MOZIONE CONGRESSUALE (NENCINI) Le elezioni politiche - TopicsExpress



          

MOZIONE CONGRESSUALE (NENCINI) Le elezioni politiche MOZIONE CONGRESSUALE LA SOCIETA’ DELLA FIDUCIA L Italia Bene Comune nasce con il concorso di Pd, Sel e Psi con lobiettivo di dare un credibile contenuto riformatore alla sinistra e governare lItalia. Il PSI, unico partito aderente al Pse, era stato considerato soggetto indispensabile per identità e bagaglio di valori figli di una storia centenaria a dare forza allintesa. Anzi, il partito equilibratore di un rapporto tra Pd e Sel che appariva troppo spostato a sinistra. La crisi di quella coalizione è dovuta essenzialmente a tre fattori. Il primo è costituito dal cambio di marcia avvenuto durante la campagna elettorale. I tre soggetti fondatori sono improvvisamente divenuti quattro, con la presentazione del Centro Democratico, di ispirazione cattolica e centrista, che Bersani e il Pd avevano concepito come argine al supposto crescente consenso attorno alle liste che sostenevano Monti. Il risultato elettorale ha invece registrato una scissione da tuttaltra parte del potenziale elettorato di centro-sinistra. Il ciclone Grillo, dopo aver aggredito parte degli elettori della destra, ha travolto anche lelettorato potenziale del Pd, che non ha saputo prevenire gli effetti della cosiddetta anti politica. Il grande consenso ottenuto dal movimento Cinque Stelle è stato facilitato dalla condotta tenuta in Parlamento, nellultima fase della trascorsa legislatura, dalle forze politiche. Nessuna riforma istituzionale, nessun cambiamento della legge elettorale, con la riproposizione dellaborrito Porcellum, nessuna seria revisione della spesa per la politica nel momento in cui agli italiani venivano imposti gravosi sacrifici, politiche che non hanno saputo rovesciare lo stato recessivo della nostra economia producendo unalta disoccupazione, soprattutto giovanile, una repressione fiscale che non ha saputo distinguere tra evasione e impossibilità di pagare. In sintesi politiche che non si sono ispirate né ad equità né a progressività. Tutto questo ha favorito lesplosione elettorale di un movimento che ha saputo cavalcare un disagio profondo e diffuso. La seconda ragione dellinsuccesso e nel modo in cui il centrosinistra ha impostato la campagna elettorale. Anche la forma ha un suo effetto e quella usata dal leader dello schieramento progressista è apparsa inefficace. Più simile a quella adottata da chi pensa di aver gia vinto che non da chi deve guadagnarsi la vittoria. Lincapacità di suscitare interesse ed entusiasmo, di provare a recuperare sogni e speranze, non può che generare sconfitte. La terza ragione della crisi del Patto per lItalia e dovuta poi alla diversa collocazione assunta dai tre partiti sia in occasione della elezione del Capo dello Stato che della fiducia ai due Governi Letta, con Pd e PSI che hanno votato a favore dellesecutivo mentre Sel sceglieva lopposizione. Quando una politica manifesta segni di difficolta, si ha il dovere di pensare a realistiche correzioni. E su questo punto il Psi intende fornire una proposta convincente. Il governo di emergenza Il secondo governo Letta, nato dopo la rottura del Pdl e dei suoi gruppi parlamentari, deve marcare con decisione una forte discontinuità con lesecutivo precedente. Un governo di responsabilità, resosi necessario a fronte di una doppia emergenza economica e istituzionale e soprattutto davanti a un risultato elettorale che non ha assegnato a nessuna coalizione una chiara maggioranza, non puo essere soggetto ne a continue minacce né essere sottoposto a ricatti di natura personale. Il Psi ha seguito con un certo scetticismo il tentativo di Bersani di comporre un governo che coinvolgesse i parlamentari del Movimento Cinque Stelle, poi ha difeso il confine della giustizia giusta quando si e il radicalizzato lo scontro attorno al tema della decadenza di Silvio Berlusconi. Oggi il governo si trova di fronte a grandi problemi e a nuove difficoltà, con il rischio di un persistente logoramento della sua azione e dellimmagine dellItalia nel mondo se il Presidente del Consiglio non saprà coinvolgere gli italiani in una missione condivisa: decidere politiche economiche tese alla creazione ed alla redistribuzione della ricchezza, utilizzare la presidenza italiana dellU.E. per allargare le maglie strette del patto di stabilità e per dare allEuropa una voce più forte sulla politica estera e sulle scelte economiche. Il