Prodi, l’Alitalia e i caporali coraggiosi. “Romano Prodi, - TopicsExpress



          

Prodi, l’Alitalia e i caporali coraggiosi. “Romano Prodi, interpellato sul dossier Alitalia a margine del Forum Euroasiatico a Verona, fa un affondo di quelli che non ci si aspetta da un personaggio dal temperamento mite e pacato come il suo. I capitani coraggiosi sono gli imprenditori che nel 2009 furono chiamati a raccolta da Silvio Berlusconi e decisero di partecipare al risanamento della compagnia aerea diventando azionisti di quella che poi divenne Cai, Compagnia aerea italiana. «Nel 2007 avevo cercato, vista la situazione dell’azienda, tutti gli accordi che avrebbero potuto renderla forte e che le avrebbero permesso di resistere sul mercato — ha spiegato Prodi —. Prima c’era stata una lunga trattativa con Lufthansa, abituata ad avere diversi hub: la cancelliera era favorevole, ma il consiglio di sorveglianza disse che non voleva avere a che fare coi sindacati Alitalia», ha raccontato. «Ci fu — ha rivelato ancora il professore - una trattativa molto interessante con Air China. Parlai con l’allora premier, spiegandogli che a noi interessava avere una porta verso l’Asia e ricevere i milioni di turisti cinesi mentre a loro poteva interessare avere una porta in Europa e un centro di riferimento per l’Africa fuori dall’Africa. Erano molto interessati ma non erano pronti, avevano bisogno di tre-quattro anni». Poi arrivò la trattativa francese: «Era andata avanti con condizioni buone per l’Italia: non era la soluzione ideale ma era la migliore fra quelle rimaste. Poi sono andato via dal governo e non so cosa sia successo — ha detto l’ex premier —. Sono arrivati i capitani coraggiosi e il disastro che hanno fatto mi sembra abbastanza chiaro ed evidente. È costato al Paese più di 5 miliardi di euro e il problema non è ancora risolto».”. (Corinna De Cesare - Corriere della Sera.it – 17 ottobre 2013 - © RIPRODUZIONE RISERVATA). “Così il governo di centrosinistra azionò una complessa macchina per mettere in vendita la compagnia. Il percorso, però, duro ben 17 mesi e finì con il fallimento della trattativa con i francesi (presentarono le offerte, tra gli altri, anche i russi di Aeroflot e i tedeschi di Lufthansa).Il motivo? Il niet del leader del centrodestra Silvio Berlusconi, che in campagna elettorale aveva martellato proprio sul mantenimento dell’italianità della compagnia. I vertici della compagnia franco - olandese non volevano impegnarsi di fronte a un futuro governo ostile. E così fu: nell’estate del 2008 alla fine Alitalia finì in mani italiane, grazie a una cordata di 21 società controllate dal salotto dellimprenditoria italiana (tra gli altri Marcegaglia, Benetton, Caltagirone, Riva, Ligresti , Gavio e una banca come Intesa Sanpaolo allora guidata da Corrado Passera) messe insieme, proprio per evitare che Alitalia venisse comprata da Air France-KLM, dallallora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, salito nel maggio del 2008 per la terza volta a Palazzo Chigi. La compagnia di bandiera, nata nel 1947, però non fu venduta in toto: divisa in due tronconi, solo la cosiddetta good company, che conteneva gli asset sani, fu comprata dalla cordata italiana. La bad company, con i debiti, gli esuberi e il resto, venne scaricata sulle casse dello Stato: il costo del salvataggio è stimato in oltre 3 miliardi di euro. A questo, in ultimo, bisognerebbe aggiungere il miliardo di debiti accumulati dalla nuova compagnia (CAI) nei cinque anni di vita, che il vettore franco - olandese però non può permettersi oggi di accollarsi, visto che di debiti ne ha già per 5,3 miliardi di euro.”. (Massimo Morici – PANORAMA.it – 24.9.2013 - ©RIPRODUZIONE RISERVATA). Ma non c’è più un Procuratore regionale, presso la Corte dei Conti del Lazio, che chieda conto (è il caso di dire così), ai protagonisti della bella impresa del 2009, Capitani coraggiosi inclusi, di una operazione truffaldina costata agli italiani cinque miliardi di euro (vale a dire, per avere un’idea: novemila miliardi seicentottantuno milioni trecentocinquantamila vecchie lire)? Ed è solo un caso che alcuni tra i più noti Capitani coraggiosi coinvolti nel salvataggio del 2009 siano finiti in altre inchieste, penali queste, con accuse gravissime ? Quel che mi pare certo è che nessuno dei Capitani coraggiosi di questa operazione, progettata e perfezionata naturalmente per ragioni di pura “italianità”, e finalizzata, al solito, a “privatizzare gli utili e socializzare le perdite”, in un esercito moderno, sarebbe mai riuscito a conseguire il “baffo” nero da caporale. E “caporali coraggiosi”, anche per non far inorridire Joseph Conrad nella tomba, è un’espressione tutta da ridere. Così come il “salvataggio” dell’Alitalia.
Posted on: Thu, 17 Oct 2013 17:59:35 +0000

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