Penso…Uffa! Ancora Kennedy! Ho appreso dalle notizie provenienti - TopicsExpress



          

Penso…Uffa! Ancora Kennedy! Ho appreso dalle notizie provenienti dal festival del cinema di Venezia, che hanno fatto un altro film su Kennedy tirando fuori chissà quale altra teoria sulla sua morte (non ho visto il film e non posso far critiche in proposito). Diverse persone, in passato, mi avevano scritto proponendomi delle soluzioni, che avrebbero portato secondo loro al complotto, cui si può arrivare, invece, anche accettando la tesi ufficiale. Personalmente, ho trattato il fatto da un punto di vista strettamente tecnico, come dovrebbe fare un vero perito, lasciando ai giudici le supposizioni e tutto il resto. Ad ogni modo, non ho mai detto che fosse stato Oswold a sparare perché questo lo può dire con certezza solo il padreterno, ma solo che l’assassinio è avvenuto col suo fucile e da quella finestra al sesto piano del “Texas School Book Depository” e che, in ogni caso, non sia necessario stravolgere i fatti, con alternative delle volte addirittura ridicole, per parlare di “complotto”. Insomma, non riesco a cambiar niente di quanto ho scritto o meglio mi hanno indotto a scrivere oltre vent’anni fa in merito all’assassinio del Presidente degli Stati Uniti e che ripropongo, nonostante le tante teorie che man mano venivano introdotte seguendo le chiacchiere di persone “informate” dei fatti o che sapevano tutto senza ombra di dubbio. Peccato che in Facebook non compaiono alcune fotografie molto "istruttive" che possono essere viste su "tra bombe e veleni...una vita!" .23. KENNEDY Naturalmente, non ho fatto la perizia per il caso Kennedy. Allora, per fortuna, pur interessato al tiro e ai poligoni, non avevo a che fare con le perizie. Ho tuttavia frequentato, negli Stati Uniti, il titolare della Navy Arms, tiratore, campione del mondo come me e per questo mio amico, che fornì le armi e le munizioni e fece prove nell’ ambito di quel processo. I suoi racconti mi appassionarono e ripercorsi le tappe di quell’evento, fino ad andare a visitare i luoghi del crimine a Dallas approfittando di uno Shot Show. Non ho mai scritto niente perché lo è stato fatto fin troppo e a sproposito, ma ho fatto una volta una conferenza al Rotary molto dettagliata e documentata. Naturalmente, non ho neanche detto esattamente quello che appare nel titolo del giornale della metà degli anni 80 perché avevo parlato di Oswald come personaggio, del suo fucile e della dinamica del fatto, senza poter dire, esplicitamente, chi era stato a sparare. Quelle che riporto, sono le risposte, di una ventina di anni orsono, ai quesiti di uno che, invece, ha scritto un libro sull’argomento e, mi pare, continui ancora la discussione via internet. Caro Dottore. Se dovessi rispondere dettagliatamente alle sue domande, sarebbe costretto a scrivere un altro libro! Per questa ragione e per questioni di tempo, le risponderò solo succintamente. Devo premettere che ho avuto modo di seguire questa storia, una quindicina di anni or sono, negli Stati Uniti, con amici americani che, a suo tempo, collaborarono alle indagini. Il mio interesse, naturalmente, era solamente tecnico e non riguardava le possibilità di un complotto. Proprio per questo, e perché le mie conclusioni circa la dinamica del fatto non si discostavano di molto da quelle della commissione Warren, emendate da quanto poi emerso in seguito con la pubblicazione della documentazione tenuta fino allora segreta per volontà dei Kennedy stessi, non ritenei che il lavoro potesse suscitare molto interesse. Dal momento dell’omicidio, infatti, si era sempre parlato di un complotto e si erano aggiustati fatti e testimonianze per cercare di renderlo più facilmente credibile. Questo, anche attraverso nonsensi tecnici che sono arrivati all’invenzione di una “trasmigrazione termica” che avrebbe addirittura impedito a un fucile, che suscitò negli americani stessi meraviglie per la precisione mostrata, di colpire due volte il bersaglio a non molte decine di metri di distanza. Eppure l’omicidio perpetrato da Oswald o dal suo fucile, che si è cercato in ogni modo di screditare, non nega affatto quel complotto sulla cui esistenza non intendo pronunciarmi neanche in questa sede. Anzi, la scelta del personaggio con tutti i suoi noti precedenti e la deviazione del corteo per Elm Street (nella mia fotografia scattata in occasione dello “shot show” di Dallas), avvenuta all’ultimo momento in modo da transitare sotto la finestra del sesto piano del “Texas School Book Depository”, anche se spiegabile con altre ragioni, potrebbe avvalorare la tesi di un eventuale complotto; sicuramente più degli spari attraverso la folla dalla zona del monumento o da quelli del cavalcavia, con tutte le difficoltà e i rischi che avrebbero comportato, che i fautori del complotto, invece, vorrebbero. Risposta alle domande. 