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Per il nostro territorio Le ragioni di questo documento Il prossimo congresso del PD sarà probabilmente diviso in tre fasi. La prima sarà quella dei congressi di circolo e di federazione, la seconda verrà dedicata ai congressi regionali e infine la terza a quello nazionale. Questa scelta, se venisse confermata, permetterebbe di distinguere, senza separarli, il piano locale più prettamente dedicato ai temi territoriali, da quelli regionale e nazionale, questi ultimi incentrati maggiormente intorno alle questioni strategiche e di politica generale. Per questa ragioni abbiamo deciso di presentare questo “documento aperto”come base di partenza per costruire, insieme a tutti coloro vorranno contribuirvi, una vera e propria mozione territoriale caratterizzata da alcune opzioni programmatiche inerenti il nostro comprensorio da presentare ai congressi di circolo ed a quello della federazione del PD forlivese. Facciamo tutto questo perché siamo convinti che il PD vive e svolge appieno la propria funzione se sa coniugare un’ idea della società, con la capacità di farla aderire e poi di promuoverla nei singoli territori, con lo scopo di migliorare così la vita delle nostre comunità. Negli ultimi anni questa indispensabile attitudine nel PD forlivese si è molto affievolita e , troppo spesso, i suoi organismi dirigenti hanno operato quasi esclusivamente per mediare tra le diverse posizioni esistenti al proprio interno senza avere come punto di riferimento per la propria iniziativa esterna un progetto politico - territoriale. Tutto ciò ha impedito al partito di aprirsi come sarebbe stato necessario rispetto alla società ,per raccoglierne le istanze migliori e per presentarsi così come una forza credibile , disponibile , unita e attrezzata sul piano programmatico. Spesso queste divisioni interne sono sfociate in aperti conflitti che hanno trasformato la dialettica politica in lotta tra gruppi contrapposti e cristallizzati. La continua lotta interna ha così assorbito la maggior parte delle energie del partito distogliendolo dalle battaglie politiche : quella contro la destra populista e quella per rendere evidente il progetto di cambiamento di cui il PD è portatore. Solo un partito capace di elaborare una propria proposta politico-programmatica può evitare che questa situazione perduri . Non è la mediazione interna, continua e defatigante, che dà linfa vitale ad un collettivo di persone quale è un partito politico ma è il progetto e la sua realizzazione coerente e partecipata che stimola la passione e motiva l’impegno disinteressato e generoso di tante persone. Serve quindi che il PD forlivese ristabilisca una doppia centralità. Quella delle idee, mettendo in campo una rinnovata proposta programmatica per il comprensorio forlivese, e quella delle nostre organizzazioni territoriali, i circoli, oggi purtroppo chiamati quasi esclusivamente ad impegnarsi per le primarie e per le campagne elettorali. Non si tratta di riesumare un tipo di partito che impone ai propri eletti la linea da tenere nel governo della cosa pubblica. Tutt’altro si tratta di ricostruire, qui come altrove, un partito dotato di una propria autonomia politica fondata su un programma preciso . Un partito che si apra alla società per trarre idee e proposte, ma che al contempo riesca a stimolare il protagonismo collettivo dei propri iscritti ed in generale dei cittadini, in quanto sappia offrirsi come sede autorevole di ascolto , di confronto e di elaborazione nella distinzione dei ruoli e nel pieno rispetto dell’autonomia degli amministratori che ha contribuito ad eleggere. A nostro avviso è anche necessario lasciarci alla spalle una fase che ha visto il PD forlivese occuparsi quasi esclusivamente delle questioni, seppure importanti, della città capoluogo marginalizzando così i problemi del resto del territorio comprensoriale; problemi che spesso sono diversi , distinti e non meno importanti di quelli di Forlì. E’ quindi indispensabile, per ristabilire i giusti equilibri nella composizione del gruppo dirigente, ritornare a valorizzare anche le risorse umane presenti in tutti i comuni del comprensorio. Serve dunque tornare a occuparsi con intensità e continuità delle aree del nostro territorio che sono le meno dotate di opportunità di sviluppo, perché più distanti dalle zone dove si concentrano i servizi e le occasioni di lavoro, affinché non vengano abbandonate ad un lento ma progressivo decadimento. Deve essere la stessa città di Forlì , per svolgere al meglio il proprio ruolo di capoluogo, a porsi questo tema e sentirlo come prioritario e strategico anche per avere più forza nel rapporto di