PENSIERI Sembra che in questa fase ogni tentativo di controllare - TopicsExpress



          

PENSIERI Sembra che in questa fase ogni tentativo di controllare con un pensiero razionale le nostre mosse nellagone politico sia stato abbandonato, fra enunciazioni roboanti e incredibili, grida di sdegno, denunce di apostasia, vendette tanto feroci quanto poco utili. Cè chi pensa di affidarsi ad un messia forse un po caciarone, certamente uscito dal nido del movimento politico avversario storico, per rilanciare le sorti di un partito che con il XX secolo ha perso ogni ragion dessere ed ogni spinta propulsiva. Eppure erano proprio gli eredi di Togliatti quelli che «la storia la facciamo noi»... Cè chi pensa di coltivare da destra un antieuropeismo provocato dalla burocrazia e dalidiozia europea, senza considerare che oggi attaccare lEuropa significa dar manforte allinaffondabile fuscello della nuova Dc, Enrico Letta, vittima delle critiche di Bruxelles. Chi si illude di fare la sentinella antitasse mentre si profila, vista lassoluta incapacità di tagliare, una nuova gragnola di balzelli. Chi crede possibile ammodernare laustera ideologia salvifica ereditata da Marx con innesti frou frou: un piercing e un matrimonio gay qua, una adozione omosessuale là, qualche pala eolica che fa tanto moderno e rende tanto, lassù sui colli un tempo granaio dItalia... In un’economia capitalistica ‘a norma’, sarebbero i manager e gli incaricati d’affari dei consolati ad occuparsi delle vendite e degli acquisti, con costi convenienti per i paesi che intrattengono relazioni commerciali. Quando, invece, le cose si complicano e, a causa delle sfide della globalizzazione e delle responsabilità maggiori che i governi sentono nei riguardi delle società civili penalizzate dall’apertura delle frontiere, subentrano strategie non più di mercati ma di stati e di governi. Subentra, allora, il bisogno di raffinati diplomatici in grado di tessere collegamenti di confine tra gli istituti di ricerca come le università, le banche,le imprese, i ministeri. Per questo occorre una comune koinè culturale e, soprattutto, una lingua comune: gli atenei si collegano alle imprese, queste ai ministeri e alle fondazioni bancarie in un travaso sempre più fitto di competenze, di gusti, di stili di vita. Nemo dat quod non habet; la verità è adaequatio mentis et rei; e soprattutto l’assioma scolastico, ripreso poi da Locke, per cui “nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu” (niente è nell’intelletto che prima non sia stato nei sensi). Il bambino che nasce, per continuare col latino, è tabula rasa. Il mondo è quello che ha sotto gli occhi, cioè il caldo torrido per il negretto dell’Africa equatoriale e il freddo assassino per il piccolo inuit. Il modo naturale di esprimersi e comunicare è la lingua che si sente parlare intorno a sé. Le idee, gli usi e i costumi “giusti” sono quelli della maggioranza del gruppo. Già Erodoto notava come i nubiani (salvo errori) avessero delle divinità di pelle nera, perché di pelle nera erano loro stessi. Notizia che avrebbe fatto felice Ludwig Feuerbach:, colui che diceva che l’uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza. La «caduta delle ideologie» si accompagna al venir meno della ragione. Eppure le une e laltra, cum grano salis, appaiono di gran lunga più affidabili e meno dannose dellirrazionalismo puro, del velleitarismo insensato che accompagna le poche e misere azioni concrete di chi ci governa. Un paese che ha rinunciato alla cultura ed alla razionalità per gettarsi nel sogno, nella ricerca del colpevole delle sue colpe, nella promessa più seducente anche se ovviamente irrealizzabile rischia davvero un amaro risveglio. Come, nellindotto fisico, nasce energia elettrica quando comincia la rotazione della dinamo, analogamente nasce il valore monetario allatto dellemissione nelle mani dellaccettante perché ne prevede la ulteriore cessione e circolazione nellindotto giuridico ( indotto dalla LEGGE ) Come nella dinamo aumentando la velocità di rotazione aumenta la quantità di energia elettrica, così aumentando la velocità di circolazione della moneta ne aumenta il valore indotto, cioè il potere dacquisto. Su questo principio le banche daffari creano quantitativi illimitati di valore, attribuendo ai depositi bancari la velocità della luce trasferendoli da un continente allaltro con gli impulsi elettronici dei computer. Il fenomeno è stato definito dal Governatore della Banca dItalia, come “deposito transnazionale che sfugge al controllo delle banche centrali”. Poiché il valore indotto è causato dalla circolazione della moneta, analogamente allenergia elettrica causata dalla rotazione della dinamo, mancando la consapevolezza scientifica del fenomeno, il governatore Fazio per esprimere il concetto, ha collegato la parola “deposito” che ha un significato statico, col termine “transnazionale” che ha un significato dinamico. Ha proposto così una definizione irrazionale del valore indotto perché espressa con due termini tra loro incompatibili. In conclusione la moneta non è solo il prodotto di una convenzione, ma di una attività convenzionale che, nella sua continuità, realizza il “potere dacquisto” per induzione in una fattispecie di sociologia giuridica. La moneta che non circola è un mero simbolo, non è moneta. Il simbolo monetario può assumere tutte le forme possibili delle fattispecie giuridiche. Come la luce rossa e verde del semaforo è forma di norme giuridiche, perché consentono e vietano il transito, così il simbolo monetario può essere realizzato, per convenzione, nella luce del computer.> [ si deduce che se siamo indotti ed obbligati per Legge, detta convenzione sociale, ad accettare lo strumento monetario e che la LEGGE è lo strumento del DIRITTO e che il DIRITTO appartiene alla Società come gli strumenti legislativi e convenzionali da esso creati, la MONETA DEVE appartenere al popolo che si riconosce nella convenzione sociale sancita con il DIRITTO e con il SUO STRUMENTO che è la Legge della convenzione monetaria ] ESTERI IRAN STAMPA titolo Hollande: mai latomica allIran larticolo di Alberto Mattioli. «Tamid eshaer haver shel Israel!», sarò sempre amico di Israele. Così, in ebraico. La frase è di Francois Hollande, da ieri in visita di tre giorni in Israele e Palestina. I maligni dicono che il Président è paradossalmente venuto a cercare nellangolo più tormentato del mondo un po di pace dai suoi guai domestici. Però la tournée arriva in un momento importante: mercoledì riprendono a Ginevra i negoziati fra lIran e il «5 più1» (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dellOnu più la Germania) sul programma nucleare di Teheran. E la Francia è stata protagonista dellultima tornata dei colloqui, anzi secondo molti è stata lintransigenza francese ad affondare un accordo che era ormai a portata di mano. Per il Quai dOrsay non è vero; per altri, è stato solo un gioco delle parti; di certo attualmente sul dossier Parigi è percepita da tutti come il «falco». Anzi, è lunica cosa sulla quale israeliani e iraniani sono daccordo. Da qui la straordinaria cordialità dellaccoglienza riservata a Hollande in Israele. Shimon Peres lha paragonato a Léon Blum, Benjamin Netanyahu ha annunciato che avrebbe steso il «tappeto rosso» al suo «amico intimo» Francois (che ha incontrato