, oltre allemersione di una nuova generazione di politici e di amministratori[102]. Secondo alcuni[103] gli anni di Craxi “sono il frutto di quellidea di moderno in cui lindividualismo senza princìpi si sostituisce alle solidarietà tradizionali in crisi”, di cui quel governo seppe solo accelerare la “destrutturazione” senza sostituirvi nuovi valori. Secondo altri[104], invece, “Craxi interpreta le domande di dinamicità di una società che cambia e chiede alla politica di stare al passo”, a differenza di chi vedeva “nei cambiamenti uninsidia, anziché unopportunità”; la teoria - elaborata da Craxi insieme con Claudio Martelli - dei «meriti e bisogni», che fu contrapposta allegualitarismo delle culture politiche allora vigenti, ha fatto da apripista a quella meritocrazia della quale - almeno a parole - oggi nessuno riesce a prescindere[105]. Certo è che dagli anni ottanta parole dordine come governabilità e decisionismo - dopo la deriva degli anni settanta, in cui ogni forma di autorità era osteggiata come potenziale fonte di autoritarismo - sono state successivamente invocate da destra e da sinistra per proporre un approccio modernistico allorganizzazione del sistema-Paese. Vi è stato però chi ha sottovalutato lapporto ideale di tale approccio, rilevando che esso andava incontro ad una pulsione già presente nella politica italiana negli anni cinquanta ed allepoca soddisfatta dallinterventismo in economia del primo Fanfani e dalle ricette solidaristiche e stataliste dei morotei; Craxi avrebbe soltanto aggiornato le soluzioni offerte dalla politica degli anni ottanta, sposando un moderato liberismo economico più in voga nellepoca di Reagan e Thatcher. Da ciò la spiegazione della competizione senza quartiere che si scatenò tra PSI craxiano e sinistra DC per oltre un decennio, vista come deleteria dalla parte più tradizionalista del Paese che vi leggeva il pericolo di un riformismo foriero di un tracollo delle strutture-partito su cui si fondava la democrazia italiana del dopoguerra[106]. Come arma di tattica politica, volta a spezzare il connubio tra democristiani di sinistra e partito comunista che negli anni settanta aveva compresso lo spazio di manovra del PSI, abbandonò la delimitazione dei rapporti politici allarco costituzionale: ricevette Almirante nelle consultazioni di governo[107] e consentì allelezione di un deputato del partito di destra ad un organo parlamentare di garanzia[108]. Vi è stato chi, ventanni dopo, ha ritenuto di leggere da tutto ciò unapertura politica alla destra, anticipando lo sdoganamento di Fini da parte di Berlusconi nel discorso di Casalecchio del 1993[109]. Eppure, una testimonianza circa il ruolo consulenziale che avrebbe svolto Craxi nel 1993 nei confronti dellingresso in politica di Silvio Berlusconi, esclude che nel suo disegno fosse coinvolta la destra post-fascista[110]. Quali che fossero destinati ad essere i suoi orientamenti tattici dopo la rovinosa caduta degli anni novanta, la sua formazione personale e politica restava strategicamente di sinistra[111]: per tutti gli anni ottanta lattenzione per il progresso sociale e le conquiste sociali della sinistra non fu da lui abbandonata[112], se è vero che, ancora ventanni dopo, Massimo DAlema indicava in Craxi uno dei due soli leader (laltro è lui stesso) di partiti di sinistra che abbiano assunto la carica di capo del Governo nei 148 anni dallUnità dItalia[113]; analoga posizione ha assunto Piero Fassino[114]. Le sentenze di condanna[modifica | modifica sorgente] Craxi è stato condannato con sentenza passata in giudicato a: 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo ENI-SAI il 12 novembre 1996[115]; 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese il 20 aprile 1999[116]. Per tutti gli altri processi in cui era imputato (alcuni dei quali in secondo o in terzo grado di giudizio), è stata pronunciata sentenza di estinzione del reato a causa del decesso dellimputato. Fino a quel momento Craxi era stato condannato a: 4 anni e una multa di 20 miliardi di lire in primo grado per il caso All Iberian il 13 luglio 1998[117], pena poi prescritta in appello il 26 ottobre 1999[118]. 