Polvere - TopicsExpress



          

Polvere … Algoritmi-Paesaggi-Bolle Osservatori Entanglement Polvere … Polvere di bit è un concetto astratto orientato ad individuare la base primigenia che muove il mondo ancestrale. Base che giocoforza dipana anche gli abissi di complessità insiti nelle prolissità organiche cerebrali, ove invero il mondo affiora fatato nella co-scienza, perché acquisisce meravigliosamente l’intelligibilità precipua degli esseri umani. Intelletti agentivi che, evocando percetti fissati nello sterminato ambiente ove hanno impressa la memoria, percepiscono gli effetti mentre si sciolgono repentinamente nelle reti neurali. Incanti che concedono intense emozioni mentre agiscono in un infinito caleidoscopio fissando vicende che in definitiva immagino appartengano, per magica circolarità, alla base primigenia del mondo ancestrale, ovvero la polvere di bit. La monaca e il babbo Spesso rievoco l’estasi combinata alla spossatezza che accumulai in un lungo periodo di cammino incessante, andando su e giù per l’altitudine pingue, nel cuore della grande Himalaya. Ecco che ora mi concentro sul frangente in cui mi trovavo soavemente sdraiato sul sacco a pelo, con le mani dietro la nuca, sopra un sasso dalla forma allettante, tra Khunde a Khum Jung, - borghi sor-retti dalla solitudine-. Ripercorro quello scenario incantato sospeso nel tem-po. Ho in fronte l’immenso seracco del Kang Taiga che mi acceca riverberan-do il sole del primo pomeriggio. Chiudo le palpebre. Le massaggio lievemente con le nocche degli indici. Uno sfondo rosso carico di fotoni mi dona una co-gnizione istintiva dello stato atomico-molecolare del mondo sensibile. Strizzo le ciglia: mi seducono i filamenti policromi della luce solare diffusa nell’atmosfera incredibilmente tersa che tributa un bagliore scintillante a questo luogo dai tratti fatati, che evocandoli mi paiono inventati. Inclino il capo, strabuzzo gli occhi. Mi trovo attratto dal saio rosso amaranto di una tibetana che si avvicina discendendo un sentiero impervio. La Tibetana indossa con eleganza la sua tonaca buddista. E’ ormai prossima a noi: ha il volto bruno scuro incredibilmente devastato dalle rughe, tanto da rivelare un età indefinibile. Il luogo dove sostiamo è adiacente a uno chorten (l’analogo di una santella cristiana). Il mio compagno di viaggio Nuru Scherpa, scambia con ella fonemi alteri e densi. Osservo la monaca che furtivamente incrocia il mio sguardo; mi colpiscono i suoi denti guasti, le unghie -spesse e nere-, la pelle screpolata, i calli delle mani, il suo odore acre. A un tratto intona una spiccia cerimonia di invocazione e meccanicamente mi dona delle brevi occhiate, -ha gli occhi acquosi e grigi-. Con una voce profonda e conturbante celebra la sua giaculatoria. Frattanto, Nuru ammicca mentre piglia il piccolo obolo che gli passo, che pone nel palmo della monaca, seguitando nel frattempo a far girare le ruote buddiste dello chorten. La monaca poi, fumiga un mazzetto di fieno profumato-. Nell’aria pura, esaltata da un delirio vibrante fatto di bandierine colorate (di preghiera), si diffondono volute di fumo e onde sonore in cui distinguo solo il Namastè di benvenuto, che la monaca scandisce con accezione e gesta assai profonde. Namastè, ovvero onoro il soffio divino che possiede l’essere umano. E’ una reminescenza che mi fa provare l’intensa malinconia di non potermi di nuovo immergere in quel ritmo, -fatto di musicalità linguistica in una abbagliante coreografia di montagne smisurate-. L’inquietudine prosegue sulla scia di quella scena bucolica affiorata nel sé, fa scaturire altre emozioni, che odo come una lontana eco amplificata in un gioco di specchi. E’ in uno di questi che si compone lo sguardo eloquente e severo del mio babbo con la Sua immagine speculare, che allevia il mio dolo-re solipsista. -Siamo in gita, viaggiamo sulla strada-; -il babbo abbassa il pa-rasole e muove lo specchietto di cortesia-, -ci osserviamo nello specchio -, il suo volto è inflessibile ma gradevole, -E’ la mente che dilata la specularità del-la realtà-. Amplifica la percezione del mio babbo, giacché esplode attraverso quello sguardo, nello specchio, scagliandomi addosso l’energia del suo pen-siero, che mi trafigge e mi lascia stordito. Una generazione dopo quello specchio, guardo gli occhi teneri di mia figlia, ancora afferrato da un’inconoscibile, dolce sensazione dejà vu. Perciò ora, mi chiedo con apprensione, che soluzione hanno, se mai ce n’è una, questi frammenti strutturati di informazione situati nella mia mente. -Il luogo meramente autorganizzato ove la polvere di bit progettata in modo sbalorditivo, sublima un concentrato naturale dell’infinito ambiente che essa racchiude giocoforza specularmente al sé autocosciente-. E’ appunto l’anelito verso la comprensione scientifica, che mi riferisce l’arditezza con cui i lavoratori della conoscenza agguantano il mondo reale. Lavoro che riesce sempre a stupirmi, giacché rivela un mondo che è anche magico; nonché dominato palesemente dal secondo principio della termodi-namica, e, misteriosamente, appunto, dal principio olografico(polvere di bit)! Un mondo che da adito ad aporie, che, consentono a chi le abbraccia di infi-schiarsene del senso comune! E’ bello, con questa chiave, connettersi alla realtà di questo mondo profondo e alieno, ove i sogni divengono meramente indistinguibili dalla nuova perce-zione di realtà! Ecco, con questa chiave cerco di mettere a fuoco il nesso tra gli stati di in-quietudine che fanno scaturire le emozioni vivide fatte di immagini e quant’altro immagazzinato nella memoria, i sogni col loro significato recondi-to, e il senso di vuoto che, facilmente, al risveglio mi assale nella coscienza quando mi si impone l’interrogativo primigenio: che nesso ha tutto ciò? La scienza e la frontiera S. Hawking, sommo guru dello scibile, nel suo annoso best-seller Dal Big Bang ai Buchi Neri presentava l’universo, sostanzialmente come -un “pasto gratis”-. E’ un concetto astruso, che in estrema sintesi, sostiene che il cosmo non ha luoghi di approdo privilegiati. Tesi che ribadisce puntualmente anche nel suo nuovo, atteso libro, il Grande Disegno, dove, in estrema sintesi, pre-senta il cosmo come un autostato illimitato. La Na’vi di Avatar, -Neytiri-, più umilmente, dice a Jake Sully che: -alla fine l’Universo