per la prima volta il 31 ottobre 2012). Hollande ha ricambiato fin dal primo dei suoi molti discorsi (ne farà uno anche alla Knesset): «Non ammetteremo mai che lIran possa avere larma nucleare. Perché è una minaccia per la sicurezza di Israele, ma anche per il mondo. Noi cerchiamo un accordo, noi vogliamo un accordo, perché pensiamo che la diplomazia sia preferibile a ogni altra via o soluzione. Ma questo accordo sarà posslile solo se lIran rinuncerà definitivamente allarma nucleare». Musica per le orecchie degli israeliani, molto irritati in questo periodo con Washington e in particolare con il segretario di Stato, John Kerry, che oltre a essere più possibilista dei francesi sullIran chiede concessioni nella trattativa con i palestinesi (però anche Hollande ha chiesto a Gerusalemme dei «gesti, specie sugli insediamenti»). Il gioco di sponda con Parigi viene quindi considerato interessante, anche perché i francesi sono notoriamente in ottimi rapporti, non solo politici ma anche daffari, con lArabia e le monarchie del Golfo, spaventate dalla bomba iraniana. Lattività diplomatica è in ogni caso assai intensa. Mercoledi Netanyahu vola a Mosca per vedere Putin (il cui ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ripete che un compromesso con Teheran «è una buonissima occasione che non bisogna mancare») e venerdì riceve Kerry. Gli iraniani fanno pretattica. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, ammette che «è possibile arrivare a un accordo». Ma il suo vice Abbas Araghchi, si aspetta «dei negoziati difficili». DITO NELL’OCCHIO CORRUZIONE di LUCA FUSARI Transparency International, organizzazione leader mondiale anti-corruzione, ha reso noto ilGlobal Corruption Barometer 2013, un sondaggio condotto tra Settembre 2012 e Marzo 2013 su oltre 114 mila intervistati di 107 Stati, rivolgendosi direttamente a un campione di popolazione con domande sulla corruzione nelle principali istituzioni dei loro Paesi. 1010 intervistati hanno così risposto ad alcune domande standard sull’Italia poste da Doxa: 1) Nel corso degli ultimi due anni, come è il livello di corruzione in Italia? Com’è cambiata?. E’ molto aumentata: 45%-E’ un po’ aumentata: 19%-E’ rimasta la stessa: 32% -E’ un po’ diminuita: 4% -E’ molto diminuita: 0% 2) Pensa che la corruzione sia un problema nel settore pubblico in Italia?-E’ un problema serio: 61%-E’ un problema: 26%-E’ un piccolo problema: 12% Non è un problema: 1%-Non è affatto un problema: 1% 3) Fino a che punto questo governo è gestito da pochi grandi soggetti che agiscono nel loro interesse?. Interamente: 34%-In larga misura: 35%-Un poco: 25%-In misura limitata: 5%-Per nulla: 1% 4) Quanto ritieni siano efficaci le azioni del Governo italiano nella lotta contro la corruzione? Molto inefficaci: 27%-Inefficaci: 34%-Né efficaci né inefficaci: 26%-Efficace: 13%-Molto efficace: 1% 5) Percentuale di intervistati che percepiscono queste istituzioni italiane corrotte o estremamente corrotte: 89% degli intervistati hanno risposto i partiti politici 77% degli intervistati hanno risposto il Parlamento/la legislatura 61% degli intervistati hanno risposto i funzionari e i dipendenti pubblici 54% degli intervistati hanno risposto i servizi medici e il sistema sanitario 52% degli intervistati hanno risposto il mondo degli affari 47% degli intervistati hanno risposto la magistratura 45% degli intervistati hanno risposto i media e l’informazione 39% degli intervistati hanno risposto gli enti religiosi 29% degli intervistati hanno risposto il sistema dell’istruzione 27% degli intervistati hanno risposto la polizia 26% degli intervistati hanno risposto le Organizzazioni Non Governative 25% degli intervistati hanno risposto i militari/l’esercito 6) Lei o qualcuno della sua famiglia ha pagato una tangente per uno di questi otto servizi negli ultimi 12 mesi? Giustizia: 12% Programmi di utilità/servizi pubblici: 6%-Servizi sul territorio: 4%-Polizia: 4%-Servizi medici/sanitari: 4% Servizi di registro e permesso: 3%-Servizi per l’istruzione: 3%-Servizi di raccolta tasse: 2% 7) La gente comune può fare la differenza nella lotta contro la corruzione? Fortemente in disaccordo: 13%-Sono in disaccordo: 26%-Concordo: 43% Sono fortemente concorde: 19% Il grado di corruzione percepito dagli italiani intervistati nelle istituzioni e soprattutto nei partiti politici è aumentato sensibilmente, benché complessivamente non sia cambiato il giudizio già negativo registrato nel 2012. Tra il 5-9,9% degli intervistati dichiara di aver pagato una tangente negli ultimi 12 mesi. Tra il 61–80% degli italiani intervistati dichiara che la gente comune può fare la differenza nella lotta contro la corruzione; lo strumento da loro ritenuto più idoneo è la raccolta di firme per petizioni. Oltre l’80% degli italiani intervistati (al pari degli abitanti del Libano, Malawi, Marocco, Nepal, Paraguay, Russia, Ucraina e Vanuatu) ritiene che i contatti personali siano importanti per poter accedere nel settore pubblico. Tant’è che nell’analisi di Transparency si dichiara come «la corruzione nel settore pubblico possa manifestarsi in un numero di modi diversi. La corruzione può avvenire presso i servizi pubblici per accedere o accelerare tali servizi. Altre forme di corruzione che hanno un impatto sulla gente si verificano quando le decisioni di allocazione delle risorse pubbliche sono distorte dal denaro, dal potere, dall’accesso, e dai collegamenti o da una loro combinazione; benché meno comuni sono altrettanto nocive». Anche nel GCB 2013 vengono ribadite le analisi già presenti nel CPI 2012, i Paesi più colpiti dalla crisi, percepiscono la corruzione come assai diffusa, giudicando i propri politici e funzionari pubblici di Stato come assai più corrotti di quelli di altri Paesi europei, non è dunque un caso se in tali Paesi il sistema politico sia in crisi di consenso e credibilità. Il 70% degli italiani intervistati ritiene che il governo sia gestito da pochi grandi interessi. Secondo Transparency «guardando solo i paesi Ocse, ovvero le maggiori economie mondiali, che dovrebbero essere fortemente impegnati nelle loro governance nella lotta alla corruzione, la vasta gamma di percezioni delle persone per la portata di interessi particolari nei governi è impressionante. Mentre solo il 5% dei norvegesi vede il loro governo preso da interessi particolari, questa cifra sale a più di due terzi nei Paesi in cui la crisi economica evidenzia guasti profondi di governance, come Grecia, Italia e Spagna, ma comprende anche il Belgio ed Israele». Confrontando il piazzamento ottenuto nel Corruption Perception Index 2011 rispetto a quello del 2012 si può notare come l’Italia stia da vari anni inesorabilmente precipitando nella classifica di Transparency (che ordina i Paesi del mondo sulla base del livello secondo il quale l’esistenza della corruzione è percepita dai cittadini nei pubblici uffici e in politica, quale abuso dei pubblici ufficiali e come loro guadagno personale ottenuto illegalmente). In attesa della pubblicazione del CPI 2013, se nel 2011 l’Italia era alla 69° posizione, nel 2012 è scesa alla 72°. La corruzione percepita dagli italiani sotto i governi Berlusconi-Monti è aumentata di pari passo con l’aumento degli scandali politici, della tassazione, della spesa pubblica e ovviamente del debito pubblico. E’ dunque possibile ragionevolmente prevedere, dato il peggioramento delle condizioni strutturali e delle variabili politiche-economiche del Paese, che anche quest’anno vi sia una ulteriore sua discesa in classifica, in linea con i dati emersi nel Global Corruption Barometer 2013. Si evince infatti in maniera indiretta, dal parere rilasciato dagli italiani interpellati, come l’approvazione alla Camera del decreto anti-corruzione, nell’Ottobre del 2012, non sia servito ad arginare o a ridurre tale problema endemico. D’altronde i governi e i partiti in Parlamento non hanno tagliato la spesa pubblica, né le innumerevoli leggi inutili ancora in vigore, né ridotto la pressione fiscale e la burocrazia (come suo organico nella pubblica amministrazione e pubblico impiego). Non hanno dunque colpito le fondamenta basilari del clientelismo politico da cui traggono voti e consensi elettorali, né quindi la corruzione sistemica all’interno dello Stato. Secondo quanto dichiarato dalla Corte dei Conti nel 2012, la corruzione è una “tassa occulta” da 60 miliardi di euro, la quale però è molto spesso un surplus erogato da chi produce e fa impresa a “beneficio del pubblico”, non sempre per trarne un diretto profitto o vantaggio, ma molto spesso al fine di bypassare gli intricati iter burocratici creati a tal scopo o solo per poter ottenere ascolto dai funzionari pubblici i quali non paghi dello stipendio arrotondano illegalmente forti della loro funzione pubblica. La corruzione nel settore pubblico peggiora di anno in anno e laddove, come in Italia, vi è maggior distorsione dell’ordine spontaneo di una società da parte dei politici e burocrati, vi sarà maggior coercizione statale e di conseguenza maggior corruzione pubblica. Non stupisce che le istituzioni italiane siano diventate, persino Oltreoceano, un soggetto su cui far satira irriverente, quale simbolico riferimento della peggior corruzione immaginabile in un Paese occidentale. In un episodio del cartoon I Simpson, recentemente trasmesso in America, per illustrare i guasti dell’istruzione pubblica elementare nella cittadina di Springfield, si afferma testualmente: «This school is more corrupt than the Italian Parliament» («Questa scuola è più corrotta del Parlamento italiano»).LA CENSURA SULLA VERITA’ E PIENA LIBERTA’ ALLE BUGIE GRATUITE. Il male italiano che semina ignoranza e disinformazione per mantenere sempre attiva la confusione Politica nel Paese e dominare le menti fragili. La censura e le bugie sono un arma potentissima che permette ai Governi e al Potere in generale e persino alla Giustizia di camuffare la verità con l’opera funesta di tutti i Partiti Politici come prima operazione di conquista, per accalappiare e mantenere una discreta capacità di sostenitori, ricorrendo all’acquisto dei mezzi di informazione e ai manganelli, per convincere l’opinione pubblica che la verità è soltanto quella che esce dalla loro bocca, e tutte le realtà altrui che provengono dal basso, dai cittadini malcapitati, vengono soffocate con la forza. C’era una volta l’Informazione onesta, i Giornali gestiti e sostenuti dalla Comunità per il bene della Comunità, oggi invece sono stati sostituiti da Bollettini di guerra, Proclami Politici e Pubblicitari tutti fallimentari, finanziati dai Partiti e dal Governo con i soldi estorti ai cittadini. In periodo di elezioni i Politici si trasformano in canta storie e ne tiran fuori a dozzine più del diavolo per incantare i sostenitori, qualcuno offre pranzi, altri promettono soldi, lavoro, meno tasse o acquistano Parlamentari, Senatori, Giudici, Magistrati, Colonnelli delle varie Armi e mi duole dirlo, ma ci sono persino uomini e donne di Chiesa, che si vendono esattamente come fece Giuda due millenni fa, il quale aveva abbracciato la Fede in Cristo e poi la venduta al miglior offerente. Preti politicizzati che appoggiano le loro ideologie extra pensiero, collegati al carro politico Comunista, Fascista, Liberale, ecc., ma non ho mai visto un Prete pagare un Avvocato per difendere una ingiustizia o finanziare un progetto per sviluppare lavoro. (Caritas Christiana, Caritatem tuam, anima mea, venter meus). Si arrampicano sui pulpiti per farsi sentire meglio e intavolano monologhi a volte senza senso, invocando brani di storia a misura della psicologia umana e trovano sempre qualcuno che gli acclama, parenti o trascinatori ricompensati e tutti gli altri gli vanno dietro a bocca aperta, battendo le mani. Se ricordiamo bene, sino a due anni fa nel Paese che non è più nostro, tutto andava a gonfie vele, tutto girava alla perfezione, il Guru di allora Giulio Tremonti diceva: la crisi a noi non ci tocca, forse intendeva non tocca i Politici. Una crisi iniziata nel 1970 raggiungendo l’inflazione al 25% e non se ne erano accorti, mentre l’allora Prof. Romano Prodi autore di tanti testi di Economia, Industria e Capitalismo, aveva apparentemente risolto lu casinos Italicos: con l’Euro, la Globalizzazione, la Privatizzazione di industrie Italiane deficitarie, ottenendo una montagna di Onorificenze Straniere, mentre la Politica Italiana da sempre deficitaria non ha saputo convertire, adattarsi al mondo che cambia, poi improvvisamente ci troviamo col sedere per terra e la colpa è giustificata da errori commessi da altri, forse intendono da altri Stati o figure Marziane Mafiose che comandano a casa nostra e ci hanno trascinato in una crisi mondiale. Tante, tantissime bugie. Successivamente per correggere lo slittamento deficitario tradizionale della Politica Italiana, subentrano i Professori con un manipolo di Super Saggi, eletti dall’attuale Monarca Repubblicano, distribuendo poltrone e titoli gratuiti, aggravando ulteriormente la situazione Paese, nel tentativo di discolpare la politica dalle tante malefatte, sostenendo che il debito pubblico che crea tanto disastro alla nostra Economia, sempre secondo loro, non ha nessun effetto sulla situazione Paese, di cui abbiamo difficoltà a pagare persino gli interessi che hanno raggiunto i cento miliardi all’anno. Badate bene, cento miliardi di Euro all’anno soltanto di interessi e alla combriccola tutta Caasta fa un baffo e mezzo. Sembra che tutto procede secondo parametri programmati da Bruxelles, trovando l’avvallo di esperti non qualificati, poiché i quattro o cinque stati Europei maggiormente coinvolti nella crisi del Credit Default, sono gli stessi che hanno adottato il sistema Italiano formulato nell’allungare con grande facilità le mani nel pentolone Finanziario locale e in quello della BCE e FMI, e guarda caso sono tutti latini spiritualmente Cristiani, tendenzialmente Governati da Gerarchie Democratiche Totalitarie di gruppo. Sotto le spoglie della Democrazia che molti ritengono sia la soluzione dei mali della società civile, si nasconde il Totalitarismo di Regime speculativo di gruppo, togliendo ogni diritto al Popolo. In sostanza, tutte le bugie soffocate per cinquant’anni dalla Censura, sono riaffiorate di colpo, quando questa gente hanno esaurito la credibilità di fronte agli Italiani e di fronte al mondo, trascinando pure la Chiesa nel baratro, con la necessità di sostituire persino il Papa con un uomo di eccezionale scaltrezza per salvare l’immagine del Credo e frenare la perdita di Fedeli. Ricordo ancora le parole sagge di un uomo, per l’esattezza un prete Tedesco, il quale