Per chiarire le ragioni del si al registro per le Unioni civili a - TopicsExpress



          

Per chiarire le ragioni del si al registro per le Unioni civili a Sondrio. Ragioni ponderate lungamente e maturate nel corso di anni dalle varie parti politiche, dalla nostra e da tutti quei cittadini che qui rappresento e che si riconoscono in una precisa visione della realtà. Ricordiamo che al fine di dare riconoscimento giuridico alle coppie di fatto, sono state presentate nel corso degli ultimi decenni numerose proposte di legge la prima delle quali risale al 1986 quando, (grazie all’Interparlamentare donne Comuniste e ad Arcigay - Associazione per i diritti degli omosessuali), si intraprese la discussione in Parlamento relativa alle unioni civili e vennero proposti i primi disegni di legge. È seguita sempre nel 1986 una proposta di legge per il riconoscimento della convivenza tra persone (scartava tuttavia, la posizione degli omosessuali). Negli anni Novanta, sulla spinta dell’orientamento del Parlamento europeo volta a parificare coppie omosessuali ed eterosessuali, aumenta considerevolmente il numero dei disegni di legge che, però, non arriveranno mai ad essere discusse dal Parlamento per mere questioni di posizioni pregiudiziali e contingenti. Nel 2000, stante la pressione continua del Parlamento europeo per la non discriminazione delle coppie gay, si inizia a parlare in Italia di PACS (sul modello francese del Patto civile di solidarietà): a cui fece seguito un disegno di legge nel 2007 che avrebbe formalizzato il riconoscimento delle unioni civili sotto il nome di DICO diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi ma, con la caduta del governo dell’epoca, questo lungo percorso è stato interrotto e sostituito sempre nel 2007da un nuovo disegno di legge: i CUS Contratti di unione solidale (presentato dall’allora Presidente commissione giustizia del Senato Salvi). Nel 2008 ci fu poi la proposta dei DiDoRe diritti e doveri di reciprocità dei conviventi, per un riconoscimento per le coppie di fatto, portata dall’onorevole Brunetta e dal ministro cattolico Rotondi che in quell’occasione osservò che Nel diritto italiano cè la famiglia e il condominio, ma in mezzo non cè nulla. E forse può valer la pena regolamentare questa area. Proposta che complicò la vita dell’allora maggioranza pur di centro destra ma che guadagnò il favore dei liberal. E proprio l’appoggio liberale dimostra ancora una volta la necessità, l’opportunità, l’eticità di una regolamentazione delle Unioni civili. E ancora: nel 2012 la Corte di Cassazione (che è il giudice di massimo grado cui ci si rivolge per l’ultimo grado di giudizio in una controversia), sulla scia dei precedenti orientamenti, ha affermato che i componenti della coppia omosessuale, a prescindere dallintervento del legislatore in materia, sono titolari del diritto alla vita familiare, del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela anche davanti ai giudici di specifiche situazioni. Ricordo tutto ciò non per mera memoria ma perché attesta di un processo culturale. Che cosa sono le Unioni civili Si definiscono unioni civili tutte quelle forme di convivenza, riconosciute dall’ordinamento giuridico, fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici non vincolate dal matrimonio o impossibilitate a contrarlo e che, sottolineamo, si rifanno all’articolo 2 della Costituzione. Situazione in Italia L’Italia, ad oggi, non ha ancora una legge sulle unioni civili nonostante tutte le proposte che sono state via via presentate. Si parla di coppie di fatto perché esse non sono riconosciute in senso stretto dall’ordinamento e non hanno una normativa omogenea ed unitaria ma nonostante la frammentarietà della loro disciplina debbano godere, tuttavia, di diritti e doveri che contribuisca a limitare anche eventuali arbitri. Ricordiamo in quest’aula che una differenza fondamentale tra matrimonio e coppia di fatto attiene al diritto di successione: se uno dei coniugi muore, l’altro è erede legittimo, mentre tra i conviventi non esiste alcun diritto all’eredità (e anche nel caso in cui il defunto avesse disposto dei suoi beni con testamento, una quota andrebbe comunque di diritto agli eredi), altrettanto vale per la ricerca di alloggio o subentro, la reversibilità della pensione, i ricongiungimenti famigliari. Due persone che si aiutano costituiscono un valore aggiunto per la società e un abbattimento di costi in tempi di crisi. Chi è contro non vuole concedere diritti, noi vogliamo estenderli. Ed è proprio perché la scelta di sostenere questa proposta non è quindi in alcun modo una scelta improvvisata, ma viene da una lunga elaborazione