Papa Francesco ha un sogno: il Sol Levante! Per Jorge Mario - TopicsExpress



          

Papa Francesco ha un sogno: il Sol Levante! Per Jorge Mario Bergoglio la terra di missione per eccellenza è l’Asia. Lo si è capito anche dal messaggio con cui il 10 ottobre ha salutato il decennale di “Asia News”, l’agenzia on line del Pontificio Istituto Missioni Estere, diretta da padre Bernardo Cervellera, che oltre alle edizioni in italiano, inglese e cinese, sta per lanciare anche quella in lingua spagnola. Sono sempre più insistenti le voci che danno per probabile nel 2014 un viaggio di papa Francesco in Asia. Ma fin da giovane questo continente era il suo sogno. E soprattutto il suo lembo più remoto e misterioso: il Giappone. Da novizio della Compagnia di Gesù, la sua volontà era di partire missionario per il Sol Levante. L’ha raccontato nel libro-intervista autobiografico “El Jesuita”. E l’ha ripetuto, da papa, nella conferenza stampa sull’aereo di ritorno da Rio de Janeiro: “Quando studiavo teologia ho scritto al generale, che era il padre Arrupe, perché mi mandasse in Giappone. Ma lui mi ha detto: Ma lei ha avuto una malattia al polmone, quello non è tanto buono per un lavoro tanto forte. E sono rimasto a Buenos Aires”. In più occasioni, anche nelle omelie mattutine a Santa Marta, papa Francesco ha confessato la sua ammirazione per quei cattolici giapponesi che nel XVII secolo, dopo la cacciata dei missionari stranieri, erano rimasti senza sacerdoti per più di duecento anni: “Ma quando dopo questo tempo sono tornati di nuovo altri missionari, hanno trovato tutte le comunità a posto: tutti battezzati, tutti catechizzati, tutti sposati in chiesa, e quelli che erano morti, tutti sepolti cristianamente. Non c’erano preti. E chi aveva fatto tutto questo? I semplici battezzati!”. A partire da Francesco Saverio, i primi gesuiti furono evangelizzatori geniali del Giappone. Alla fine del Cinquecento, Alessandro Valignano ideò e mise in pratica in quel paese un’audace forma di missione “inculturata” analoga a quella di Matteo Ricci in Cina. Ne ha scritto lo storico Gianpaolo Romanato in un interessante saggio su “L’Osservatore Romano” dello scorso 5 aprile. Arrivando ai tempi nostri, hanno vissuto molti anni in Giappone due dei tre ultimi superiori generali della Compagnia di Gesù: Arrupe e l’attuale preposito Adolfo Nicolás. Ma pochi sanno che anche il gesuita più famoso di questi ultimi decenni, Carlo Maria Martini, da giovane voleva fare il missionario in Giappone, come lui stesso scrisse: “I racconti dei missionari gesuiti hanno nutrito gli anni della mia formazione e i primi tempi della mia appartenenza alla Compagnia di Gesù. Come ogni gesuita, anch’io mi ero reso disponibile all’invio missionario se i superiori me lo avessero richiesto. E si trattava, allora, in particolare del Giappone”. “L’Osservatore Romano” dell’11 ottobre scorso ha raccolto a Fukuoka un’ampia intervista al padre gesuita Louis Fontes, 82 anni, per due anni segretario di Arrupe e missionario in Giappone da più di mezzo secolo. A proposito di missione e di “inculturazione”, questo passaggio dell’intervista appare molto in sintonia con lo stile di papa Francesco: D. – Oggi in Giappone è diffuso l’uso di benedire le nozze di persone non battezzate, ma cinquant’anni fa non era così: cosa può dirmi in proposito?. R. – È una cosa che solo pochi sanno, ma io ho officiato il primo matrimonio tra non cristiani in Giappone. Non è stato semplice ma alla fine ci sono riuscito. Andai dal cardinale di Tokyo, il secondo che abbiamo avuto qui in Giappone. Gli presentai la questione e lui mi disse: “Tutto questo è meraviglioso! Io sono con te. Ma c’è solo un problema: non c’è nessun precedente”. E io: “Beh, allora è venuto il momento di stabilirlo!”. E lui: “È molto difficile, chissà cosa diranno a Roma”. Allora gli replicai: “Posso fare una domanda teologica? Noi insegniamo che il matrimonio è un’istituzione che fa parte del progetto di Dio. I non cristiani che si sposano con matrimonio non cristiano sono considerati marito e moglie, e anche se non lo sanno, fanno parte anche loro del progetto di Dio. Perché lasciarli andare in un tempio shinto se il piano di Dio è nella Chiesa? Allora qual è l’obiezione? Un prete può benedire case, macchine e animali, ma non può benedire una coppia che intende sposarsi con rito cristiano? Cos’altro è il matrimonio se non una benedizione di Dio per interposta persona? Noi preti siamo solo la mano che benedice, non quella che giudica”. E il cardinale accettò. D. – Esistono ancora molti sacerdoti in Giappone che si sentono spiazzati di fronte alla richiesta di nozze da parte di una coppia non cristiana? R. – Molti sacerdoti mi dicono: “Non so cosa dire ai non cristiani”. Io rispondo: Ma qual è lo scopo di un missionario in un paese dove solo l’uno per cento delle persone è cristiano, se non quello di avvicinare proprio coloro che non credono? Il pericolo è quello di rinchiuderci in un ghetto. L’idea del rifiuto è molto semplice. Basta dire no e ti sei tolto un problema. Mi ricordo che una volta in una cittadina nell’America del Sud c’era un prete molto rigido nella dottrina che si rifiutò di seppellire una persona perché diceva che non era un buon cristiano. Allora la famiglia si rivolse a un ministro protestante. Subito dopo tutta quella famiglia scelse di diventare protestante e dopo qualche tempo tutta la cittadina divenne protestante. Allora mi chiedo: a quale scopo rifiutare un cristiano che viene da te con una richiesta? Per la cronaca, oggi in Giappone circa due matrimoni su tre sono prima registrati con effetti civili e poi celebrati e festeggiati con una ritualità e con un’ambientazione che simulano quelle di un matrimonio in una chiesa cristiana, talora con un sacerdote cattolico a benedire gli sposi.
Posted on: Thu, 24 Oct 2013 15:16:23 +0000

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