1) Come avvenne l’attentato? Il fucile sparò tre colpi di cui il primo fuori bersaglio. La macchina procedeva senza discostarsi di molto dalla linea di mira per cui l’Oswald o chi per lui, non aveva necessità di anticipare il bersaglio al punto futuro, non molto difficile da attuare, comunque, con i cannocchiali da caccia provvisti di reticolo. Alla distanza di 80 metri, il tempo di volo di un proiettile alla velocità da lei citata, che non si discosta di molto da quella testata col fucile mod.38 e le cartucce Western , è di poco più di un decimo di secondo, durante il quale la vettura avrebbe percorso circa 50 cm, da ben valutare se il movimento fosse stato trasversale alla traiettoria. La vettura su cui viaggiava Kennedy, invece, non solo non si discostava dalla linea di mira sul piano orizzontale, ma neanche su quello verticale giacché la strada, per passare sotto il cavalcavia, era in discesa. La stessa vettura pertanto poteva apparire ferma o quasi, a chi fosse stato al sesto piano del palazzo e in condizioni di completa tranquillità perché dietro al bersaglio e fuori dall’attenzione di chi era a bordo della vettura e del pubblico. Così non sarebbe stato per chi avesse sparato dal monumento sulla destra del corteo, perché avrebbe dovuto anticipare il bersaglio di mezzo metro, e non si vede come, con gli alberi, i cartelloni, le persone e gli ombrelli che si vedono scorrere nel film di Zarpruder e che avrebbero interferito sulla mira. Altrettanto dicasi per gli eventuali tiratori dal cavalcavia che avrebbero visto la vettura in abbassamento. I tiratori inoltre, in questi due casi, si sarebbero trovati nella condizione di essere facilmente visti e quindi in uno stato “psichico” come lei dice, differente da chi si trova di spalle al bersaglio e ben nascosto all’interno della finestra. Non le faccio neanche il conto della correzione che sarebbe stato necessario dare per compensare lo spostamento del proiettile dovuta alla componente trasversale del vento, tanto è modesta alle brevi distanze e in assenza, certa, di vento forte. 2) Che cosa pensa della traiettoria del proiettile che avrebbe attraversato Kennedy e Connally? Il foro di uscita fu allargato dalla tracheotomia effettuata dal Dott. Jarrey, tant’è vero che non fu nemmeno apprezzato come tale in un primo momento dai patologi legali. Sul fatto che il colpo venisse da dietro non esistono dubbi, anche se il foro sulla giacca è più basso per via di quella piega sul collo che si vede nei fotogrammi, dovuto anche all’adipe che si dice conseguenza di una cura medica cortisonica effettuata dal Presidente. Oggi probabilmente si sarebbero riscontrate tracce del passaggio del proiettile anche sul foro della cravatta che è sicuramente dovuto a un proiettile. Il proiettile stesso, comunque, prese di striscio la vertebra che rimase scheggiata e determinò la tipica alzata dei gomiti del Presidente, comune anche agli impiccati. (posizione di Thornburn) 3) Che idea ha del proiettile impiegato nel delitto? Il proiettile 6,5 mod.91 è lungo, con piccolo raggio di ogiva (round nose) e stabilissimo: al punto di non essere giudicato sufficientemente cattivo nelle ferite che produce. Può provocare fori d’uscita non più grandi di quello di entrata, anche se, nel caso, lo strisciamento sulla vertebra fu all’origine dell’instabilità avutasi, poi, nel passaggio attraverso il torace di Conally. Non ho avuto il tempo di verificare al dettaglio quanto dice il suo ricercatore circa le penetrazioni e i decrementi di velocità del proiettile in conseguenza dei tramiti avutisi su Kennedy e Connally. Tali risultati non si discostano comunque di molto da quanto da me calcolato a suo tempo per dimostrare che le ferite erano dovute a un unico proiettile. 4) Che idea ha del proiettile unico che avrebbe trapassato Kennedy e Connally? Coloro che dicono impossibile il duplice ferimento operato da un unico proiettile perché la sua traiettoria avrebbe dovuto essere “a zig zag”, barano spudoratamente. Pongono, infatti, i passeggeri seduti in posizione normale quando invece il governatore si stava girando indietro per dire qualcosa a Kennedy, col braccio destro appoggiato alla gamba sinistra. Nessuna “magia” quindi nella traiettoria del proiettile che è andato bello dritto. Il film di Zarpruder chiarisce i dubbi su questo fatto, sulla successione dei colpi e sull’intervallo di tempo fra i due colpi, valutabile in cinque secondi (esattamente 4,9). 