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti ENEL il 22 gennaio 1999[119]; 5 anni e 9 mesi in appello per il conto protezione, sentenza poi annullata dalla Cassazione con rinvio il 15 giugno 1999[120]; 3 anni in appello bis per il caso Enimont il 1º ottobre 1999[121]; Craxi fu anche rinviato a giudizio il 25 marzo 1998 per i fondi neri Montedison[122] e il 30 novembre 1998 per i fondi neri Eni[123]. Le prove sulla base delle quali furono emesse le prime sentenze di condanna della vicenda giudiziaria di Craxi, secondo alcuni autori, si incaricheranno di smentire due dei suoi principali assunti difensivi. Il primo era quello secondo cui i reati erano stati compiuti solo per eludere le forme di pubblicità obbligatoria del finanziamento dei partiti, e non in contraccambio di atti amministrativi: in un caso (sentenza ENI-SAI) la sua condanna definitiva fu per corruzione[20], e non solo per finanziamento illecito di partito (ciò spiega linsistenza dei suoi eredi nellattaccare la procedura di quella sentenza dinanzi alla Corte di Strasburgo). Laltro assunto era quello secondo cui i proventi dei reati contestatigli era destinato al partito e non a fini personali; varie sentenze - non passate in giudicato solo per il decesso dellimputato - sostennero in motivazione che Craxi aveva utilizzato parte dei proventi delle tangenti (circa 50 miliardi di lire) per scopi personali (Finanziamento del canale televisivo GBR di proprietà di Anja Pieroni, acquisto di immobili, affitto di una casa in Costa Azzurra per il figlio)[124]; durante le indagini (dopo un fallito tentativo di far rientrare tali proventi in Italia, bloccato dal nuovo segretario del Psi Ottaviano Del Turco) Craxi li versò sul conto di un prestanome, Maurizio Raggio[125]. La lettura di un uso privato dei fondi, ancora assai ricorrente, fu sostenuta da Vittorio Feltri allepoca dei fatti, ma è stata dallo stesso abbandonata più di recente[126] venendo così sostanzialmente a coincidere con quanto sempre sostenuto dai familiari circa lesistenza di conti segreti ascrivibili al solo PSI[127]. Distinguendo tra movente e comportamenti, uno dei giudici del pool anticorruzione di Milano, Gerardo DAmbrosio, sostenne in proposito: «La molla di Craxi non era larricchimento personale, ma la politica»[128]. I ricorsi a Strasburgo contro le sentenze di condanna[modifica | modifica sorgente] Il 5 dicembre 2002 la Corte Europea dei Diritti dellUomo di Strasburgo ha emesso una sentenza che condanna la giustizia italiana per la violazione dellarticolo 6 paragrafo 1 e paragrafo 3 lettera d (diritto di interrogare o fare interrogare i testimoni) della Convenzione europea dei Diritti dellUomo in ragione dellimpossibilità di «contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della condanna», condanna formulata «esclusivamente sulla base delle dichiarazioni pronunciate prima del processo da coimputati (Cusani, Molino e Ligresti) che si sono astenuti dal testimoniare e di una persona poi morta (Cagliari)». Tuttavia, la Corte ha rilevato anche che i giudici, obbligati ad acquisire le dichiarazioni di questi testimoni dal codice di procedura penale, si sono comportati in conformità al diritto italiano. Per quanto riguarda gli altri ricorsi valutati (diritto ad un equo processo, diritto di disporre del tempo e delle facilitazioni necessarie alla difesa) la corte non ha rilevato violazioni. Per la violazione riscontrata la corte non ha comminato nessuna pena, in quanto ha stabilito che «la sola constatazione della violazione comporta di per sé unequa soddisfazione sufficiente, sia per il danno morale che materiale».