governo Letta, pur nella discontinuità con la fase post elettorale, mantiene integre le caratteristiche della eccezionalità. E il bipolarismo maturo la meta cui dobbiamo tendere, anche se condizioni di emergenza sono presenti nelle situazioni in cui il bipolarismo ha radici profonde. A fronte della crisi economica non esistono ricette miracolistiche. La caduta delle certezze ideologiche ha messo ancor più in crisi anche i tradizionali steccati politici, presentando nel contempo nuove contestazioni e fronti di lotta globali e antisistemici. I movimenti nazionalistici, localistici, anti immigrazione, quelli dell’antipolitica, quelli estremi della antiglobalizzazione, perfino quelli ispirati alle peggiori stagioni del Novecento, hanno fatto capolino in Europa prendendo forme ed espressioni diverse e conseguendo quasi ovunque non trascurabili successi. Alla luce di tutto questo si è ridotto ulteriormente lo spazio che contrappone partiti di ispirazione socialista e quelli d’ispirazione popolare, entrambi impegnati a contendere spazio alle forze di contestazione globale. Dopo l’Austria e l’Olanda, anche la Germania si appresta a costruire un governo di unità nazionale, pur essendo la sinistra riformista rappresentata da Spd e Verdi, sommata alla sinistra estrema, maggioranza numericamente assoluta. Levoluzione del sistema politico italiano non è ancora così chiara. Se non vi sarà una nuova e diversa legge elettorale, luniverso riformista dovra presentarsi agli elettori con una guida certa, un programma fatto di significative priorità ed una coalizione coesa che renda evidente il ruolo dei partiti fondatori. Proporremo agli alleati di apparentare la lista socialista a sostegno del candidato del centro-sinistra alla presidenza del consiglio. Se si procederà, come sarebbe giusto e opportuno, a varare una nuova legge elettorale, il Psi sottilinea la sua preferenza per un modello coerente che assicuri la libera scelta dei parlamentari da parte dei cittadini e la nascita di coalizioni di governo che non siano forzate da premi di maggioranza per poi dividersi dopo le elezioni. Su questo le opzioni possono andare dal modello tedesco al ripristino del Mattarellum senza recupero proporzionale. In entrambi i casi, lelettore sceglie i candidati e non solo i partiti. In entrambi i casi, lelettore è chiamato a scegliere una forza politica oppure una coalizione ma con un unico candidato, legato al suo territorio e allelettorato che lo ha votato più che a mediazioni politiche. Nel primo caso le coalizioni si formano dopo il voto, nel secondo al momento dellespressione del voto da parte dellelettore. Naturalmente ogni modello elettorale va concepito in rapporto col modello istituzionale. Il modello tedesco si porta seco un parlamentarismo eventualmente modificato col cancellierato, il Mattarellum una sorta di presidenzialismo. La cosa peggiore è continuare a procedere a modifiche di fatto del sistema costituzionale tramite continui mutamenti di legge elettorale. Il Psi e il governo I sette parlamentari socialisti sono stati il risultato di una estenuante trattativa e di un esito elettorale imprevedibile. La improvvisa irruzione nel polo di centro-sinistra della lista del Centro Democratico ha reso improba la presentazione di entrambi i simboli politici, del Psi e del partito di Tabacci, e nel contempo ha irrigidito la posizione del PD verso i socialisti. L’elezione di un gruppo di deputati e di senatori, proprio quando usciva dalle istituzioni repubblicane Di Pietro e non vi entrava la lista capeggiata da Ingroia, e un deciso passo avanti che consente al partito di riprendere la tradizione di battaglie parlamentari in tema di diritti civili e diritti sociali, in un’Italia che, in entrambi i campi, occupa posizioni di coda in Europa. La decisione assunta allindomani del voto di costituire una delegazione socialista alla Camera e di formare, con gli eletti autonomisti, un gruppo al Senato e il segno tangibile della volonta di far crescere una indipendente iniziativa parlamentare socialista e di dare sostegno allattivita politica del partito. Il PSI chiede ufficialmente di partecipare con una propria rappresentanza allesecutivo e modulerà il proprio comportamento parlamentare anche dalla risposta che il presidente del Consiglio darà a questa esigenza politica. La casa italiana del socialismo europeo Le repubbliche rinascono quando tornano ai loro principi fondativi. Nel caso italiano, la tradizione politica