Perché il Togliatti di Macaluso mi sta simpatico Il libro su - TopicsExpress



          

Perché il Togliatti di Macaluso mi sta simpatico Il libro su Togliatti di Emanuele Macaluso (Feltrinelli, in tutte le librerie) è sottile. Potrebbe sembrare una bizzarria senile, se Macaluso non fosse un giovanotto e se non avesse scelto un taglio di interpretazione intelligente e ambiguo, intelligente perché ambiguo, di questa figura storica per certi aspetti indecifrabile. Togliatti fu padre del-la Patria e internazionalista filosovietico; fu riformista non a chiacchiere e rivoluzio-nario; fu stalinista da Hotel Lux e profondo strutturatore della democrazia italiana; fu intellettuale di primordine e rozzissimo agit prop di idee ristrette. Per Macaluso To-gliatti, e in questo ha ragione, fu sempre ne-mico dei radical chic, della loro protostoria nello stesso tronco del Partito comunista, della loro prosopopea massimalista, del lo-ro gusto ginnastico del movimento, del loro culturalismo di consumo e frou frou. Lui chiedeva loro di suonare il piffero per la ri-voluzione, nel quale programma messo sot-to accusa dallo scrittore Elio Vittorini for-se un certo senso, magari regressivo, cera, ma loro erano, e lo dimostrarono in seguito, pifferai nati, incantatori di serpenti, e il piffero (per riprendere il titolo del libro ap-pena uscito di Luca Mastrantonio) lo hanno suonato sempre per la caricatura della ri-voluzione, fino allepigono allegro di Ro-dotà-tà-tà. Lidea che traspare dallaccurato raccon-to storico nelle pieghe dellavventura co-munista italiana, con riscontri documentali cercati con il lanternino e trovati infallibil-mente, è che Togliatti poté essere un rifor-mista, un ricostruttore della democrazia ita-liana, e alla fine anche un leader spregiudi-cato del movimento comunista internazio-nale nella crisi dello stalinismo, perché fu davvero formato, nel bene e nel male, negli anni di ferro e di fuoco del socialismo in un paese solo, della guerra calda e fredda, del-lideologia. Insomma, era il carisma della storia internazionalista, e una cultura reali-sta molto cinica, ciò che permetteva a To-gliatti di essere alla fine moderno e gradua-lista nel rapporto con lItalia della ricostru-zione, del miracolo economico, del neoca-pitalismo, fino alla sua morte nel 1964. Se oggi può venire in mente di passer à tabac, di spianare alcuni argomenti profetizzanti di una Barbara Spinelli, imbracciando To-gliatti, ed è precisamente quello che Maca-luso fa nel suo pamphlet, vuol dire che il re-siduo storico della sua opera è ancora un fattore sensibile per chi abbia memoria e si serva, oltre che delle giunture sofisticate del linguaggio postmoderno e della sociolo-gia delle comunicazioni, anche della storia del mondo oggi dimenticata. Evitò la guerra civile, fece in modo che la Costituzione nascesse, incoraggiò e stimolò grandi battaglie laburiste nei modi delle-poca ma stando attento ai ceti medi, resse il fronte del rapporto con i cattolici in una na-zione ipercattolica e con un papato che sco-municava i comunisti di parrocchia, inventò una politica della cultura che ancora resiste almeno in premessa, si fece rispettare come parlamentare e oratore politico, e tutte le sue numerose scelte sbagliate, sulle quali Macaluso non tace, furono il risvolto solfo-roso del principio “salvare il salvabile”, di un realismo cocciuto e duttile nella gestio-ne del potere dapparato e nella conduzio-ne di una politica nazionale, la famosa via italiana al socialismo, dentro le condizioni malsane della guerra fredda, della divisio-ne di Y alta, del legame di ferro tra il gruppo dirgente comunista e il partito unico domi-nante in unione Sovietica e nel Cominform. NellItalia di oggi, appoggiandosi su un cri-terio chiuso e di partito, e magari su una certa violenza della storia, avrebbe pro-mosso la pacificazione, varato lamnistia tombale, riformato la Costituzione, cambia-to il sistema politico, preso per le orecchie i NoTav e gli ottuagenari che civettano con loro, sottratto il Pd al suo destino cinico e baro, tosato gli aspetti più irrisori e talvolta grotteschi del politicamente corretto del gruppo di Repubblica. Forse è per questo che a Macaluso e a me Togliatti, straordina-rio manipolatore, opportunista di elevatis-simo rango, amico e nemico di Stalin allo stesso tempo, castigatore dellincuria nel pensiero e nella prassi, sta simpatico. Chis-sà. Daltra parte alcuni di noi sono, per dir-la con il mio amico Buttafuoco, relitti del to-talitarismo, e forse per via di questo vacci-no non siamo liberali al Barolo, qualcosa di diverso, non dico di migliore, ma di diverso sì. LElefantino Rosso Il Foglio 21/10/2013
Posted on: Mon, 21 Oct 2013 04:58:43 +0000

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