per il suo carisma intellettuale divenne Papa, sostenendo un vecchio adagio diffuso nel 1200 avanti Cristo: Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Da consigli al saggio e diventerà ancora più saggio. Istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere. Queste frasi, oggi considerate semplici filosofie create da visionari di una Democrazia inesistente, certamente non si addicono al nostro Paese. Qui rubano, imbrogliano, speculano liberamente, stracciano le lettere affrancate indirizzate alle Autorità per non rispondere ai problemi aggiuntivi creati dalla Mafia insediata nel cuore delle Istituzioni dello Stato. Di conseguenza i nemici si sono moltiplicati in Patria e per il mondo, i Capitali fuggono, le Ditte chiudono o si trasferiscono verso mete migliori e gli Imprenditori stanchi e delusi, si sono ritirati a vita di campagna, abbandonando i propri fratelli al gioco del destino. Si dice che la Regione Lombardia è la culla trainante dell’economia Italiana, dove si sono insediate filosofie di convenienza Governate dalla Chiesa attraverso i suoi partiti Politici: Comunione e Liberazione, Democrazia Cristiana, Unione di Centro, ecc., con una Lega che la fa da spalla, dove vige il sistema mazzette per far funzionare la sedicente Democrazia Italiota. Affacciatevi nei Tribunali, andate dai Giudici di Pace ed allungate l’orecchio per rendervi conto di quanta malafede regna nella Regione esemplare del Paese. Qui non si accontentano della carità, portano via le case già pagate, fottono gli innocenti, proteggendo i beati impuniti e ben impoltroniti, i quali riescono a sorridere senza strozzarsi col il doppio boccone in bocca. Eppure è risaputo che Boomerang e Ingiustizie tornano sempre indietro ad un prezzo moltiplicato, per sostenere la Legge naturale di civiltà per non passare da imbecilli. Da più angoli del Paese circola la consapevolezza: “Se non sono svelti a cambiare il sistema” l’Italia fallirà, trascinando nel baratro sessanta milioni di anime nessuno escluso. Se alla cima della Piramide avessero avuto a cuore la salvezza del Paese, avrebbero iniziato a ripulire il marciume Istituzionalizzato che offende l’Italia e i suoi cittadini, invece di seguire il programma dell’oste, il quale aggiunge acqua sporca al vino per far quadrare i conti. Pagare oltre misura i servitori dello Stato è controproducente, per il fatto che crea una situazione di superiorità nel prevalere sugli altri, mentre come servitori dovrebbero strisciare per terra, usando rispetto, onestà e devozione. Il mondo della Politica viaggia su un binario contorto che guida l’uomo su parametri di imposizioni creati da parassiti di parte, che conducono a continue ed interminabili rivendicazioni e guerre intestine, seminando sofferenza e morte per sfruttare al meglio gli interessi Economici del Potere, scavalcando tutte le leggi naturali e Costituzionali, per trionfare nel disperato controllo dell’uomo sull’uomo per ragioni di interessi di gruppi scervellati. Tempo fa dominava il concetto dove tutti i rigurgiti della Natura, danni ambientali, lampi e tuoni, approfittando della scarsa cultura della plebe, erano dovuti alla poca Fede, nella corsa di insediamento delle varie credenze Religiose, attribuendo tutti gli sbandamenti meteorologici di allora alla mancanza di Fede. Cogliere l’attimo con ideologie inventate per vendere il proprio prodotto. Oggi, in un mondo largamente più emancipato, le catastrofi ambientali sono giustificate dall’eccessivo inquinamento, il buco nero, il sole indebolito, l’incoscienza dell’uomo, continuando indisturbati per la strada tracciata dalle grandi Lobby Internazionali e favorire oltretutto anche lo smercio dei medicinali. L’ILVA di Taranto e tante altre industrie che avvelenano l’aria e la vita di tanta gente da moltissimi anni, favorendo la censura sulla verità, unitamente al rebus delle Mazzette a Politici, Giustizia, e Sindacati, tutti impuniti. Fra inquinamento, ritorsioni della Natura e la Politica disfattista, siamo riusciti ad arenare il Treno Paese, a causa delle lunghe battaglie contro il sistema che tende a bloccare lo sviluppo per privilegiare la Casta, e dall’altra Imprenditori, Capitalisti e Lavoratori, ormai disgustati dalla politica speculativa Istituzionale. La Censura continua col suo braccio di ferro nel convincere attraverso l’arma della disinformazione, sostenendo che la ripresa o meglio la ripartenza del Treno ormai senza ruote e molto prossima, con l’ausilio di nuove tecnologie che sostituiscono le ruote con cuscini di aria brevettati: dal titolo per diminuire il lavoro e l’occupazione che rappresentano un danno allo sviluppo e alla ripresa della decrescita. Anthony Ceresa. INTERNI l’Italia è un Paese ad alto rischio di implosione. La cronaca politica quotidiana offre innumerevoli esempi atti a suffragare tale tesi, e non occorre quindi essere dei geni per comprendere che ci siamo cacciati in un vicolo cieco da cui sarà terribilmente difficile uscire. La complessità (e la confusione) del quadro politico è tale da causare una sfiducia tanto sottile quanto diffusa, che s’insinua ovunque come la nebbia in certi giorni invernali; e invernale è per l’appunto il clima politico. Alcuni esempi tra i tanti che si potrebbero citare. Letta dice che “l’Imu non sarà pagata e le accise non aumenteranno”: il segretario del PD Epifani pronuncia un netto “no” alla riforma della giustizia. Tutto questo mentre i sindaci, in un perfetto schieramento bipartisan, non si stancano di far notare che le amministrazioni locali sono al collasso: urge trovare subito i soldi per farle sopravvivere. Renzi. Il sindaco di Firenze sembra ultraconvinto che sia sufficiente la sua entrata nella stanza dei bottoni per risolvere come d’incanto ogni problema, e tanta autostima desta pure una certa ammirazione. Ma qualcuno ha capito quale sia il suo programma, e quali le ricette che intende applicare per risolvere la crisi? Nell’attuale quadro politico nostrano manca un elemento essenziale, la percezione “dell’intero”. In una crisi epocale come quella che stiamo vivendo sarebbero necessarie figure in grado di proiettarsi oltre i confini e gli interessi del loro schieramento. Cosa che fece De Gasperi nel primo dopoguerra quando, pur combattendo vigorosamente gli avversari politici di allora, dimostrò di avere ben chiaro in mente il quadro complessivo della nazione. Fu questa sua capacità di ragionare in termini globali a far uscire il Paese dal disastro della seconda guerra mondiale. Mi sbaglierò, ma non vedo ora alcun politico di quel tipo. Tutti, senza distinzione di schieramento, sono impegnati – nonostante le “larghe intese” – a prevalere sugli altri, senza tener conto (se non a parole) degli interessi del Paese. Nessuno che affronti in modo chiaro, per esempio, il nodo cruciale dei rapporti con l’Unione Europea, che minaccia in maniera neppure velata di procedere a un commissariamento dell’Italia ancora più deciso di quello già in atto. Nella celebre conferenza “La politica come professione” Max Weber disse che “Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza”. Difficile trovarle nei nostri attuali politici. Forse una certa passione, anche se il sociologo tedesco identificava tale termine con “la dedizione appassionata a una causa”. ECONOMIA Evasione fiscaleall’italiana: 6 trucchi