integrazione-competizione con il resto della Romagna. Occorre acquisire consapevolezza piena che solo un territorio dinamico e vivo in tutte le parti che lo compongono, capace di mettere in valore tutte le proprie potenzialità, può esprimere dinamiche più intense di sviluppo centrato su tutte le risorse economiche, naturali, storiche e culturali di cui dispone. E’ anche la diversità che fa la ricchezza e la forza attrattiva di un territorio e non la sua omologazione che invece appiattisce e svilisce le potenzialità esistenti. Su questo punto serve una svolta radicale sia sul peso che in futuro debbono avere negli organismi di partito le rappresentanze di tutto il territorio, sia sull’importanza che i problemi dei comuni della collina e della montagna debbono avere nelle future strategie di sviluppo che il PD dovrà darsi , anche in vista delle prossime elezioni amministrative. Chi siamo Non siamo e non vogliamo essere una nuova componente del PD forlivese . Veniamo da storie ed esperienze differenti ed anche alle recenti primarie per il candidato premier e poi per i parlamentari abbiamo sostenuto persone diverse. Probabilmente anche per la scelta del segretario nazionale del PD avremo posizioni differenziate. Siamo amministratori locali di diverse realtà del forlivese ed è questa connotazione che ci ha portato a scegliere di elaborare un documento fortemente ancorato ai problemi del territorio. Siamo uniti da comuni obiettivi per valorizzare e tornare a fare crescere le nostre comunità e siamo convinti che la chiave di volta giusta consiste nell’assumere una prospettiva glo-cale che non va intesa come sommatoria tra locale e globale ma come la volontà di agire localmente pur pensando globalmente . E’ un corretto intreccio tra identità territoriale e visione aperta del mondo in cui siamo sempre più calati. E’ il contrario delle chiusure localistiche e protestatarie contro tutto ciò che è diverso ed altro da noi. Vogliamo quindi un PD più capace di migliorare la qualità della vita del territorio forlivese e nel contempo capace di migliorare se stesso. Un congresso aperto Sappiamo che il primo sforzo che dovremo compiere è quello di “liberare” il PD forlivese dalle troppe lotte interne che in questi anni ne hanno frenato la vitalità , la capacità di innovazione e di attrazione. Abbiamo innanzitutto bisogno di fare un congresso che ponga al centro i problemi del territorio , che si apra ai cittadini che ci guardano con aspettative positive e che cerchi le soluzioni per alleviare le sofferenze delle fasce più deboli della popolazione. Dobbiamo fare un congresso improntato a sincerità e verità, innanzitutto su noi stessi, per essere credibili nei confronti della società. Serve una svolta molto netta per rinnovare i metodi di lavoro, i programmi ed anche le persone che dovranno dirigerlo. Non basta un cambio generazionale che i fatti ci dimostrano non è quasi mai sufficiente. Occorre sicuramente dare più spazio ai giovani ma senza cavalcare un giovanilismo di facciata . I futuri dirigenti devono essere selezionati sulla base del merito, della loro capacità di costruire il consenso intorno ad idee e progetti, della loro generosità e dell’onestà che manifestano nei fatti e non solo a parole. Dovranno essere recuperate tutte quelle forze e quelle persone che nel tempo si sono allontanate dal PD e contemporaneamente dovranno essere aperte porte e finestre per fare entrare chi finora si è tenuto fuori a causa dei nostri limiti di chiarezza e di trasparenza . Ripartire dai circoli Per potere riuscire a rilanciare il progetto originario del PD è fondamentale ripartire dai circoli. La crisi di legittimazione e di fiducia che i nostri elettori vivono ed il senso di spaesamento e di frustrazione presente tra i nostri iscritti nascono principalmente dagli errori commessi nei mesi scorsi dal gruppo dirigente ma anche dalla progressiva perdita di sovranità della base e da un correntismo sempre più invasivo che molto spesso non si incentra sulle idee ma solo sulla personalizzazione faziosa della lotta politica interna. Esiste però, nonostante le difficoltà, nella nostra base un importante patrimonio di passione e la voglia di reagire e di ripartire. Ai nostri iscritti , con il congresso, dobbiamo fare sentire che abbiamo la volontà di rovesciare la piramide e che si deve cedere sovranità verso il basso, a favore della base. Ridare centralità ai circoli e rimettere al primo posto i nostri iscritti ed i nostri simpatizzanti è l’unica possibilità che abbiamo per non doverci rassegnare a diventare un partito elitario e insieme una sorta di comitato elettorale permanente al servizio dell’amministratore locale o del parlamentare