socialista, arricchita degli elementi più vitali del repubblicanesimo e della socialdemocrazia, e quella che meglio di altre può rigenerare la vita civile. Senza il recupero e la ricostruzione di una cultura socialista sarà difficile costruire in Italia un partito che si richiami al Socialismo europeo. Il rinnovamento delle repubbliche passa infine dalle riforme di istituzioni e ordinamenti, logorati da un ventennio di lotte aspre, di personalismi, di assenza di partiti e di luoghi aperti dove forgiare le idee e preparare le decisioni. La Commissione Europea, con una raccomandazione rivolta a tutte le forze politiche nazionali che si presenteranno alle elezioni europee 2014, ha rafforzato i nostri intendimenti, inducendo i partiti a rivelare con chiarezza a quale componente politica europea aderiranno e quale sarà il loro candidato alla presidenza. Il PSI ha presentato, alla Camera e al Senato, una mozione che sposa lorientamento del vertice europeo e che ha già registrato autorevoli adesioni da parte di parlamentari del Pd e di Sel e la condivisione di rappresentanti del mondo laico assenti dal Parlamento. Il Psi propone coerentemente di lavorare a ununica lista alle elezioni europee collegata al partito del socialismo europeo e di sostenere Martin Schultz alla presidenza della Commissione Europea nel nome, non solo di unalleanza elettorale, ma di un progetto politico di largo respiro teso a offrire un orizzonte certo al sistema politico italiano. A questa politica il partito dedicherà i prossimi appuntamenti. Si tratta di una proposta nuova con radici antiche. Lidea dellunità socialista venne formulata dal PSI allindomani della caduta del muro di Berlino e della svolta di Occhetto che annunciava la fine del Pci. Purtroppo, in questi ventanni, sono stati intrapresi altri e più tortuosi percorsi politici rispetto allunico che appariva giusto nel rispetto della storia dItalia e in omaggio al quadro europeo. Oggi, il tema si ripropone dopo che il Pd, che in questi anni ha di fatto ignorato la questione dellidentità e della collocazione europea, ha ripreso un confronto su questo argomento, dopo che Sel ha annunciato la richiesta di adesione al Pse, dopo che si e manifestata la positiva attenzione di piccole formazioni locali e di movimenti politico-culturali a questo scenario. La fine del falso bipolarismo italiano, imperniato sul rapporto tra berlusconismo e anti berlusconismo e da troppo tempo immobile sulla frontiera segnata dal tema giustizia, può solo sfociare, per annullare la sua negativa anomalia, in una piena adesione italiana al sistema europeo, nel momento in cui cè bisogno, per evitare che le decisioni vengano assunte in sedi non democratiche, di più Europa, di più democrazia europea, di una presenza italiana più autorevole ed efficace ai vertici delle istituzioni comunitarie. È la strada, questa, che sta seguendo, pur nelle difficoltà, anche la maggioranza dei moderati italiani. Riunirsi attorno al Ppe e da li rilanciare la sfida, stretti in una nuova unità, nel nostro Paese. LItalia, se guardiamo al sistema politico, non e mai stata un paese europeo, in passato per lesistenza del più grande partito comunista dEuropa, in questi anni per la presenza di un forte Pd senza radici europee e di una destra populista nata fuori dagli schemi del popolarismo e del conservatorismo europei. Il PSI, che si è battuto a lungo per far crescere nella sinistra un polo di cultura socialista democratica e liberale, si impegna anche oggi sul medesimo fronte, obiettivo che manterrà con quelle forze che si richiamano al PSE, ponendosi al contempo lobiettivo di allargarlo ai valori laici, libertari e democratici per esaltare ancor di più le caratteristiche innovative che la sinistra del nuovo secolo dovra assumere. In questo senso, anche nella futura casa del socialismo europeo è opportuno che cresca e si affermi una componente del socialismo liberale, di natura laica e di ispirazione garantista, che coinvolga forze di stampo liberaldemocratico. Oltretutto, questo è anche un modo per accogliere quelle forze che nellarea ex berlusconiana dicono di ispirarsi ancora alle idealità del socialismo riformista e liberale. Anche a questo fine, vanno intrecciati rapporti con Alleanza Progressista, lorganizzazione internazionale nata di recente che raccoglie unampia tradizione di socialismi europei e di culture democratiche presenti nel mondo. Rafforzare il PSI: la missione Nessuno deve pensare di ammainare