per frodare il Fisco. Come evadono le tasse gli italiani ce lo dice il Rapporto 2013 dell’Unità di Informazione Finanziaria: il classico “spallone” fa ancora la spola con la Svizzera, ma i metodi, anzi gli “schemi d’evasione”, sono tanti quanti la fantasia criminale (perché di un crimine si tratta) può escogitarne. Con l’aiuto del Sole 24 Ore che li ha messi in fila, vediamo in dettaglio, quali sono quelli più utilizzati dagli italiani. Conti correnti privati per i movimenti dell’azienda. Schema collaudato, funziona così: l’impresa dirotta su parenti o amici consenzienti una fetta dei ricavi invece che registrarli sui bilanci aziendali. In questo modo, la diluizione dei ricavi consente l’elusione di una fetta della tassazione prevista. Molto popolare, nel 2012 ci sono state 5 mila segnalazioni. Carte elettroniche. Si sta assistendo alla diffusione di un uso anomalo di carte elettroniche (carte di credito, carte prepagate). Un vero boom, segnala l’Unità di Informazione Finanziaria. Proliferano soggetti titolari di un numero “elevatissimo di carte”: autentici prestanome, i quali, nel circuito illegale dei pagamenti elettronici, eludono il tetto di mille euro al contante, consentendo tranquille transazioni totally black, invisibili e non tracciabili. Rientri sospetti da scudo fiscale. 300 segnalazioni sono pervenute su fondi in rientro coperti dallo scudo fiscale e reinvestiti con operazioni in conto corrente. Flussi di contante sospetti. La necessità di rendere il più possibile tracciabili i pagamenti resta una questione politica controversa (il Pdl contesta il tetto al contante a mille euro e c’è chi propone di elevarlo a 5 mila). Per chi si occupa di contrasto all’evasione fiscale, i flussi di cash restano una spia preziosa per scoprire il nero accumulato. Falsa fatturazione. Un classico nei manuali del perfetto evasore: false fatturazioni per operazioni mai esistite. La fattura può essere falsa integralmente (nessuna operazione, inesistenza oggettiva). Poi si può parlare di sovrafatturazione o sottofatturazione: “ad esempio, l’aumento dell’esborso indicato (supponiamo: da 20 a 100 euro) per accedere a maggiore deduzioni sui costi e/o detrazioni delle imposte”. Mai passata di moda, infine, è la “frode carosello”: una società di comodo si mette tra venditore e acquirente reali, dichiara di cedere il bene e ci incassa l’Iva sopra. Paradisi fiscali. Spiagge a perdita d’occhio e riservatezza impenetrabile, specie sulle ricchezze affluenti: si mette insieme il gruzzolo nel paese d’origine,si trasferiscono in società di comodo nella più totale “opacità proprietaria, reddituale e finanziaria” e si sfruttano i segreti bancari o le aliquote più vantaggiose dei paesi d’approdo. Fonte:blitzquotidiano.it/economia/evasione-fiscale-allitaliana-6-trucchi-1718144/ EURONO-di MATTEO CORSINI da l’indipendenza “Rimane circa una possibilità su tre che, nel medio termine, un Paese abbandoni l’area euro”. Così parlò Moody’s! Non sono tra coloro che vedono nelle agenzie di rating il diavolo. Al contrario, ritengo che la loro influenza non sarebbe stata tale se fossero rimaste società in concorrenza su un libero mercato. Il loro potere e il loro oligopolio stratificatosi negli ultimi decenni è la diretta conseguenza, come sempre in questi casi, di provvedimenti legislativi e regolamentari assunti da governi e autorità di vigilanza, che hanno istituzionalizzato ed erto barriere all’entrata in un servizio di valutazione dell’affidabilità creditizia che era nato nel libero mercato e che si era sviluppato grazie a una domanda di mercato. L’obbligatorietà del rating su diversi tipi di strumenti finanziari affinché siano utilizzabili come collaterale per finanziarsi presso le banche centrali ha fornito un pasto gratis multimiliardario alle agenzie di rating. Il paradosso è che mentre tutti i politici e le stesse banche centrali le criticano, in buona sostanza i primi non pensano ad altro che a sostituirle con soggetti pubblici la cui attendibilità sarebbe pari a zero, soprattutto quando dovessero valutare l’affidabilità di quegli Stati i cui rappresentanti hanno il potere di nomina e revoca dei vertici delle agenzie stesse. Mentre le seconde, in barba alle tante dichiarazioni sul superamento del rating nella forma attuale, non hanno ancora mosso un dito. Anzi, a crisi scoppiata hanno reso obbligatorio per molti strumenti disporre di almeno due rating (invece che uno solo), moltiplicando i ricavi oligopolistici di quelle stesse agenzie contro le quali lanciavano strali. E dire che sarebbe relativamente semplice: basterebbe eliminare dalla legislazione e dalle norme di vigilanza l’obbligatorietà del rating, oltre a rimuovere le barriere normative all’ingresso attualmente esistenti in quel settore, lasciando alla domanda e all’offerta presenti su un libero mercato la determinazione del valore del rating. Tutto ciò detto, cadono le braccia quando si leggono affermazioni come quella che ho riportato. Affermazioni rilasciate da persone che si presume abbiano quintali di master in statistica e materie affini, ma la cui scientificità è pari a zero. Il meccanismo (peraltro usato da molti cosiddetti economisti di mercato) consiste nel distorcere il concetto di evento probabilistico al solo scopo di quantificare la probabilità del verificarsi di un evento anche laddove non vi sia alcun metodo scientifico per effettuare tale quantificazione. Sostenere che lanciando una moneta esiste una probabilità su due che esca testa è corretto; lo è anche affermare che lanciando un dado esiste una probabilità su sei che esca il numero tre. Sostenere che esiste “una possibilità su tre che, nel medio termine, un Paese abbandoni l’area euro” è semplicemente aria fritta, roba che non dovrebbe trovare ospitalità neppure al bar sport della statistica. Non tanto perché non sia possibile che ciò accada, quanto perché è impossibile ex ante determinare scientificamente la probabilità che tale evento si verifichi. Avrebbe molto più senso indicare una serie di argomentazioni che fanno ritenere possibile il verificarsi di un evento, evitando però di quantificare l’inquantificabile. Altrimenti l’unica scienza in cui si eccelle diventa la cialtroneria. SOCIETA’ Il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione dell’incontro promosso da da Terranostra ad agrietour il salone dell’agruturismo. Oggi - sottolinea la Coldiretti - la maggioranza dei giovani italiani dai 18 ai 34 anni, a differenza delle generazioni che li hanno preceduti, non sogna piu’ un lavoro nell’ufficio di una banca magari in una grande metropoli oppure un futuro da manager globale, ma vorrebbe invece gestire un agriturismo in piena campagna. Si registra dunque - continua la Coldiretti - un profondo cambiamento rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città. Il contatto con la natura ed i suoi prodotti – precisa la Coldiretti - è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale. Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna. Si tratta di una vera rivoluzione culturale che – rileva la Coldiretti - ha fatto salire a 13.378 nell’anno scolastico 2013/2014 il numero di iscritti al primo anno degli Istituti professionali e tecnici di agraria, E gli effetti si fanno sentire anche sugli agriturismi presenti in Italia il cui numero negli ultimi dieci anni è aumentato del 57 per cento ed ha raggiunto la cifra record di 20474, il piu’ alto di sempre. Il maggior numero di aziende si trova in Toscana (4185) ed in Trentino (2996) ma nel tempo la diffusione è diventata capillare su tutto il territorio nazionale anche se il 47 per cento - sottolinea la Coldiretti - si trovano al nord, il 34 per cento nel centro e il 19 per cento nel mezzogiorno. Anche l’offerta di servizi è sempre piu’ diversificata con 16906 strutture che offrono l’alloggio in 217946 posti letto e 8363 piazzole di sosta per l’agricampeggio. La vera rivoluzione spinta dall’arrivo di tanti giovani è pero’ legata al fatto che - sottolinea la Coldiretti - l’agriturismo non è piu’ solo mangiare con le aziende autorizzate alla ristorazione (10144) che sono state sorpassate in numero da quelle che offrono anche altri servizi salite a ben 11982 con attività come l’escursionismo (3324), la mountain bike (2785), i corsi di cucina, orto, cucito o altro(2009), l’equitazione (1489), il trekking (1821), le fattorie didattiche per i piu’ piccoli (1251) e le osservazioni naturalistiche (932) che sono in rapida espansione., Piu’ di una azienda agrituristica su tre - sottolinea la Coldiretti - è a conduzione femminile ma molto elevata è la presenza di giovani che garantiscono un forte innovazione e creatività. Lo dimostrano le storie presentate al salone nazionale dell’agriturismo Agrietour come quella dell’azienda la Nevera che in provincia di Como ha puntato sul cavallo, dall’ippoterapia all’equoterapia o l’azienda Bevignano della provincia di Arezzo che offre vere e proprie vacanze filosofiche, l’agriturismo Le Campestre della provincia di Caserta con l’attività del recupero del Conciato Romano, un formaggio quasi in via d’estinzione con una storia millenaria tanto da essere definito il più antico di sempre, anche citato dal poeta latino Marziale. E ancora l’agriturismo Arcera della provincia di Ascoli Piceno con il suo mulino Pompili risalente al ‘700 ristrutturato e funzionante e sede di varie attività didattiche dell’azienda, la Masseria Torrevecchia della provincia di Brindisi con la sua serra su 7500 metri quadrati per coltura idroponica di rose oltre 42.000 varietà , l’agriturismo al Pescaturismo della provincia di Trieste, il primo ittiturimo d’Italia, l’azienda la Fontana dell’Olmo della provincia di Imperia, un abbraccio a 1100 metri slm tra il clima mite del mediterraneo con quello freddo continentale che ha permesso lo svilupparsi di un ecosistema particolare nel quale specie diverse convivono insieme. Ma ad Agrietour ha partecipato anche l’agriturismo L’agrifoglio della provincia di Cuneo dotato di un totem multimediale touch screen che consente di collegarsi ad internet per consultare notizie del luogo, e le escursioni offerte, l’agriturismo Arcadia in provincia di Bologna dalla birra tutta agricola a Km zero all’agrisorbetto o l’agriturismo Tre Rondini della provincia di Verona l’azienda è caratterizzata da una forte connotazione economico sociale sia direttamente che indirettamente contribuisce allo sviluppo della comunità locale. SCIENZA “ La scienza non è niente altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni umane.” L’uomo è pigro purtroppo, e difficilmente tende ad abbandonare le sue rassicuranti abitudini, poltronesche. Pochissimi individui, spinti da grande coraggio , riescono a giungere sulla cima di una pericolosa montagna e nessuno è in grado di vedere questi individui posizionati sulla vetta, perché situati troppo avanti. Tra questi sicuramente va inserito Nikola Tesla,una delle figure scientifiche più geniali di tutti i tempi nel campo della fisica dell’elettromagnetismo e delle tecnologie da essa ricavate. Nacque in Serbia nel 1856, e fin da piccolo soffri’ di apparizioni davanti agli occhi di lampi luminosi accecanti, come se fosse la stessa energia a cercarlo. Inizialmente lavorò con Edison, ma ben presto i due si allontanarono perché spinti da ambizioni diversi, il mero profitto il primo, il miglioramento delle condizioni umane il secondo. La sua figura fu sempre circondata da un certo scetticismo pilotato dal sistema politico economico che si celava dietro le strutture scientifiche dell’establishment americano. Scetticismo che capita spesso quando l’uomo si trova di fronte a personaggi che proprio perché non inquadrati nel pensiero corrente suscitano enorme inquietudine. Basti pensare che alcuni ex agenti dell’intelligence statunitense sono entrati in contatto con una serie di programmi top-secret che esaminavano, o, abbastanza incredibilmente, utilizzavano attivamente la tecnologia basata su alcune idee “selvagge” di Tesla. Sia gli Stati Uniti che la Russia utilizzano attivamente armi a fasci di particelle e armi RF (radio frequenza) fin dai primi anni del 1970 il tutto come risultato degli esperimenti di Tesla di fine 800 e 900. Fu definito pazzo quando usando strumentazioni di sua invenzione scopri frequenze di risonanza della terra, e poi 50 anni dopo arrivò Schumann a dire che Tesla aveva ragione. A lui si devono invenzioni e scoperte “stratosferiche” per l’epoca in cui visse, e che hanno con qualche evoluzione rivoluzionato perfino i nostri tempi, come la corrente alternata, il tubo catodico, i Raggi X, la corrente senza fili. E’ sempre lui l’inventore della luce elettrica, lui l’inventore del telefono e della radio, lui costruì la prima stazione al mondo di energia idroelettrica…tutte cose che in realtà non gli sono state riconosciute, per lo meno quando era in vita, ed è sempre vissuto nell’ombra rifiutando addirittura due premi nobel. La sua scoperta più “rivoluzionaria” è stata che l’energia elettrica può essere propagata attraverso la Terra e attorno alla zona atmosferica che verrà in seguito applicata ma non per scopi benefici. Basti pensare che da qualche anno nell’interminabile evoluzione tecnologica militare degli Stati Uniti è comparso il progetto HAARP (High Frequency Active Auroral Research Project). Il Pentagono ha sempre tentato di far credere che si tratti di un innocuo esperimento, mentre ci troviamo di fronte ad un’arma che agisce sulla ionosfera con sviluppi indescrivibili per gli esseri viventi. Dobbiamo quindi definire Tesla, lo Scienziato al di fuori degli schemi,sognatore e lottatore contro una scienza obsoleta ancorata su vecchie e polverose convinzioni che ha saputo abilmente scavalcare mettendo la propria vita al servizio della collettività con l’unico obiettivo, molte volte centrato, di migliorare la condizione e l’esistenza umana, tralasciando in tutto gli enormi vantaggi economici che avrebbe potuto avere commercializzando le sue scoperte. “Quando la grande verità verrà accidentalmente rivelata e poi confermata empiricamente, cioè quella che questo pianeta, con tutta la sua immensità spaventosa, è per le correnti elettriche virtualmente nient’altro che una piccola sfera di metallo, e da questo fatto ne deriveranno tante opportunità per noi, ognuna delle quali supererà l’immaginazione e avrà conseguenze incalcolabili; quando sarà inaugurato il primo progetto e verrà mostrato che un messaggio telegrafico, segreto e inafferrabile quanto può essere il pensiero, verrà trasmesso a qualsiasi distanza terrestre, che il suono della voce umana con tutte le sue intonazioni e le sue inflessioni, riprodotto fedelmente