PAROLIERI E PAROLAI Spiace dire che la presuntuosa fobia per voci - TopicsExpress



          

PAROLIERI E PAROLAI Spiace dire che la presuntuosa fobia per voci impostate e buona prosa, non ha avuto solo gli effetti collaterali di una giuliva proliferazione di speaker del telegiornale comprati a saldo alla sagra del dilettante, con la “patata in bocca” e la pronuncia storpia dell’italiano, ma ha avuto il tristo effetto di incoraggiare sperimentazioni incaute di semialfabeti, ingannati e istigati dalle case editrici ad abbandonarsi a gargarismi da barbari. Ne dubitate? Pensate che esageri? E che cosa dite allora di un autore di testi che afferma di essere invischiato in un “sandwich di emozioni”? Un sandwich di emozioni? E perché non un “hamburger di angoscia”? O piuttosto “un caciucco di ansietà”? Non vi basta? Ecco a voi alcune perle dello stile finalmente libero di scrivani e scribacchini, i meglio fichi del bigonzo, gente da Premio Strega o Premio Viareggio, che sbanca alle classifiche del più venduto (chi sia il più “venduto” non so). Stiamo parlando di Alessandro Baricco, di Andrea De Carlo, di Niccolò Ammanniti, di Pier Vittorio Tondelli, di Aldo Nove, di Fabio Volo, di Susanna Tamaro, di Alessandro Piperno. Sento già i gridolini delle centinaia di migliaia di fans. Non abbiate paura: non voglio privarvi del vostro gioco di società preferito e rivelarvi subito di chi sono le frasi prescelte. Scopritelo voi. Voi che sapete a memoria ogni parola pronunciata dai vostri idoli. Dite spassionatamente, che ve ne pare di: “Fu come un sottile refolo. Uno spiffero sfuggito ai serramenti dell’oblio.”? Io francamente avrei preferito: “Un soffio d’aria scampato ai lucchetti della memoria”. O, se proprio volete: “Un goccio d’acqua scappato alle cinture di castità dell’amnesia”. E che dire di un aforisma come: “La sera, come tutte le sere, venne la sera. Non c’è niente da fare: quella è una cosa che non guarda in faccia a nessuno”? E’ forse preferibile: “Il giorno come tutti i giorni venne il giorno. E sono cazzi.”? In ogni caso sarà un caso se: “Il caso non è mai casuale”? Anche il destino, del resto, non è mai destinato ad arrivare a destinazione. La fortuna invece può essere fortunata o sfortunata: dipende dalle circostanze. Che ve ne pare di: “Sono uno spicchio di me stesso”? E’ meglio o peggio di: “Mia moglie non è la mia metà, ma il mio doppio”? E il fatto che la noia si: “Infili a tradimento negli spazi vuoti” giustifica, e converso, il fatto che: “Il divertimento si sfila, col consenso di tutti, nelle strettoie in stile Biedermeier”? Ma il dilemma più tragico non è questo. E’ invece sapere se chi va a: “Pensierare in auto verso la prateria” sia lo stesso che è solito: “Sillogizzare in landò verso il dirupo”, che talvolta sorprendiamo anche ad: “Arzigogolare in moto lungo il bordo del pozzo artesiano” se non addirittura a : “Ragionierare in bici sul sentiero interpoderale”. In attesa di risolvere l’enimma, ci piacerebbe – confessiamolo- che “frasi luminose ci illumino l’encefalo come fuochi d’artificio” e che “storie di avventura ci infettino”, ma siamo costretti – dura lex, sed lex! – ad infettarci l’encefalo solo con la meningite e a tenerlo lì, spento, senza artifici, né avventure, ripetendo meccanicamente : “M’illumino d’immenso”. Ci lascia pensierosi, comunque, il fatto che: “La vita era come un cartone animato in una videocassetta guardata troppe volte ma non si poteva togliere dalla tele essendo la vita reale”. Che succederà quando nell’ altra vita ci sposteremo dal Pal al Secam e il videoregistratore di Dio…non sarà compatibile? Non c’è che dire: il brivido metafisico è sempre il brivido metafisico. E di fronte a frasi come: “Ho messo la tutina della Chicco e sono uscito dal nulla assoluto…” non si può che sottoscrivere quanto afferma, lapidario, Andrea Cortellessa, che parla di: “Clausola micromegalica che può evocare il Canto del gallo silvestre leopardiano” (NOTA 1) anche se io non trascurerei il cantico del gatto Silvestro e l’influsso dello Pseudo Longino. E’ pur vero, però, che anche di fronte al nulla che ci aspetta si vorrebbe pur sapere una buona volta: “Quando si lacera, il cuore che rumore fa?”. E’ un questione di principio. Se la videoregistrazione dell’esistenza in tutina Chicco si svolge proprio lì, di fronte al nulla come dianzi si diceva, dovrebbe svolgersi in silenzio. E se il cuore si lacera? Se com’è noto lacerandosi fa un casino della madonna e pare che sia crollato un palazzo. Come la mettiamo? Ahimé, c’è poco da fare. Ha ragione chi ha scritto: “Purtroppo non siamo esseri sospesi in bolle di sapone, vaganti felici per l’aria; c’è un prima e un dopo nelle nostre vite e questo prima e dopo intrappola i nostri destini, si posa su di noi come una rete sulla preda.” Sarà per questo che concedersi: “L’ecfrasi della donna amata”, coglierne “il fluorescente splendore” e gustare il sapore di una bocca “impastata dei microrganismi dell’angoscia” fa girare la testa. L’analfabetismo non ha mai scuse. E’ ora di farla finita con l’anticonformismo accattone di bambini viziati, coccolati dagli editori per compiacere papà potenti o politici influenti. Il ribellismo straccione da prete spretato affratella l’Italia conformista di Papini e quella controriformista di Ammanniti. Si è visto già com’è andata a finire: i teppisti che scherniscono la professionalità sono solo l’altra faccia di un paese di baciapile; i Bravi, che ridono in faccia ai deboli solo perché sono i cani da guardia dei potenti e dei prepotenti. Fabio Troncarelli su sagarana.net
Posted on: Wed, 06 Nov 2013 17:19:59 +0000

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