5) Poteva il proiettile trapassare in effetto “tumbling” i due uomini rompendo la costola e il polso di Connally e deformarsi solo lateralmente, senza perdere molto materiale, per essere infine ritrovato nella barella di Connally? Lo schiacciamento del proiettile è perfettamente compatibile con la traiettoria da lei descritta, compresa la frantumazione della costola, e così la perdita di parte del nucleo di piombo da fondello che, in queste cartucce è aperto e non “solid base”. Il fatto di ritrovare il proiettile nella barella o durante la spoliazione del cadavere è abbastanza comune. 6) Le sembra possibile che la reazione di Connally (desumibile dal film di Zarpruder) sia stata ritardata di circa mezzo secondo rispetto a quella di Kennedy pur essendo attraversati da uno stesso proiettile? Pare naturale che la reazione di Connaly sia avvenuta con qualche frazione di secondo di ritardo rispetto a quella di J. Kennedy. Mentre quella del Kennedy è una reazione “automatica”, quella del Governatore è conseguente alla sofferenza provocata probabilmente da un atto respiratorio, che giustifica benissimo il poco più di mezzo secondo di ritardo. Per quanto riguarda la reazione ai colpi d’arma da fuoco, è utile ricordare che lo stesso governatore si accorse della ferita al polso solo l’indomani, quando si vide fasciato. Non è raro che persone colpite si rendano conto di esserlo a distanza. Recentemente una persona anziana impegnata in una fuga, ha percorso una cinquantina di metri e superato ostacoli dopo che un proiettile gli aveva trapassato il cuore. 7) Come spiega il brusco scatto indietro del corpo di Kennedy dopo il colpo che lo colpì al cranio? In America sono stati eseguiti esperimenti che hanno riprodotto quello che Louis Alvares ha chiamato “effetto jet” e che ha determinato la proiezione dei frammenti di cranio verso l’avanti e il piegamento della testa del Presidente all’indietro. Non bisogna dimenticare che il proiettile viaggiava ancora a velocità ampiamente supersonica e tutti i fenomeni connessi a queste velocità. Come le ho detto, non credo assolutamente al secondo tiratore sul cavalcavia che, comunque, vista la ferita e la posizione reciproca sparatore-vittima, avrebbe provocato un altro tipo di ferita e probabilmente anche l’uscita dei frammenti, ma non certamente attraverso un foro troncoconico con base maggiore all’interno della nuca riscontrato su quella di Kennedy, che è caratteristico, invece, dell’ingresso di un proiettile. 8) Alcuni testimoni sostengono di aver visto una nuvola di fumo alzarsi lentamente fra gli alberi dietro la staccionata del poggio erboso e, altri, di aver sentito odore di polvere da sparo, nonostante il discreto vento da nord che soffiava in quel momento sulla piazza. Quella del fumo che sale lentamente fra gli alberi, mi sembra abbastanza originale. Ciò sarebbe stato possibile se si fosse sparato con le armi ad avancarica, ma non con le polveri infumi di un’arma moderna che si vede fumare qualche volta nei film (dove il fumo è creato come effetto scenico). Più facile magari apprezzare l’odore della polvere da sparo (se il vento tira a favore) per chi sappia riconoscerlo. Spesso, tuttavia, si tratta di associazioni d’idee: tuono lampo, sparo lampo, sparo-fumo etc. 9) Che cosa pensa della possibilità di Oswald di compiere l’attentato da quella postazione, con quell’arma e con la sua capacità di tiratore? La posizione del tiratore, seduto con la cinghia al braccio all’interno della finestra al terzo piano del magazzino di libri, era quella ideale. Gli americani usano, nell’addestramento, il tiro da seduto, particolarmente utile quando si è sulla neve, piuttosto che in ginocchio. L’Oswald era particolarmente abile in questo tiro come risulta dal suo libretto personale. La cinghia, poi, è adoperata da tutti buoni tiratori. Col cannocchiale occorre essere addestrati per valutare attraverso le tacche nel reticolo, “l’anticipo” da dare. Anticipo che, nel caso, come si è visto, non sarebbe stato necessario. Indispensabile era, invece, la taratura dell’arma con il cannocchiale. I valori di tempo trascorsi fra i due colpi andati a segno da considerare nell’assassinio