dovrà restituire la sua energia, dato che l’aveva presa in prestito-. Avatar? Appunto: è tutto un sogno di una mente Altra, e siamo perciò delle proiezioni olografiche-virtuali di intelligenze remote? Per non dire quello che sostengono candidamente i sessuoloni:- tutto ciò è una cospirazione inesauribile di show hard generati dal caso-. O magari è attendibile ciò che sta scritto letteralmente in uno dei libri sacri, vale a dire ciò che propugna una, a caso, delle religioni di massa? S.Lloyd nel suo libro descrive l’Universo come un programma che si autorea-lizza autonomamente tramite il bit che fabbrica algoritmi idonei, giacché l’esistenza fisica e il contenuto di informazione sono inestricabilmente legati. Il fisico Wheeler dice -“l’Essere viene dal bit”-. L’humus dal quale scaturiscono le idee più spregiudicate sull’ostico tema on-tologico del cosmo, parte da elucubrazioni necessariamente astratte. Ho trovato particolarmente suggestive quelle del narratore visionario Greg Egan, che, nel romanzo Permutation City, chiama polvere la base primigenia da cui “Tutto ciò” emerge, adattando il concetto matematico detto polvere di Cantor come neologismo definente una fantastica estensione filosofica. Ho citato la Polvere di Egan, perché la trovo, in fondo, affine all’episteme che la ricerca di frontiera rappresenta nel fantasmagorico Principio Olografico, ovvero la chiave di volta del cosmo! Perfino un Nobel famoso per essere inflessibile e autorevole, che tra l’altro ha battezzato i Quark ispirandosi alla minestra del signor Mark, del misterio-so romanzo Finnegans Wake di J. Joyce; ovverosia l’insigne fisico Murray Gell-man, -dice- parafrasando White-:“tutto quello che non è proibito è ob-bligatorio”(che accada)-. Tuttavia, anche alla luce di tanto scibile, l’attività incessante di macrostruttu-re costituite da molecole prolificanti, soggette alla legge di Selezione natura-le, che in quasi quattro miliardi di anni hanno generato centinaia di milioni di forme diverse, rimane un profondo mistero. Intendo che, stabilire se esse abbiano un ruolo preminente, è, come minimo, una mera azione autoreferenziale, appunto perché non conosciamo ne la loro reale diffusione nel cosmo, ne la loro definitiva potenzialità. Comunque, è necessariamente fondamentale comprendere perché, -appunto nel caso degli umani-, la vita genera la mente: un livello emergente di complessità dalle caratteristiche finanche taumaturgiche. Giacché senz’altro è la mente il possibile medium che un giorno eluderà fisicamente il vincolo dello spaziotempo, chiudendo probabilmente un cerchio. Credo che, nell’incommensurabile ambiente cosmico in cui siamo immersi, vivano innumerevoli civiltà, in cui le più fortunate e accorte hanno varcato questi fatidici ostacoli, che noi intravediamo appena, dischiudendosi le porte verso orizzonti, che per noi sono un’agognata chimera! Una fantasticheria simile al Caos primigenio che Egan chiama polvere, attra-versata però razionalmente da una teoria che mette in sinergia algoritmi a iosa - struttura matematica-, ha rivelato variegati livelli che svelano una matrice chiamata Multiverso- Paesaggio, - è un’ipotesi matematica-, che inevitabilmente, non è l’unica interpretazione possibile della realtà! In ogni modo, il Multiverso-Paesaggio cosmico delle possibilità è molto più di una fantasia giacché definisce l’insieme delle leggi locali ammesse, ed è ri-cavato dall’odierna indagine matematica detta teoria delle Stringhe, ora M-Teoria. Il Paesaggio cosmico, descritto nel libro omonimo di L.Susskind, annuncia la metamorfosi di possibilità matematiche in Luoghi meramente fisici. Un in-sieme immenso di un’enorme varietà di universi. Universi, che, un poco come gli esseri viventi, sorgono, si sviluppano, proliferano e si estinguono. Il pae-saggio delle possibilità è costituito dalle combinazioni possibili delle costanti note in natura(una trentina), tramite la variegata matematica contenuta nella teoria delle Stringhe(M-Teoria): concepisce una proliferazione di luoghi adatti allo sviluppo di universi a dir poco pletorico. E’ la teoria delle stringhe a prevedere per ognuna delle costanti di natura una gamma amplissima di valori che si stabilizzano nelle condizioni iniziali(big-bang); che lo spaziotempo possa sussistere finanche in undici dimensioni. Questo coacervo di possibilità determina un numero gigante (10 elevato 500) di diversi scenari(valli) con disparati parametri fisici: ossia matrici di differenti universi. Appunto ogni Valle del Multiverso-Paesaggio ha peculiari leggi fisiche. Il nostro cosmo, inteso come la Bolla dove risiediamo, in questo scenario, modestamente si compone in uno di questi specifici ambienti. Modestie a parte l’estensione della nostra bolla è stimata, in base alla teoria dell’inflazione, da un minimo di mille miliardi di miliardi di miliardi di volte il diametro dell’universo osservabile fino ad un mostruoso 10 elevato mille miliardi di volte e oltre! Se non altro sappiamo, pacatamente, di vivere nel periodo storico in cui la vi-sione del Mondo ha afferrato, come vedremo, una misura a dir poco strabi-liante; e, anche se lo scenario del Multiverso, per esempio, sarà profondamente modificato in seguito, l’enormità variegata di ciò che s’è dischiuso, rispetto alla concezione precedente, rimarrà una caratteristica ben impressa nel futuro della scienza! Il propellente del motore che ha ingigantito il nostro ambiente cosmico è stato l’Inflazione: una forma estrema di energia del vuoto, legata a un ipotetico campo inflatone . Teoria proposta indipendentemente per la prima volta nel 1979 da Alexei Starobinski e Alan Guth. La teoria dell’inflazione quando fu proposta, alla fine degli anni’70, parve as-surda anche ai cosmologi, per la sua natura profondamente illogica. Oggi pe-rò, è assai più ben vista, giacché risolve egregiamente una molteplicità di no-di altrimenti inestricabili in cosmologia, in primis quello dell’Orizzonte e quello dell’omogeneità della temperatura del fondo di microonde e inoltre ha predetto stupendamente la struttura a grande scala dell’universo. Tuttavia sa-ranno fondamentali i futuri risultati osservativi perché questa ipotesi enor-memente immaginifica confermi il suo successo, o venga sostituita da qual-cos’altro (Per ora i satelliti WMAP e PLANK hanno dato alcune conferme