MONTESCAGLIOSO (MT) I primi insediamenti nel territorio di - TopicsExpress



          

MONTESCAGLIOSO (MT) I primi insediamenti nel territorio di Montescaglioso risalgono al VII secolo a.C., come testimoniamo gli importanti reperti archeologici (tombe e vasi attici e apuli) ritrovati sulle colline circostanti il fiume Bradano e precisamente a Cozzo Presepe, Difesa S. Biagio, Contrada Pagliarone. Linsediamento più vasto e importante corrisponde, però, allattuale centro abitato di Montescaglioso ove lentamente, dopo i secoli IV e III a.C., si trasferirono le popolazioni precedentemente insediatesi negli altri piccoli centri. Lintera area montese, strettamente collegata alla città magnogreca di Metaponto (fondata da coloni greci a metà del VII secolo a.C. in prossimità della foce del fiume Bradano), vive di intensi scambi e contatti con i centri greci della costa jonica. A testimonianza di questo intenso scambio economico-culturale tra i due centri vi sono importanti reperti archeologici come alcuni corredi funerari ritrovati nel territorio montese. Montescaglioso nel Seicento. Con la decadenza di Metaponto in epoca romana ed il progressivo insabbiamento del porto della città greca, Montescaglioso assunse un ruolo sempre più importante nel territorio circostante. È probabile, infatti, che una parte della popolazione di Metaponto, costretta ad abbandonare la città e a disperdersi negli abitati limitrofi dopo essersi schierata con Annibale nel 207 a.C. durante la seconda guerra punica, si sia trasferita a Montescaglioso. Le ricerche archeologiche degli ultimi decenni hanno evidenziato la presenza nel centro storico montese di resti di strade risalenti al periodo ellenico, a dimostrazione del fatto che il primo insediamento umano nel territorio di Montescaglioso doveva sorgere pressappoco nelle aree circostanti lAbbazia benedettina di San Michele Arcangelo. Nella stessa Abbazia, nel 1991, è stata scoperta una ricca necropoli che attesta la presenza di una potente élite locale. Più a valle, in località Porta Schiavoni, sono venuti alla luce tratti imponenti di una cinta muraria risalente al III secolo a.C. e costruita con imponenti blocchi di tufo posti in opera a secco. Alla fase romana della città appartiene un mosaico che attesta la presenza a Montescaglioso di una magistratura repubblicana e di un grande edificio pubblico. Un telamone in tufo proveniente da un altro palazzo pubblico di Montescaglioso è conservato nel Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Nel territorio montese gli archeologi hanno ritrovato i resti di un centro abitato a Difesa S. Biagio del quale sono note le necropoli, alcuni impianti produttivi e parte del tessuto urbano. Nellabitato di Cozzo Presepe si riconosce landamento di tratti della cinta muraria con i resti di una porta. In contrada Pagliarone sono state invece rintracciate numerose sepolture. Nella fase storica imperiale e tardo imperiale è probabile che il paese abbia conosciuto una lunga fase di decadenza e spopolamento determinata dalla nuova organizzazione del territorio imposta dai Romani incentrata essenzialmente sul latifondo. Nuove testimonianze della città compaiono solo nellaltomedioevo. Illustrazione di Montescaglioso nel XVII secolo Divenuta roccaforte bizantina, dopo il 1000 fu conquistata dai Normanni e accolse unimportante comunità benedettina con il conte normanno Rodolfo Maccabeo. In seguito Federico II lassegnò a Manfredi[15]. Sotto gli Angioini e gli Aragonesi fu feudo di vari signori: del Balzo, dAvalos, Orsini, Loffredo, Grillo e Cattaneo. Fin dallinizio del XX secolo il paese conobbe la presenza del Partito Socialista Italiano, rispettando in tal senso la tendenza lucana che nei primi anni del Novecento vide attecchire gli ideali legati allinternazionalismo proletario di stampo marxista. Lattività del PSI è documentabile a Montescaglioso fino al 