bandiera. Per quanto soggetto di limitate risorse elettorali, il Psi resta una forza di identità politica e storica di assoluto richiamo per gli interlocutori, un partito che può catalizzare orientamenti e collocazioni, richiamare gli altri alla coerenza con la storia dItalia e con il presente dellEuropa, affrontare senza alcun complesso di colpa il fallimento di questo ventennio, celebrare con fermezza un vero e proprio processo alla seconda Repubblica. LItalia presenta oggi tre enormi deficit: quello relativo alloccupazione, quello relativo alla giustizia giusta, quello relativo ai diritti civili. E’ da qui che dobbiamo partire. La civiltà del lavoro Negli anni ottanta lItalia registrava il doppio della media del tasso di sviluppo dellEuropa, negli ultimi ventanni ha registrato la metà del tasso di crescita europeo. LItalia è stata colpita come gli altri paesi dalla crisi ma ne ha subito drammatiche conseguenze per il suo alto indebitamento pubblico e per la sua incapacità di provvedere alla ripresa economica. I vincoli europei sono stati spesso ritenuti una camicia di forza e solo a partire dal governo Letta si è ottenuto di metterli in discussione ottenendo qualche limitata deroga. Anche in questo si rivela la scarsa autorevolezza della classe politica di questo ventennio che non ha assunto alcun ruolo nella contrattazione e nelle difesa degli interessi nazionali, accettando a scatola vuota i parametri e i vincoli europei. Quel che risulta urgente in Italia è dunque soprattutto un rilancio della politica, della sua autorevolezza, della sua capacità di indicare soluzioni ai problemi economici. La qualità delle idee deve tenere conto dei numeri, ma una politica affidata solo ai numeri diventa asfittica. Il patto di stabilità ha fatto emergere lassurdità della logica dei numeri. Conteggiando anche gli investimenti nel debito si è impedito allo stato di promuovere lo sviluppo con infrastrutture e opere pubbliche, e concependo anche i debiti come spese si sono gettate nel lastrico migliaia di imprese. Anche la logica della giusta lotta allevasione deve tenere sempre presenti le singole situazioni, saper distinguere, selezionare, rendere sempre possibile il rilancio produttivo. La politica dei numeri ha finito per produrre numeri peggiori aumentando il debito, oltre a rendere ancora più consistenti recessione e disoccupazione, col dramma di quella giovanile che ormai supera il 40 per cento. La ricetta di cura è divenuta essa stessa una malattia. Ormai in ogni settore politico si sottolinea la necessità di diminuire le tasse e di ridurre la spesa. Urge un piano per arrivare a risultati tangibili, al di là della soppressione indiscriminata dellImu e di tenui palliativi. Destra e sinistra si fronteggiano ancora ed una delle linee di confine è rappresentata sia dalla redistribuzione della ricchezza che dall’interpretazione del futuro dell’Europa. Il capitalismo finanziario alimentato dalla fine degli anni 90 dall’assenza di regole ha inciso negativamente nell’economia mondiale determinando da un lato una terribile gerarchizzazione delle risorse – chi ha di più avrà di più, chi ha di meno avrà di meno – pur in un quadro di minore povertà planetaria, dall’altro allargando la frattura tra democrazia ed economia di mercato. Nellultimo ventennio alcuni dei cardini attorno ai quali è stato costruito lo stato sociale hanno subito mutamenti profondi. Il welfare europeo aveva a fondamento gli stati nazionali e si reggeva sulla stretta relazione tra democrazia parlamentare - spesa pubblica - crescita economica. Il decennio che ha aperto il nuovo secolo ha modificato questo assetto e costretto soprattutto la sinistra riformista a ripensare le proprie politiche. Occorre rilanciare la crescita per promuovere l’occupazione e rinnovare le tutele dentro e fuori il mondo del lavoro. La premessa sono gli investimenti nell’industria e nell’innovazione, uno sforzo rilevante che richiede unità di intenti, responsabilità e partecipazione attiva. Sarà il congresso a discutere il tema e ad offrire al PSE la sua lettura tenendo conto che le nuove povertà allignano in particolare nelle generazioni più giovani spesso espropriate di futuro. L’Europa può comunque favorire la soluzione del problema a condizione che ruolo politico e veste economica coincidano. Dotando le strutture comunitarie della possibilità di esercitare una politica estera comune, rendendo elettivi i vertici dell’Unione, coordinando le politiche fiscali, bancarie