PARTE TERZA. CAPITOLO 1. La battaglia di Borodinò, seguita - TopicsExpress



          

PARTE TERZA. CAPITOLO 1. La battaglia di Borodinò, seguita dalloccupazione di Mosca e dalla fuga dei Francesi, senza altre battaglie, è uno dei fenomeni storici più istruttivi. Tutti gli storici sono concordi nellaffermare che lattività esterna degli stati e dei popoli nei loro urti reciproci, si manifesta con le guerre e che, a seconda dei maggiori e minori successi militari, la forza politica degli stati e dei popoli cresce o diminuisce. Per quanto strane siano le descrizioni storiche di come un qualsiasi re o un qualsiasi imperatore abbia radunato il suo esercito e abbia combattuto contro lesercito nemico riportando una vittoria, abbia ucciso tre, cinque, diecimila uomini e di conseguenza abbia assoggettato uno stato e un intero popolo di alcuni milioni di uomini; per quanto sia incomprensibile il motivo per cui la sconfitta del solo esercito, ossia della centesima parte di tutte le forze di un popolo, costringa il popolo intero a sottomettersi, tutti gli avvenimenti della storia (per quanto essa ci è nota) confermano la verità che i maggiori o minori successi dellesercito di un popolo contro lesercito di un altro popolo costituiscono le cause o, almeno, gli indizi essenziali dellaccrescimento o della diminuzione delle forze dei popoli. Quando un esercito riporta una vittoria, subito aumentano i diritti del popolo vittorioso a detrimento del popolo vinto. Quando un esercito subisce una sconfitta, il popolo vinto è privato di certi suoi diritti, a seconda dellimportanza della sconfitta e, se la disfatta è totale, totale deve essere il suo assoggettamento. Così fu (secondo la storia) dai tempi più remoti sino ai nostri giorni. Tutte le guerre di Napoleone confermano tale regola. A seconda dellentità delle sue sconfitte, lAustria perde i suoi diritti e aumentano i diritti e la potenza della Francia. Le vittorie dei Francesi a Jena e ad Auerstadt annientano lindipendenza della Prussia. Ma ecco che nel 1812, tutto a un tratto, i Francesi riportano una vittoria a Mosca, Mosca è occupata e, in seguito a ciò, senza altre battaglie, non è la Russia che cessa di esistere, ma cessa di esistere un esercito di seicentomila uomini e, dopo lesercito, cessa di esistere tutta la Francia napoleonica. Far concordare i fatti con le leggi della storia, dire che dopo la battaglia il campo di Borodinò restò ai Russi e che, dopo Mosca, vi furono altri combattimenti che distrussero lesercito di Napoleone, non è possibile. Dopo la vittoria dei Francesi a Borodinò, non solo non vi fu alcuna battaglia campale, ma neppure uno scontro di una qualche importanza; eppure larmata francese cessò di esistere. Come si spiega questo fatto? Se si trattasse di un esempio che riguarda la storia della Cina, potremmo dire che non è un fenomeno storico (una delle consuete scappatoie degli storici quando qualche fatto non concorda con le loro teorie); se si trattasse di uno scontro di breve durata, cui avesse preso parte un esiguo numero di armati, potremmo accettare il fatto come uneccezione; ma lavvenimento si compì sotto gli occhi dei nostri padri, per i quali erano in gioco la vita o la morte della patria, e quella guerra fu la più grande delle guerre sino allora conosciute. Quel periodo della campagna del 1812, che va dalla battaglia di Borodinò allespulsione dei Francesi dalla Russia, ha dimostrato che una battaglia vinta non solo non determina una conquista, ma non ne è neppure un indizio; ha dimostrato che la forza che decide il destino dei popoli non sta nei conquistatori e nemmeno negli eserciti e nelle battaglie, ma in qualche altra cosa. Gli storici francesi, parlando della condizione dellesercito di Napoleone prima dellesodo da Mosca, sostengono che nella Grande Armata tutto era a posto, fuorché la cavalleria, lartiglieria