PENSIERI Idiota: Membro di una grande e potente tribu’ che nel - TopicsExpress



          

PENSIERI Idiota: Membro di una grande e potente tribu’ che nel corso dei secoli ha sempre esercitato un dominio assoluto sulle vicende umane. Quando si afferma che la storia ha un “significato” e uno “scopo”, si presuppone che tutto ciò che appartiene alla dimensione storica sia, oltre che comprensibile, anche giustificato. Una filosofia della storia, nelle vesti in cui venne concepita in particolare nell’800, è possibile soltanto se si presuppone che la storia finisca, poiché solo in quel caso il suo significato può essere compreso in termini globali. Tuttavia in qualsiasi epoca gli uomini sono in grado di avere una coscienza soltanto parziale del divenire: si tratta di una coscienza legata al particolare periodo in cui essi vivono. Non esiste, in altri termini, una scala ascendente che porti dagli antichi ai moderni. Non si tratta tanto di relativismo culturale e morale, quanto di pluralismo, secondo il quale sono molti e differenti i fini cui gli uomini possono aspirare, senza che vengano meno la razionalità e la capacità di comprendersi. E’ dunque il pluralismo dei valori a costituire il tratto distintivo della storia umana.Il filosofo inglese sapeva benissimo che il quadro da lui delineato può sembrare “insipido” se paragonato a quelli tracciati dagli utopisti. E tuttavia, rammentando che l’uomo è intrinsecamente fallibile, giudica di gran lunga preferibile ricorrere ai cosiddetti “trade-offs”, alle concessioni reciproche, piuttosto che avventurarsi sul pericoloso sentiero che conduce a stabilire una scala di valori assoluti. La ricerca della perfezione – egli scrisse –sembra una ricetta, una via obbligata che porta allo spargimento di sangue; e le cose non migliorano se a dettare la ricetta è il più sincero degli idealisti, il più puro dei cuori. Puo’ essere maleducato parlare con la bocca piena, ma non e’ granche’ meglio parlare con la testa vuota. Mi rifiuto di combattere una battaglia di intelligenza con una persona disarmata.Quando la stupidita’ e’ una spiegazione sufficiente, non c’e’ bisogno di cercarne altre.La stupidità è la più grande forza distruttiva che affligge il genere umano. Oggi la situazione è più grave del passato in conseguenza dell’amplificazione mediatica, per cui qualsiasi sciocchezza, se ripetuta abbastanza spesso, assume l’apparenza di indiscutibile verità. In sostanza la stupidità viene oggi moltiplicata dalle tecnologie: aumentano così il numero degli stupidi e diventa anche più difficile difenderci dai danni da loro prodotti. Anche le persone che uno ha giudicato in passato razionali e intelligenti si possono rivelare all’improvviso inequivocabilmente e irrimediabilmente stupide. Insomma gli stupidi compaiono improvvisamente e inaspettatamente nei luoghi e nei momenti meno opportuni. Tutti sono autorizzati a essere stupidi, ma alcuni abusano del privilegio.Le persone non cretine sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non scemi dimenticano che in qualsiasi momento trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un grave errore. Partiamo subito da un presupporto che accomuna le persone civili,leali,oneste, educate,rispettose,perbene: ogni maleducato,maldicente,asociale tollerato è un arma regalata al nemico sulla strada di neaderthal.Maldicenza è il male detto da un parlante. Si distinguono la parola che esprime il male e il pensiero del parlante. In concreto, ciò che è detto può definirsi chiacchiera, mormorazione, pettegolezzo, diffamazione, calunnia, critica mordace; e la disposizione del parlante può indicarsi quale comunicazione partecipativa, avviso, ammonimento, malizia, malignità, cattiveria, malevolenza, malvagità. Al fine di conoscere, criticare e valutare le maldicenze, è necessario, inoltre, riconoscere, ove possibile, se ciò che è detto è vero o falso. Maldicenza è un termine dove ci si possono leggere significati negativi (pettegolezzo, diffamazione, calunnia), significati neutri (comunicazione, chiacchiera) e significati positivi (critica mordace). L’diota che parla male degli altrui può manifestare intenti negativi (malizia, malignità, cattiveria, malevolenza, malvagità), intenti positivi (avviso, ammonimento) e neutri (comunicazione). La sua traduzione in altre lingue è spesso ambigua, come difficili e ambigue sono, talvolta, le traduzioni in italiano di parole che in altre lingue hanno significato affine. ”Dir male” è peccato; non ”dire il male” potrebbe farci cadere tra gli accidiosi nel quinto girone dell’inferno. La maldicenza rende materia chi la usa, chi la ascolta, e talora anche chi nè loggetto.Esporsi in un sentimento malevolo,significa deteriorare la propria immagine in una sorta di idiota masochismo. Colui che dice male, e colui che ascolta il maldicente, tutti due navigano nell’accidia e nel veleno; ma luno lha nella lingua, e laltro nellorecchio. Il vero problema però non sono loro, ma la società, che è stata contagiata dalla loro cretinaggine (la stupidaggine è molto contagiosa)e nel mentre questi psicopatici cronici gravi vanno in giro a piede libero a dire nefandezze di tutti,colpendo i più vulnerabili,cioè quelli che nella loro cecità determinata dall’innocenza,non li vedono. Perché l’intelligenza