e immediatamente, verrà trasmesso sino a qualsiasi altro punto del globo, che l’energia di una cascata sarà disponibile per produrre luce, calore o forza motrice dovunque – su mare o terra o in aria – l’umanità sarà come un mucchio di formiche agitato con un bastoncino: vedremo il caos arrivare”. PAMSPERMIA Di Michele Marsonet da ls blog Se è lecito fare dello spirito su un tema molto importante come l’origine della vita, direi che una notizia recente si presta bene allo scopo. Nei giorni scorsi l’americano Steven Benner, il primo scienziato ad aver creato – nel 1984 – un gene in laboratorio, ha affermato che la vita è in realtà nata su Marte ed è poi giunta sulla Terra trasportata da un meteorite. Naturalmente Benner si è ben guardato dal presentare la sua teoria come una verità assodata. Ha ammesso che si tratta di un’ipotesi o, per usare il linguaggio popperiano, una congettura che attende possibili confutazioni. Né l’idea è del tutto nuova. Da tempo si parla della possibilità che la vita sia stata trasmessa da un pianeta all’altro mediante spore: la teoria della “panspermia” sostiene proprio questo. Si dà il caso che Marte sia il componente del sistema solare che più degli altri solletica la curiosità non solo degli scienziati, ma anche degli scrittori di fantascienza e del grande pubblico. Sembra una Terra “desertificata”, o ancor meglio prefigura il futuro remoto del pianeta sul quale vive il genere umano. Perché proprio Marte? Secondo Brenner tre miliardi di anni fa la Terra era ricoperta dall’acqua, mentre tale elemento risultava molto più raro sul pianeta rosso. Non solo. All’epoca su Marte erano presenti molibdeno, ossigeno e boro, quest’ultimo necessario per la formazione delle molecole organiche. D’altra parte l’eccessiva presenza di acqua sulla Terra avrebbe impedito la nascita in loco di una vita autonoma. A un meteorite marziano con boro e la forma ossidata di molibdeno sarebbe dunque toccato l’onore di trasportarla da noi, con tutto ciò che ne seguì. Scontata la reazione. “I veri marziani siamo noi”, ha subito commentato qualcuno, aggiungendo un ulteriore tocco di mistero al corpo celeste che da sempre colpisce la nostra fantasia. Basta dunque con gli omini verdi, con l’incidente di Roswell nel New Mexico dove, nel 1947, si sarebbe schiantato un disco volante con creature aliene. Secondo alcuni i corpi furono recuperati e le autorità americane rifiutano tuttora di mostrarli. La storia come tutti sappiamo va avanti, nonostante le smentite ufficiali e un filmato dichiarato falso anche se molti ufologi continuano a sostenere la sua autenticità. La spiegazione di Benner è piuttosto semplice ed elegante pur restando, come si diceva prima, in attesa di conferma. Ovviamente i dischi volanti – autentici o meno – eccitano di più, e gli UFO continueranno a essere oggetto della curiosità collettiva. E’ anche facile supporre che l’ipotesi del meteorite marziano fornirà altri spunti a scrittori e registi di fantascienza come Arthur Clarke e Stanley Kubrick, l’uno autore del famoso “2001: Odissea nello spazio” e l’altro regista dell’ancor più celebre film. Si deve tuttavia notare, anche se non sembra che finora qualcuno l’abbia fatto, un problema cruciale. Ammettiamo che Benner abbia ragione e che il fatidico meteorite marziano tanto tempo fa sia precipitato sul nostro pianeta portandovi la vita. La questione, a questo punto, è solo spostata. La domanda è: perché su Marte si verificarono quelle condizioni? Si deve concludere che la vita sia nata spontaneamente in un certo luogo dell’universo? Si rammenti, tra l’altro, che stiamo parlando solo del sistema solare, parte infinitesimale del cosmo che ci circonda. Mi pare che la domanda fondamentale sull’origine della vita, alla quale nessuna teoria scientifica è riuscita a fornire una risposta definitiva, sia ancora lì – inevasa – ad attenderci. Possiamo anche dire, sorridendo, che siamo tutti marziani, ma la bellezza della scienza risiede proprio nella ricerca continua e nell’incapacità per esseri limitati come noi di fornire risposte finali. CULTURA LIBRI-L’uscita nelle librerie di un saggio di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara, “I panni sporchi della sinistra” (Ed. Chiarelettere) provocherà probabilmente una serie di reazioni a catena capaci di far deflagrare tutto il mondo politico italiano e di minarne pesantemente alle fondamenta tutti gli assetti. Non si tratta certo del primo libro di denuncia sui misfatti della sinistra italiana, sul suo giro di affari e sui suoi rapporti con la mafia e il mondo delle banche, ma questa volta prevedo veramente i fuochi d’artificio, perché il saggio di Pinotti e Santachiara chiama in causa direttamente Silvio Berlusconi e nientemeno che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Affari Italiani ha pubblicato in anteprima un estratto del capitolo dedicato al Capo dello Stato, nel quale lo si accusa, senza mezzi termini, oltre che dei suoi forti legami con i “poteri forti atlantici” (cosa peraltro già nota), di appartenere ad una potente massoneria internazionale. Si parla inoltre del complesso rapporto creatosi nel tempo fra il “fratello” Silvio Berlusconi e Napolitano, fondato secondo gli autori non su un semplice rispetto reciproco che può esistere fra figure che dovrebbero essere radicalmente lontane, bensì sulle basi di comuni “appartenenze”, del fulmineo viaggio negli USA dell’ex migliorista durante il sequestro Moro, e di tanti altri dettagli esplosivi. Dichiara Santachiara, intervistato da Affari Italiani: “Ufficialmente Napolitano ha sempre sostenuto il partito, ma in maniera sommersa ha saputo accreditarsi presso il potere atlantico. Ed è provato che il suo mentore, Giorgio Amendola, fosse legato alla CIA”. L’appartenenza massonica di Silvio Berlusconi è ormai da tempo cosa nota, anche se devo dare atto al Cavaliere di essersi saputo contrapporre visceralmente negli ultimi anni alla cappa di massonicità che pervade il centro-sinistra, i suoi programmi e le sue mire affaristico-bancarie. Ma, come ha bene evidenziato Alfonso Luigi Marra in un recente dibattito radiofonico con Alessandro Sallusti, il limite di Berlusconi è stato, invece di difendere la società da certi “apparati”, l’aver sempre tentato di accordarsi con essi. E, alla luce delle rivelazioni del saggio di Pinotti e Santachiara, possiamo ben comprendere le motivazioni di un simile atteggiamento. Atteggiamento che ha fatto perdere, a mio avviso, a Berlusconi il treno più importante. Mentre, da un lato, sta tentando di giocare populisticamente la carta sovranista e di calvalcare il montante malcontento degli Italiani contro l’Euro, e, dall’altro, di ricompattare i suoi fedelissimi, Il Cavaliere sta inesorabilmente perdendo la fiducia di una non indifferente parte del suo elettorato. Mi riferisco a quelle decine di migliaia di persone che non si bevono le favole televisive e che hanno capito quanto certi “apparati” siano pericolosi, quanto siano nemici della società e della civiltà. L’appartenenza massonica di Berlusconi, come osserva Santachiara, non si manifesta solo nella documentata affiliazione alla loggia Propaganda 2 di Licio Gelli, ma traspare un po’ ovunque, anche nel sistema di simboli che costellano il cosiddetto “Mausoleo di Arcore”, la tomba che il Cavaliere ha fatto realizzare