Ormai è un dato acquisito che il Trentino si trova alla fine di - TopicsExpress



          

Ormai è un dato acquisito che il Trentino si trova alla fine di un ciclo. Tutti lo riconoscono, imputando tale chiusura da un lato alla circostanza per cui dopo 15 anni (ed altri 8 da Sindaco del capoluogo) Dellai (con il suo carattere ed il suo carisma) non sarà più alla guida della nostra Provincia, dall’altro alla grave crisi economica che ha investito anche il Trentino ed al conseguente calo di risorse con cui i prossimi amministratori dovranno fare i conti. I più parlano apertamente della necessità di una discontinuità rispetto all’attuale azione amministrativa. E tra questi addirittura più di un esponente dell’attuale maggioranza (Rossi, Panizza, Tarolli e, sia pure non apertamente, ma forse con maggiore chiarezza, alcuni consiglieri del PD). Ovviamente questa richiesta di discontinuità da parte di chi governa la Provincia da lustri è a dir poco stucchevole. Ciò che però rileva è il dato per cui anche costoro sentono (ovviamente si tratta di un’operazione strumentale) la necessità d’invocare la discontinuità (paradossalmente rispetto al loro stesso operato). Evidentemente è sempre più percepita la voglia della gente di cambiamento. Quella voglia di cambiamento partendo dalla quale si potrebbe finalmente dare al Trentino una guida diversa. Per questo abbiamo dato origine alla nostra iniziativa, che non a caso si è sviluppata dal basso, da un gruppo di amministratori, la cui esperienza politica si è formata prendendosi cura concretamente a livelli diversi della nostra Comunità. La risposta che l’attuale situazione richiede non passa per la delegittimazione della politica, che non può che condurre o al governo dei tecnici o a Grillo (che, sia detto per inciso, è del tutto inutile, anzi controproducente, rincorrere sui “suoi” temi, che nessuno può cavalcare meglio di lui). La nostra proposta trova invece fondamento in una politica migliore, che, partendo dalla condivisione di alcuni valori di fondo, si proponga un approccio pragmatico, che dalla nostra comune esperienza amministrativa prenda spunto. Una risposta che non può che essere politica, non essendovi spazio a livello provinciale per “liste civiche” che non esprimano una propria concezione della società, che inevitabilmente si traduce in concrete proposte di governo in tema, ad esempio, di famiglia, di fiscalità, di approccio alla questione identitaria (o comunitaria) e di gestione del sempre più rilevante fenomeno dell’immigrazione. Una risposta quindi politica, ma svincolata dai partiti attuali, pragmatica, così come è nella nostra comune esperienza, e che pone particolare attenzione alla nostra Terra. Un movimento radicato sul territorio, che rivendica la propria autonomia rispetto ai partiti nazionali, ma che non è neutrale rispetto alle diverse opzioni valoriali e governative statali. Ciò premesso, a noi pare che la situazione che i prossimi amministratori del Trentino dovranno affrontare imponga alcune direttrici obbligate. a) In primo luogo riteniamo doveroso evidenziare quello che il problema principale del “sistema Trentino” e cioè un pesante deficit di libertà. Ovviamente non stiamo parlando di un regime in senso stretto. Stiamo invece parlando di una presenza pervasiva della Provincia, che tutto vuole controllare, indirizzare, condizionare. L’esatto contrario di quello “Stato minimo” di cui parlava Degasperi, cui i suoi nipotini abusivi ultimamente si rifanno. Stiamo parlando della volontà (e , purtroppo, della capacità) di mettere assieme tutto ed il contrario di tutto (Schützen, Alpini e Centro Sociale Bruno, fautori dello sbattezzo e parrocchie, ambientalisti compiacenti, impiantisti ed inceneritore, sindacati ed industriali, etc ..), di controllare le associazioni più rappresentativi mediante “propri” uomini, di acquisire il consenso con robuste erogazioni di denaro pubblico a favore dei poteri forti della Provincia (dobbiamo fare i nomi?), beneficiari di leaseback e contributi principeschi e di scandalose acquisizioni immobiliari a carico del contribuente trentino (ex Michelin, ex Italcementi, Lowara, Whirlpool, etc…), di tenere sotto controllo gli enti locali (perfezionando il sistema con le Comunità di valle) e, più in generale, di un modo di concepire la cosa pubblica che ha indotto perfino il prof. Nicoletti (Segretario del PD) a paragonare (scherzando, ma non troppo) il Trentino all’ex D.D.R. Un sistema che ha garantito consenso e, per certi aspetti, governabilità, ma che, a prescindere dalle situazioni di palese e deleterio clientelismo, ha “addormentato” il Trentino, soffocando il dibattito e le voci critiche. Non a caso è stato lo stesso Dellai, in occasione della discussione della finanziaria 2011, a lamentare una certa mancanza di vivacità dell’imprenditoria