[129] La Corte ha emesso una seconda sentenza il 17 luglio 2003, questa volta riguardante la violazione dellarticolo 8 della Convenzione (diritto al rispetto della vita privata). La Corte ha rilevato infatti che «lo Stato italiano non ha assicurato la custodia dei verbali delle conversazioni telefoniche né condotto in seguito una indagine effettiva sulla maniera in cui queste comunicazioni private sono state rese pubbliche sulla stampa» e che «le autorità italiane non hanno rispettato le procedure legali prima della lettura dei verbali delle conversazioni telefoniche intercettate». Come equa soddisfazione per il danno morale, la Corte ha elargito un risarcimento di 2000 € per ogni erede di Bettino Craxi.[130] Eredità politica[modifica | modifica sorgente] La forte personalità di Bettino Craxi incise in tal modo sulla strutturazione stessa del PSI da determinarne, dopo la sua uscita di scena e anche a causa delle inchieste di Tangentopoli, il rapido e repentino disfacimento. Dei tre immediati eredi del PSI, i Socialisti Italiani (eredi legali del simbolo e del nome), la Federazione Laburista e il Partito Socialista Riformista, sarà questultimo, nonostante la breve vita, ad ospitare la maggioranza dei membri della corrente craxiana rimasti in politica. Oggigiorno, molti esponenti socialisti già a lui fedeli hanno aderito a Forza Italia, il partito dellamico Silvio Berlusconi (tra gli altri, la figlia Stefania (poi fondatrice di un partito autonomo denominato Riformisti Italiani), Fabrizio Cicchitto, Giulio Tremonti, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Franco Frattini), altri sono andati a sinistra, aderendo prima ai Socialisti Italiani e successivamente al partito dei Socialisti Democratici Italiani, guidato da Enrico Boselli (tra cui Ugo Intini e Ottaviano Del Turco; questultimo poi ha aderito al Partito Democratico), o confluendo nei DS (la Federazione Laburista di Valdo Spini e i Riformatori per lEuropa di Giorgio Benvenuto). Anche la corrente di maggioranza della CGIL (oggi vicina al Partito Democratico) è stata guidata da un ex-craxiano, Guglielmo Epifani, che fu anche segretario confederale; Guglielmo Epifani è stato poi nominato segretario del PD nel 2013 dallAssemblea Nazionale, ponendo quindi un esponente del gruppo craxiano degli anni 80 alla guida del partito che comprende una parte degli ex comunisti, tra cui molti che furono accesi rivali e forti critici di Craxi stesso; socialista era anche il giurista del diritto del lavoro Marco Biagi, poi assassinato dalle Nuove Brigate Rosse. Altro partito erede della politica craxiana è il Nuovo PSI (nato dalla fusione del Partito Socialista - Socialdemocrazia e della Lega Socialista), che vede nelle sue file uno dei più importanti esponenti socialisti degli anni ottanta, Gianni De Michelis, già ministro degli esteri; tuttavia, De Michelis e Bobo Craxi, figlio secondogenito di Bettino, a seguito di un infuocato congresso celebratosi verso la fine del 2005 si sono contesi con reciproche contestazioni la guida del partito, con strascichi anche giudiziari. Loggetto del contendere furono