di turno. Dobbiamo però essere chiari. Chi accetta di iscriversi, di lavorare, di dedicare tempo ed impegno al PD deve anche avere qualche diritto in più, deve potersi esprimere con maggiore forza e maggior peso rispetto alle decisioni che il Partito è chiamato a prendere. Si conta se si partecipa e si partecipa se si conta qualcosa , se si ha consapevolezza che il proprio parere è considerato utile e importante. Troppo spesso non è stato così, anzi è stato spesso il contrario. Anche questa è una delle ragioni della perdita di iscritti, della diminuzione delle feste del partito e infine della minore vivacità dei suoi circoli. L’utilizzo delle tecnologie informatiche, il ricorso al web, la comunicazione in tempo reale ecc. sono tutti strumenti molto utili che vanno impiegati appieno, ma che non potranno mai sostituire il confronto diretto nei nostri circoli e soprattutto il ricrearsi dell’amicizia , del rispetto e della fiducia reciproca tra persone che liberamente decidono di lavorare volontariamente all’interno di una organizzazione politica. La nostra organizzazione dovrà strutturarsi a rete, utilizzando molti momenti , luoghi e strumenti per agevolare il confronto, ma deve essere chiaro che le decisioni più importanti non dovranno essere prese , a livello di circolo o di Federazione, da gruppi ristretti ma attraverso una larga partecipazione. Dovranno essere investiti i circoli e sempre di più le discussioni dovranno concludersi con delle decisioni precise e se necessario anche con votazioni ai cui esiti tutti dovranno attenersi. Alcune idee per il territorio Il nostro comprensorio è una delle aree più dinamiche ,sviluppate e belle della regione. Negli ultimi decenni siamo cresciuti più e meglio di tanti altri territori e lo abbiamo fatto perseguendo sostanzialmente l’equilibrio tra le sue parti ed utilizzando in modo sostanzialmente corretto le risorse professionali e territoriali presenti. Negli anni passati sono state compiute scelte strategiche lungimiranti : l’Acquedotto della Romagna, l’Università, il CER, la qualificazione dell’Ospedale di Forlì , la realizzazione degli assi tangenziali, l’aeroporto , la sistemazione idrogeologica della nostra montagna e la sua valorizzazione con il Parco nazionale ecc. Queste realizzazioni sono il frutto di una stagione politica ed amministrativa irripetibile ,caratterizzata innanzitutto dalla disponibilità di risorse finanziarie che non ci saranno più in eguale misura. E’ stata una fase politica segnata da una grande capacità programmatica ,supportata da una visione territoriale ampia, in grado di superare i localismi interni al nostro comprensori ed alla provincia. Il grande problema che abbiamo di fronte oggi è come affrontare i temi dello sviluppo sostenibile e duraturo del nostro territorio nell’epoca delle crisi che è , allo stesso tempo, crisi finanziaria, economica ed ambientale. Sicuramente servono nuovi paradigmi e nuove visioni di prospettiva. Le scelte da fare debbono avere come fondamento la coesione sociale e territoriale e la sostenibilità ambientale. La regione è l’orizzonte minimo di programmazione strategica . Isolarci o illuderci di potere intraprendere percorsi individuali ed autonomi è velleitario . Tuttavia dobbiamo essere portatori di un nostro pensiero e di una nostra visione su come uscire dalla crisi e di come riprendere a crescere senza attendere che altri ci indichino la strada da percorrere. L’obiettivo della coesione richiede innanzitutto una visione unitaria del territorio comprensoriale e dei suoi problemi. Combattere contro la desertificazione delle piccole comunità ancora presenti nella nostra collina e montagna è una precondizione per fondare qualsiasi ipotesi di ripresa . Mantenere i servizi e distribuirli in maniera razionale ed efficace, così come migliorare l’accessibilità viaria alle nostre aree interne, è la condizione di base per fare sopravvivere comunità vitali anche nelle zone più lontane dal capoluogo . Comunità che costituiscono un presidio anche rispetto al dissesto idrogeologico e che sono una ricchezza di civiltà perché conservano bellezze naturali e paesaggistiche , come il Parco nazionale, fondamentali per accrescere il valore aggiunto dell’intero comprensorio. Per dare coesione al territorio non serve la sua ulteriore frantumazione istituzionale . In questo quadro a nostro parere è opportuno mantenere un livello di programmazione territoriale intermedio tra comuni e regione come esiste in molti paesi europei ,mentre da noi quello esistente rischia di servire da comodo capro espiatorio, quasi fosse la prima ragione del mal funzionamento del sistema istituzionale italiano. Serve un livello provinciale non