sperimentali). I paradigmi sviluppati da Andrej Linde e Alex Vilenkin sono considerati i migliori nell’ambiente della fisica cosmologica inflazionaria, si denominano rispettivamente Inflazione Caotica Eterna e Inflazione Eterna. Le loro teorie oggi riscuotono successo, e tra l’altro si combinano ad altri astrusi amplificatori di realtà tipo il principio olografico, promettendo falsifi-cazioni di rara profondità. Tra pochi anni sarà messa in orbita LISA, un po-tente interferometro che formerà un triangolo equilatero ( 5 milioni di kilo-metri di lato) orbitante tra la Luna e Marte. Dalla struttura delle onde gravi-tazionali analizzate da LISA forse si capirà se l’inflazione è la teoria cosmolo-gica corretta. L’episteme dell’inflazione è la soluzione della grande energia virtualmente presente nel Prespaziotempo (Vuoto) che emerge attraverso Campi Scalari, fluttuanti continuativamente in transizioni di fase (l’acqua che si trasforma in ghiaccio può essere utile come idea). L’energia dell’Inflazione si esplica in forza repulsiva ovvero espande gigantescamente e repentinamente lo spaziotempo creando la materia dal nulla, o meglio trasforma l’energia del campo inflatone in materia. Questa Forza ignota, non spiega, tra l’altro, la bassa entropia dell’Origine. Comunque assume nel dominio della gravità quantistica, per minuscole frazioni di tempo, valori mostruosi, rispetto per esempio all’energia Oscura del cosmo che è simile per alcuni aspetti all’energia inflazionaria, ma che appunto è debole, pervasiva e onnipresente nello spazio. L’Energia Oscura, debole rispetto all’inflazionaria, è comunque responsabile dell’attuale accelerazione dell’universo e detiene il 70% del peso totale di esso. L’energia Oscura, che adesso è circa 2/3 del totale della massa-energia dell’universo, suggerisce il possibile avvicendarsi di un rapporto ciclico, o meglio dialettico, ovvero necessario: tra la base primigenia generatrice delle bolle (prolifiche) di universo,(universi baby) e lo sviluppo delle civiltà; giacché tale forza(oscura) porta inesorabilmente in un breve periodo(rispetto alla durata totale di quel cosmo) alla morte termi-ca(definitiva) dell’universo-baby che avviene nell’ordine di un google di anni(tempo di evaporazione dei buchi neri giganti)! In parole povere tra il periodo incipiente delle civiltà e quello della morte termica degli universi baby ci sono la bellezza di 100 ordini di grandezza! E’ perciò consolante che nello scenario dell’immaginario Lindiano, (multiver-so inflazionario), si producono a cascata, in continuazione, senza limiti: delle bolle di universo(universi-baby), entità, ovvero Universi a tutti gli effetti! –Modelli che in verità si ispirano all’irragionevole efficacia della matematica, e non a ciò che si evince dalle analisi empiriche della natura-. Il problema della bassa entropia degli universi-Baby pare si possa risolvere col fatto che nel multiverso sussiste almeno una regione di entropia minima e nel contor-no non c’è limite a un suo aumento illimitato, e appunto la freccia del tempo è in definitiva una mera sensibilità dell’osservatore. Le Bolle in inflazione eterna che si generano nel Paesaggio delle possibilità secondo la Teoria -sono infinite-. La nostra Bolla in questo momento è in uno dei Fondovalle del Paesaggio cosmico. Dove ci troviamo adesso, l’energia del vuoto, è prossima ad un valore minimo; vale a dire è il valore attuale della co-stante cosmologica che è ben 119 ordini di grandezza minore che sui picchi più energetici del Paesaggio(inflazionari). Non potrebbe essere altrimenti per lo sviluppo della vita, almeno come la conosciamo sulla Terra, per esempio. Muovendo verso quei baratri, (in senso matematico): la Forza quantistica del vuoto aumenta esponenzialmente, e a un determinato livello è talmente energetica che disgrega gli atomi come una tempesta un castello di sabbia. Apparentemente nella nostra regione l’attuale Minima energia del vuoto è perfettamente calibrata come pure le (trenta) altre costanti conosciute della natura. Questa fantastica coincidenza, sommata a molte altre, ha fatto sorgere la credenza del principio antropico forte, (fattore secondo alcuni“magico”, che pilota lo sviluppo di un universo ad hoc per originare la vita); in realtà questa prospettiva è una stolta tautologia! Visto che nello scenario del Multiverso queste incredibili coincidenze smarri-sce necessariamente le loro specificità, dato che laggiù vi è un numero gigantescamente grande di universi possibili, -secondo Linde ce ne sono 10 elevato (10 elevato cento milioni)-. E’ chiaro che l’infinitesima possibilità probabilistica del successo di questo universo, nato dal caso, generatore di forme di vita, (un calcolo approssimativo evidenzia la meravigliosa coincidenza della nostra esistenza stabilendo che la possibilità della sussistenza di un universo adatto alla vita, è una contro -10 elevato 230- universi sterili); è una circostanza che, piaccia o meno, si presenta tanto strepitosa, perché valutata giocoforza da un punto di vista peculiare(il nostro). Giacché nello scenario del multiverso si evince, invece, che vi sono tantissimi universi dove la vita é fattibile e si sviluppa. Questo assioma è comunque assai frustrante per la scienza in quanto annulla la sua velleità di spiegare il mondo! Tuttavia la calibrazione fine della bassissima entropia iniziale della nostra bolla di universo, per esempio, non è stata ancora esaustivamente chiarita; e non c’è nemmeno allo stato attuale della fisica, una valida teoria quantistica della gravità! Wheeler, infischiandosene dei dettagli, dice poeticamente che di tutti gli uni-versi possibili, esistono “realmente” solo quelli dove ci sono esseri che li pen-sano! E’ il principio partecipativo che connette l’interazione della coscienza col livello ontologico dell’universo fisico.