umana ha dei limiti, e la stupidità no ?Il protagonismo è la forza che spinge gli imbecilli a manifestarsi. Se è così generalizzata l’abitudine di parlar male degli altri, è perché ciò aiuta a mantenere una buona opinione di sé stessi. Probabilmente è anche lambiente in cui si cresce o si è cresciuti, la gente che si frequenta, leducazione che si è ricevuta, insomma un insieme di cose!Il maleducato,però,nella sua aggressività culturale,non ha alibi,si esprime con ignoranza e poco rispetto per gli altri.L’etica è andata,ormai,a farsi friggere. Gli idioti sono una saggia istituzione della natura che permette agli stupidi di ritenersi intelligenti.Questa è l’età dei trogloditi: illustri signore|i che credono di rimetterci qualcosa di proprio se riconoscono negli altri un minimo merito. Fa parte di una buona educazione sapere quando sia opportuno essere maleducati. Il senso del pudore e del rispetto per il prossimo è merce sempre più rara, ma del resto lItalia è piena dei cosidetti pseudosignori e dei neocoatti con giacca e cravatta.Magari con paletta e rastrello,non cambia di molto. La persona scema è il tipo di persona più pericoloso che esista.Un consiglio a chi vuole evitare climi incresciosi analoghi al mio: non discutere mai con un maldicente: ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza. Ma a quale astrusa specie a me sconosciuta appartengono? Mai attribuire alla malafede quello che può essere tranquillamente spiegato con l’idiozia. Quando appare il saggio, lo si può riconoscere dal fatto che gli idioti sono tutti coalizzati contro di lui. Sono io ad essere troppo umano o sono loro ad aver perso la loro principale caratteristica? Sono stati loro ad aver buttato nella spazzatura l’educazione e il civismo o qualcuno gliel’ha voluta rubare?A me hanno provato a rubarla un sacco di volte. E continuano, continuano, ogni volta una persona e un evento diversi, ogni volta con una scusa diversa. Perche’ non e’ possibile combattere tutte le battaglie, a volte bisogna perdere, e chissenefrega se sono tutte vitali, l’importante e’ partecipare. E poi, suvvia, bisogna imparare a rapportarsi con il mondo e adattarsi alla società in cui si vive. Ma e’ proprio un umano chi vi dice tutto ciò? Lo stesso umano che se nella preistoria non avesse trovato un modo per plasmare il mondo, si sarebbe estinto in un batter d’occhi, da un giorno all’altro, senza lasciare traccia della sua esistenza? Imbecillità: Mano fredda, cuore caldo. Anche in francese si dice così. Anche in russo, anche in arabo. Questo dimostra che l’imbecillità è universale.In quale girone dell’inferno dantesco andranno a finire queste anime prave? Guardate, sinceramente, penso che per questa feccia italiana sia addirittura troppo lusinghiero andare ad occu pare un posto nella magnificenza dell’opera letteraria per antonomasia dove sono condannati gli Ipocriti,i falsari,i traditori,i maldicenti e i violenti. La persona scema è il tipo di persona più pericoloso che esista.La cretinaggine è una patologia di origine psicotica, per di più molto infettiva. Il protagonismo è la forza che spinge gli imbecilli a manifestarsi.Oggi il cretino è pieno di idee. Un imbecille ha sempre dalla sua il fattore sorpresa. Lo sciocco non perdona e non dimentica. L’ingenuo perdona e dimentica. Il saggio perdona, ma non dimentica. INTERNI Al termine del suo discorso al Consiglio Nazionale che ha sancito la rinascita di Forza Italia, Silvio Berlusconi accusa un malore. Già negli ultimi (ha parlato per più di due ore), Berlusconi è sembrato provato, forse a causa di un calo di zuccheri, ed ha cercato di resistere appoggiandosi al leggio. Immediato l’intervento del medico Alberto Zangrillo che ha passato al Cavaliere un bicchiere d’acqua. Oltre al medico, è salito anche Renato Brunetta, pronto a sorreggere Berlusconi in caso di mancamento. Berlusconi, dopo aver sorseggiato un po’ d’acqua è stato accompagnato in platea e il capogruppo della Camera Renato Brunetta ha letto il documento approvato all’ufficio di presidenza del Pdl del 25 ottobre con cui si ufficializza il ritorno a Forza Italia. Berlusconi è tornato poi sul palco accompagnato dall’inno storico di Forza Italia e da una standing ovation. L’ex premier, al fianco di Renato Brunetta, ha indossato la delega per votare il documento che sancisce il passaggio dal Popolo della libertà a Forza Italia: il Consiglio nazionale ha approvato il documento dell’ufficio di presidenza e Forza Italia è nata all’unanimità. In sala infatti, non c’è stato nessun astenuto. ECONOMIA Economia, crescita, sviluppo, lavoro, ancora disoccupazione o finalmente occupazione? Che 2014 dovremmo aspettarci? Un tempo nel nostro paese si esprimevano i desideri tutte le volte che cadevano le stelle nella notte di San Lorenzo o si scrivevano le letterine a Babbo Natale e alla Befana per chiedere i regali delle tradizionali festività. Piccoli, preziosi pensieri finiti da tempo nel dimenticatoio o dentro il museo dei ricordi. Oggi il pensiero dellitaliano, sopratutto di quello medio, è uscire finalmente dalla crisi o empasse economico. Secondo alcuni dati riportati dallIstat, per il 2014 si dovrebbe finalmente vedere un rialzo del prodotto interno lordo. 