e del lavoro, riscrivendo le regole che devono normare i mercati finanziari, dotando l’Unione di un “tavolato di diritti comuni” da esportare nel mondo. La via per superare le disuguaglianze è la globalizzazione dei diritti ed il loro riconoscimento come beni pubblici. Le quattro crisi che hanno investito l’Italia – economica, sociale, politico istituzionale, di missione – non saranno superabili nell’arco di una sola legislatura. Il loro assorbimento richiede investimenti in nuove generazioni e un patto civico tra generazioni e Stato riformato in un tempo che all’emergenza somma il precipitare della spesa pubblica. La “società della fiducia” nasce dalla combinazione tra diritti e responsabilità e obbliga a decisioni risolute. Tagliare la spesa improduttiva ed escludere i ‘tagli lineari’ per non recare danno ai servizi essenziali alla persona; investire su politiche tese al rilancio dell’occupazione giovanile e alla protezione e all’utilizzo dei tanti over 40 espulsi dal mercato del lavoro; prevedere la riforma della riforma Foriero; fare del turismo e dell’economia della conoscenza il volano del nostro sviluppo, conferendo autonomia alla materia “turismo” e coinvolgendo lungo un’unica direttrice Enti Locali, Regioni, privati e Stato per non disperdere energie. E’ necessario, insomma, impegnarci sul fronte del merito e della inclusione, prevedendo l’accrescimento delle opportunità di partenza per i più bisognosi, tagliando le clamorose iniquità in materia di stipendi, pensioni, indennità, spesso non supportati né dal talento né dai versamenti, investendo in ricerca, affrontando il tema spinoso di classi dirigenti troppo spesso inamovibili e di stampo familistico. Priorità del nostro impegno saranno scuola e lavoro. Dal programma di Lipsia del PSE e dal nostro progetto elaborato in questi anni trarremo le buone ragioni per incalzare il governo. La giustizia giusta Il PSI ha aderito con convinzione alla campagna referendaria sulla giustizia giusta e si è impegnato nella raccolta delle firme per diversi referendum proposti assieme ai radicali. Poiché quelli relativi alla giustizia hanno superato la soglia delle cinquecentomila firme, il Psi si impegnerà attivamente anche nella campagna elettorale. I due referendum sulla responsabilità dei magistrati riprendono un quesito che i socialisti proposero assieme ai radicali già nel 1988, anche se poi la legge finì per svuotarne significato e contenuto. Su questo argomento lItalia è stata più volte e anche recentemente richiamata e sanzionata dagli organismi europei. Si tratta di colmare un gap con gli altri paesi democratici e civili. Oltretutto in nessun sistema esiste questa confusione di ruoli e competenze. Unico e solitario precedente il Portogallo di Salazar. Anche il referendum sulla carcerazione preventiva si rivela quanto mai urgente e lesigenza di limitare luso per legge a specifici reati consente di superare lambiguità della sua applicazione in base ai tre fumosi principi del pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Occorre una profonda riforma della giustizia. Perorarla significa rinnovare il patto di civiltà tra istituzioni e cittadini e rafforzare le fondamenta dello Stato. La giustizia italiana è malata, lenta e costosa e alleccessiva durata dei processi somma una condizione carceraria al collasso. Le strutture penitenziarie raccolgono circa 68.000 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 44.000 posti nei 206 penitenziari. Il PSI raccoglie il messaggio del Capo dello Stato in tema di indulto e amnistia ma propone di collegare l’uno a forme di pene alternative e di condizionare l’altra. Dall’ultima relazione annuale sullo stato della giustizia emerge infine un quadro sconfortante: i processi annui tra cause penali e civili risultano essere oltre 9 milioni e durano molto più a lungo che negli altri Paesi membri. Una lentezza che è costata allo Stato 84 milioni di euro per gli indennizzi delle cosiddette “cause lumaca” e 46 milioni di euro per risarcire le ingiuste detenzioni frutto di 2.400 errori giudiziari. LItalia continua a essere la maglia nera dEuropa. Si è diffusa la corruzione, il cui costo ammonta a decine di miliardi di euro, mentre diminuiscono denunce e condanne. Le ultime rilevazioni sullindice della corruzione percepita, dal rapporto di “Transparency International”, collocano lItalia al 69° posto nel mondo (a pari merito con il Ghana e la Macedonia). Se la legge n.190 del 2012 è da considerare