(Evento razionalmente inspiegabile perché noi stessi facciamo parte del mistero che vorremmo risolvere!) L’universo olografico è imperniato sul dispiegamento del bordo magico detto foglio di luce. Ovvero, il satellite Plank osserva il fondo di microonde che appare come un bordo, oltre il quale l’universo è opaco, cioè è una barriera che ha il suo limite nel tempo(13,75 miliardi di anni fa). Ma appunto quel bordo, strettamente attinente al foglio di luce, è detto orizzonte degli eventi (analogo a quello dei buchi neri, che è in realtà una superficie, ossia, è il limite dello spaziotempo contenuto nella nostra bolla, o meglio è la matrice che contiene ed emana la realtà sensibile (secondo l’interpretazione olografica). Concettualmente l’interpretazione olografica assimila l’universo al funzionamento di un computer, del quale però, ovviamente non si conosce, per ora, pressoché nulla del suo software . Comunque dei fogli di luce si conosce la misura massima di informazione possibile che possono contenere, la quale è pari a un bit per unità di Plank (10 alla 66 bit per centimetro quadrato, un bit ogni unità di Plank -limite di Bekenstein-). La conferma sorprendente che detto limite non ha relazione con il volume contenuto (nell’universo nel nostro caso) è un segnale che lo spazio e il tempo non sono fondamentali. Infatti è la relazione guida detta lunghezza di Plank a determinare il calibro del nostro universo. Tant’è che la dualità-T descrive, per esempio, universi di diametro interno infinitesimo rispetto alla lunghezza di Plank, e appunto, pe-rò, siccome gli universi piccoli della teoria sono intercambiabili col nostro, si evince inequivocabilmente che il ruolo centrale della meccanica è costituito dal bit che accorda anche la guida quantistica degli universi. G. Veneziano trova inquietante la coincidenza fra la lunghezza di Plank e il limite di Bekenstein. J.Maldacena utilizzando una matematica sofisticata av-valora il principio olografico verificando la fattibilità che il nostro universo sia fondamentalmente bidimensionale, ovvero virtuale! Vilenkjn, Max Tegmark e altri esperti, confermano che la nostra Bolla di uni-verso è infinita, adducendo dimostrazioni meramente matematiche. Esemplare è la rappresentazione grafica di M.C. Escher nel –Limite del cer-chio IV-. Vilenkjn e Tegmark ci accompagnano nel concetto controintuitivo, dove il nostro universo si estende nelle quattro dimensioni grandi ad infinite, sud-dividendolo in un numero infinito di volumi, per esempio delle dimensioni di quello che è possibile osservare dalla Terra, (la nostra regione comovente). Il numero di queste regioni, infinito per definizione, è maggiore delle possibili configurazioni che le particelle contenute nella nostra regione comovente possono assumere, il quale ha un numero di spazi degli stati, che sebbene sia enorme non è infinito. E’ un numero quantificato in base al formalismo matematico della meccanica quantistica. Ne consegue in virtù della legge di probabilità, che esistono tanti volumi di universo identici pari al rapporto citato, cioè tra numero di particelle considerato e l’estensione dello spaziotempo. Ovvero, se lo spaziotempo è infinito, vi sono sparsi in giro nelle sue interminabili lande dei cloni, ad infinite: del nostro cosmo, del pianeta Terra, di noi stessi e di quant’altro di ancor più astruso tipo i cervelli di Boltzmann. E’ pur vero che la lontananza fra i fantomatici gemelli è gigantescamente assurda; ed è anche ovvio che essendo copie identiche, non c’è ragione di pensare che esista un originale. Ad inficiare questo (assurdo) assioma giunge il principio olografico (imperniato sull’informazione), che anche se non è meno assurdo, semplifica il paradosso della pluralità esponenziale. Anche perché non sarà sfuggito a chi segue questo ragionamento fantasmagorico, che abbiamo raggiunto livelli di infinite realtà all’interno di una Bolla, la nostra, ma come abbiamo visto nella teoria del Paesaggio Cosmico, le Bolle sono infinitamente numerose e variegate! Mentre penso a questo, mi sovviene che, la decoerenza della funzione d’onda è affine ai cloni sparsi nell’immensità dello spazio: sono i “molti mondi” prodotti della meccanica quantistica di cui Everett III è stato l’ antesignano araldo, anche in questo caso il principio olografico semplifica la situazione. Semplifica e si connette al postulato detto rasoio di Occam che giudica uno spreco tanta abbondanza di universi, densi tra l’altro di ripetizioni delle me-desime realtà! –pluralitas non est ponenda sine necessitate –. Chissà, forse per buona pace del frate Guglielmo, nel Paesaggio governato dall’informazione, il fenomeno dominante che lo muove, ovvero che crea l’illusione della realtà -è l’entanglement-. Cardine che dispiega la mera infor-mazione, e indubbiamente riduce a livelli più miti, l’immensa pluralità del Multiverso. Ovvero se il cosmo si dipana tramite la logica insita nella com-plementarità del principio olografico – il quale attua una correlazione radicale che rende teleologica la sua struttura-, conferma che la realtà sorge dalla pe-culiare, incessante collocazione, a livelli multidimensionali, di un effetto pro-digioso fatto di mera informazione, più fondamentale dello spaziotempo, che in questa prospettiva è una mera struttura di risulta della vera realtà profon-da!-. Alcuni esperti sospettano sia la soluzione corretta, -ma per ora l’inesplorato Paesaggio del Prespaziotempo rimane un mistero-. Tuttavia se in futuro verrà confermata la prodigiosa potenzialità posseduta dai “fogli di luce” imperniati dall’entanglement, acquisirebbe giocoforza senso precipuo il fatto che il prolisso Multiverso è un gioco infinito, complesso ed ipervariegato, fatto dalle infinite sfaccettature determinate dall’entanglement, ovvero informazione intrinsecamente connaturata(polvere di bit), -che avvalora l’esoterica aporia - Tutto è Uno, nonostante sia Infinito!