elettivo, snellito gestionalmente a favore dei comuni , come sede di elaborazione e di programmazione per alcune materie strategiche quali la pianificazione del territorio e quella ambientale in primo luogo . Darsi un rinnovato disegno territoriale di respiro provinciale non costituisce una contraddizione con l’obiettivo dell’area vasta romagnola ma ne rappresenta la premessa indispensabile se esso verrà sviluppato in modo complementare e coerente. Esiste quindi una dimensione provinciale , una romagnola ed una regionale non separate ma neppure sovrapposte tra di loro, in ognuna delle quali , come territorio comprensoriale, occorre partecipare da protagonisti ,con una visione processuale aperta, senza velleitarismi ma anche senza timori reverenziali. La priorità per l’immediato futuro a nostro parere è però data dall’avvio del lavoro per costruire la città metropolitana Forlì-Cesena, in altre parole un unico centro ordinatore capace di qualificare e di razionalizzare in primo luogo i servizi alla persona ,sia sociali che sanitari, quelli della formazione scolastica , culturale, professionale , all’impresa ecc. Per superare davvero i localismi e dare credibilità all’obiettivo dell’integrazione tra i territori questo è il più concreto ma anche il più difficile terreno di lavoro e come tale non può essere rimandato nel tempo E’ in questa prospettiva che va visto il tema del miglioramento dei collegamenti tra le due città, come con le altre città della Romagna (ad es. Ravenna) sia sul piano dell’ammodernamento della viabilità che su quello dei trasporti pubblici, a cominciare dalla ferrovia. E’ necessario rendere i collegamenti infrastrutturali più efficaci ed efficienti tenendo sempre presente l’importanza dell’uso del territorio, che dovrà essere preservato il più possibile in funzione dei progetti che si vorranno sviluppare Anche il PD dovrà rapportare la propria azione a queste nuove dimensioni programmatorie rafforzando gli strumenti operativi di raccordo innanzitutto con la federazione di Cesena , dentro un necessario coordinamento politico romagnolo. Molti dei nodi strategici che restano da sciogliere per il territorio forlivese possono esserlo solo all’interno di scelte pianificatorie di scala nazionale e regionale, a cominciare dall’aeroporto che ,guardando al futuro della logistica nel mondo globalizzato, va considerato una risorsa per l’intera regione e non un problema. E’ fondamentale che nell’ ottica dell’area vasta romagnola continuiamo a valorizzare le nostre peculiarità ed i nostri punti di forza, a partire dall’Ospedale di Forlì e da tutto il nostro sistema socio sanitario, che rappresenta una grande eccellenza . Così anche per le politiche ambientali che per essere efficaci hanno bisogno di fare parte di strategie europee e nazionali data la portata generale dei fenomeni di inquinamento e di dissesto in atto. La politica del contenimento della produzione dei rifiuti e del loro corretto smaltimento rappresenta un tema strategico sul quale dobbiamo continuare a lavorare nell’ottica del superamento dei termovalorizzatori e puntando al riciclo ed al riuso, responsabilizzando sempre di più i cittadini anche ricorrendo ad idonee politiche tariffarie . Decisi passi in avanti vanno poi compiuti per il miglioramento della qualità dell’aria anche attraverso una diversa organizzazione del traffico urbano , soprattutto nella città capoluogo, e nel campo del risparmio e dell’efficienza dei consumi energetici . Inoltre , pur nelle difficoltà date dalla crisi economica e della finanza pubblica, occorre porsi l’obiettivo, in modo particolare per Forlì ma non solo, di riprogettare urbanisticamente alcune parti strategiche delle nostre città per calare davvero con i piedi per terra, e non a parole, il concetto di “città compatta” e per perseguire efficacemente l’obiettivo volto a fermare il consumo di suolo. Il tema della rigenerazione dei comparti urbani così come quello del riuso/riciclo del rifiuti, devono essere percepiti come delle nuove opportunità su cui sviluppare lavoro, costruire nuove attività e riconvertire le nostre piccole-medie imprese locali, che ora vivono una crisi molto grave . Questo può avvenire solo mettendo a sistema tutti gli operatori dei diversi settori (operai, professionisti, imprenditori) e sviluppando rapporti con le scuole superiori e l’Università al fine di trovare le soluzioni più opportune, migliorare le tecnologie e cambiare radicalmente la mentalità odierna, volta più al consumo che al risparmio. Queste idee ,ed altre che possiamo e vogliamo raccogliere nel corso della campagna congressuale ,debbono andare a formare il bagaglio progettuale del nuovo PD forlivese ed