0,7%, questo è il dato stimato al termine dellindagine macroeconometrica, dallIstituto Nazionale di Statistica. Domanda interna ed estera in notevole aumento; questo il dato che dovrebbe, speriamo, contribuire allaumento del Pil, osservato speciale numero uno. 2013, un anno non facile sul fronte delle spese: una contrazione stimata al 2,4% che il prossimo anno leggermente aumentare, arrivando ad un +0,2%. Il 2014 dovrebbe rivelarsi lanno del riscatto anche per il ciclo produttivo: un possibile +2,2%che, se così fosse, compenserebbe un minimo il drastico calo degli investimenti di questanno, assestatesi ad un -5,5%. Quale futuro per il lavoro e loccupazione? Le notizie non sono confortanti: lanno in corso non è ancora terminato, ma il tasso di disoccupazione tocca il 12,1%, un livello che per il2014 dovrebbe arrivare al 12,4%. Un aumento lievissimo, ma pur sempre aumento. Incertezza economica, crisi dello stato di liquidità, caos politico, i tre principali fattori di una crisi che, almeno dalle nostre parti, fortunatamente non peggiora, ma nemmeno raggiunge altissimi livelli di miglioramento. Non ci resta che continuare a sperare, lo scetticismo generale però resta, sopratutto nei giovani. TELECOM-1. CHI È MARTÍNEZ GUZMÁN, LESTROSO MESSICANO CHE HA COMPRATO TELECOM ARGENTINA Rossana Miranda per formiche.net Vita, passioni e misteri del bizzarro finanziere che attraverso il gruppo Fintech Advisory ha acquisito Telecom Argentina dal gruppo telefonico Telecom Italia ora capitanato da Marco Patuano dopo luscita di Franco Bernabè Telecom Italia ha annunciato ieri la decisione di vendere Telecom Argentina al gruppo Fintech Advisory per 960 milioni di dollari. È stata accettata lofferta di acquisto della partecipazioni di controllo di Telecom Argentina, attraverso Telecom Italia International, Sofora Telecomunicaciones, Nortel Inversora e Tierra Argentea, fatta dal gruppo Fintech Advisory per 960 milioni di dollari, ha scritto in un comunicato Telecom Italia. I MISTERI Dietro questo fondo con investimenti in tutto il continente latinoamericano cè David Martínez Guzmán, un uomo la cui vita è un mistero, secondo molti media sudamericani. Si sa che è il messicano più influente di Wall Street, proprietario del fondo Fintech Advisory, e che ha fatto pagare unazienda per nascondere le sue fotografie da internet, secondo quanto si legge sulla rivista messicana Expansión. I VEZZI DELLUOMO DAFFARI Martínez Guzmán vive tra Londra e New York ma ogni anno, a Natale, torna nella sua natale Monterrey per trascorrere le feste insieme alla famiglia. Ogni mese versa un bonifico sul conto della mamma e della sorella. Il quotidiano messicano El Universal sostiene che limprenditore non abbia guardie del corpo né autisti. Giri in jeans e maglietta per le strade di New York, prenda la metropolitana e frequenti il ristorante Le Cirque senza cravatta, come invece esigerebbe il protocollo del locale. LE ORIGINI Martínez Guzmán proviene da una famiglia della classe media che ha potuto offrirgli una buona educazione grazie a unimprevista eredità ricevuta. È stato uno studente modello allIstituto irlandese di Monterrey, ma ha avuto un difficile rapporto con il padre e con il fratello. Quando si è diplomato ha deciso di entrare in un seminario dei Legionari di Cristo a Roma per diventare prete ma lesperienza è durata sei mesi. Di nuovo in Messico, si è laureato in ingegneria elettronica nellIstituto Tecnologico di Monterrey. IL PRESTITO DELLA NONNA Ha fatto diversi tentativi per lavorare in imprese messicane, ma la sua candidatura è stata più volte rifiutata. Così ha deciso di chiedere un prestito al padre di un suo amico per pagarsi un master alla Harvard Business School. Dopo alcuni anni in cui ha lavorato nellufficio di mercati emergenti di Citigroup si è creato una rete sociale che gli è tornata utile e, con un ulteriore prestito di 300mila dollari da parte della nonna, a 30 anni ha fondato Fintech Advisory. Dopo solo un anno, Martínez Guzmán ha restituito i soldi al padre dellamico e a sua nonna con i rispettivi interessi. I FONDI FANTASMI Lorigine dei soldi di David Martínez Guzmán è uno dei segreti più chiacchierati di Wall Street. Sotto il nome di Fintech operano altri tre fondi diversi (Advisory, Media e Mobile). Ma Fintech è legata anche a Fimex Intertnational Limited. Nessuno di questi fondi ha un logo o una pagina web, ha spiegato lesperto di finanza Lucio Di Matteo al quotidiano El Universal. SULLE ORME DI CARLOS SLIM? Martínez Guzmán è conosciuto come il nuovo Carlos Slim, secondo il sito International Business Times. I suoi fondi riscattano le aziende con problemi di liquidità. LA MOSSA DI CYDSA Con Fintech Advisory Martínez Guzmán si era specializzato nellacquisto di aziende in difficoltà finanziaria per ridimensionarle e venderle. Dopo ha cominciato con lacquisto di passivi, come ad esempio con lazienda Cydsa. Dallo scambio del debito per azioni (400 milioni di debito), limprenditore ha avuto il 60% delle azioni, strappando il controllo dellimpresa alla famiglia fondatrice González Sada. Alcuni giornali messicani sostengono che sia stata una delle imprese che ha respinto la sua candidatura quando cercava lavoro da giovane. GLI INTERESSI IN ARGENTINA Gli investimenti di Fintech vanno da New York fino alla Patagonia e hanno portato Martínez Guzmán a incontrare capi