- La Mente, anche in questo scenario, esprime indubbiamente un retroterra dove la polvere di bit acquisisce equilibrio di qualità sovrastante, dato che il sé autocosciente racchiude il valore incommensurabile dell’agentività! Comunque è la scienza che lentamente, istruisce la coniugazione di alcuni bandoli di inestricabili matasse. Tuttavia probabilmente un giorno se rientre-remo nel novero delle civiltà più fortunate, ci capaciteremo del fatto che l’unico modo possibile per “esistere” è fatalmente insito nelle peculiarità del tipo di universo che abitiamo, almeno per la vita da noi supponibile. E’ co-munque un cammino sterminato ove la possibilità di scoprire ulteriori livelli di complessità meramente intelligibili è probabilmente illimitato! In fondo la teoria lindiana che prospetta un mero scenario frattale, mi fa se-renamente pensare ai sistemi complessi della nostra mente, e della nostra relativa vita sociale, come i paradigmi preminenti: isole intelligenti causal-mente-casualmente emergenti da oceani interminabili fino all’estrema sconclusionata pluralità. Perciò della soggettività, -che ha a priori un immenso valore-, spicca anche nel contesto cosmologico la sua qualità euristica; senz’altro garantirgli dignità e benessere è il fondamentale obiettivo della civiltà! Quattro fasi per il Punto Omega? L’insigne fisico Frank Tipler nel suo controverso libro -La fisica dell’Immortalità Teoria del Punto Omega- ragiona nel solco dell’ipotesi co-smologica che prefigura il futuro della nostra Bolla di universo in contrazio-ne, ovvero un processo inverso a quello attuale, -teoria in voga fino alla re-cente scoperta dell’Energia Oscura-. Tipler sostiene vi sia uno scenario, appe-na prima del Big Crunck, chiamato punto Omega -in onore a Theilard de Chardin, - ossia la celebre Singolarità Maiuscola. L’ipotesi basilare della tesi del suo libro è che la vita intelligente si evolva sempre fino al Punto della Grande Contrazione, -è sottinteso che si tratta di molti miliardi di anni-. Ti-pler ipotizza quattro fasi che l’intelligenza deve superare per arrivare al punto Omega. -Noi siamo alla prima!- Nel Punto finale la Singolarità Maiuscola avrà possesso assoluto dello spaziotempo e delle leggi che lo governano! La conseguenza di ciò è che tutta la storia passata; ovvero Tutte le “storie” passate, se effettivamente i”molti mondi”sono reali, sarà possesso assoluto di codesta super-intelligenza, che secondo i calcoli del fisico F.Tipler dovrebbe avere Tutti i 10 elevato(10 elevato 123) Q-bit del cosmo-osservabile come potenza di informazione godibile a totale disposizione! E’ chiaro in questo caso che la superciviltà del Punto Omega potrà fare letteralmente qualsiasi cosa: tipo creare universi a piacimento compreso restituire ai morti la vita eterna e quant’altre amenità a volontà, per esempio dando vita a mondi “virtuali” di loro gusto ecc. ecc.! Pur essendo chiaro che questa è una prospettiva meramente fantasmagorica, non possiamo tuttavia avere certezza assoluta di non essere degli avatar, ossia “proiezioni” virtuali prodotte scientemente da un’entità remota. Nessuna certezza, per carità! Personalmente però, non credo che civiltà o entità con potere demiurgico illimitato siano tanto perfide e illogiche da concepire i nostri 50 secoli di Storia! Troppo densi di angoscia, violenza, sfruttamento, prepotenza, sofferenze indicibili, miseria, infelicità, sterminio di popoli e di specie e quant’altre brutture. Assolutamente assurdo se fosse stato pianificato! Consideriamo per esempio il famigerato progetto Manhattan, e il risultato che ha prodotto -afferrare l’umanità sotto l’infame spada di Damocle dell’olocausto nucleare -. Eppure ben sappiamo la caratura dei personaggi che vi parteciparono, -uomini dotati di intelligenza eccezionale- a cominciare da Einstein (che non vi partecipò ma sciaguratamente lo promosse). Tuttavia il risultato della loro immensa sapienza produsse, nell’atrocità della guerra mondiale genocida, il più vile atto che si potesse espletare in quel momento(guerra finita), ossia sperimentare gli ordigni nucleari disintegrando due città gremite di persone inermi. Azione subdola, e in concorrenza in quanto a malvagia, all’azione di una pletora zelante di nazifascisti che quasi con nonchalance implementarono un’efficientissima catena tayloristica di sterminio nel cuore dell’Europa. E’ proprio l’assenza di una maggior ragione, che non mi fa pensare a un Demiurgo. Poi, chi avrebbe creato il Demiurgo? E cosi ad infinite! Sarebbe un coacervo di apprendisti-stregoni. Sono, credo, -artifici intellettuali- quelli di voler mettere un’entità all’apice dell’universo, o del più attuale multiverso, che danno come risultato un au-mento parossistico della complessità; non credo sia imprescindibile visto che mettiamo già anche troppa carne al fuoco! Anche perché poi questa ipotesi non necessaria fa sorgere le teologie che a loro volta fanno nascere le religioni organizzate. Io intellettualmente condivido l’opinione di Arthur C.Clarke: “le religioni organizzate sono i virus mentali più malevoli che mai hanno infettato le menti degli umani”. Non ho inteso, comunque, riportando Clarke, svilire o denigrare il profondo bisogno emozionale di molta umanità di avere un dio che doni un significato alle loro esistenze –l’ho semplicemente evidenziato-. In fondo tutte le ricer-che sincere sono fondamentalmente nobili. Anche il Cristianesimo, pur a mio avviso contorto, credo sia idealmente nobile, tra l’altro alcuni giganti del pensiero condussero la loro ricerca nel solco del cristianesimo, da Cartesio a Theilard de Chardin . Un nuovo tipo umano per superare la fase Uno Tuttavia vi è nel Mondo la necessità di un fervore assai più urgente del misti-cismo, ed è l’esigenza di forgiare un consorzio umano intellettualmente olistico, imperniato su un nuovo tipo umano, che dia vita ad una community che realizzi finalmente un’armoniosa eusocialtà. Inutile dire che per arrivarci è necessario rimuovere la nostra precipua cultura: conflittuale tra i generi; divisa in fazioni, frazioni, classi sociali, correnti politiche-religiose-economiche e quant’altro. E purtroppo è anche vero che nel secolo XX° si è sperimentata la Rivoluzione propedeutica ad una società migliore in modo perlopiù tragico. Tuttavia l’ineludibile bisogno di riscatto, che ogni essere (giocoforza oppresso) rimugina nel suo intimo, -comunque destinato a sfogarsi-, allorché coadiuvato da un genuino lavoro intellettuale può essere utile alla realizzazione del miglioramento sociale. Per quanto ne so l’unica dottrina sociale che ha progettato con una prospetti-va razionale lo sviluppo della nostra specie, in vista dell’ineludibile esauri-mento della propulsione capitalista: è quella marxista. Un maestro del gior-nalismo italiano - Luigi Pintor- così- commemorava lo scadere del “secolo breve,”- Gli ideali possono oscurarsi ma non morire, il comunismo è un ideale razionale di uguaglianza e di libertà che troverà sempre nuove espressioni di lotta, sino a che non usciremo dalla preistoria-”(Appunto siamo a metà della fase Uno, nello schema di Tipler)! Nel secolo XXI però si dovranno giocoforza sviluppare i fondamentali atti al conseguimento della fase Due (il punto Omega è ubicato