le alleanze politiche: Bobo Craxi intendeva far entrare il Nuovo PSI, che finora ha appoggiato i governi berlusconiani, nellUnione di centrosinistra, mentre De Michelis, pur concordando nel ridiscutere il rapporto con Berlusconi, si era dichiarato contrario a questa alleanza; anche Stefania Craxi, in contrapposizione con Bobo, si è fermamente opposta ad un passaggio dei socialisti craxiani nella coalizione prodiana. Tuttavia Bobo Craxi ha fondato una sua lista in appoggio della coalizione dellUlivo, denominata I Socialisti (oggi un piccolo partito denominati Socialisti Uniti e guidato da Saverio Zavettieri). Lanno successivo, però, anche De Michelis ha abbandonato il centro-destra, per avvicinarsi, seppur brevemente e criticamente, al centro-sinistra, per tornare poi a collaborare col ministro berlusconiano Renato Brunetta. Claudio Martelli ha invece aderito prima allo SDI, poi al Nuovo PSI, prima di ritornare alla sua precedente attività giornalistica. Nel 2007 molti craxiani hanno aderito alla Costituente Socialista di Enrico Boselli, volta a ricostituire il PSI, che ha sancito la rinascita del Partito Socialista, seppur in forma ridotta, rispetto quello dellepoca craxiana. Sia Boselli che il successore come segretario, Riccardo Nencini, hanno rivendicato al PSI moderno leredità politica migliore di Craxi, cosa fatta anche, nellarea laica, dal leader radicale Marco Pannella.[131] A parte queste contese strettamente partitiche, leredità politica di Craxi è oggi contesa da parte del centrosinistra, sia da numerosi esponenti del Partito Democratico (alcuni dei quali provenienti dal PSI craxiano), sia dal rinato Partito Socialista Italiano ma anche dal Popolo della Libertà (centro-destra), alleato con il Nuovo PSI. Nel bene e nel male, si tratta di comunque di una figura che ha segnato indiscutibilmente la politica e la storia italiane del dopoguerra.[132] Nel libro Segreti e Misfatti (2005), scritto dal suo fotografo personale e amico fidato fino agli ultimi giorni tunisini Umberto Cicconi, si scoprono molti retroscena curiosi ma anche di grande interesse politico, storico ed umano. Sempre lo stesso anno, la pubblicazione del libro di Bruno Vespa, LAmore e il Potere, contenente anche gossip su Craxi e le sue presunte amanti, ha provocato la reazione del figlio Bobo, che ha definito il carattere del libro particolarmente odioso.[133] La Fondazione Craxi[modifica | modifica sorgente] « La mia libertà equivale alla mia vita » (Epitaffio della tomba di Bettino Craxi) La Fondazione Craxi è una fondazione nata il 18 maggio 2000 allo scopo di tutelare la personalità, limmagine, il patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi attraverso la raccolta di tutti i documenti storici che riguardino la sua storia politica. Principale animatrice è la figlia Stefania Craxi, già deputato del gruppo Misto e oggi presidente del movimento politico Riformisti Italiani. La sede principale è a Roma, mentre unaltra importante sede si trova ad Hammamet, in Tunisia, luogo dove è sepolto Bettino Craxi. Tra le attività della fondazione vi è la costituzione e valorizzazione dellArchivio Storico Craxi, costituito riunendo documenti conservati in diversi luoghi (Milano, Roma, Hammamet), costituiti essenzialmente da corrispondenza, memorie, discorsi, articoli, interviste, atti processuali. Lobiettivo generale è quello di riabilitare la figura dello statista italiano coinvolto nei processi di Mani Pulite e di riqualificarne limportanza storica nonostante le svariate condanne penali riportate. La fondazione figura anche come organizzatrice di convegni e mostre inerenti alla vita