di Stato, imprenditori e uomini di affari. Secondo il quotidiano argentino La Nación, Martínez Guzmán controlla il 40% della holding di tv Cablevisión e del gruppo argentino El Clarín. Ha anche il 5% della Banca di Sabadell e fa parte del suo consiglio di amministrazione. INTERVISTE E INTERVENTI Nel 2012 ha concesso due interviste e a marzo del 2013 ha scritto un articolo per il Financial Times grazie al quale ha cercato di bloccare una decisione giudiziale che avrebbe fatto crollare gli affari argentini. Ho partecipato a quasi tutte le ristrutturazioni del debito sovrano degli ultimi 25 anni... dallAmerica latina alla Grecia passando per la Russia, ha scritto Martínez Guzmán. Il titolo del corsivo era I giudici americani mettono a rischio la finanza internazionale. LA PASSIONE PER LARTE Nel 2004 Martínez Guzmán ha comprato lappartamento più costoso di New York: un immobile del palazzo della Warner a Manhattan per 54,7 milioni di dollari. Nel 2006, invece, il New York Times ha scritto che il miliardario messicano avrebbe comprato lopera darte più cara al mondo: il quadro No. 5, 1948″ di Jackson Pollock (artista americano influenzato dagli artisti messicani David Alfaro Siqueiros e Jose Clemente Orozco) per 140 milioni di dollari. Ma sia la casa dasta sia lo studio di avvocati che rappresenta Martínez Guzmán hanno smentito lacquisto. 2. MESSICANO AMICO DEI KIRCHNER EMERSO DAL CRAC DI BUENOS AIRES Massimo Sideri per il Corriere della Sera È vero che non sono in molti a ricordarlo vista la sua passione-mania per il basso profilo. Ma David Martinez Guzman, nuovo azionista di larga maggioranza di Telecom Argentina, non compare dal nulla nella vicenda. «Ho preso con lui solo qualche caffè: un tipo molto schivo ma sveglio» racconta un ex dipendente Telecom che lo incontrava a Buenos Aires. Martinez, il messicano 56enne che opera attraverso il suo fondo Fintech con base nelle isole Vergini, come richiede il pedigree della specie, si era posizionato da buon «avvoltoio», cioè speculatore amante di crac e default, già nel 2004 con il quasi fallimento del gruppo telefonico. Anzi, si può dire che a parte i particolari emersi sulla sua vita che sembrano sconfinare nella leggenda metropolitana - come la nascita nell87 della società grazie a un prestito di 300 mila dollari da parte della nonna - non si sappia nulla della sua esistenza precedente al crac dellArgentina. In effetti è più noto il punto di arrivo che quello di partenza. Oggi Guzman si divide tra la sua Monterrey e Londra, dove risiede, vestendo abiti normali, non disdegnando i mezzi pubblici ed evitando di mostrare ai quattro venti che sia miliardario, come fosse un particolare facile da nascondere. Uniche concessioni lappartamento da oltre 54 milioni di dollari nel Time Warner Center di Manhattan e un Jackson Pollock (il quadro No. 5, 1948) da 140 milioni. Ed è proprio nella New York del 2012 che emerge un particolare contradittorio se messo a confronto con il suo understatement . Martinez prende ufficialmente posizione parlando di «metodi terroristici» da parte di Thomas Griesa, il giudice che nel conflitto giudiziario (ancora irrisolto) tra obbligazionisti americani e il governo argentino aveva preso posizione per i primi. In effetti, sarà un caso, ma la sua fortuna economica coincide con la eccezionale cavalcata politica dei coniugi Kirchner dopo il crac dello stato sudamericano nel dicembre del 2001. In Argentina Martinez è anche azionista con il 40% di Cablevision, la tv via cavo che è la principale fonte di introiti del gruppo Clarín che ne detiene il restante 60% e che edita lomonimo quotidiano molto importante per la vita politica del Paese. E anche qui un altro indizio alimenta il sospetto che alcuni media nutrono in Argentina: e cioè che possa addirittura essere un cavallo di Troia del governo dentro le società. Il 7 dicembre del 2007, allora ultimo giorno del governo di Nèstor Kirchner, il presidente autorizza la contestata fusione tra Multicanal del gruppo Clarín e Cablevision di Martinez. Il miliardario non dimentica il piacere e anni dopo nel 2012, quando, scomparso Nestor, la guida del Paese è passata alla moglie Christina, prende posizione a favore del governo e contro il socio Clarin sulla necessità di adeguamento di Cablevision alla nuova legge sui media. Non che lingegnere con laurea allItesm messicano, Mba alla Harvard Business School e un veloce passaggio a Citibank, si tenga lontano dal suo Messico. Nel 2004 aveva rilevato anche 400 milioni di debito del conglomerato tessile e chimico messicano CYDSA per 40 milioni. Un decimo. E solo pochi mesi fa aveva investito per salire in Cablecom , la tv via cavo messicana. Impossibile inoltre non notare, nei sei mesi giovanili in cui accarezzò lidea di diventare prete, la sua veloce frequentazione romana dei seminari dei Legionari di Cristo, potente congregazione cattolica frequentata anche dalluomo più ricco del Messico, nonché uno dei più ricchi al mondo, Carlos Slim. Peraltro pare che tra le più recenti passioni del nuovo patron di Telecom Argentina ci sia stata anche la Grecia del quasi-crac dove il magnate avrebbe investito. Ma il «kircherismo» sembra la sua frequentazione più duratura e comunque di maggiore fortuna iniziata con i famigerati Tango Bond acquistati