oltre la fase Quattro)! La fase Uno della civiltà tecnologica è governata dal capitalismo, nella fase egemonica della Globalizzazione. Il capitalismo con la sua intelligenza primi-genia ha esaltato l’indole umana fondamentalmente egoista, enfatizzando sciaguratamente anche la tendenza guerrafondaia della razza umana, scate-nando appunto due guerre mondiali. Il Capitale accresce e amplifica progres-sivamente le sue attrattive; dai tempi del Capitale di Marx si è moltiplicato oltre 100 volte! Appunto nel tempo diviene sempre più sfrenato, in una spirale che induce negli umani bisogni surrettizi sempre maggiori (biocapitalismo, semiocapitalismo). Giocoforza i limiti sono le crisi periodiche e in extrema ratio: la guerra! Perfidamente i più furbi, in questa fase particolare di un ciclo, hanno pensato da veri furfanti quali sono, di produrre soldi con i soldi, e di conseguenza hanno accelerato la drammatica crisi nella quale non si vedono sbocchi, e in cui è rimasta schiacciata particolarmente l’Europa. Viepiù nel quindicennio precrisi è stato impregnato il comune sentire di una triste ideologia di parassitismo, che stride violentemente con la nobiltà del valore lavoro, inteso anche come lavoro sociale(volontariato). Marx, 150 anni fa , dice nel libro II° del Capitale -tutti i paesi a produzione capitalistica vengono quindi presi periodicamente da una vertigine, durante la quale vogliono procurarsi denaro senza la mediazione del processo produttivo-. C.V.D. Appunto l’aspetto eclatante dell’iperspeculazione finanziaria del quindicen-nio precrisi, è stato quello di amplificare a dismisura le sperequazioni econo-miche. Crescita di fame, disperazione e miseria per larghi settori del sotto-proletariato mondiale, estensione delle guerre e relativo incremento degli esodi in estese regioni marginali; concentrazione ostentata della ricchezza per pochi milioni di privilegiati. Tanto è vero che il numero assoluto degli umani che sopravvivono negli stenti più indicibili e quello dei morti per fame o per malattie banali è in costante aumento. Dato che un pieno di biocarbu-rante per un SUV, per esempio, richiede la stessa quantità di cibo che consu-ma un contadino primigenio in un anno, dovrebbe far ritenere scontato che la speculazione finanziaria sul cibo significa -crimine contro l’umanità-. Tut-tavia non risulta che alcuno di questi signori sia stato incriminato! Comunque questo è un aspetto soggettivo del capitalismo, poiché i capitalisti sono una funzione del capitale e delle sue leggi assai di più di quanto il capitale sia una funzione del capitalista. Questo assioma mi pare assai evidente per esempio nella realtà cinese, che ufficialmente è governata da un partito comunista che tra l’altro ha oltre 80.000.000 di iscritti! D’altro lato i movimenti spontanei Occupy , Indignados e affini, sono una reazione naturale al martellamento pervasivo della propaganda subliminale del capitalismo-illimitato. Ovvero sono una risposta di giovani sensibili, ri-masti infine basiti, per la verità dopo un lungo periodo di generale rimbam-bimento. Ecco che ora, caduti nella trappola, vedono con occhi disincantati il pernicioso comportamento dei superspeculatori: pescecani che hanno accre-sciuto repentinamente capitali giganteschi col sangue della povera gente, gentaglia con innata tendenza alla cattiveria, sciacalli della peggior specie, che, come sempre, pretendono di far pagare duramente ai meno abbienti la crisi che loro stessi hanno creato! Credo sia anche per l’incipiente spettro del-la povertà che gli “Indignados”, per altro ricchi di soggettività, orgoglio, di-gnità e magnifiche speranze, si sono messi in movimento! Rappresentano al-tresì, in qualche modo, una faccia ottimista e pulita, peraltro strumentalizzata dall’intelligencija progressista del Sistema, che spera di uscire dignitosamente da questa crisi, conservando, beninteso, sostanzialmente lo status quo, perché appunto è evidente che questo movimento non propugna, o comunque non ha un progetto organico alternativo al capitalismo. Accennavo prima alla Cina, che osservo con un occhio di riguardo. Considero il suo sterminato territorio, denso di effetti antropici, mentre vaglio migliaia di immagini e dati su Google. Attualmente è evidentemente il cuore di un nuovo potente sviluppo capitalista: è emozionante, vedere il formidabile ex-ploit in cui diviene inesorabilmente la prima potenza mondiale. In realtà questo primato è una mera riappropriazione, in quanto la Cina è stata per almeno 18 secoli di seguito la più grande potenza economica, ovvero fin quando venne spodestata e saccheggiata dagli europei nel XVIII°/XIX° seco-lo! La Cina che nella prossima generazione si affermerà inequivocabilmente come la più grande realtà economica mondiale, mantenendo tuttavia alcune delle sue peculiari caratteristiche confuciane-taoiste-maoiste. Ovvero la classe dirigente cinese si discosta nettamente da molti retaggi della borghesia occi-dentale, e forse sarà smantellata a tempo debito, da quel grande popolo nel modo indolore che tutti vorremmo, giacché in quella grande potenza popolare prevarrà la saggezza! Questa ahimè probabilmente una pia illusione, giacché la potenza illimitata del capitalismo continuerà a produrre anche laggiù catastrofi sociali, e si sta pure dotando di un apparato bellico da superpotenza. Similmente, del resto, all’incrostata borghesia occidentale, che con il terrore di essere sopraffatta è sempre stata pronta a scatenare catastrofi pur di mantenere la sua posizione di predominio! Comunque anche il primato della Cina in un periodo più lungo passerà pro-babilmente all’India. Ovvero, nel momento in cui l’ineguale sviluppo piomberà prepotentemente nella regione indiana per mietere proficuamente l’alacrità di alcuni miliardi di giovani braccia. La popolazione cinese a quel tempo sarà invecchiata come e peggio della vecchia Europa. Sempre per lo stesso motivo altre realtà emergenti ora agli albori, sperimen-teranno nella prossima generazione la fase di affermazione imperialista. Osservo la Terra, su -Google Heart-, provo preoccupazione ed empatia. Vedo il conflitto ineludibile tra le potenze: vecchie, nuove ed emergenti, che segnerà a breve un punto di spasimo che, repentinamente, si potrebbe tramutare in collasso generalizzato del Pianeta. L’accaparramento delle limitate