trentina, seduta, a suo dire, sugli allori passati. Un sistema che, laddove autonomia significa in primo luogo responsabilità, ha determinato invece una deresponsabilizzazione di cui i casi Lavis e Fiavé costituiscono un chiaro esempio. Sotto questo profilo c’è molto da lavorare e deve essere chiaro che noi proponiamo un modello radicalmente diverso, improntato su una limitazione del ruolo della Provincia e su una vera autonomia e responsabilità delle autonomie locali e dei corpi sociali intermedi. a.1) Una particolare attenzione merita la questione istituzionale e, quindi, la riforma che ha dato vita (ammesso, e non concesso, che di vita possa parlarsi) alle Comunità di valle. In estrema sintesi possiamo affermare che il fallimento di una riforma pensata a Trento ed imposta ai territori è sotto gli occhi di tutti. Gli amministratori locali l’hanno subita ed i cittadini non l’hanno compresa, anzi l’hanno rifiutata. Al proposito riteniamo necessaria una profonda revisione, che conservi quanto di buono comunque c’è, per cassare invece un impianto farraginoso, costoso (8.200.000 euro a legislature per le sole indennità) e nelle migliore delle ipotesi inutile. E’ condivisibile l’obiettivo di razionalizzare la spesa, individuando diverse modalità di organizzazione dei servizi, che incentivino, od anche impongano, forme di collaborazione tra Comuni. Ovviamente anche noi condividiamo tale obiettivo; i tempi sono cambiati e non è certo possibile far finta di niente. E’ lo strumento ad essere sbagliato. Infatti, già esistono gli strumenti normativi (gestioni associate, associazioni di Comuni, Unioni di Comuni, finalizzate o meno alla fusione) per giungere al risultato di una diversa organizzazione dei servizi. Strumenti più efficaci, meno costosi e, cosa non da poco, maggiormente rispettosi della storia della nostra Terra, da sempre fondata sulle autonomie dei territori. b) E’ poi innegabile che il peso politico del Trentino esca assai ridotto dall’esperienza di 15 anni di centrosinistra sedicente autonomista. E questo è un problema di non poco conto, specie in una situazione delicata anche sotto il profilo istituzionale come quella che stiamo vivendo. Di fatto ormai siamo del tutto isolati e, in un momento di evidente attacco alle autonomie speciali del Nord (la Sicilia non la tocca nessuno), questo è un fatto di non poco conto. In questi anni il centrosinistra, anziché cercare di coltivare rapporti positivi con le Regioni a noi vicine, ha assunto un atteggiamento “isolazionista” e supponente, che ci ha alienato ogni simpatia e che ora rischiamo di pagare caro, proprio quando avremmo un gran bisogno di alleati con cui combattere la rinascente ondata centralista. Ora paghiamo a caro prezzo la supponenza mostrata nei confronti dei nostri vicini Veneti e Lombardi, il mancato appoggio alle loro comprensibili istanze di una maggiore autonomia finanziaria ed amministrativa (basti pensare alla scelta, tutta politica, di appoggiare il centrosinistra nazionale al referendum contro la riforma federalista dello Stato approvata dal centrodestra), la posizione sulla Valdastico, che, a prescindere, da valutazioni di merito, ci avrebbe consentito di stipulare un patto forte con il Veneto, concordando tra l’altro le loro scelte viabilistiche in modo da evitare l’ulteriore intasamento della Valsugana, che ci avrebbe sicuramente giovato anche nella vicenda del rinnovo della concessione per l’A 22. Invece Dellai ed i suoi alleati si sono arroccati nell’Euregio, che, per basse ragioni di convenienza partitica, si è voluta caricare di significati politici fuorvianti. Nessuno messe in discussione l’utilità dell’euroregione, essendo evidente l’opportunità di una politica(amministrazione) comune tra Trentino, Alto Adige-Sudtirol e Tirolo in diversi campi (infrastrutture, sanità, ambiente etc…). Tra l’altro in Europa già esistono diverse analoghe realtà, che funzionano da tempo (anche in Italia, tra Friuli, Carinzia e Slovenia). Il problema non è quindi l’euroregione, ma l’uso strumentale che se ne è fatto, E che sia stato strumentale lo dimostra ampiamente l’ultima scelta di Dellai, che, dopo lungo “girovagare” ha trovato pace in Monti e nei suoi fedeli (Montezemolo e soci) e cioè in progetto politico che, Durnwalder (a ragione) dixit,ha espresso il peggior governo di sempre per la nostra autonomia regionale (per inciso, se non ora avessimo il Patto di Milano, sottoscritto dagli “orridi” Tremonti e Calderoli, per nostra autonomia sarebbero tempi non duri, ma durissimi). E così, dopo aver tagliato i ponti con le Regioni del Nord in nome di un patto di ferro con l’Alto Adige-Südtirol, ora Dellai butta a mare anche il rapporto con Bolzano, per andare a Roma “a difendere l’autonomia” assieme a chi di autonomie, men che meno speciali, neppure vuol sentir