per centinaia di milioni di dollari. La prova del nove potrebbe giungere presto: secondo la legge argentina dei media un solo soggetto non può avere una partecipazione così importante in una telecom e in un gruppo di media. Martinez potrebbe essere costretto a vendere Cablevision. Ma a decidere sarà Christina Kirchner. UN GOLPE DI NOME EURO (Versione integrale) - Scritto da Giuseppe Guarino per Vincitori e vinti Di seguito la versione integrale del SAGGIO DI VERITA SULLEUROPA E SULLEURO.Guarino. La tesi del professore è che all’origine della moneta unica si sia realizzato un “colpo di stato”, attraverso un preciso regolamento comunitario, il numero 1466/97. Approfittando della fortissima volontà dei governi del tempo di superare a tutti i costi “l’esame” – sul fronte dei conti pubblici, per esempio – necessario a entrare nella nuova area valutaria, la Commissione fece approvare infatti un regolamento che avrebbe vincolato in maniera decisa le leve della politica economica fino ad allora in mano agli stati membri. Il ragionamento di Guarino è lungo ma non oscuro, narrato con stile piano, a disposizione – per volontà dello stesso autore – di chi lo volesse confutare. Qualcuno potrebbe sostenere, forse non a torto, che non di soli formalismi giuridici è costituito il processo d’integrazione europea. Ciò detto, è un fatto che pezzi d’establishment guardino con ansia crescente alle prossime elezioni europee, ritenute facile terreno di caccia per “populisti” anti moneta unica. Ieri pure l’agenzia di rating Moody’s ha parlato di rischi “non trascurabili” che in Italia “i partiti anti-euro prendano il potere con un programma di uscita dalleuro”. Guarino obbliga a confrontarsi con una lettura critica ma acuta, nient’affatto dozzinale, del tipo di mentalità dominante nella storia dell’integrazione europea. A meno di non accontentarsi di vivere in un’èra in cui tutte le vacche sono populiste, buona lettura. Se il fenomeno depressivo europeo continuasse o siaggravasse ne deriverebbe una alterazione nella “governance” politica edeconomica nel mondo.Di questo in effetti si tratta, della “governance” politica ed economica globale. Le principali forze operanti nel globo sono autonome, alcune anchesingolarmente potentissime. Le loro attività, in aspetti essenziali, sfuggonoalla vigilanza ed al controllo degli Stati, ivi compresi i maggiori, siasingolarmente che come sistema. Forze illecite, potenti per l’impiego dellaviolenza, si inseriscono in quelle finanziarie e si infiltrano negli stessi ganglidegli Stati. Il sistema di Stati, ognuno dei quali controlla una parte diterritorio, che comprende l’intero spazio del globo, svolge la funzione di fronteggiare la forza dei flussi economici, caratterizzati dall’enorme volume,dalla estrema variabilità, quindi dalla impreve dibilità. La dimensione dei principali Stati è cresciuta. Anche quella di un buon numero di altri Stati èsuperiore rispetto al passato.Il fulcro del sistema politico globale è nell’attualità rappresentato da un duopolio, USA e Cina. La dominanza economica si è gradualmentespostata dal nord-atlantico all’atlantico meridionale ed agli oceani indiano pacifico. Nel duopo lio politico il ruolo degli USA potrebbe affievolirsi. Si avverte l’assenza di un anello. L’anello che manca è l’Europa.51. Il mondo è un contenitore chiuso. Ciò che accade in un luogo od in unsettore si riflette sugli altri. Il ruolo economico dell’Europa, azzerato quello politico, si è ridotto a quello di “acquirente” principale.Di qui la insufficienza della “governance” politica mondiale, che si riflette suirapporti economici. A livello mondiale non si può essere certi di unacrescita, duratura, armoniosa, esente da turbolenze, che ci si proponeva direalizzare in Europa e che non è stata raggiunta. Si avvertono“crepe”. Leacque, da tranquille, mosse o molto mosse, potrebbero d’improvviso trasformarsi in maremoti anche per effetto di eventi ciclonici, di terremoti,tsunami.Rafforzare la governance politica del mondo, quale contrappesoadeguato ad ogni pressione eccessiva dell’economia, è obiettivo urgente. Nelle condizioni attu ali la“politicità”, non solo nella gestione dellamoneta ma nell’intero sistema, non può essere considerata per l’Europa una“opzione”.E’una “necessità”. Non bisogna però farsi illusioni. L’Europa non potrà riappropriarsi della propria missione nel mondo se non avrà a suavolta realizzato una conformazione e dimensioni adeguate al compito. La trasformazione in entità politica dell’intera Unione è la“soluzione”. Ma bisogna tener conto del fattore tempo. Lo si è detto più volte. Se i cittadinidella Germania, con piena e sincera convinzione, accettassero di integrare la identità nazionale, con un’altra, di livello superiore, quella europea, ilrisultato sarebbe a portata di mano. All’unità politica aderirebbero subito tutti o quasi tutti i Paesi dell’area euro. Ed anche dell’Unione.Se i cittadini tedeschi non fossero maturi per questa decisione, un raggruppamento che comprendesse con gli altri maggiori Paesi continentali dell’Europa anche laFrancia, che del gruppo potrebbe (dovrebbe) assumere la responsabilità esterna, si sarebbe già molto vicini all’obiettivo.Si lavora troppo con la fantasia, ipotizzando che l’Italia potrebbe essere l’iniziatrice dellaaggregazione alla quale la Francia potrebbe aggiungersi, per guidarla nellesuccessive fasi aggregative?La “fantasia al potere!”