L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica, - TopicsExpress



          

L’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria cronica, progressiva, sistemica, a patogenesi autoimmune ed eziologia sconosciuta che colpisce primariamente le articolazioni diartrodiali con la comparsa di una sinovite erosiva. Quando non trattata precocemente, la malattia determina un danno irreversibile delle articolazioni colpite ed è causa di importante disabilità e di riduzione dell’aspettativa di vita. Negli ultimi anni lo sviluppo di metodi diagnostici più sensibili quali la valutazione degli anticorpi antipeptide citrullinato, dell’ecografia articolare e della risonanza magnetica, nonché di terapie innovative (farmaci biotecnologici), hanno permesso di ottenere una diagnosi sempre più precoce della malattia. È ormai assodato che la precocità nella diagnosi determini un notevole miglioramento della prognosi. Numerosi studi evidenziano che quando la terapia viene attivata intrapresa nell’ambito della “Window of Opportunity”, caratteristicamente confinato ai primi due anni dalla comparsa dei sintomi, si ottenga una migliore risposta clinica. Oltre all’inequivocabile importanza della diagnosi precoce e del precoce inizio del trattamento, rivestono notevole interesse gli approcci terapeutici con cui i pazienti sono seguiti. Da questo punto di vista i migliori sembrano essere quello del “tight control” e del “treat to target”. Mediante il tight control, ovvero lo stretto controllo del paziente affetto da AR inteso come monitoraggio dei dati clinici,laboratoristi e strumentali, sembra potersi garantire un miglior outcome indipendentemente dal tipo di terapia intrapresa. Mentre il concetto del treat to target implica la possibilità di raggiungere il più alto obiettivo terapeutico (remissione) utilizzando precocemente o rivalutando tempestivamente le terapie disponibili sulla base di un attento monitoraggio dell’attività di malattia. Il primo obiettivo del reumatologo, quindi, non è più solo quello di migliorare i sintomi ma di puntare alla “remissione”. La remissione nei pazienti con AR non è tuttavia una novità, bensì un rebus che appassiona i reumatologi da molti anni. Solo recentemente, però, tale possibilità si è andata concretizzando nella pratica quotidiana rendendosi disponibile per una percentuale sempre più alta di pazienti, tanto da divenire l’obiettivo stesso della terapia. Ancora oggi, tuttavia, definire il concetto di remissione per l’AR è reso difficile dalla mancanza di un unico gold standard di misurazione. Numerosi criteri sono stati infatti validati per valutare in maniera il più possibile oggettiva e omogenea la remissione, che fossero allo stesso tempo di semplice esecuzione nella pratica clinica. Ma allo stato fondamentalmente si parla di remissione clinica e/o radiologica, che comunque rappresentano una remissione farmacologica, nella quale assumendo il farmaco i pazienti hanno la sensazione di essere sani, laddove invece la ricerca persegue lo standard della true remission. Ciò in quanto purtroppo l’artrite reumatoide attualmente, nella maggioranza dei casi, non è curabile: alla sospensione della terapia la malattia riparte. Probabilmente solo in pazienti trattati subito all’esordio della patoloiga quando coesiste la tendenza alla autoregressione, una terapia efficace può dare una guarigione completa e permettere la sospensione di tutti i farmaci. Solo allora si potrà parlare di remissione vera. Attualmente questo traguardo sembra essere una prospettiva delle cure e degli schemi terapeutici futuri che devono essere sempre maggiormente adattati al paziente e non alla patologia. Mi piace · · Segui post · Condividi · 12 ore fa
Posted on: Tue, 20 Aug 2013 19:34:25 +0000

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