PROGRAMMA PER L’EDIZIONE 2013-2014 DELLA SCUOLA PER LA BUONA - TopicsExpress



          

PROGRAMMA PER L’EDIZIONE 2013-2014 DELLA SCUOLA PER LA BUONA POLITICA DI CUNEO “A che punto è l’Europa?” Il programma si articolerà in sei incontri mensili, il venerdì pomeriggio dalle 15 alle 18 a partire dal mese di ottobre. Come gli anni precedenti la partecipazione è aperta a tutta la cittadinanza con riferimento privilegiato agli studenti delle classi terminali delle Scuole superiori. Il rapporto con le scuole è già da due anni mediato da un gruppo di insegnanti che collaborano attivamente alla realizzazione del corso: per quest’anno in particolare sono previsti dei laboratori aggiuntivi in cui coinvolgere gli studenti su temi quali l’immigrazione e il lavoro. Questa nuova sessione della Scuola sarà inaugurata da un incontro pubblico nel Salone d’Onore del Municipio, via Roma 28, Cuneo, mercoledì 9 ottobre 2013 ore 18,00, sul tema “La democrazia in Europa”. Interverranno Gustavo Zagrebelsky e Marco RevelliPROGRAMMA SEMESTRE DIDATTICO 2013-2014 LE UNITÁ DIDATTICHE SI TERRANNO PRESSO LA SEDE DELLA FACOLTÁ DI SCIENZE GIURIDICHE via Ferraris di Celle 2 – Cuneo DALLE ORE 15 ALLE ORE 18 Venerdì 25 ottobre 2013 L’Europa e la pace: bilanci e prospettive I padri fondatori dell’Europa sono riusciti a rovesciare una secolare logica di guerra, culminata nelle due guerre mondiali. Per secoli, proprio nei secoli della loro spettacolare espansione mondiale, i popoli europei non hanno fatto che combattersi, specialmente nella prima metà del secolo ventesimo con le due devastanti guerre “mondiali” (in realtà anzitutto europee). Monnet, Schuman, Adenauer, De Gasperi, non a caso uomini di frontiera che avevano vissuto nella loro carne i conflitti, sono stati in grado di ribaltare questa secolare logica di guerra in un progetto di pace imperniato sulla messa in comune tra gli ex nemici delle materie strategiche di allora, il carbone e l’acciaio (CECA, comunità europe del carbone e dell’acciaio, 1951; CEE e EURATOM, trattato di Roma, 1957). Sicuramente una delle svolte più significative della storia europea e forse, in prospettiva, di quella mondiale, nel senso di fornire al mondo un nuovo modello di possibili rapporti non conflittuali ma collaborativi tra i popoli. Quindi il tanto discusso premio Nobel 2012 all’UE non è affatto ingiustificato, ad onta delle sue attuali difficoltà e scarsa popolarità. Caso mai si può discutere in sede storica in che misura il nuovo corso della storia europea non sia stato facilitato e quasi imposto dalla politica americana, che aveva bisogno di un’Europa forte come muro di contenimento dell’URSS. E’ comunque significativo che proprio il crollo del muro di Berlino e il successivo allargamento dell’UE abbia più indebolito che rafforzato(anche per il diverso orientamento dela politica americana) la costruzione europea. Relatori: Luigi Bonanate e Francesco Costamagna Martedì 26 novembre 2013 Esiste un’identità europea? Di che tipo: geografica, storica, culturale? Come vedono la civiltà europea le altre civiltà (alcune delle quali molto più antiche: Medio Oriente, India, Cina)? A rigore l’Europa dal punto di vista geografico non è che una delle varie penisole del continente eurasiatico, con una transizione tutt’altro che netta verso l’Asia. E, nonostante gli Urali, con frontiere incerte: non per nulla si discute se la Russia sia Europa, se la Turchia possa entrare nell’Unione europea. Nessuna delle grandi civiltà del passato anteriori ad Omero (cinese, indiana, sumera, egizia) è nata e si è sviluppata in Europa. La civiltà europea è quindi “giovane”. Al tempo stesso, dalla scoperta dell’America in poi, l’Europa è la protagonista della storia mondiale: sono state le navi europee, i commercianti, i missionari, i colonialisti europei che hanno realizzato tra le varie parti del mondo quella interdipendenza che oggi prende il nome di globalizzazione.Ma nell’ultimo secolo, dopo aver improntato il mondo (anche attraverso l’America) della sua civiltà, l’Europa ha ormai perso la sua centralità nella scena mondiale, ed è alla ricerca di un nuovo ruolo: inoltre, è diventata terra d’immigrazione, e la sua composizione etnica e culturale sta rapidamente mutando sotto i nostri occhi. Relatori: Francesco Remotti e Umberto MorelliVenerdì 13 dicembre 2013 Europa: gigante economico, nano politico. Il difficile cammino dell’Europa tra confederazione e federazione; l’illusione che l’unità politica dovesse necessariamente seguire quella economica. Il deficit democratico dell’Europa: come colmarlo? Al di là dell’obiettivo di superare le guerre europee, il cammino dell’unità europea è partito da una solida base di convenienza economica, ma è stato anche sostenuto dalla diffusa convinzione “funzionalista” che l’unità politica sarebbe venuta quasi naturalmente al seguito di quella economica. Un’illusione che gli eventi degli ultimi anni si sono incaricati di disperdere (si pensi in particolare all’inconsistenza della politica estera europea nelle varie crisi seguite al crollo del muro di Berlino). Il momento della scelta politica non può essere bypassato: solo attraverso sostanziali cessioni di sovranità da parte degli Stati – più