per sé e per i propri cari dallo scultore Cascella. Pinotti e Santachiara riportano nel loro saggio anche le dichiarazioni di Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, secondo il quale “Il fratello Silvio Berlusconi, iniziato apprendista libero muratore nel 1978 presso la loggia P2, e diventato successivamente “maestro” in questa stessa officina, ha proseguito il suo percorso massonico alla corte del Gran Maestro Armando Corona dal 1982al 1990. Successivamente, ha ritenuto di farsi una loggia segreta esopranazionale autonoma. Uno dei nomi utilizzati per questa officina era “Loggia del Drago”. Rivela inoltre Magaldi che “L’attività massonica di Berlusconi e Marcello Dell’Utri è stata essenziale per costruire il consenso sociale e politico che ha condotto alla vittoria elettorale del 1994. Dell’Utri e altri fratelli della cerchia massonica di Villa San Martino hanno girato la penisola in lungo e in largo, come proconsoli massonici di Berlusconi, intessendo accordi con la maggioranza delle logge del Belpaese in favore della neonata Forza Italia. In anni successivi, le relazioni massoniche dell’autoproclamatosi Maestro Venerabile di Arcore gli hanno consentito di risollevarsi in momenti di particolare difficoltà”. Sostiene ancora Magaldi che “certamente la socialità massonica è servita – a lui (Silvio Berlusconi, ndr) come ad altri – anche a facilitare obiettivi di potere e lucrosi affari, ma esiste nel fratello Silvio una vocazione autentica e genuina verso discipline esoteriche come l’Astrologia, l’Ermestismo egizianizzante e la Magia Sassuale”. Particolare, quest’ultimo, che non può non può non richiamare alla mante alcuni “rituali” delle notti del bunga-bunga. Del resto, l’interesse di Berlusconi per le discipline esoteriche è cosa nota (e non ci sarebbe assolutamente niente di male), tanto da portarlo a iscrivere i propri figli a scuole di orientamento pedagogico antroposofico, fondate sugli insegnamenti di Rudolf Steiner. Ma, al di là di questi legittimi interessi culturali, e della sua appartenenza massonica più che trentennale, come ci fa notare sempre il Gran Maestro Gioele Magaldi, non è necessariamente la Massoneria che orienta Berlusconi, come Berlusconi non è orientato dalla Massoneria. Berlusconi, infatti, secondo Magaldi, “ha avuto molto, in passato, in termini di supporto e relazioini significative, dall’ambiente libero-muratorio. Ma, per converso, sono stati proprio alcuni circuiti massonici sovranazionali a pretendere e a determinare la caduta politica del “fratello Silvio” nell’autunno del 2011, imponendo il collocamento del fratello Mario Monti a Palazzo Chigi”. Come ho denunciato in molti miei precedenti articoli, infatti, a Berlusconi è venuto meno l’appoggio e il sostegno della massoneria finanziaria transnazionale, che muove le sue pedine a piacimento su una grande scacchiera planetaria. La posta in gioco qui è molto alta, altissima direi. Si tratta infatti della definitiva spoliazione delle risorse di intere nazioni, fra cui ovviamente anche l’Italia. E Berlusconi non risultava essere ai loro occhi più funzionale per il compimento dei loro disegni. Ma veniamo adesso a Napolitano. Quando gli autori del libro chiedono a Magaldi se le sintonie fra il Capo dello Stato e Berlusconi siano state facilitate da comuni “vicinanze” sul terreno massonico, la risposta è categorica e, a dir la verità, non mi sorprende più di tanto: secondo Magaldi – che lo ha già affermato del resto in numerose interviste – non vi sono dubbi sul fatto che il Presidente della Repubblica sia un fratello. Ma i due autori hanno voluto cercare ulteriori conferme, e le hanno trovate. Si sono infatti rivolti ad un noto avvocato massone, un cassazionista di altissimo livello, consulente delle più alte cariche istituzionali e con solidissimi agganci in Israele e negli Stati Uniti, nonché figlio di un dirigente del PCI (ottima ciliegina sulla torta!). Pur chiedendo di restare anonimo, questo principe del foro ha dichiarato molte cose interessanti. Innanzitutto che “già il padre di Giorgio Napolitano è stato un importante massone, una delle figure più in vista della massoneria partenopea”. Avvocato di orientamento Liberale, Giovanni Napolitano avrebbe trasmesso al figlio, secondo questa fonte, non solo l’amore per i codici, , ma anche quello per la “fratellanza”. Scrivono inoltre Pinotti e Santachiara, sulla base di queste rivelazioni, che “a rafforzare la connotazione “muratoria” dell’ambiente in cui è nato Giorgio Napolitano, c’è un altro Massone, amico fraterno del padre: Giovanni Amendola, padre di Giorgio, storico dirigente del PCI e figura fondamentale per la crescita intellettuale e politica dell’attuale Presidente della Repubblica”. La fonte dei due autori conoscerebbe molto bene Napolitano e si considera a lui molto vicino. “Tutta la storia familiare di Napolitano – continua a dichiarare – è riconducibile all’esperienza massonica partenopea, che ha radici antiche e si inquadra nell’alveo di quella francese. Per molti aspetti Napolitano è assimilabile a Mitterand, che era anche lui massone. Si può stabilire un parallelismo tra i due: la visione della république è la stessa, laica ma anche simbolica. L’appartenenza massonica di Napolitano è molto diversa da quella di Ciampi, fa riferimento a mondi molto più ampi. Ciampi inoltre è un cattolico. Napolitano si muove in un contesto più vasto”. Al di là delle dichiarazioni di questa autorevole fonte anonima, come rilevano i due autori, la massoneria italiana ha sempre espresso grande simpatia verso il Presidente della Repubblica. Non si contano infatti le occasioni in cui il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi ha espresso parole di elogio per le azioni e la linea del Capo dello Stato, arrivando ad esultare pubblicamente dopo la sua elezione al Quirinale, salutandola come “uno dei momenti più alti nella vita democratica del Paese”. Ci sarebbe stata anche, da parte di Raffi, una mezza ammissione (piena per chi sa leggere fra le righe) sulla massonicità di Napolitano, nel corso di un’intervista con Lucia Annunziata, il 13 Giugno 2010. Quando la giornalista gli domandò se “il Presidente della Repubblica potrebbe essere un massone sotto il profilo dei valori”, il Gran Maestro rispose nettamente: “A mio avviso sì, per umanità, distacco, intelligenza, per avere levigato la pietra, per averla sgrezzata”. La domanda che vorrei io, invece, porre a Raffi è un’altra: è una semplice coincidenza che l’uscita del libro di Pinotti e Santachiara, con le rivelazioni che contiene sull’asse massonico Berlusconi-Napolitano arrivi in un momento politico così delicato come quello attuale? Si vuole forse impedire, sulla scia di una probabile indignazione mediatica, l’eventuale nomina di Berlusconi a Senatore a vita da parte del “fratello” Napolitano? AFORISMIASSIOMI E non avremo speranza finchè non udremo le parole che esprimano il pensiero di chi sente, vede e intuisce, e studia, sapendo che deve servire gli altri esseri umani per il benessere comune. Parole di uomini.Questo silenzio è assordante e avvilente. Un ossimoro grigio: il silenzio delle parole degli uomini, sostituito dal fragoroso sbraitare delle disumane marionette senza coscienza.
Posted on: Mon, 18 Nov 2013 18:24:22 +0000

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