e allattività politica di Bettino Craxi, cui affianca anche unattività editoriale. Riconoscimenti[modifica | modifica sorgente] A seguito del ricorrente tentativo di conseguire un atto ufficiale che esprima una condivisione pubblica delloperato del personaggio[134], si apre periodicamente il dibattito sullopportunità o meno di intitolare in Italia una strada al leader socialista. Ad una disamina condotta nel dicembre 2009, risultano i toponimi piazza Bettino Craxi nei comuni di Grosseto e Lissone[135] e via Bettino Craxi in quelli di Valmontone, Lecce, Botrugno, Marano Marchesato e Scalea[136]. Nella città di Aulla (provincia di Massa e Carrara) nel 2003 per iniziativa dellallora sindaco Lucio Barani era stata eretta anche una statua di Craxi (di marmo bianco, con la scritta: A Bettino Craxi, statista, esule e martire[137]), oltre ad intitolargli una piazza.[137] La frase sulla tomba di Craxi (La mia libertà equivale alla mia vita), a lui stesso attribuita, è scolpita anche nel monumento alle vittime di Tangentopoli, situato sempre ad Aulla. La statua (proprietà del Nuovo PSI, che la commissionò, secondo quanto dichiarato da Barani) fu messa in vendita dallamministrazione successiva. Lo scultore Maurizio Cattelan ha scolpito un altro monumento marmoreo a Bettino Craxi.[138] Il monumento è stato scolpito dallartista veneto ispirandosi ad un modello non utilizzato dagli scultori della cave di Carrara, per la realizzazione della statua posizionata ad Aulla, ma includendo rimasugli di unopera degli anni 30, modificata per loccasione. Intenzione di Cattelan era posizionarlo a Carrara al posto della statua di Giuseppe Mazzini, per dimostrare la vulnerabilità della storia, ma successivamente, in seguito a proteste, è stato messo in un vicino cimitero. Lopera raffigura una sorta di piccolo tempio greco in bassorilievo, con due angeli piegati, mentre due putti sollevano un tondo con un ritratto di profilo del leader socialista.[139][140] Il governo tunisino ha provveduto, il 19 gennaio 2007, in occasione del settimo anniversario della sua morte, a intitolargli una via. Il 15 gennaio 2007 in un comune laziale di 2.500 anime, SantAngelo Romano, a 20 chilometri da Roma, lamministrazione di centrodestra guidata dal sindaco Angelo Gabrielli, ex socialista, ha inaugurato una piazza allex leader socialista. Per quanto riguarda le grandi città, violente polemiche hanno frenato la decisione toponomastica: sette anni dopo la sua morte aveva preso avvio il progetto di intitolare una strada di Roma a Bettino Craxi. La decisione è stata presa la prima volta dal sindaco della Capitale Walter Veltroni[141], in accordo con la sua giunta di centro-sinistra, e poi ribadita dal nuovo sindaco Alemanno. Nel 2009 identica proposta è stata avanzata dal sindaco di Milano Letizia Moratti, portando ad una manifestazione di protesta, svoltasi il 9 gennaio 2010 in piazza Cordusio, durante la quale Beppe Grillo e Antonio di Pietro hanno arringato gli oltre cento partecipanti.[142] Cultura popolare[modifica | modifica sorgente] Ha dato anche il nome ad una band musicale degli anni 2000, i Craxi.