parlare. Sarà, quindi, prioritario ricostruire positivi rapporti di collaborazione con le altre autonomie, senza per questo dimenticare la nostra vocazione regionalista (per chi in questi ultimi lustri fosse stato un po’ disattento, segnalo che il centrosinistra Trentino è il principale responsabile della morte politica della nostra Regione). c) La situazione economica richiederà scelte anche dolorose, che fino ad ora, in regine di abbondanza di risorse, mai sono state fatte. Peraltro, è doveroso rilevare che il calo delle risorse disponibili non è imputabile soltanto alla situazione generale di crisi economica che stiamo vivendo, così come chi ora amministra il Trentino vorrebbe far credere. Non possiamo, infatti, non tener conto delle conseguenze che la “finanzia creativa” sviluppatasi in questi anni avrà sui futuri bilanci provinciali. Bilanci che non soltanto saranno in calo, ma in misura non irrilevante già vincolati (e quindi caratterizzati da notevole rigidità) in ragione delle scelte operate dall’attuale Giunta, che non di rado comportano impegni di spesa che si estendono nel tempo anche per 20 o più anni. Detto questo ciò che è del tutto evidente è la necessità di una maggiore sobrietà, cui dovrà essere informata l’azione amministrativa dei prossimi anni. Ed in primo luogo, prima di incidere sui servizi ai cittadini, sarà necessario porre termine alle spese clientelari, finalizzate alla pura creazione del consenso, alla propaganda. Primo compito sarà quindi quello di procedere ad una puntuale disamina del bilancio, che andrà depurato delle spese inutili (quando non dannose), tenendo conto che in molti casi si tratterà di un’operazione pressoché indolore (salvo che,ovviamente, per i “clientes”). Diversi sono i tagli da operare, a partire dalle spese del pletorico Ufficio Stampa (e Propaganda) della Giunta, dalle consulenze inutili (basta, ad esempio, agli studi alla Transcrime sul tipo di quello sulla sicurezza per le Comunità di valle; 450.000 mila euro gettati), dalle improbabili iniziative di organismi quali il centro per la formazione alla solidarietà internazionale o la rete di educazione ambientale (quella degli applausi sugli autobus a chi paga il biglietto!), con 46 “educatori” esterni contro 11 dipendenti scelti con concorso, etc… A profonda revisione andranno poi sottoposta le iniziative di solidarietà internazionale, a partire dalla soppressione di un assessorato inutile. Non stiamo parlando del finanziamento dei progetti (il cui ammontare complessivo peraltro previsto per legge), ma a tutte le ulteriori spese dal sapore neanche tanto vagamente clientelare di cui l’assessore Beltrami si è resa responsabile. Per gestire la solidarietà un assessorato è inutile o, meglio, dannoso, poiché induce nella tentazione (in cui la Beltrami non ha fatto alcuna fatica a cadere) di operare al fine di crearsi un consenso personale con i soldi dei contribuenti. Sia la Giunta a gestire “impersonalmente” i contributi o, magari (potrebbe essere un’idea), una commissione mista maggioranza-minoranza. Ma gli esempi potrebbero essere molti di più. Da tale attività di revisione potranno derivare tagli di una certa consistenza (l’è le migole che fa i tochi) e tutto sommato indolori (per la nostra Comunità). In ogni caso si tratta di un’operazione assolutamente necessaria, non essendo pensabile tagliare sanità, scuola o cultura senza prima aver eliminato le clientele. Fatto questo, si dovrà procedere ad un riesame anche delle spese più “serie”, a partire dalla ricerca. Nessuno vuole ovviamente sottovalutare l’importanza della ricerca, ma è del tutto evidente che sarà necessaria una rigorosa selezione, non essendovi, a solo titolo d’esempio, più possibilità di spese per ricerche nello spazio (costo più di 2 milioni di euro) o per altre analoghe iniziative, che sembrano finalizzate più che a creare ricadute concrete, a dare lustro a qualcuno. E poi del tutto evidente che dovranno avere fine le iniziative immobiliari della Provincia (ex Michelin, ex Italcementi, Whirlpool, Lowara, Meccatronica, etc), che sono costate alla Comunità centinaia di milioni di euro, di cui hanno goduto i soliti noti del salotto buono della finanza (assistita) trentina. Sul punto tanto altro vi sarebbe da dire, ma crediamo che il senso del discorso sia chiaro: prima si pone termine agli sprechi, alle clientele, alle iniziative finalizzate a creare il consenso e soltanto poi si procede, ove necessario, a rivedere le spese concernenti settori sensibili quali sanità e scuola. Tanto altro vi sarebbe da dire, ma, in attesa di contributi specifici sui singoli settori, confidiamo che quanto sopra esposto sia sufficiente ad esporre le ragioni di fondo della nostra iniziativa.
Posted on: Sat, 07 Sep 2013 15:18:35 +0000

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