un risultato comunque utile, perché ha introdotto nel nostro ordinamento figure di reato richieste in adeguamento alla normativa internazionale, urge rendere questa legge più incisiva e completa perche possa finalmente rappresentare una svolta decisiva nel contrasto alla corruzione. I diritti di libertà Ci sono diritti che andrebbero etichettati come “diritti del nuovo millennio”, meritevoli ormai di una tutela giuridica, quali lo ius soli, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il testamento biologico. Sempre più spesso diritti civili e diritti sociali tendono ad equivalersi ed a sostenersi a vicenda e come tali vanno normati. L’Italia, da Paese di migranti, è diventato un Paese di immigrazione. I nati in Italia figli di immigrati stranieri hanno superato l’anno passato quota 64.000, con un incremento di quasi il 90% rispetto alla situazione di soli sei anni fa. Questi dati confermano la volontà di un numero crescente di stranieri di ritenere lItalia loro dimora stabile. Chi nasce in Italia da genitori che lavorano stabilmente (almeno da cinque anni) sul nostro territorio, ha diritto di essere riconosciuto come italiano dallo Stato. Per raggiungere questo obiettivo è urgente superare lattuale procedimento di concessione della cittadinanza, basato su condizioni esclusivamente quantitative e legato al principio dello “ius sanguinis”, introducendo un meccanismo di attribuzione che, a fronte della riduzione del numero di anni necessari per ottenere la cittadinanza, richieda alcuni impegnativi requisiti che implichino la valutazione della qualità della presenza dello straniero nel nostro Paese e la sua volontà di intraprendere con successo un percorso di integrazione che possa culminare con la concessione della cittadinanza. Negli ultimi tempi lItalia è divenuta il porto dellEuropa, poi un paese di transito per altri paesi. Quello che è giusto fare è garantire agli esuli, a coloro che fuggono dalla guerra e dalla oppressione, lasilo politico e ai migranti cosiddetti economici almeno la difesa della loro vita. Occorre per questo superare lassurda legge Bossi-Fini e in particolare il reato di clandestinità. I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono legge in Olanda, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Francia, in fase di approvazione in Inghilterra e addirittura in Uruguay e in Argentina. Attualmente alle coppie dello stesso sesso vengono negate la dignità affettiva e anche diritti basilari quali la possibilità di assistere il compagno in caso di malattia, di fornire il consenso a procedure diagnostiche e terapeutiche, leredità, la reversibilità della pensione, la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, diritti che uno Stato civile deve garantire. Neppure una legge sulle cosiddette coppie di fatto è stata approvata in Parlamento e i cosiddetti ‘Dico’ sono diventati anche durante la fase del governo di centro- sinistra un non possumus. Le coppie non sposate anche di sesso diverso vanno regolamentate per stabilire basilari diritti e doveri. Sulla questione del ‘fine vita’ il Parlamento non ha legiferato. Siamo rimasti uno dei pochi paesi europei senza alcuna disposizione su questo delicato argomento. Il PSI rilancia una legge fondata sul pieno riconoscimento della libertà individuale di scelta, non sorretta da alcun credo autoritario, anche se rispettoso di tutte le fedi e le decisioni. Anche sul tema della ‘fecondazione assistita’ va rilanciata lesigenza di superare lassurda e restrittiva disposizione legislativa approvata e purtroppo non abrogata dal referendum per mancanza del quorum. Il PSI si impegnerà con decisione come ha fatto con la battaglia parlamentare sul femminicidio e per lapprovazione rapida della Convenzione di Istambul. La prossima frontiera sarà tracciata dagli impegni di modifica della legge elettorale per imprimere lobbligo della preferenza di genere, nel dovere pubblico di presentare nelle istituzioni bilanci di genere, sulla opportunità di prevedere negli enti di secondo grado parità di genere nell’accesso a fronte di uguaglianza nel merito, nella professionalità e nella competenza, nella promozione della cultura del pari lavoro/pari valore tra tutti gli attori del sistema economico e sociale. Il partito nuovo Per sviluppare questa politica, per assumere questo ruolo, il PSI deve dotarsi di una organizzazione più capillare, di una capacità di comunicazione più efficace, di organi più aperti e snelli. Occorre