. Non è stato questo lo slogan di variegenerazioni? La “fantasia” è la fonte di tutte le scoperte scientifiche e delleinnovazioni, dalle massime alle minori, e dei grandi eventi storici. Lafantasia dà stimoli. I risultati si raggiungono se si rintracciano i giustisentieri e li si percorrono. I percorsi non si inventano. Se l’obiettivo è nuovo, per individuarli si richiede studio ed approfondimenti.Una indicazione pratica che potrebbe essermi consentita è che sicominci a riflettere e a discutere sulla organizzazione costituzionale dellaEuropa unita. Nei primi anni quaranta si dibatteva in Italia su qualidovessero essere le istituzioni del post-fascismo. Il Federalist è il massimoesempio di testo politico che abbia analizzato le condizioni presenti e quellefuture, per ricavarne indicazioni in merito alle tecniche da impiegarsi nelnuovo grande Stato federale, una istituzione di cui, anche per la dimensione,non esistevano precedenti.Gli europei si presentarono all’appuntamento del 1991totalmente impreparati su questi aspetti. La cui soluzione viceversa potrebbe rivelarsimeno difficile, di quanto si pensi. L’Europa, tutta l’Europa, è stata per millenni regno delle autonomie locali. Disegnata l’architettura centrale sarebbero da definirsi limiti quantitativi, entro i quali le forze locali, nelrispetto di principi generali, dovrebbero decidere in autonomia le forme ed ilivelli delle proprie aggregazioni. ESTERI IRAUSA-CORRIEREdella SERA titolo LIran frena sul nucleare , di Guido Olimpio sul cedimento dell’ Amministrazione americana alla politica nucleare dellIran. WASHINGTON — Dopo l’inatteso stop gli Usa tornano ad essere ottimisti sul negoziato con l’Iran e non escludono di raggiungere l’intesa al prossimo incontro, previsto per il 21 novembre. Ad affermarlo funzionari dell’amministrazione protetti dall’anonimato. Una previsione che si incastra, come in un complicato mosaico, con un altro segnale arrivato da Teheran. Gli scienziati nucleari — secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica — hanno rallentato in modo sensibile l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, ossia quello suscettibile di impiego militare. In base alle ultime rilevazioni dell’Aiea, con l’arrivo alla presidenza di Hassan Rouhani, più pragmatico che moderato, il programma atomico ha perso intensità. L’Iran ha proseguito con le sue ricerche, ma ha volutamente frenato. Magari ci sono anche motivi tecnici, però gli osservatori non escludono che il nuovo leader abbia voluto lanciare un messaggio di buona volontà per arrivare all’accordo. Obiettivo che sembrava cosa fatta, pochi giorni fa, in occasione dell’ultimo summit a Ginevra. Invece, la firma non c’è stata. La Francia, dopo aver raccolto i timori e le pressioni israeliane, si è opposta tirandosi dietro il no degli altri Grandi. Adesso il dossier torna al centro dei colloqui, con una tabella di marcia già fissata. Almeno sull’agenda. Il ministro degli Esteri iraniano Zarif incontrerà la responsabile per la politica estera dell’Unione Europa Catherine Ashton a Ginevra il 20. Il giorno dopo si uniranno al negoziato i rappresentanti delle superpotenze e vedranno se sarà possibile un compromesso per congelare almeno per sei mesi il piano di Teheran. Dunque, in questa cornice, qualsiasi gesto arrivi dall’Iran riveste un certo peso. «Per la prima volta dopo molti anni non c’è alcun progresso significativo nell’arricchimento dell’uranio e nessun avanzamento nei lavori nell’impianto di Arak», ha sottolineato Mark Fitzpatrick, esperto di non proliferazione all’Istituto di studi strategici di Londra. Con in mano questa carta, i collaboratori di Barack Obama possono chiedere al Congresso statunitense di non varare le nuove sanzioni contro i mullah. I parlamentari appaiono indecisi sul da farsi. Uno schieramento robusto sembra pronto ad accogliere le preoccupazioni di Israele sposando la linea dello scetticismo. Però i giochi sono ancora aperti, ci sono congressisti disposti a «vedere» le carte di Rouhani. Per questo ogni passo può aiutare. Nel rapporto diffuso dall’Aiea si afferma che l’Iran, negli ultimi tre mesi, ha aggiunto quattro centrifughe per l’arricchimento, però si tratta di apparati vecchi e non ha installato invece quelle più moderne che permettono un lavoro veloce. Gli ispettori affermano poi che ad Arak gli impianti non hanno visto alcun ammodernamento. Proprio questo sito è stato al centro del contrasto a Ginevra, con la Francia decisa ad ottenere maggiori «garanzie di sicurezza». Quanti guardano con cautela alle mosse di Teheran aggiungono: il rallentamento è la prova di una scelta politica che però può essere rovesciata rapidamente e favorire la marcia degli ayatollah verso la Bomba. Ancora più negativo il giudizio del premier israeliano Benjamin Netanyahu. «Il report Aiea mi lascia indifferente — ha affermato ad un convegno —. L’Iran si è fermato perché è già in possesso di tutto quello che serve per arrivare alla costruzione dell’atomica». Poi ha diffuso via Internet una sorta di grafico, con disegni elementari, con il quale spiega il processo seguito da Teheran. «L’Iran ottiene tutto e non concede