di Kennedy, ben valutabili nel film di Zarpruder, sono di cinque secondi, più che sufficienti per riarmare l’arma, puntare e sparare. Se ha l’occasione di avere per le mani i bollettini del tiro a segno anteguerra, scoprirà che nel tiro celere alle sagome cadenti con fucile mod. 91, si arrivava a tempi molto inferiori a quelli impiegati nel caso. 10) Ritiene possibile che il primo colpo di Oswald che mancò il bersaglio, sia stato deviato da un ramo della quercia sottostante il deposito di libri? L’asse ottico del cannocchiale passava 5 cm sopra la canna ed è possibile che il tiratore non abbia visto il ramo dell’albero che stava davanti alla finestra, nell’incrocicchio. D’altronde, gli occhi sintetizzano le immagini in modo da dare l’impressione che il bersaglio sia più in vista di quanto lo sia in realtà e non stupisce che l’albero non sia stato considerato d’ostacolo. La deviazione del proiettile è possibile su qualsiasi superficie: tutto dipende dall’angolo d’impatto. La deviazione, nel caso, comunque ci fu e del colpo arrivato a terra si accorse probabilmente Conally che guardava all’indietro perché stava dicendo qualcosa a Kennedy e fece un gesto visibile nel film di Zarpruder. 11) Se Oswald, dopo l’attentato, si fosse lavato con acqua e sapone e asciugato il viso, sarebbe riuscito a togliere dalle guance le tracce di polvere da sparo del suo 91, fino a risultare negativo al test della paraffina fatto dalla polizia? Se Oswald si fosse lavato, si sarebbe sicuramente tolto di dosso le tracce di “polvere”. Il 91, comunque ha una chiusura geometrica ed è pertanto dubbio che possa lasciare tracce di sparo sulle mani. In America, al tempo, era già in uso l’attivazione neutronica, che mi pare sia stata usata anche per l’esame dei frammenti di proiettile che associò i due colpi ad uno stesso lotto di cartucce. 12) Sono sorti interrogativi sulla discrepanza fra i diversi tipi e marche di bossoli e di proiettili rinvenuti dopo l’assassinio del poliziotto Tippit. Oswald avrebbe potuto uccidere usando cartucce sotto calibrate nel suo revolver? All’epoca Oswald avrebbe potuto benissimo uccidere Tippit con cartucce sotto calibrate che, nel caso, mi pare un termine improprio. I revolver cal. 38 special, in generale, possono sparare anche cartucce 38 S&W, 380, calibri similari e, naturalmente, cartucce di marche diverse.” Pensavo che del caso Kennedy si fosse parlato abbastanza ed esaurito l’interesse. Mi ha sorpreso pertanto vedere che se ne parli ancora in internet e che l’autore del sito e di uno scritto convincente ed interessante sotto l’aspetto formale, mi avesse chiesto una “conferma professionale” alle sue “seppur amatoriali convinzioni”. Le sue convinzioni erano, naturalmente, quelle dell’esistenza di almeno due cecchini e, quindi, di un complotto, testimoniato da tutti quei fatti di cui da quarant’anni parlano pubblicazioni e film, che trovano molto più largo consenso e credito delle tesi ufficiali. Personalmente, mi trovo in una posizione di equidistanza nel senso che ho parlato esclusivamente della dinamica del fatto, senza negare, quindi, la possibilità di un complotto o dare per certo che l’assassinio fosse stato operato da Oswald in persona. Questo, senza andare a cercare più cecchini o a dire che Oswald non sarebbe stato capace di colpire un elefante. Insomma, non ho mai pensato ad un complotto o a chi ne fosse l’autore per non partire da una posizione di pregiudizio che sviasse un esame che doveva essere solamente “tecnico”. Non ho una fiducia cieca in quello che dicono e fanno gli americani visto che, dalla seconda guerra mondiale in poi, non ne hanno indovinata una. Ma non credo neanche che quelli della CIA siano così polli da mandare cecchini in giro a farsi riconoscere dopo aver fatto la fatica di trovare il capro espiatorio giusto, o rischiare di ammazzare altra gente sparano dalla montagnola, secondo una prassi ormai consolidata degli stessi americani, di morire per il fuoco amico. Per quanto riguarda Oswald, sempre ammesso che sia stato lui a sparare, non è neanche vero che fosse così asino se, a 200 yards, riusciva a mettere a segno tutti i colpi dalla posizione di seduto con un fucile, il Garand o l’M 14, meno preciso del “91”. Nel dopoguerra, nelle gare col fucile d’ordinanza, i vecchi arrivavano col “91” e ci fregavano sempre. A meno che abbiano falsificato anche il suo libretto personale!
Posted on: Wed, 09 Oct 2013 17:21:41 +0000

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