risorse per la produzione ipertrofica, la sovrappopolazione, la produzione di cibo che potrebbe divenire insufficiente, l’incessante ricerca di mercati, l’iperspeculazione finanziaria; inevitabilmente, sfonderanno la cesura incommensurabile esistente tra la tregua combattuta odierna e la perniciosa e non prefigurabile guerra aperta di domani, che inevitabilmente segnerà la fine della nostra civiltà e probabilmente della stessa specie Homo Sapiens Sapiens(sic)! La soluzione del conflitto esiste ed è insita nella sterminata massa dei lavora-tori del Pianeta che, lentamente ma inesorabilmente, implementeranno un’organizzazione articolata forgiata dalla sinergia cogente dei loro bisogni at-ti ad evitare la catastrofe umanitaria cui andremmo altrimenti incontro con la stessa illusione del soldato che fugge da Bassora per andare in bocca alla mor-te a Samarcanda! (Ovvero: il tempo che inesorabilmente lavora contro di noi). Quindi, anche seguendo lo schema di Tipler, per arrivare alla fase due di ci-viltà: il passaggio necessario è il comunismo! Ma, per arrivarci, è, evidentemente necessaria un’organizzazione impeccabile, dove chiaramente è paventabile un intervallo di tempo ahimè assai gravido di contraddizioni, conflitti e catastrofi umanitarie. Osservando il mondo scevri dall’ottica gretta della classe dominante, si scor-gono tuttavia i segnali positivi che hanno in definitiva la potenzialità di esprimere la forza necessaria per dirimere il conflitto. E’ incoraggiante infatti, che la parte più cosciente e avanzata della Moltitudi-ne Umana avvalendosi della facoltà di uso autonomo della Rete, sviluppi, con spirito di abnegazione, armi esiziali atte all’annientamento del mostro multi cefalo detto –capitalismo illimitato- (Ovvero il prodotto dalla lotta incessante tra le fazioni del potere economico che si aggrappano agli Stati e ai sistemi di Stati in una concorrenza senza fine.) D’altro canto quando Francis Fukuyama ha previsto “la fine della Storia” in coincidenza con lo scadere del secolo breve, ha azzeccato solo una mezza ve-rità. E’ vero cioè che i comunisti non sono più protagonisti della Storia nell’accezione imperialista dell’URSS, assurta a ossimoro paese guida! I co-munisti sono giocoforza ritornati alle origini; teneramente, degli attenti os-servatori, presenti e attivi nella comunità. Persone pensanti che umilmente lavorano nel mondo giacché credono onestamente che un mondo migliore sia possibile. Del resto tornando a Fukuyama, non avevamo dubbi che la ferocia dei conflitti fosse nella stessa misura di prima “della fine della storia”! In-somma, Fukuyama(espressione dell’intellighenzija borghese) dimostra quan-to essi siano in malafede, giacché le innumerevoli tragedie di questo venten-nio confermano al di la di ogni dubbio che il conflitto degli Umani è sempi-terno e che il capitalismo come minimo lo amplifica! Non è corretta, ne onesta nemmeno la tesi di S.Huntington sullo scontro di civiltà giacché anch’esso fa una lettura meramente parziale e tendenziosa del processo storico. Ma appunto anche il terreno marxista, è minato dall’incertezza scaturita dai fallimenti del secolo scorso. E’ vero che i marxisti sono ottimi osservatori dell’esistente, ma a livello collettivo non hanno un progetto di sviluppo al-ternativo, indubitabilmente affidabile, ed è probabilmente per questo che moltitudini di soggetti politici validissimi si dedicano con abnegazione ahimè ad aspetti perlopiù frivoli e marginali di lavoro sociale, o peggio ancora si so-no autoemarginati, appunto perché amareggiati da esperienze fallimentari. Il lavoro sociale atto allo sviluppo del progetto organico del superamento del capitalismo, incide perciò in questo periodo solo fiaccamente nel movimento reale della storia. In proposito il sociologo A. Bonomi dice -Siamo ridotti a una società di co-riandoli, ed una volta che ci si è fatti coriandolo, si è esposti ad ogni refolo di vento- . Tuttavia intellettuali come Revelli, Bonomi, Viale e altri che auspicano la ne-cessità di coltivare e sviluppare con abnegazione la preziosa determinazione soggettiva dell’umano mite, sono su una strada onesta. Un umano mite - ge-neratore di benevole pacificazione -, che mantiene saldamente l’imprinting di cooperare all’obbligatorietà di migliorare la base materiale di tutti gli umani, non solo di una parte, giacché imperativamente considera la meravigliosa avventura di vivere un’opportunità improcrastinabile! Anche perché fino adesso della vita in altri mondi non sappiamo niente con certezza. Anche se è lecito aspettarsi che sia ragionevolmente diffusa nel co-smo, noi fino adesso non abbiamo avuto alcuna notizia di vita e civiltà extra-terrestri; abbiamo solo buone congetture e ottimi strumenti, che con infinita pazienza forse un giorno, daranno risultati. Ma non è scontato che il cosmo sia razionale al nostro intendimento. In ogni modo tendo a diffidare di ciò che il senso comune per mero conformi-smo considera razionale e credibile, compreso l’irrazionale della sfera religio-sa. Liberandomi dall’accettazione di qualsiasi pregiudizio, afferro di nuovo con voluttà, alcuni passaggi della mia memoria, riconoscendoli teneramente come una parte organica dell’infinito caleidoscopio dell’umanità! Allusioni e fraintendimenti Con gli occhi serrati, adesso, evoco percetti emozionali vissuti nei luoghi ove ho decantato i miei sogni giovanili. Ripercorro il distretto di Pinar del Rio, sull’isola di Cuba, sono con tre compagni/e su un automobile. Siamo immersi in un rigoglioso e profumato paesaggio tropicale, ove il traffico è quasi assente e l’antropizzazione assai lieve. Percorriamo la discesa nel tratto in cui i lucenti monti di Vignales sono proprio di fronte a noi: ci fermiamo in uno spiazzo ad ammirarli estasiati. Sopraggiunge, dal senso opposto della strada, una femmina che spinge sull’erta salita una bici sgangherata. A un ammiccamento di Nora, ella si ferma; sprizza gioia intorno a se. Fisso inevitabilmente i suoi lineamenti squisiti, -del resto sono un giovane pieno di ormoni e istinti repressi-. Ammiro il suo corpo con guizzo da voyeur: capelli biondi voluminosi, soffusi, fisico atletico, pelle stupendamente levigata, grosse tette a boccia sotto un vestito leggero a fiori meravigliosamente trasparente! Grazie a un favorevole contrasto dell’energica luce solare, sfrutto l’effetto -vedo non vedo- nell’ampio spazio tra le sue cosce. Avverto con un fremito che non indossa biancheria intima, sento lo stimolo impulsivo di immergerci il viso. Sono afferrato da una vigorosa eccitazione. -Intravedere la vulva entro il pube depilato, mi ha fatto salire intensamente la libido-. Rimango incantato sulla M luccicante, formata sul tessuto trasparente dal profilo delle sue gambe e del suo sesso che il sole tropicale sfuma in un paesaggio onirico. Nora, mia compagna di viaggio, frattanto con la sua voce mielata, parla familiarmente in cubano con lei – afferro che Ella, dice a Nora di essere una matematica -prestata all’agricoltura!