nulla», è l’avvertimento del premier, «spero che la Francia non ceda» IRAQ-CORRIERE della SERA reportage dallIraq di Lorenzo Cremonesi titolo Anbar, ill cuore offeso dellIraq sunnita tradito dal governo, scosso da Al Qaeda. DAL NOSTRO INVIATO RAMADI — Lo sceicco Ahmed Abu Risha ha piazzato il suo quartier generale nei saloni tutti marmi e specchi di due grandi ville fatte costruire da Saddam Hussein una ventina d’anni fa. Di fronte al parco ben curato scorrono le acque placide dell’Eufrate. Sulla riva cinque o sei jet-ski utilizzati dai giovani della sua tribù. Alle spalle, oltre i muraglioni massici alti sei metri sorvegliati dalle unità scelte della polizia locale, dominano senza soluzione di continuità i campi coltivati a cereali e la pianura piatta di Al-Anbar, il cuore pulsante dell’Iraq sunnita. «Non possiamo abbassare la guardia. In pochi anni sono stati assassinati ben 26 membri della mia famiglia. E piango ancora la morte di mio fratello Abdul Sattar, il 13 settembre 2007. Da allora sono io che devo occuparmi della difesa della nostra gente. Hanno già provato ad eliminarmi due volte con i kamikaze sulle auto-bomba. Tenteranno ancora», dice rispondendo di continuo alle chiamate che arrivano sui due telefonini. Il suo nome torna d’attualità per la prima volta in modo insistente dal ritiro del corpo di spedizione americano nell’agosto 2011. A soli 44 anni Ahmed Abu Risha incarna i dilemmi che attanagliano i sunniti iracheni oggi più che mai scossi dal rilancio del terrorismo qaedista in espansione dalla Siria, intimoriti dalla nuova legittimazione guadagnata dall’Iran sulla scena internazionale, messi alle corde dal governo del premier sciita Nouri al Maliki a Bagdad. «Siamo stretti tra l’incudine violenta di Al Qaeda e il martello dell’irredentismo sciita. L’unico modo per uscirne senza dividere il Paese è la nostra integrazione politica e militare nella macchina statale», spiega diretto. Ci riceve in occasione di un pranzo offerto ad alcuni dei capi tribù locali assieme ai pochi esponenti dell’universo sunnita che ancora siedono al parlamento. All’ordine del giorno la possibilità ventilata nelle ultime settimane di ricostituire i cosiddetti «Sahwa», i «Comitati del Risveglio», che tra il 2007 e 2008 videro l’organizzazione di milizie di autodifesa nelle regioni sunnite per combattere gli estremisti qaedisti grazie al massiccio aiuto americano. Abu Risha, che dopo la morte del fratello ereditò la dirigenza dei «Sahwa», è contrario. E tra la trentina di invitati l’opinione appare concorde: non si torna indietro. Ciò che valeva sei o sette anni fa non può più funzionare oggi. «Possibile che sul milione di uomini che compongono la nuove forze di sicurezza, solo il cinque per cento siano sunniti? Possibile che le bandiere delle brigate dell’esercito in pattuglia per Al Anbar portino tutte i simboli delle milizie sciite pagate dall’Iran?», tuona tra gli ospiti Rafi Al Issawi, della potente tribù degli Abu Issa, ministro delle Finanze dimissionario in protesta contro quella che definisce «la politica settaria pro sciita di Maliki». I richiami alla storia dell’Iraq moderno sono continui in questa cerchia di leader fieri, forti di antichi privilegi che oggi sentono calpestati, offesi. I loro avi furono portati in palmo di mano da ottomani e inglesi al danno della maggioranza sciita in nome del vecchio principio dei grandi imperi per cui si dà potere alle minoranze coese per dominare sulle popolazioni occupate. Lo stesso fecero i francesi in Siria con gli alauiti, che ora fanno quadrato attorno a Bashar Assad contro la maggioranza in questo caso sunnita. Si invertono i rapporti, ma la logica è la medesima. Il regime baathista di Saddam Hussein fece proprio quel retaggio coloniale, nascondendolo sotto il manto totalitario del nazionalismo iracheno, ma in effetti promuovendo i fedelissimi tra le élite sunnite ai posti chiave dello Stato. Oggi, tra i circa 32 milioni di iracheni, si calcola che i sunniti siano appena il 35 per cento, contro il 65 costituito dagli sciiti. «Le milizie di autodifesa sunnita funzionarono magnificamente sino alla fine del 2010. Allora parve finalmente innescato il processo di integrazione. Ma poi Maliki ci ha tradito. Sono scattati gli arresti di massa, è cresciuta la delegittimazione dei nostri politici con l’accusa falsa di terrorismo. Stavamo diventando partner nella gestione del dopo Saddam, ma in poco tempo siamo tornati paria», tuona Abu Risha. Suo fratello Mohammad, 24 anni, è ancora più duro: «Maliki avrebbe dovuto reclutare i nostri miliziani nell’esercito nazionale, ma, da quando se ne sono andati gli americani, li ha trasformati in banditi ricercati». Mohammad da febbraio scorso ha avuto il compito di organizzare le proteste sunnite. E lui tra l’altro il fautore delle città di tende che periodicamente paralizzano il traffico sull’autostrada Bagdad-Amman. Si trovano presso Ramadi e non lontano da Falluja. La loro repressione ha contribuito a fomentare le ultime violenze: si calcolano oltre 6.000 morti dall’inizio dell’anno. Arrivando a Ramadi la strada sfiora il vecchio carcere di Abu Ghraib. Da qui sono fuggiti centinaia di pericolosissimi qaedisti (forse più di 1.000) in luglio. Il governo accusa: sono tornati ad ingrossare le file del