Passavo il tempo a ricordare. Alzai gli occhi al cielo: nuvole - TopicsExpress



          

Passavo il tempo a ricordare. Alzai gli occhi al cielo: nuvole grigie. Mi grattai la spalla pizzicata da chissà quale insetto. La schiena mi faceva male sotto il peso dello zaino mentre mi arrampicavo su per la salita della piscina. Un caldo boia. Arrivai al parcheggio, incontrai Giacomo, lo salutai. Scendemmo insieme verso la reception. La schiena faceva male anche in discesa. Vali. Chiusi gli occhi. Feci un respiro profondo. Frenai le pulsazioni: il battito del mio cuore si sarebbe potuto intravedere dalla maglietta, faceva male. Mi voltai. Sorrisi. Mandai un bacio al ragazzo che si trovava al di là della rete. Arrivo, dissi. Dentro lo spogliatoio. Minuti interminabili. Le mani che tremano. Io che mi guardavo male allo specchio. Non ero brutta, il costume era carino, ma ero patetica a morire così ogni volta che sentivo la sua voce. “Smettila”, mi dissi. Inutilmente. Salii. Costume intero. Cuffia. Occhialini. Nuotai. Non era fattibile. Volevo uscire. Uscii. Andai a salutarlo. Parlammo. Due minuti. Volevo morire. Le mani tremavano, ancora. Così giocherellavo con la sua cuffia per non farlo notare. Una stupida cuffia blu con un pinguino. Perché voleva qualcosa di nero ed arancione e la cosa che gli si avvicinava di più era quel pinguino. Che bruciato. Non potevo rimanere li ad assillarlo ancora per molto, pertanto me ne andai con il mio telo, camminando come se avessi un palo sul culo per non scivolare sulle piastrelle umide. Bruciavano. Me ne andai a stendermi sui grandini dall’altra parte della piscina sotto il sole. Facevo finta di leggere, quando invece scorrevo su e giù per la home page di Instagram solo per impegnare gli occhi in qualcosa. Solo per non girarmi a guardarlo ogni due secondi. Solo per tenere la mia mente lontana da qualcuno che non sarebbe mai stato mio. Non che mi riuscisse, ma almeno ci provavo. Posso?. Ti pareva. Sentii quella domanda provenire da dietro le mie spalle. Ruotai leggermente il collo e vidi quel muso che mi fissava: occhi marroni, capelli castani, pelle nocciola. Mancavano solo quegli orribili baffi che portava sempre. Non feci caso, lì per lì, al fatto che fosse bello. Era il fatto che fosse così vicino a me a mandarmi in estasi. Mi rannicchiai sul telo. Sotto il sole. Accanto a lui. Il mio ginocchio poteva sfiorare la sua spalla. Era questo a farmi sorridere il cuore. Non il fatto che fosse uno dei ragazzi più belli che io avessi mai visto. Ma quel muso che mi guardava, quella bocca che mi parlava e mi prendeva in giro, facendomi sentire stupida, o meglio, tentando di farmi sentire stupida. La mia presunzione è pur sempre di dimensioni epiche. Parlammo. Io sempre raggomitolata, la testa appoggiata sulle ginocchia, gli occhi persi tra i riflessi del sole nell’acqua. Frenavo il battito. Frenavo l’ansia. Frenavo i pensieri. Frenavo tutto. “Mantieni la conversazione su un tono neutro”, mi dicevo. “Non sbroccare. Non sbroccare. Non gli interessi, quindi non si innamorerà delle tue cosiddette stranezze. Sii normale, sii normale, sii normale per una volta cazzo”. Fui normale. Fui brava ad esserlo. Andammo al bar, dove ci raggiunsero i suoi amici. Mi messi seduta al bancone, lontano da loro, a parlare con il barista. Oh Vali, siediti con noi!. Dio, Dio, Dio. Come si fa a dirti di no? Mi voltai e andai a sedermi con loro. Rannicchiata sulla seggiola mentre ciucciavo l’estathe manco avessi dodici anni. Chiacchiere. Volevo guardarti, ma avevo paura che qualcuno se ne accorgesse, così mi guardavo le caviglie. Il pomeriggio andò avanti così. Un susseguirsi di scene in cui io mi allontanavo, tu ti avvicinavi, io mi raggomitolavo e parlavamo, tu ti allontanavi, io mi avvicinavo, io mi raggomitolavo e parlavamo. Poi ti sei rivestito, hai messo in ordine le cose dentro lo zaino e te ne sei andato. Solo che i tuoi amici ti avevano lasciato un po’indietro, così ti sei voltato verso di me e m’hai detto da lontano: “Domani parto”. Ci siamo abbracciati e te ne sei andato. Poi hai avuto un lampo di genio e ti sei ricordato che mi avevi promesso una foto insieme. Ti sei seduto. Abbiamo fatto le foto. Sei andato via.
Posted on: Wed, 16 Oct 2013 21:54:31 +0000

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