- Chiudo un istante gli occhi, contraggo il mio stimolo naturale di maschio, ideando, per contrastarlo, un fraintendimento che confonde la matematica prestata all’agricoltura trasfigurandola nel matematico prestato all’umiltà, Grigorij Jacovlevic Perel’man. Una smania esaltata dall’effetto di una canna, dal calore e dalla violenta luce solare che buca la foresta formando immagini cangianti in sovrapposizione ove la si-nuosa figura femminile della ciclista occupa per un attimo, nella mia mente, una forma androgina, bifronte, naturalmente già completa! Muovo due pas-si, l’effetto luce-voyeur sfuma e con esso il delirio. Ovvero, non intravedendo più la vulva, riesco a rilassarmi, ed a godermi la visione meramente romanti-ca della scena:sul portapacchi posteriore della bici, fissato con una corda di canapa, un sacco di patate; un quaderno di appunti in quello anteriore. Sono estasiato mentre guardo Lei che parla delicata e cortese con Nora e Beppe, con una splendida bocca da cui escono suoni e modi incredibilmente fini, gio-viali, soavi, sereni. Ho seguitato ad osservarla attonito, fino a che era ormai lontana. –E’ chiaro! Ho represso l’impulso erotico che mi stava scatenando una violenta erezione fuori luogo, con un escamotage. Ovvero, assai riluttante, ho spostato l’attenzione: dal suo sesso verace alla sua voce dolce, -sembrava quella di mia madre- , dal suo fisico divino agli occhi blu penetranti dallo sguardo magnetico:insomma dal mio orgoglio macista alla pulita bel-lezza che accompagnava Lei. Riflettendoci, ora, penso di aver provato quella finzione, per guadagnare un poco di serenità: riempiendo l’abisso, creato volgarmente dal mio incipiente impulso erotico, con l’armonia di quella don-na, emergente e simbiotica a un ambiente bucolico. Ora, torno all’ingarbugliamento di quel frangente, pensando l’intelligenza prodigiosa e umile di Perel’man, -lo immagino con le sue scarpe rotte nella metrò di san Pietroburgo che va a far la spesa alla sua vecchia mamma- . Quella scena in-garbugliata assieme a molte altre, mi accompagnava con un sentimento dolce, il giorno che ascoltavo l’armonia meravigliosamente vibrante della Nona Sinfonia al teatro La Verdi. La Nona di Beethoven, quegli occhi blu penetranti, le fulgide intuizioni di Perel’man! Suoni, luci, algoritmi, paesaggi, bolle, osservatori, entanglement, voci, colori, sapori, polvere di bit…! Era facile immergersi con voluttà, -sprofondato nella poltrona- udendo quell’Opera meravigliosa, -fantasticavo-, godendo la perfetta sincronia di una moltitudine umana. Affondato nella poltrona dell’auditorium, era comodo percepire, in quel trionfo di abili artisti, fugaci visioni. Immaginavo, intanto che mi commuovevo, di scorgere nelle increspature dello spartito scaturito dalle divine reti neurali di Beethoven: il soffio gentile del comunismo! Gentile come il sorriso che due portatori sherpa mi donarono un dì di ottobre, mentre arrancavo su per il sentiero che porta a Periche nella regione del Chomolongma. -Erano giorni in cui convivevo con gente poverissima, che avanzava con fatica su per delle ripide salite, stracarica di roba per i turisti. Pensarmi un turista mi dava grande fastidio, tant’è che per solidarietà mi ero caricato con uno zaino pesantissimo, poiché quell’umanità che annaspava salendo quei carruggi mi provocava un empatia atavica. Ragazzi, anche bambini, vecchi quasi svestiti, scalzi, nel fango, al gelo; davvero uno spettacolo edificante per i ricchi turisti-. Sostavo in un pertugio, sbucciavo una piccola mela, maturata in un frutteto sottostante a 2500 metri di quota , piccolina e malformata, ma piena di succosa vitrescenza, -la più buona che abbia mai mangiato-, anche se io e la mia famiglia di melicoltori in tre generazioni di pomi ne abbiamo raccolti forse più di 50 milioni! Giungevano arrancando due anime gentili: un padre e un figlio, credo. Stracarichi, sfiniti, scalzi, con la miseria scolpita sul viso! Ho diviso quella piccola mela in tre parti: l’abbiamo consumata in silenzio. -Non potrò mai scordarmi il sorriso di quei due genti-. Adoro pensare al soffio esclusivo di beltà, espresso dall’armonia di quei due sorrisi sospesi su un frammento di vita dura. La Polvere di bit racchiude il Tutto? Un po’ come il gatto di Alice che svanisce lasciando in questo universo solo il suo sorriso, anch’io, come tutti gli umani sensibili credo, vorrei lasciare in questo universo solo ricordi di cose belle che ho vissuto, o magari anche solo pensato. Nutrendo l’inquietudine per una vana speranza, che affonda le sue radici nel misticismo, appunto! Ovvero mi illudo di mantenere in qualche senso, ma ad ogni costo e contro ogni evidenza: una qualunque, -minima-, forma di immortalità. Una forma minima ad ogni buon conto l’ho trovata un giorno che andai nel minuscolo, raccolto e ombroso cimitero di Sazzo, per rievocare un amico: un ragazzo meraviglioso e fragile morto d’amore a vent’anni. Li vicino incontrai l’epitaffio sulla tomba del senatore Della Briotta. Lo lessi, lo afferrai, si im-presse nella mia mente, e -come nel sasso quei segni- il senso di quella frase mi è rimasto scolpito -nel cuore-. Quel giorno ripresi il cammino con maggior serenità giacché pigliai fiducia nel messaggio espresso dal precetto di Giovanni Bertacchi che dice: -Il carro oltre passò d’erbe ripieno/e ancor ne odora la silvestre via./ Sappi fare anche tu come quel fieno:/lascia buone memorie anima mia!... Chissà se svoltando l’angolo, quel carro, sollevava la polvere nella quale tut-to ciò era, in qualche arcana forma, già racchiuso!
Posted on: Tue, 10 Sep 2013 14:35:03 +0000

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