terrorismo sunnita. Il pericolo ora è che possano contribuire a rinsaldare i legami tra qaedisti e maggioranza disillusa. AFORISMIASSIOMI Poi le parole divennero insufficienti e le pagine sempre più strette. E infine il mondo stesso divenne il nostro diario comune, e i giorni vissuti le nostre pagine. INFORMAZIONE Da chinicsnews-Professionisti e pubblicisti; i due volti del giornalista italiano. La legge n. 69 del lontano 03 febbraio 1963 istituì lordine dei giornalisti. Una figura nata con lo specifico ruolo di garante e tutore della professione giornalistica. Norme che stabiliscono le singole modalità per la nomina del Presidente, del Vice-Presidente, dei rispettivi Consiglieri e del revisore dei conti, le rispettive attività svolte dallOrdine stesso. Gli altri commi spiegano le rispettive sanzioni ai quali va incontro il giornalista in caso di comportamento non conforme al rispettivo codice deontologico, ma sopratutto i commi che vanno dal 29 al 42, dettano una serie di regole per iscriversi nellelenco professionisti e pubblicisti. Il comma 35 della stessa legge 69 recita: Per liscrizione allelenco dei pubblicisti la domanda devessere corredata, oltre che dai documenti di cui ai numeri 1), 2) e 4) del primo comma dellart. 31, anche dai giornali e periodici contenenti scritti a firma del richiedente e da certificati dei direttori delle pubblicazioni che comprovino lattività pubblicistica regolarmente retribuita da almeno due anni. Si applica il disposto del secondo comma dellart. 31, comme che dichiara espressamente: Iscrizione dei cittadini degli Stati membri dellUnione europea nel registro dei praticanti e nellelenco dei pubblicisti. 1. I cittadini degli Stati membri dellUnione europea sono equiparati ai cittadini italiani ai fini delliscrizione nel registro dei praticanti e nellelenco dei pubblicisti di cui, rispettivamente, agli articoli 33 e 35. Nel 2007 su approvazione del Consiglio Nazionale dellOrdine è stato istutuito un colloquio orale perlammissione allelenco dei pubblicisti. Decisione che ha spaccato lopinione in pubblica in due parti: i pro e i contro non sono mancati, gli Ordini regionali di Lazio e Lombardia hanno approvato a pieni voti lesame orale pre-iscrizione, nel corso del tempo anche altri Ordini regionali hanno ritenuto opportuno che tutti gli aspiranti pubblicisti, al termine della pratica pubblicistica dei 24 mesi, dovessero sostenere un esame volto a testare la preparazione del singolo candidato sulle regole della deontologia professionale, la Carta di Treviso, la Costituzione della Repubblica Italiana e la cultura generale. Se lentrata in vigore di questa prova per lammissione allelenco pubblicisti ha lasciato, allepoca della sua introduzione, perplessa più di una persona, oggetto di discussione è la decisione del Consiglio dellOrdine dei giornalisti del Lazio di non mantenere lobbligatorietà del suddetto colloquio. La perplessità in persona trapela dalle parole di Bruno Tucci, giornalista professionista, in passato eletto più volte Presidente dellOrdine dei giornalisti, un tempo di Lazio e Molise, oggi solo del Lazio, da fine maggio 2013 attuale Consigliere regionale a Piazza della Torretta. Tucci, dal suo blog personale pubblicato nel nuovo sito dellOrdine dei giornalisti, dice: La decisione del Consiglio regionale del Lazio di sospendere i colloqui previsti per gli aspiranti pubblicisti, mi trova completamente contrario. Significa tornare indietro di anni e andare contro una consuetudine approvata dal Consiglio Nazionale e seguita da moltissimi altri ordini. In questa maniera non si promuove la professionalità e la meritocrazia, perché molti giovani sono completamente impreparati, come hanno dimostrato i colloqui svolti negli ultimi anni. Studio, preperazione, competenze, bravura, un pizzico di sano talento, tanta tenacia. Questi i salutari ingredienti che permetterebbero a chiunque di poter svolgere una professione. Se la sospensione del colloquio orale per diventare pubblicista ha fatto storcere il naso a qualcuno, svariati sono i quesiti che da qualche anno più di una persona si pone su questa professione, tanto bella e affascinante, quanto in stato di crisi da lungo tempo: come mai tanti aspiranti pubblicisti trovano con estrema fatica una collaborazione retribuita per ottenere il tanto atteso e sudato tesserino? Come mai tanti giovani non riescono ad accedere al praticantato per fare il salto di qualità? Come mai per accedervi spesso si è quasi obbligati a spendere fra i 5 e gli 8mila euro lanno, cifra che non tutte le famiglie possono permettersi di sborsare, per una scuola di giornalismo radiotelevisivo? Come mai chi esce dalla scuola di giornalismo radiotelevisivo e, superato lesame di stato per diventare professionista, rischia di lavorare con contratti da precario per chissà quanto altrettanto tempo? Editoria italiana in affanno o in coma reversibile perenne? La vera riforma serve allordine professionale o alleditoria con proposte e aiuti concreti per aiutare tutte le realtà editoriali a riaccendere i motori? Tutti daccordo su studio, preparazione, talento, meritocrazia e professionalità, ma se la macchina editoriale è ferma, a cosa servono?
Posted on: Sat, 16 Nov 2013 18:37:01 +0000

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