[143] Soprannomi[modifica | modifica sorgente] Per alcuni anni fu soprannominato il Cinghialone dai suoi detrattori, dopo esser stato così definito in un articolo di Vittorio Feltri sul quotidiano LIndipendente; più raffinatamente, Indro Montanelli, sul Giornale, nel giorno delle sue dimissioni da segretario del PSI, lo definì un imano, volendo intendere forse la parola imam,[144] dandogli quindi il senso di un dignitario/satrapo orientale. Matt Frei[145] afferma che nella Roma politica il suo epiteto sarebbe stato il Maestro, in quanto padrone delle mille tattiche utili alla strategia politica che lo aveva posto al centro della vita nazionale per oltre un decennio. Nella polemica su Tangentopoli, era comune in quel periodo storico sentire definito Craxi come ladrone, detentore di un tesoro alla Ali Baba[146]. Rispetto a questo tipo di definizioni - la cui ampia diffusione nellopinione pubblica sfugge oramai ad un giudizio solo processuale, essendo la forma di percezione pubblica di un giudizio storico - più eleganti appaiono i richiami storici ricercati da autori di più auliche similitudini. Ad esempio, Francesco De Gregori lo definì Nerone in una sua canzone[147]. Craxi usò lo pseudonimo Ghino Di Tacco, epiteto datogli da Eugenio Scalfari, per firmare articoli anonimi sul giornale Avanti![148]. A volte il nome fu storpiato dagli avversari in Ghigno Di Tacco, in riferimento presunto allespressione facciale di Craxi.[149] Giorgio Forattini, che allora lavorava per la Repubblica, il giornale diretto da Scalfari, storpiò a sua volta questo soprannome in Benito di Tacco, perché era solito rappresentare Craxi in camicia nera e stivali, per via dei suoi modi da Duce. Scritti[modifica | modifica sorgente] Socialismo e realtà, Milano, Sugar & C., 1973. Soldado amigo, Milano, Studio Tecno Service, 1973. Nove lettere da Praga, Milano, Sugar & C., 1974. Socialismo da Santiago a Praga, Milano, Sugar & C., 1976. Costruire il futuro, Milano, Rizzoli, 1977. Lotta politica, Milano, SugarCo, 1978. Pluralismo o leninismo, Milano, SugarCo, 1978. Uscire dalla crisi costruire il futuro. Relazione e replica al XLI congresso Torino 29 marzo-2 aprile 1978, Roma, Aesselibri, 1978. LInternazionale socialista, Milano, Biblioteca universale Rizzoli, 1979. Prove. Marzo 1978 - gennaio 1980, Milano, SugarCo, 1980. La campagna di primavera, Milano, Biblioteca rossa, 1980. Un passo avanti, Milano, SugarCo, 1981. Il riformismo socialista italiano, vol. 8, Il rinnovamento socialista, Venezia, Marsilio, 1981. Rinnovamento socialista per il rinnovamento dellItalia. Relazione e replica al XLII congresso Palermo 22-26 aprile 1981, Roma, Aesselibri, 1981. Turati e Pertini. Discorso del segretario del Psi al convegno storico internazionale Filippo Turati e il socialismo europeo Milano, dicembre 1982, Roma, Calanchini, 1982. Cento anni dopo, Milano, Biblioteca rossa, 1982. Cristianesimo e socialismo, Padova, Marsilio, 1983. Tre anni, Milano, SugarCo, 1983. Ignazio Silone, la via della verità. Testo integrale del discorso del Presidente del Consiglio, Pescina, 2 dicembre 1984, Roma, Edizioni del garofano, 1984. LItalia liberata, Milano, SugarCo, 1984. Il rinnegato Silone, Roma, Edizioni del garofano, 1984. Una società giusta una democrazia governante. Relazione e replica al XLIII congresso Verona 11-14 maggio 1984, Roma, Aesselibri, 1984. Il progresso italiano, 2 voll., Milano, SugarCo, 1985-1989. E la nave va, Roma, Edizioni del garofano, 1985. LItalia che cambia. Viaggi e discorsi di Bettino Craxi 1983-1985, Milano, SugarCo, 1985. Il nuovo ruolo di pace di unItalia sempre più integrata nelleconomia mondiale, Roma, Edizioni Avanti, 1985. La cultura dello sviluppo. Quattro anni di ripresa nella stabilita di governo attraverso i discorsi alla Fiera del Levante, Bari, Laterza, 1986. Fiducia nellItalia che cambia, Roma, Edizioni Avanti, 1986. Misura per misura. Ricordo di una tragedia, Roma, Edizioni Avanti, 1986. Cresce lItalia, Milano, SugarCo, 1987. LItalia che cambia e i compiti del riformismo. Relazione e replica al XLIV congresso Rimini 31 marzo-5 aprile 1987, Roma, Aesselibri, 1987. Una