che mai restii a tale prospettiva - l’Europa può diventare una vera unità politica. Ma la scelta storicamente irreversibile di formare una “comunità di destino” nel bene e nel male fa a pugni con il carattere incerto ed oscillante della convenienza economica, tanto più in questi tempi di crisi. Altra contraddizione: finora l’Europa non è emersa dal basso quanto piuttosto calata dall’alto, secondo una procedura che sa più dispotismo illuminato (“tutto per il popolo, nulla per mezzo del popolo) che di partecipazione democratica. Quel poco o tanto di democrazia partecipata che rimane vivo in Europa si annida piuttosto nell’orizzonte statale o locale. Non c’è quindi da stupirsi che l’Europa – che pure innalza la bandiera della democrazia- soffra di un grave deficit democratico: un deficit che lascia ampio spazio al nazional-populismo, uno spettro che si aggira minaccioso per lEuropa. Loretta Napoleoni addirittura parla di un “dilemma dell’UE”: meno democrazia per salvare l’euro o più democrazia per salvare l’Europa?Come si possa colmare questo deficit democratico è uno dei temi più vivaci del dibattito europeo attuale. Relatori: Anna Maria Poggi e Stefano Sicardi Venerdì 24 gennaio 2014 Europa dei cittadini o delle banche? Accanto alla pace, il Welfare – la “vita buona” europea, ineguagliata nel resto del mondo - è il maggior titolo di merito storico dell’Europa comunitaria: eppure in questi tempi di crisi non pochi sostengono che “non ce lo possiamo più permettere”. Esiste la possibilità di conciliare rigore e solidarietà? Se L’Euro è diventata la seconda moneta di riferimento a livello mondiale dopo il dollaro, esso sconta attualmente la contraddizione di essere una moneta senza uno Stato, senza avere alle spalle la politica unitaria – ad esempio fiscale - della quale la moneta è espressione. La crisi innescata verso la fine del 2008 dai mutui subprime americani sembra ben lontana dal concludersi, anzi ha trovato proprio in Europa il suo centro nevralgico, mettendo a rischio quella che forse è la maggiore conquista europea, il Welfare, un sistema di protezione sociale (sanità, pensioni, istruzione ecc.) che non ha eguali in tutto il mondo. Di fronte alla crisi gli Stati europei, invece di rinsaldare maggiormente i vincoli della solidarietà, sembrano muoversi all’insegna del “si salvi chi può” (del resto non bisogna dimenticare che le istituzioni UE assorbono solo l’1% del PIL europeo). Il caso greco è emblematico: si è arrivati da un lato alla soluzione “levantina” di falsificare il bilancio dello Stato, dall’altro a una “nordica” indignazione virtuosa dettata da coscienze non sempre limpide, con la conseguenza di irrogare punizioni talmente severe da essere controproducenti non solo per il popolo greco, ma per la stessa Europa nel suo complesso. Relatori: Piergiorgio Ardeni e Franco ChittolinaVenerdì 21 febbraio 2014 L’Europa e i giovani: lavoro, istruzione, cultura, ricerca. Nella nuova generazione si sta formando una coscienza europea? Qualcuno sostiene che il progetto Erasmus e i voli low cost siano stati (insieme all’espansione delle reti di telecomunicazione) tra le poche vere novità positive per i giovani nell’ultimo ventennio. E’ un fatto che molti tra i giovani più attivi e creativi pensano il proprio futuro più in termini europei che strettamente nazionali, specialmente in Italia, dove gli spazi per loro sono particolarmente stretti e quasi inesistenti. Può questo prefigurare una coscienza europea in formazione, tale da costituire la base per un futuro popolo europeo capace di scegliere democraticamente il proprio destino? Più in particolare, è possibile costruire un’alleanza tra le istituzioni europee e i giovani europei, in particolare sul piano della promozione del lavoro, della cultura e della ricerca?Cosa può fare l’Europa, e cosa possono fare i giovani, per promuovere maggiormente questa alleanza? Relatori: Nicoletta Perlo, Domenico Chiesa, Giuseppe Laterza Venerdì 28 marzo 2014 L’Europa davanti alla sfida di un nuovo modello di sviluppo. Si può pensare a un New Deal europeo? Tecnologie a basso impatto ambientale, risparmio energetico, green economy possono dare insieme risposta alla cura dell’ambiente e alla creazione di posti di lavoro? Tra chi non si accontenta di vivere alla giornata, è diffusa la convinzione che l’attuale modello di sviluppo, basato su un uso prodigo e imprevidente dell’energia dei combustibili fossili, non sia sostenibile e non possa quindi avere un futuro. Da un lato rapiniamo le risorse non riproducibili della natura, dall’altra la riempiamo di rifiuti inquinanti: abbiamo spezzato il cerchio dei processi naturali e non sappiamo o vogliamo ricostituirli. Proprio per le sue ridotte risorse naturali e per l’abbondanza di quelle intellettuali e tecnologiche, l’Europa si pone come il luogo ideale per sperimentare modelli alternativi di produzione e di consumo, basati sul risparmio energetico, sulle fonti energetiche rinnovabili, sulla riduzione e il recupero dei rifiuti, quindi per iniziare la necessaria transizione ad una società sostenibile. Relatori: Luciano Gallino e Guido Viale
Posted on: Thu, 03 Oct 2013 16:36:42 +0000

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