L’unica occasione in cui Guevara esprime in modo sistematico ed - TopicsExpress



          

L’unica occasione in cui Guevara esprime in modo sistematico ed esauriente il proprio ideale di partito è “L’uomo e il socialismo a Cuba”, un articolo in forma di lettera apparso sul settimanale uruguayano “Marcha” a Montevideo il 12 marzo 1965, e in “Verde Olivo” a Cuba, nell’aprile dello stesso anno. Si snocciolano qui gli elementi comuni al modello leninista: partito d’avanguardia, ammissione selettiva, minoranza di quadri formati, impegno ad elevare il livello di coscienza delle masse, programma comunista, carattere esemplare e pedagogico della militanza, spirito di abnegazione e sacrificio. Ne risulta la piena conformità alla tradizione bolscevica. “ .. Il partito è un’organizzazione d’avanguardia. I lavoratori migliori vengono proposti dai loro compagni per farne parte. E’ minoritario, ma dotato di grande prestigio per la qualità dei suoi quadri. La nostra aspirazione è che il partito sia di massa, quando però le masse avranno raggiunto il livello di sviluppo dell’avanguardia, vale a dire quando saranno state educate per il comunismo. E verso questa formazione va indirizzato il lavoro. Il partito è l’esempio vivente; i suoi quadri devono essere modelli di laboriosità e sacrificio; con la loro azione devono portare le masse al compimento degli obiettivi rivoluzionari e ciò implica anni di dura lotta contro le difficoltà della costruzione, i nemici di classe, le piaghe del passato, l’imperialismo… Vorrei spiegare ora il ruolo che svolge la personalità umana, l’uomo come individuo dirigente delle masse che fanno la storia. E’ la nostra esperienza diretta, non una ricetta. Fidel ha dato alla rivoluzione l’impulso nei primi anni e il tono sempre; ma oggi esiste un buon gruppo di rivoluzionari che si sviluppa all’unisono con il nostro massimo dirigente una gran massa che segue i suoi capi perché ha fiducia in loro; e ha fiducia perché questi dirigenti hanno saputo interpretare le loro aspirazioni. Non si tratta di sapere quanti chili di carne si mangino o quante volte l’anno ognuno possa andarsene a passeggiare sulla spiaggia, e neppure quante belle cose provenienti dall’estero si possano acquistare con gli attuali salari. Si tratta, piuttosto, di far sì che l’individuo si senta più completo, con molta maggiore ricchezza interiore e senso di responsabilità. Il cittadino nel nostro paese sa bene che l’epoca gloriosa che si sta vivendo è fatta di sacrifici; e sa bene che cosa sia il sacrificio. I primi impararono a conoscerlo sulla Sierra Maestra e ovunque si è combattuto; e poi lo abbiamo conosciuto in tutto il paese. Cuba è l’avanguardia dell’America e deve fare i sacrifici perché sta in prima linea, perché indica alle masse latinoamericane il cammino verso la completa libertà. All’interno del paese, i dirigenti hanno il dovere di assolvere il proprio ruolo di avanguardia; ed è bene dirlo in tutta sincerità, in una vera rivoluzione alla quale si consacra tutto, dalla quale non ci si attende alcuna ricompensa materiale, il compito del rivoluzionario di avanguardia è a un tempo magnifico e angoscioso. I nostri rivoluzionari d’avanguardia devono idealizzare questo amore per i popoli, per le cause più sacre e renderlo unico, indivisibile. Non possono scendere con la loro piccola dose di affetto quotidiano nei luoghi in cui lo esercita l’uomo comune. I dirigenti della rivoluzione hanno figli che nei loro primi balbettii non imparano a nominare il padre; mogli che devono partecipare al sacrificio della loro vita, al fine di condurre la rivoluzione verso il suo destino; la cerchia dei loro amici coincide con quella dei compagni della rivoluzione. Non c’è vita al di fuori di questa. In tali condizioni, bisogna avere una grande dose di umanità, un gran senso di giustizia e di verità per non cadere in eccessi