L’Egitto dice no alle donne: io dico sì all’Egitto di Riham - TopicsExpress



          

L’Egitto dice no alle donne: io dico sì all’Egitto di Riham Hamzawi Leggendo le notizie vengo a conoscenza di una verità sconcertante: un sondaggio inerente alla situazione delle donne nei paesi arabi condotto dalla Thomson Reuters Foundation ha collocato l’Egitto all’ultimo posto tra altri 22 paesi. Qui lo sconforto: Arabia Saudita, Iraq, Siria e Yemen hanno preceduto il paese delle Piramidi. Niente di cui stupirsi per un non egiziano, vista la drammatica situazione, per me invece un’enorme delusione. I racconti materni di una gioventù spensierata e di un clima multiculturale nel tempo hanno lasciato il posto alla disillusione e all’amarezza negli occhi di mia mamma ad ogni ritorno da Alessandria. Sì, proprio lì, in quel gioiellino del Mediterraneo, dove tutto nacque e dove si respirava un’aria diversa da quella dei paesini lungo il Nilo. Negli ultimi anni anche l’Egitto è stato colpito da una profonda ondata islamista, ma da piccola certo non potevo saperlo e mi “limitavo” semplicemente a notare una cosa sola: il crescente moltiplicarsi di niqab per le strade. Ogni volta che tornavo, notavo più palandrane e meno volti e capelli al vento. «Un tempo, parlo di 25 anni fa» mi racconta mia mamma «la situazione non era questa. A nessuno importava nulla della tua fede religiosa né tantomeno del tuo abbigliamento. Se avevi qualche amicizia copta o ebraica e per di più di sesso maschile, la gente si limitava a chiacchierare, come ha sempre fatto e sempre farà, ma la tua libertà personale era tutelata.L’importante era agire nel rispetto: verso gli altri, verso se stessi e verso Dio». Le strade erano tranquille per una ragazza, tant’è che ogni volta che ritorno ad Alessandria e passeggio con mia mamma, ho sempre qualche suo nuovo aneddoto sul posto in cui siamo e sulle camminate che faceva in solitudine. «Non si temevano né le molestie né le offese, perché la gente era diversa. Era più libera: da preconcetti, da visioni distorte della religione e dai predicatori fanatici che oggi piacciono così molto» Per chi ha vissuto più o meno direttamente questo clima cosmopolita, la situazione odierna delle donne egiziane è davvero un colpo duro. Inevitabilmente ci si chiede a cosa sia servito lottare tanto per conquistare i propri diritti se poi si è arrivati a questo punto. Tempo fa ho visto un reportage di Human Rights Watch inerente alla condizione femminile in Egitto, che dopo il 2011 è andata peggiorando. Tra le varie interviste mi è rimasta impressa quella di un ragazzo che sosteneva che le molestie sono frutto degli atteggiamenti provocatori delle donne, del loro abbigliamento e addirittura della loro camminata, provocatori agli occhi degli uomini. Queste persone non credo si meritino di vivere in Egitto né tantomeno di appartenere ad un paese la cui storia è tra le prime cose che si studiano tra i banchi di scuola. Tuttavia, c’è anche una fascia di popolazione giovane che sta maturando una profonda consapevolezza dei propri diritti e della propria libertà. Durante le manifestazioni al Cairo in Piazza Tahrir, hanno fatto il giro del mondo alcune foto in cui all’interno della Piazza erano state allestite aree sorvegliate destinate alle donne desiderose di manifestare. Piccola prova che si sta provando a cambiare e a migliorare le cose. Nonostante l’intolleranza, la rabbia e la delusione c’è sempre qualcosa che mi fa amare dal profondo questo paese così martoriato: è casa, è radici e soprattutto è “karam el masryyin”, ovvero la bontà degli egiziani. - See more at: yallaitalia.it/2013/11/legitto-dice-no-alle-donne-io-dico-si-allegitto/#sthash.J6nV17h5.dpuf
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 10:51:16 +0000

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