1921, anno in cui la sezione venne data alle fiamme dai mazzieri del deputato locale, Francesco DAlessio. Nonostante il regime fascista, e nonostante il paese ospitasse la vedetta della Marina Militare, lattività dei partiti antifascisti è sempre stata attiva e ciò è testimoniato dal fatto che allannuncio dellarresto di Benito Mussolini, avvenuto il 25 luglio 1943 in seguito allapprovazione da parte del Gran Consiglio del Fascismo della mozione di sfiducia proposta da Dino Grandi, la popolazione del paese reagì con violente manifestazioni contro il podestà Francesco Locantore fino a giungere, il 19 settembre, alla sua uccisione, benché vi fossero in paese le truppe canadesi arrivate quello stesso giorno. Subito dopo la caduta del regime lattività politica del paese riprese con vigore e tornarono a farsi sentire quei malumori presenti da sempre nellanimo dei cittadini, legati alle usurpazioni delle terre demaniali e alla presenza del latifondo con i suoi rapporti di produzione basati sui soprusi. Già nel 1945 duemila persone tra braccianti, contadini e disoccupati legati al mondo agricolo andarono ad occupare i feudi del proprietario La Cava, nelle contrade di Tre Confini e della Dogana. I rivoltosi sequestrarono il commissario prefettizio Manzo, che era alla guida del comune di Montescaglioso, lo misero in groppa a un asino e lo portarono con loro, chiedendo la sua opera di mediazione con le forze dellordine giunte sul posto, al fine di far ottenere i terreni ai contadini. Loccupazione causò larresto di 21 persone. Lanno seguente, nelle elezioni amministrative tenutesi nel mese di aprile, il comune di Montescaglioso fu conquistato dal Partito Comunista d’Italia, caso più unico che raro, in quanto gran parte del Mezzogiorno, legato alle istanze della conservazione, vide la schiacciante vincita della Democrazia Cristiana. Un anno fondamentale nella storia di Montescaglioso è sicuramente il 1947. In quellanno, infatti, le rivendicazioni dei contadini cominciarono ad assumere la concretezza che si sarebbe palesata due anni dopo. Nel mese di dicembre del 1947 si tenne a Pozzuoli, nei capannoni dellAnsaldo, il Congresso democratico del Mezzogiorno. I delegati lucani furono 537, cinquanta dei quali erano cittadini di Montescaglioso. I contadini montesi ritornarono da Pozzuoli pieni di speranze e decisi a dare il colpo decisivo al sistema latifondistico. Lanno 1948 vide la cittadinanza montese intensamente impegnata a preparare lo scontro elettorale del 18 aprile, da cui sarebbe scaturito il primo parlamento dellItalia repubblicana. In occasione delle elezioni tornò in paese Carlo Salinari (capo dei GAP e conosciuto come il compagno Spartaco), noto sia come grande letterato e sia per aver organizzato lattentato di via Rasella (attentato che causò la rappresaglia tedesca consumatasi alle Fosse Ardeatine). Il contributo dei comunisti di Montescaglioso non servì ad impedire la schiacciante vittoria della DC, che nei suoi comizi aveva promesso alla cittadinanza la risoluzione del problema della terra. Pur delusi dalla sconfitta, i partiti di sinistra non smisero di organizzare le masse anzi, cacciati allopposizione, decisero che era davvero giunto il momento per abbattere il sistema di potere basato sul grande padronato. Lanno decisivo nella storia di Montescaglioso è il 1949. Nel mese di dicembre di quellanno si concretizzò sia la rivolta dei contadini, che cambiarono strategia passando dalle occupazioni simboliche ad occupazioni vere e proprie con lobiettivo di prendere il possesso dei terreni, sia la violenta repressione condotta contro i contadini dai celerini di Mario Scelba (Ministro dellInterno nel Governo De Gasperi IV). Montescaglioso viene ricordato, infatti, insieme a Melissa e Torremaggiore, come il paese in cui la repressione assunse i toni più violenti. I contadini montesi durante loccupazione. Le occupazioni delle