collettiva e potremmo dire storica, che abbiamo ritenuto opportuno non rinviare la decisione di delibera ad una ulteriore prova di commissione. Consapevoli come siamo che le nostre posizioni siano maturate da un lungo processo culturale e intellettuale collettivo e prendano atto della realtà dei fatti in cui tutti viviamo. D’altra parte vi voglio ricordare che secondo una ricerca dell’Istat del 2011 (finanziata dal Dipartimento delle pari opportunità) l a popolazione italiana conta di un 6% di cittadini con diverso orientamento di genere e dunque ciascuno di noi, spesso anche senza saperlo, già vive relazioni sociali inclusive con persone gay. Dall’ultima indagine condotta nel 2013 dall’Eurispes sul tema omosessualità emerge che l’82% degli italiani dichiara di non avere nei confronti degli omosessuali atteggiamenti diversi rispetto a quelli che si hanno nei confronti di chiunque altro. Condividiamo pertanto, e siamo altresì convinti, che non ci si debba in nessun modo dispensare dal promuovere sul territorio momenti di vero confronto, dibattito e approfondimento su temi tanto importanti, anche sul piano etico, per la visione e l’orientamento della vita comunitaria e dei concreti diritti e doveri di ogni singolo cittadino. E qui permettetemi una riflessione che nasce da una personale sensibilità di credente: vorrei citare uno dei massimi teologi morali italiani del secondo Novecento, soprattutto nei temi delletica sessuale, della giustizia sociale e della pace: Don Enrico Chiavacci che a questi propositi sosteneva che la riflessione sui temi morali o etici deve essere sempre in divenire, perché sempre profondamente incarnata nella storia e nella realtà contemporanea. In rapporto ai mutamenti della società nonché alle nuove acquisizioni scientifiche, «il diritto sì può anche cambiare» se va nella direzione di maggior tutela di diritti civili per tutti nel rispetto reciproco e senza discriminazioni di alcuno. «La cura e la dedizione per l’altro sono la morale» E in questo principio si riconosce una persona profondamente religiosa, cattolica o di qualsiasi altra religione, quanto un ateo. “l’altro deve esserci sempre presente”. Aggiungo ogni “altro” senza distinzione di sesso razza o religione e a maggior ragione se portatore di prospettive differenti dalla propria. Così scriveva il teologo don Chiavacci: «Questa è dunque la vita morale nell’annuncio cristiano: e la teologia morale cristiana ha primariamente il compito di additare tale altissima vocazione (Optatam totius, n. 16), e solo secondariamente quello di produrre precetti, aiutare ed accompagnare nella ricerca dei modi migliori, e degli inevitabili limiti, con cui tale vocazione può esser vissuta nel tempo e nello spazio. In nessun caso, infatti, continuava la Chiesa deve chiudersi in un ‘no’ assoluto e irreversibile, ma pronunciarlo con comprensione della serietà del problema della coppia che ha di fronte, senza farne mai una battaglia ideologica» E ci sembra il suo pensiero oggi più che mai attuale e in sintonia con un Papa che chiede alla chiesa di non aver paura ad aprire le sue porte ad un vero confronto con le istanze della società civile. In questi giorni sulla stampa locale dall’area cattolica ci si sono invece arrivati giudizi forti come quelli di considerare l’istituzione del registro INUTILE; INGIUSTO e DANNOSO. Inutile per chi? Ingiusto e dannoso per chi? Dannosi per tutti sono stati in questi terribili anni di storia della seconda Repubblica, il decadimento culturale a cui abbiamo assistito, il predominare dell’economia finanziaria su quella reale, le spietate logiche di mercato, le connivenze tra politica e corruzione. La violenza di un sistema sociale che ha travolto la dignità delle donne al punto da dover ricorrere al termine di FEMMINICIDIO, le mancate politiche di Welfare, l’ostinata voluta cecità di fronte al riconoscere l’importanza di investire nell’educazione, nell’istruzione, nei giovani, nell’ambiente. In poche parole nel nostro futuro. E’ in queste premesse che dobbiamo rinvenire le cause profonde di crisi anche delle famiglie, non certo nell’impegno di riconoscere pari dignità a tutti i cittadini, opponendoci con forza all’insorgere di situazioni di disparità che concepiscono cittadini di serie A e cittadini di serie B. E se ce lo fossimo dimenticati: tra tutti pagano le tasse anche i gay ! Unire, significa mettere insieme due soggetti, nel rispetto delle loro sensibilità ma in modo che formino un tutto unico e solidale, con precisi doveri oltre che diritti. Ma perché si possa assolvere ai propri doveri si deve pur partire dal dare e avere degli strumenti consoni che incoraggino il senso di responsabilità