essere utilizzate nella costruzione di quella piattaforma programmatica sulla base della quale costruire un grande rapporto con le comunità e con le loro espressioni sociali, culturali, economiche anche in vista della prossima competizione per il futuro governo degli enti locali del nostro territorio. La funzione del PD Il PD deve essere innanzitutto la forza politica che difende i più deboli . Purtroppo non sempre lo è stato o , per lo meno, non è riuscito a dimostrarlo compiutamente. L’attuale composizione sociale del nostro elettorato ci dice che non siamo percepiti come il partito che mette al centro della propria azione i problemi dei disoccupati, dei precari, dei giovani in cerca di lavoro, delle fasce più emarginate e sofferenti della società, ma anche dei ceti professionali e della classe media che sta vivendo un forte processo di impoverimento. Deve essere affrontato in maniera decisa il tema della povertà, che sta coinvolgendo un numero di persone sempre crescente e fasce di popolazione diverse, anche sviluppando azioni sinergiche con le associazioni di volontariato. Oggi viviamo nella cosi detta “società liquida” dove le appartenenze politiche sono dettate da mille fattori e dove i cittadini al di la della loro condizione esprimono bisogni che non sono sempre in sintonia con il proprio status sociale. La nostra società è sempre più divisa socialmente e le distanze, tra chi sta bene e chi no, si sono accentuate nell’arco di pochi anni. Per questo ,anche se non si può più parlare di classi sociali vere e proprie, non possiamo e non dobbiamo con esse derubricare un principio fondamentale per una forza politica di cambiamento che nel proprio agire deve avere dei precisi referenti sociali a cui guardare e per i quali lavorare prioritariamente. Da questo punto di vista sono davvero illuminanti le parole pronunciate dal Papa al recente incontro mondiale della gioventù, parole che dovremmo fare nostre fino in fondo : “ Il futuro esige da noi una visione umanistica dell’economia ed una politica che realizzi sempre di più e meglio la partecipazione della gente , eviti gli elitarismi e sradichi la povertà”. Siamo convinti che al paese, in questa fase difficilissima della sua storia, serve un PD capace di dare nuovamente centralità ai temi dell’uguaglianza e della dignità della persona. Uguaglianza nei diritti e nella redistribuzione della ricchezza e nell’uso delle risorse. Dignità della persona intesa come esercizio libero delle proprie responsabilità individuali. Il congresso deve rappresentare una sorta di atto rifondativo del PD riconoscendo i limiti che ne hanno caratterizzato la nascita, gli errori che sono stati commessi ,ma anche sottolineandone le intuizioni originarie per rilanciarle ed attualizzarle. Dobbiamo costruire un PD fatto di partecipazione e di elaborazione collettiva, ma soprattutto capace di definire il proprio profilo politico e culturale. In questi anni, dopo lo slancio iniziale, il PD si è ripiegato su se stesso chiudendosi al proprio interno , ed a volte quasi separandosi dai bisogni delle fasce sociali che debbono costituire per noi il riferimento naturale. Non si è dato corso allo sforzo necessario per portare ad una sintesi valoriale più elevata le ispirazioni ideali delle forze che lo hanno fondato . Al PD è inoltre mancata la volontà di connotarsi come il partito di un moderno ambientalismo scientifico e la capacità per innestare questo filone di pensiero e di interpretazione del mondo nel proprio profilo identitario. In altre parole non abbiamo fatto nostro il concetto del limite ,nello sfruttamento delle risorse naturali, e non abbiamo compreso che il sistema economico oggi è più che mai un sistema aperto alla dimensione sociale ed alla dimensione ambientale che lo contengono e non viceversa . Siamo convinti che lo sforzo a cui è chiamato il nostro partito è molto grande ed esso è reso più difficile dalla profonda divaricazione esistente tra cittadini , istituzioni e partiti , oltre che dalla crisi economica, istituzionale e morale in cui versa il paese, ma proprio per questo oggi il ruolo del PD è ancora più essenziale. Forlì 23/08/2013 Mirko Betti – Sindaco di Portico e San Benedetto Marco Carnaccini – Ass. Comune di Dovadola Alessandra Biondi – Ass. Comune di Premilcuore Francesca Gardini – Cons. Comune di Forlì Gabriele Locatelli – Vice Presidente Parco Foreste Casentinesi Luciano Minghini – Capogruppo PD Consiglio Prov.le Jimmy Valentini – Vice Sindaco Comune di Modigliana Daniele Valbonesi – Cons. Comune di Santa Sofia Gianluca Siboni – Cons. Circoscrizione Forlì
Posted on: Wed, 04 Sep 2013 14:48:19 +0000

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