PUNTO A CAPO SULLA TRATTA Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento Segnaliamo una ricerca davvero importante, condotta da Caritas Italiana e dal Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), in collaborazione con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road, sullo sfruttamento delle persone in Italia. La ricerca è stata presentata da qualche giorno alla stampa, ed è disponibile sul sito dellassociazione. Lindagine mostra un fenomeno che si crede eccezionale ma che sembra invece essere diventato purtoppo “normale”: sia perché lo si trova nella normale vita quotidiana (mentre si fa la spesa, si va al lavoro, si naviga in rete), sia per come si manifesta: a volte non è neppure riconosciuto come tale (operai edili nei cantieri, badanti in case private, ambulanti per strada). Dal 2006 al 2012 i servizi di aiuto pubblici e privati sono entrati in contatto con oltre 65.000 persone; circa 22.000 hanno deciso di entrare in un programma di protezione e assistenza sociale. La prostituzione si basa sullo sfruttamento soprattutto di giovani tra i 18 e i 25 anni (più del 50%).In questo caso i paesi di origine principali delle persone coinvolte sono la Nigeria e la Romania; ma sono purtroppo in costante crescita il Brasile, il Marocco, la Cina; si registra, infine, il ritorno dell’Albania, dopo alcuni anni. Le persone che subiscono il traffico sopportano diverse forme di disagio, sovente nello stesso tempo. In molti casi, infatti, “vivono in condizioni di povertà, fanno uso e abuso di alcool e/o di sostanze stupefacenti, sviluppano problemi di salute mentale e subiscono molte forme di discriminazione e di violenza”. La lotta al fenomeno è resa più difficile sia dalla scarsa attenzione pubblica, in particolare della politica, ma anche dalla solita mancanza di coordinamento, che sembra caratterizzare quasi ovunque il nostro modo di lavorare. Viene espressamente citate alcune azioni: “mancanza di coordinamento tra le politiche portate avanti dai ministeri competenti; mancato riconoscimento e forte discrezionalità da parte delle Questure nella concessione di percorsi sociali alle vittime di tratta, preferendo piuttosto quelli giudiziari, e difficili rapporti degli operatori sociali con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria; l’incertezza, la scarsità e i progressivi tagli dei finanziamenti assegnati ai programmi anti-tratta”. Da segnalare le dichiarazioni, riportate al termine del comunicato di sintesi del rapporto. Chi lo vorrà, troverà molte altre considerazioni e proposte, qui ci limitiamo a due citazioni in particolare, quelle di don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, e quello di Tiziana Bianchini. «Si esorta il Governo italiano a impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta di persone, in tutte le sue forme - ha dichiarato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -, adottando un approccio fondato sui diritti umani e garantendo l’assegnazione di risorse umane e finanziarie adeguate. È necessario riconsiderare il ruolo assegnato al Dipartimento per le Pari Opportunità, coinvolgendo maggiormente i ministeri che hanno un interesse e un obbligo istituzionale nel prevenire e contrastare il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento». «LItalia dispone di una legislazione e di un sistema di intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale - ha affermato Tiziana Bianchini, responsabile Prostituzione e Tratta del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) -. Tuttavia, a causa di unimpostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, anche il sistema dei servizi anti-tratta è a grave rischio di stallo, se non di collasso. Per questo con il Rapporto abbiamo voluto fare il punto sul fenomeno, ma anche “andare a capo”, ripensare un nuovo orizzonte per combattere la tratta e aiutare le vittime». caritasitaliana.it
Posted on: Fri, 01 Nov 2013 17:19:24 +0000