e i carriaggi e che inoltre mancava il fieno per nutrire i cavalli e il bestiame cornuto. Nulla poteva rimediare a questa mancanza, perché i contadini dei dintorni bruciavano il loro fieno piuttosto che darlo ai Francesi. La battaglia vinta non diede il risultato consueto perché i contadini, Karp e Vlass, che dopo lesodo dei Francesi vennero a Mosca con dei carri per saccheggiare la città, e in generale non offrirono certo esempi di sentimenti eroici - come tutti gli altri numerosi contadini della loro specie - anziché portare fieno ai Francesi, preferirono darlo alle fiamme, nonostante il buon prezzo che essi erano disposti a pagare. Immaginiamo due uomini che duellino alla spada secondo tutte le regole dellarte della scherma: lassalto dura abbastanza a lungo; a un tratto, uno dei duellanti si accorge di essere ferito e, comprendendo che la faccenda è seria e che è in gioco la sua vita, butta la sciabola e, afferrato il primo bastone che gli capita fra le mani, comincia a farlo roteare. Ma immaginiamo anche che il duellante, che così assennatamente ha impiegato il mezzo migliore e più semplice per raggiungere lo scopo, animato nello stesso tempo dalle tradizioni cavalleresche, voglia nascondere la realtà del fatto e dica di aver vinto rispettando tutte le regole dellarte. E possibile immaginare quale imbroglio e quale confusione nascerebbero dalla descrizione di quel duello? Il duellante che pretendeva il combattimento secondo tutte le regole dellarte erano i Francesi; il suo avversario, che ha gettato la sciabola e ha afferrato il randello sono i Russi; coloro che cercano di spiegare le fasi del combattimento secondo le regole della scherma sono gli storici che hanno narrato questo avvenimento. Dal tempo dellincendio di Smolènsk ebbe inizio una guerra che non seguiva alcuna precedente tradizione guerresca. Lincendio delle città e dei villaggi, la ritirata dopo la battaglia, il colpo di Borodinò seguito da una nuova vittoria, lincendio di Mosca, la caccia ai predoni, la cattura dei convogli, la guerriglia partigiana, non erano che infrazioni alle regole. Napoleone lo sentiva e, sin dal tempo in cui si fermò a Mosca (nella posizione regolare dello spadaccino) e, invece della spada, vide levato contro di sé il randello, non cessò di lagnarsi con Kutuzòv e con limperatore perché la guerra era condotta contrariamente a tutte le regole (come se esistessero regole per uccidere gli uomini). Nonostante le lagnanze dei Francesi per linosservanza delle regole, nonostante che i Russi di condizione elevata considerassero, chissà perché, vergognoso battersi con il randello e volessero battersi en quarte o en tierce, o fare unabile finta en prime [1. in quarta, in terza (...) in prima] eccetera, il randello della guerra popolare si sollevò con tutta la grandiosità della sua forza minacciosa e, senza chiedersi quali fossero le regole e i gusti di alcuno, con ingenua semplicità, ma con molto vantaggio, si alzò, si abbassò, colpendo i Francesi sino a che lintero esercito invasore non fu annientato. E felice non è quel popolo che, come i Francesi nellanno 1813, saluta secondo tutte le regole dellarte e, voltando verso il nemico lelsa della spada, la consegna con gesto grazioso e cortese al suo magnifico vincitore! Felice è invece quel popolo che nellora del pericolo, senza chiedere come abbiano agito gli altri in casi simili, con facilità e semplicità, alza il primo randello che gli capita e colpisce con quello sino a quando il sentimento delloffesa ricevuta e della vendetta che tormentano il suo animo, non ceda il posto al disprezzo e alla pietà.quello sino a quando il sentimento delloffesa ricevuta e della vendetta che tormentano il suo animo, non ceda il posto al disprezzo e alla pietà.
Posted on: Sat, 27 Dec 2014 09:12:07 +0000

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