di dogmatismo, in freddo scolasticismo, nell’isolamento dalle masse. Bisogna lottare ogni giorno perché questo amore per l’umanità vivente si trasformi in fatti concreti, in atti che servano di esempio, di mobilitazione. Il rivoluzionario, motore ideologico della rivoluzione in seno al partito, si consuma in quest’attività ininterrotta, che finisce solo con la morte, a meno che il processo non si estenda su scala mondiale. Se il suo impegno rivoluzionario si affievolisce quando i compiti più urgenti vengono realizzati su scala locale e l’internazionalismo proletario viene dimenticato, la rivoluzione che egli stesso dirige cessa di essere una forza propulsiva e affonda in un tranquillo letargo, di cui approfitta il nostro inconciliabile nemico, l’imperialismo, per riguadagnare terreno. L’internazionalismo proletario è un dovere, ma anche una necessità rivoluzionaria. Così educhiamo il nostro popolo. E’ chiaro che nella situazione attuale vi sono pericoli. Non solo quello di dogmatismo, e non solo quello di congelare i rapporti con le masse proprio a metà della grande impresa. C’è anche il pericolo delle debolezze in cui si può cadere. Se un uomo pensa che per dedicare tutta la propria vita alla rivoluzione non può permettere che la propria mente sia distratta preoccupazione che a un figlio manchi un determinato prodotto, che le scarpe dei bambini siano rotte, che la sua famiglia sia priva di certi beni indispensabili, allora egli con questo ragionamento lascia infiltrare i germi della futura corruzione. Per quanto ci riguarda abbiamo stabilito che i nostri figli debbano avere o essere privi di ciò che hanno o di cui mancano i figli dell’uomo comune; e la nostra famiglia deve comprenderlo e lottare per questo. La rivoluzione si fa attraverso l’uomo, però l’uomo deve forgiare giorno dopo giorno il proprio spirito rivoluzionario. Così marciamo. Alla testa dell’immensa colonna non ci vergognamo e non esitiamo a dirlo c’è Fidel; poi i migliori quadri del partito e subito dopo così vicino che si avverte la sua forza enorme viene il popolo nel suo insieme: una solida struttura di personalità che avanzano verso un fine comune; individui che hanno preso coscienza di ciò che è necessario fare; uomini che lottano per uscire dal regno della necessità ed entrare in quello della libertà. Questa immensa moltitudine si dispone in un certo ordine che corrisponde alla consapevolezza della sua necessità; non è una forza dispersa in migliaia di frazioni disseminate nello spazio come frammenti di una granata, che cercano di raggiungere con qualsiasi mezzo, in una lotta accanita contro i propri simili, una posizione, qualcosa che sia di sostegno per l’incerto futuro. Mi sia consentito trarre qualche conclusione. Noi socialisti siamo più liberi perché siamo più completi, siamo più completi perché siamo più liberi. Lo scheletro della nostra libertà è ormai formato, mancano la sostanza proteica e il rivestimento: li creeremo. La nostra libertà e il suo supporto quotidiano hanno il colore del sangue e sono gonfi di sacrificio. Il nostro sacrificio è cosciente; è un tributo da pagare per la libertà che stiamo costruendo. La strada è lunga e in parte ignota; conosciamo bene i nostri limiti. Ma faremo l’uomo del XXI secolo: noi stessi. Ci forgeremo con l’azione quotidiana, creando un uomo nuovo con una nuova tecnica. La personalità svolge un ruolo di mobilitazione e direzione e per il fatto che di incarnare le più alte virtù e aspirazioni del popolo e non si allontana dal cammino. Chi apre la strada è il gruppo d’avanguardia, scelto tra i migliori, il partito. L’argilla fondamentale del nostro lavoro è la gioventù: in essa riponiamo le nostre speranze e la prepariamo perché un giorno prenda la bandiera dalle nostre mani.
Posted on: Sat, 15 Jun 2013 23:35:51 +0000

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