terre che cominciarono il 7 dicembre 1949, nonostante un iniziale e timido tentativo di contenimento da parte delle forze dellordine, proseguirono per una settimana senza incontrare alcuna opposizione. Nel racconto dei testimoni si parla di “calma apparente” in quanto nellaria era percepibile una certa tensione, le forze dellordine aspettavano il momento giusto per porre fine alle proteste popolari. Nella notte fra il 13 ed il 14 dicembre, dopo che in paese era calato il buio a causa dellinterruzione della fornitura di energia elettrica, decine di celerini venuti da Matera e Bari (questi ultimi erano meglio conosciuti come “Battaglione Pugile”) invasero le strade del paesino. Senza alcun rispetto dei diritti tutelati dalla giovane Costituzione repubblicana, i celerini invasero le case dei contadini. Il silenzio di quella gelida notte fu rotto dai pianti dei bambini e dalle urla di protesta della popolazione che si riversò nelle strade del paese: lobiettivo era assediare la caserma dei carabinieri ed invocare la liberazione degli arrestati. Mentre i contadini erano fermi lungo Corso Repubblica, sopraggiunse una motocicletta con in sella due carabinieri: Rosario Panebianco e Vittorio Conte. Questi volevano raggiungere la caserma ma, una volta incontrata la folla, cercarono di fare inversione e scivolarono sul viscido manto stradale. Impauriti, i celerini impugnarono le armi di ordinanza e spararono sulla folla ferendo Michele Oliva e Giuseppe Novello che morì tre giorni dopo a causa delle ferite riportate. Le ultime parole che udì furono “Muori Carogna!”, pronunciate dal suo carnefice. In seguito ai tragici fatti fu celebrato un processo che si rivelò una farsa fin dalle sue prime udienze, in quanto la linea del Governo De Gasperi, che trovava un forte appoggio nei grandi proprietari latifondisti, fu quella di insabbiare i fatti ed addebitare le colpe alle popolazioni disagiate. Comunque i contadini, sconfitti dalla magistratura, ottennero un anno dopo una (seppur minima) conquista grazie allapprovazione della Legge Stralcio che aveva lobiettivo di concretizzare i principi costituzionali sanciti negli articoli 42 e 44, riguardanti lutilità sociale della proprietà privata e la previsione di espropri ai fini di una più equa distribuzione della proprietà fondiaria. « Una strada pedonale che si distacca dalla strada rotabile non molto fuori di Matera e dalla parte di ostro, segue presso a poco la direzione del fiume Gravina e conduce a Montescaglioso, capoluogo del Circondario che ora vuolsi percorrere. Sorge questa piccola città su di una collina presso il Bradano che le scorre a ponente-libeccio: la sua fondazione si deve ripetere, secondo il Giustiniani, dalla contessa Emma, zia di Federigo II e vedova di Rodolfo Maccabeo, la quale la edificò nel XII secolo. Altri ha voluto che fosse fondata da Alessandro Severo sulle rovine di Metaponto, perché in alcuni diplomi è denominata Civitas Severiana; ma ciò non basta a stabilirne quella vantata antichità. Ebbe Montescaglioso largizioni e privilegi, confermati poi dal mentovato Federigo e dal Viceré Pietro di Toledo; fu posseduto per legato paterno dallo svevo Manfredi quando era Principe di Taranto, e nel 1458 da Pirro del Balzo. Pervenuto a Federigo secondogenito del Re Ferrante, egli lo vendé a Federigo Grisone, da cui per diversi contratti giunse in potere dellultimo feudatario Cattaneo. Vasta è la chiesa parrocchiale di Montescaglioso, ove sono altre chiese di mediocre struttura. Dei tre monasteri che vi si vedono, rinomatissimo per donazioni e per privilegi fu quello dei Cassinensi, ampio e fornito di bella chiesa, con doppio chiostro, doppio cenacolo, vasti e lunghi dormitori e molte sale. Miglionico e Pomarico appartengono a questo circondario.» Tratto da wikipedia.org
Posted on: Fri, 15 Nov 2013 07:54:48 +0000

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