fra gli individui. Unione oltre che sancire gli aspetti affettivi, comporta anche una profonda rivalutazione di quello che l’essere insieme deve significare. La eticità di una legge, l’istituzione di un registro, devono essere i passi necessari per migliorare, per rendere più giusta e responsabile la convivenza sociale collettiva. Quello che vogliamo fare a livello locale, lungi dall’essere inutile, è propedeutico a dare un contributo alla maturazione di una legislazione nazionale. A questo proposito non si può ritenere inutile, tanto meno ingiusta o addirittura dannosa, una posizione e una decisione in merito alle Unioni civili. Un’amministrazione comunale non opera secondo linee ideologiche ma deve trovare risposte concrete a tutte le esigenze che via via emergono dalla vita comunitaria, che in quanto “viva” è in continua trasformazione. Un’ amministrazione comunale non può pertanto ignorare i cambiamenti, i nuovi bisogni dei suoi cittadini, e deve prenderne atto indistintamente ed equanimemente. Quésto significa lavorare per il bene comune. L’attenzione di un’amministrazione locale deve essere volta a tutelare, valorizzare e responsabilizzare equanimemente tutte le condizioni, le situazioni e le posizioni di vita dei suoi cittadini senza che sia trascurata alcuna posizione diversa, senza offendere le diverse sensibilità, deve promuovere processi concreti, concretamente tenere conto di ogni esigenza, senza discriminazione alcuna, tendere al miglioramento delle condizioni di vita di tutti e della giustizia sociale . Vogliamo ancora far notare quanto possa essere pretestuosa l’annotazione che è stata rivolta a questa maggioranza di occuparsi di cose “futili”, trascurando i problemi più urgenti che emergono da una situazione di così grave crisi, come quella in cui stiamo vivendo. Voglio ricordare a tutti in questa sede, quanto invece questo Comune sia fortemente impegnato su molti fronti a dare risposte concrete ai forti bisogni crescenti: Pensiamo all’impegno per una città a misura d’uomo, più vitale, più verde, più sostenibile. Alla realizzazione di piste ciclabili, viali alberati, bici nei vari punti della città, car sharing, pedonalizzazione del centro, pista di pattinaggio (che sicuramente non rende in termini economici ma in termini di aggregazione dei ragazzi si!). Solo per dire che ci sta molto a cuore la qualità di vita che si può offrire ai cittadini. Voglio ricordare, i progetti in cui si stanno spendendo i servizi sociali grazie alle proficue relazioni che ha saputo gestire con enti cooperative associazioni pubblici e privati: Il PROGETTO di housing sociale MELAGRANA che è stato approvato con tutta la provincia e per la nostra zona prevede di mettere a disposizione 10 appartamenti per housing temporaneo l’’IMPRESA SOLIDALE che prevede di inserire soggetti svantaggiati al lavoro, e ha avuto parere favorevole da Confartigianato, Camera di Commercio, Confindustria e altri. (Con cui si vorrebbe arrivare allinserimento di almeno 60 persone disoccupate in due anni) il progetto di EXTRASCUOLA in sostegno alle famiglie per quanto riguarda la crescita dei figli e la scuola il PROGETTO RACCOLTA OGGETTI INGOMBRATI (MOBILI ed ELTTRODOMESTICI) con la SECAM il progetto di RIDISTRIBUZIONE DA PARTE DI CARITAS A SOGGETTI SVANTAGGIATI il S.I.M. Il servizio integrazione migranti l’ adesione al progetto regionale P.I.P.P.I. per interventi a favore di famiglie in difficoltà dal punto di vista educativo Il progetto sulle nuove POVERTA’, che ha visto riuniti qui mercoledì pomeriggio amministratori e sindaci per studiare la situazione emergente e trovare strategie e soluzioni comuni Il progetto provinciale sul CARCERE per linserimento lavorativo di alcuni detenuti. Questi sono solo alcuni esempi, e solo per evidenziare quanto l’argomento di cui ci stiamo prendendo cura: l’istituzione del registro delle unioni civili, non escluda in alcun modo tutti gli altri e nulla tolga agli sforzi messi in campo da questa amministrazione per far fronte a tutte le realtà e le necessità del nostro territorio ma anzi converga nel medesimo impegno preso con i nostri cittadini a partire soprattutto da quelli che si trovano in maggiori difficoltà. E’ per questi motivi che ci auguriamo che tutto il Consiglio vorrà approvare la proposta del Cons. Marco Racchetti che qui deve venire deliberata, invitiamo per tanto tutti a volerla accogliere favorevolmente e senza preoccupazioni. Ci sembrerebbe segno di maturata civiltà votarla unanimemente. Consiglio Comunale Sondrio 29/11/2013 Intervento del Consigliere Mira Andriolo (PD)
Posted on: Sat, 30 Nov 2013 14:31:46 +0000

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