responsabilita democratica, una prospettiva riformista per lItalia che cambia. Relazione introduttiva del segretario del PSI al XLIV Congresso. Rimini, 31 marzo - 5 aprile 1987, Roma, Edizioni Avanti, 1987. Per il socialismo e per il progresso dellItalia. Discorso di chiusura del XLIV Congresso del PSI Rimini 5 aprile 1987, Roma, Edizioni Avanti, 1987. Unonda lunga. Articoli, interviste, discorsi. Gennaio-dicembre 1988, Milano, SugarCo, 1988. La politica socialista. Discorsi, articoli, interviste giugno 1987 - febbraio 1988, Roma, Aesselibri, 1988. Una prospettiva davvenire. Articoli, interviste, discorsi. Gennaio-dicembre 1989, Roma, Aesselibri, 1989. Al lavoro per il mondo più povero, Milano, Fiorin, 1990. Pagine di storia della libertà, Firenze, Le Monnier, 1990. Per il bene comune, Roma, Aesselibri, 1990. Il caso C., Milano, Giornalisti editori, 1994. Il caso C., (parte seconda), Milano, Giornalisti editori, 1995. Il caso Cagliari, Milano, Giornalisti editori, 1995. Capitolo finale, Milano, Giornalisti editori, 1995. Garibaldi a Tunisi, Tunis, Med ed., 1995. Il finanziamento della politica, Milano, Giornalisti editori, 1996. Rosso giallo nero sporco e grigio, Milano, Giornalisti editori, 1996. Guerra dAfrica, Milano, Giornalisti editori, 1997. Memoria numero 1. Per una Commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli, Milano, Giornalisti editori, 1998. Quattro anni di governo, Milano, Giornalisti editori, 1998. La Rivoluzione di Milano. Un cittadino di Porta romana, Milano, Giornalisti editori, 1998. Ghino di Tacco. Gesta e amistà di un brigante gentiluomo, Roma, Koine Nuove edizioni, 1999. Sempre qualcosa di nuovo dallAfrica, Brescia, Edizione Di la dal fiume e tra gli alberi, 1999. Craxi. Un artista tra dada e pop art, Roma, Cosmopoli, 2000. Fax dallesilio, Roma, LAvanti!, 2001. Pace nel Mediterraneo, Venezia, Marsilio, 2006. Discorsi parlamentari, 1969-1993, Roma, GLF editori Laterza, 2007. Passione garibaldina, Venezia, Marsilio, 2007. Cinema[modifica | modifica sorgente] Milano, oh cara[150]. Opere artistiche su Bettino Craxi[modifica | modifica sorgente] La Fondazione Bettino Craxi ha prodotto nel 2008 il documentario La mia vita è stata una corsa, realizzato dal regista Paolo Pizzolante.[151] Il drammaturgo Massimiliano Perrotta nel 2008 ha dedicato a Craxi la tragedia Hammamet.[152] Lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore Vitaliano Trevisan nel 2011 ha dedicato a Craxi la pièce Una notte in Tunisia.[153] Lautore Pietro Carubbi nel 2012 ha dedicato a Craxi il romanzo La seconda vita di Bettino Craxi.[154] Il regista Marco Bellocchio ha dichiarato più volte di voler realizzare un film su Craxi.[155] Onorificenze[modifica | modifica sorgente] Gran Croce dellOrdine di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce dellOrdine di Carlo III (Spagna) — Madrid, 2 aprile 1985[156] Cittadinanza onoraria del comune di Aulla - nastrino per uniforme ordinaria Cittadinanza onoraria del comune di Aulla «Conferimento della cittadinanza onoraria a Bettino Craxi[157], statista italiano, esule e vittima di poteri politici persecutori, che hanno organizzato un colpo di Stato detto Tangentopoli[158]» — Aulla, 31 agosto 1999[159]/Hammamet, 24 ottobre 1999 Premio Salvador Allende alla memoria[160] - nastrino per uniforme ordinaria Premio Salvador Allende alla memoria[160] «Prima come segretario del Psi e poi come premier, Craxi operò a supporto del Cile e della grande esperienza democratica avviata da Allende» — Trieste, 26 ottobre 2009[161] Note
Posted on: Mon, 11 Nov 2013 17:54:31 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015