innanzitutto proteggere e rafforzare lorganizzazione locale e regionale del partito, ben sapendo che la nostra esistenza poggia oggi soprattutto sulla rete amministrativa. Il congresso afferma la necessità di essere nelle istituzioni perché è dalle assemblee elettive che l’iniziativa del partito può prendere vigore. Possiamo farlo rilanciando nelle città e nelle regioni coalizioni della sinistra riformista, dal PD al PSI a SEL allargate al mondo laico e democratico, attorno alle quali rinnovare un progetto per lItalia futura e tentando di aggregare il vasto e disperso mondo socialista che può condividere con noi questo obiettivo. Oltre alle forze politiche lo sguardo può estendersi allorizzonte dei movimenti e liste civiche che proliferano in ogni luogo. Il PSI si impegna a rafforzare il coordinamento degli eletti e degli amministratori, a valorizzarne ruolo e valenza politica. Il partito a livello locale dovrà caratterizzarsi sempre più come movimento di azione politica confidando sia su strutture collaterali come quelle di cui si doterà lAvanti ( club regionali fondati anche su non iscritti al partito) che su circoli di area. Oltre allorganizzazione serve un sistema di comunicazione adeguato a questo tempo. Nel nostro messaggio occorrerà affinare proposte originali e convincenti e approfittare di social network e delle potenzialità nuove offerte dalla rete. Andranno organizzati un sistema di siti socialisti, farli interagire, promuovere sui singoli temi anche vere proprie consultazioni e referendum cui tutti possano partecipare. Il linguaggio deve essere moderno, diretto, semplice, scarno. Un linguaggio nellepoca di Internet che non sia esportato, come oggi avviene e anche in questo dobbiamo distinguerci, dal mondo dello spettacolo, ma che sappia approfondire la politica senza appesantirla. La politica non è quel che oggi è purtroppo diventata, con Camere nominate e non elette, con presidenti di regioni che nominano i loro assessori, come nei comuni e nelle province, con sindaci dotati di poteri sempre più ampi, che svuotano le assemblee elette. Emerge con forza una questione democratica. Soprattutto alla luce della crisi dei partiti anchessi divenuti, in larga parte, partiti personali. Qui si apre il conflitto tra modello americano e modello europeo. Noi scegliamo il modello europeo, mentre in Italia sta prevalendo quello americano. Con due conflitti dinteresse evidenti, quello berlusconiano sui mezzi di informazione e quello dei magistrati sulla politica. Mezzi dinformazione e magistrati dispongono oggi di un grande potere di condizionamento della vita democratica che deve tornare in mano ai cittadini. Il partito dei prossimi anni dovrà favorire un processo di significativo rafforzamento favorendo unità e rinnovamento. Nuove energie sono indispensabili per disseminare il territorio di una presenza costante ed efficace. Il tema del finanziamento pubblico della politica, detonato fragorosamente a fronte del collasso del sistema di regole che lo sosteneva e a causa dei molteplici abusi commessi, va oggi affrontato nel combinato disposto di due azioni. La prima attraverso l’attuazione dell’art. 49 della Carta così da stabilire con certezza a chi spettino le risorse e come debbano essere osservati i principi-base della vita democratica. La seconda attraverso la ricostruzione di modelli organizzativi adeguati ad una società profondamente cambiata. Senza regole e senza trasparenza sarà impossibile uscire dalla stagione dei partiti personali, causa ed effetto di uno strisciante populismo deleterio per la crescita di una democrazia matura. Il PSI si propone di dar vita a una maggiore regionalizzazione del partito modificando su questo punto lo statuto attraverso la costituzione di un apposita commissione da eleggere al congresso, di eleggere un Consiglio nazionale di 150 membri, una direzione e una segreteria più snelle. I segretari regionali parteciperanno ai lavori di tutti e tre gli organismi. Nel nuovo partito troveranno infine diritto di cittadinanza sia le ‘primarie delle idee’ – già sperimentate – che i referendum consultivi, mezzi necessari a definire le scelte di più alto profilo. Insomma il percorso da compiere non è quello dei solitari apparati ma una strada che coinvolga forze sociali organizzate, volontariato politico, associazionismo e naturalmente l’intero corpo socialista in Italia.
Posted on: Sun, 03 Nov 2013 12:50:28 +0000

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