Poema storico e romantico: Catherine, la Fanciulla di Nanterre. - TopicsExpress



          

Poema storico e romantico: Catherine, la Fanciulla di Nanterre. Canto XI (Parte I): La Congiura Era ‘l meriggio, e ‘l Sol qual focolare d’incogniti Angioli splendeva, e ‘l caldo e adamantino pell’etere, e saldo stral si posava in su’i campi; e in sul ciel morbide stavano e stese le nuvole, ed eran soffici, e azzurre ed immote qual bianchi prati di picciole e ignote pie margherite d’angelici vel, e in questa glauca marina de’i cieli, come vascelli le rondini andavano vêr lidi ignoti, e poscia cantavano inni all’Estate, d’ardori stagion, e le colombe volavan da’i rami, ed una tortora allor le seguiva, e stretto al becco tra un mar di saliva un arboscello mostrava un piccion. Or Catherine che n’andava vêr casa l’aspra campagna col guardo affiggeva, e lieta e calma le querce scorgeva de’i boschi e i frassini, i platani e i fior, ed ammirava le ripe e i ruscelli, le bionde messi, le negre fanghiglie, e in sul sentiero, vedea le conchiglie di spente chiocciole; e ‘l dolce suo cor l’api ascoltava ronzare tra’i mirti, e s’inebriava del lor miele blando, e questo nettare espanse colando le spemi care d’un lieto avvenir… e ‘l femminino ciglio di corallo ebbro mirava le forme de’i salci, la mietitura dell’orzo e le falci e l’alte spighe che voller morir, e presso i fasci ed i frutti recisi bianchi e sudati e curvi farsetti scorse più volte chinarsi agli aspetti de’i debil gambi ancor da tagliar, e poi vedeva che v’eran le donne, e queste andavano a coglier le biade, e le stringevano con corde brade, ed ogni fascio lontano portâr. Così la dama, tornando ai suoi lari, scorgea la Vita dell’uom di campagna, e n’ascoltava ‘l sudor e la lagna, e i buoi e gli asini, e i vecchi e i bambin, e pii s’alzavano i canti del popolo, ed eran strofe di nobil dialetto - la carmagnòla ed un minuëtto - e rallegravano i contadin, e v’eran anche de’ fischi nostalgici d’inni guerreschi cantati in sul fronte, e in su de’i ciottoli d’un veglio ponte li rammentava un uom di trent’an, e questi stava vicin al suo gregge, più non aveva un occhio, ‘l mancino, ed uno sfregio di brando meschino avea a una guancia, ed un morso di can, e sur d’un margine del ponticello sedeva assorto nell’empie battaglie, e le sue pecore presso le paglie l’erbe brucavano e ‘l suolo baciâr, ed i suoi cani distesi in sull’ombra de’i verdi faggi guardavan gli agnelli, e ‘l ventre lor sen stava in su’i ruscelli, e alcun di loro tranquilli ronfâr. Poscia mezz’ora, Catherine tornava presso i suoi lari, ed era inebriata… benché le fosse la fronte sudata verso ‘l salotto sì tosto n’andò, e tra la ricca e pregiata mobilia - credenze e tavoli ben decorati - scorse una brocca dai bordi dorati, e dall’ampolla allor vi versò l’egro sonnifero nel cor del vino, e poiché vide una serva passare, disse fermandola e senza indugiare: «Che nessun tocchi quel vin che qui sta!»; e la domestica comprese e annuiva, ma in quel momento ‘l giudice rientrava, e pien d’orribili dubbi celava tosto se istesso con grande viltà, e ben nascosto mirava la figlia che ancor teneva la blanda boccetta, e quest’inganno comprese e a vendetta il cor terribile volle gridar, e quando apprese dai passi fugaci che la fanciulla salì pelle scale, n’usci furioso e mosso dal Male in quella brocca n’andava a scrutar, e lieve e cauto chiamava un suo servo, e mentre questi giungeva supino, afferrò un calice, mise del vino e al poveretto diceva: «Com’è?», ed il domestico prese ‘l bicchiere, ne bevve un sorso e disse: «Par buono!», e ‘l suo padrone aggiunse: «È un dono per il Maggiore, per tanta sua fe’!», e nel frattempo sen stava sì incredulo che per cautela ‘l suo servo trattenne, ed or quest’ultimo cadendo svenne e si giaceva in un lungo sopor… ed ora ‘l giudice gridò: «Due serve!», e richiamandole strinse le mani in segno d’ira, ed erano insani i lineamenti cotanto in furor; e quando giunsero l’ùmili donne disse: «Toglietemi lui ch’è svenuto!». «Che gli faceste?» chiedeva a quel bruto una di loro, ed egli gridò: «Nulla…. Badate!.... Chiamate mia figlia!», e le due serve lo spento compare presero e tosto ‘l dovetter portare sur d’un reo letto che tanto ‘l cullò, e l’uom crudele frattanto pensava, e ordinò loro: «Lasciate mia figlia! Fo’ per mio conto» e l’empie sue ciglia erano braci d’infausto Destin, e poscia aggiunse: «Solo portatemi un’altra brocca con àltero vino», e tai parole diceva meschino ma a bassa voce che mai Catherine l’intese attenta dall’alte sue camere, chè sol le donne l’intesero e leste al lor padrone ubbidivano, e meste e pien di teme, e d’orribil pensier; e quando queste miserrime dame portâr la brocca col dolce liquore, quegli ansimava placando ‘l furore: «Quando ‘l vedete, vò Carlo ‘l guerrier!.... Ch’è atteso ditegli, e quivi portatelo!», e detto questo, le serve invitava solo a lasciarlo, e poscia n’andava vêr la credenza che formido aprì, e chè ve n’era lo spiazzo adeguato prese del sonno la brocca foriera e lì la mise, ed in sulla frontiera de’i biechi ingan coll’altra la supplì, e mentre infame compìa queste cose reo lamentavasi della figliuola, ed era in lagrime poiché la sola estinta madre la crebbe, educò, e si chiedeva che mai avesse detto la sua consorte su lui che brutale sempre gridava e che al funerale di questa misera crudo mancò, e rammentava le sere d’ebbrezza, ove percosso dal loto de’i vini urlava insano tra’i calici e i tini contra la sposa e la servitù, e rimembrava che mai la sua figlia strinse al suo petto quand’era bambina, e vergognavasi, e la supina fronte sudava per un’onta che fu… e si pingeva que’ bruti momenti ove la moglie indifesa assaliva, e quando infame perfin le proibiva d’aver amiche… con lor di ciarlar, e ricordava che un giorno percosse la donna misera dianzi alla figlia che benché pargola scosse le ciglia, e con orrore lo stette a mirar… e ripeteva: «Son stato meschino», e continuava: «E crebbe sprezzandomi, e la mia sposa seguendola e odiandomi tanto educavala a odiarmi, oh crudel!», e si chiedeva: «Ma - adesso - che faccio?», ed aggiungeva: «Cotanto disprezza questo mio giovine, ed altra prodezza ama miserrima, oh formido Ciel! La lascio andare?.... La legge e ‘l Dovere?.... No! Ben pensaste, figliuola d’inganni; no! non tradisco i nobili scranni della Ragione, e del sommo Dover!», ed iniziava a pensar a vendetta, e se sorgeva, uccideva l’affetto, «Non padre, giudice sono!» e all’aspetto già balenavagli… un ghigno altèr, ed or furente lasciava ‘l salotto, e se n’andò verso la biblioteca, ed ivi estrasse dal sen una bieca lettera infausta di Maximilien, e la leggeva con caro rispetto, e n’apprendeva le leggi proposte, ed iniziava a scriver risposte, e s’acquietava e pareva seren.
Posted on: Fri, 27 Sep 2013 10:44:31 +0000

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