Provincia-Comunità di valle-Comuni Questione centrale è - TopicsExpress



          

Provincia-Comunità di valle-Comuni Questione centrale è ovviamente quella della riforma operata con la L.P. n. 3/2006, che ha introdotto il terzo livello politico-istituzionale delle Comunità di valle. Una riforma che è stata di fatto imposta ai Trentini e che i Trentini hanno rifiutato, così come ha dimostrato la scarsissima percentuale di votanti alle elezioni dell’ottobre 2010 (di gran lunga il record negativo per il Trentino). Ha inoltre creato un conflitto istituzionale con i Comuni, quale mai si era visto in Trentino. Ed alla prova dei fatti il giudizio negativo sula riforma che qualcuno aveva anticipato fin all’atto dell’approvazione della legge 3/2006 ha ampia trovato conferma. Di fatto le Comunità di valle si trovano a gestire le medesime competenze dei defunti Comprensori. Le competenze che la Provincia avrebbe dovuto trasferire ai territori non si sono viste, mentre per contro i Comuni si sono visti sottrarre competenze a favore delle Comunità, che peraltro hanno anche frapposto ostacoli – in ciò spalleggiate dalla Provincia – alla nascita di Unioni di Comuni, viste come pericolosi concorrenti. Per non parlare dei costi aggiuntivi e dell’aumento di una burocrazia già soffocante. Infine, come se non bastasse, l’esperienza maturata in occasione delle elezioni ha chiarito, al di là di ogni possibile dubbio, come la maggioranza che sostiene la Giunta provinciale abbia interpretato questo nuovo ente: come un formidabile strumento di controllo politico dei territori, ora più facilmente “gestibili” rispetto alla situazione precedente, che vedeva, anziché 16 Comunità, un gran numero di Comuni (non tutti politicamente “rispondenti” a Trento) ed enti non politici, ma di mera gestione, quali i Comprensori. E lo spettacolo cui abbiamo assistito nell’autunno 2010 in occasione della scelta delle 16 candidature ha ampiamente confermato una tale censurabile impostazione. Nessun dubbio quindi che Comunità di valle vadano abolite. Non però per tornare alla situazione precedente, che pure aveva ormai palesato la propria inadeguatezza.Né per lasciare anche a livello comunale le cose come stanno. Noi proponiamo una diversa soluzione che da una lato si faccia carico di esigenze di razionalizzazione dei servizi forniti dagli enti locali che non possono essere ignorate, dall’altro, anziché mortificare, gli enti su cui storicamente si fonda la nostra Autonomia e cioè i Comuni, investe su di essi ed attribuisce loro un ruolo ancora più importante, favorendo nel contempo processi virtuosi di razionalizzazione, che invece, come l’esperienza concreta ha dimostrato, le Comunità di valle invece finiscono con l’ostacolare. E per far questo non è necessario di certo ricorrere alla creazione di nuovi livelli politico-istituzionale; basta utilizzare strumenti che già esistono, aggiornandoli però alle mutate esigenze dei tempi. In concreto ciò che noi proponiamo è il ricorso alle Unioni di Comuni, finalizzate o meno alle fusioni, alle associazioni di Comuni ed anche alle semplici gestioni associate di servizi, con i correttivi che si rendono necessari alla luce dell’esperienza maturata. Più precisamente, si propone d’individuare – anche partendo dalle previsioni della legge n. 3/2006 – le materie che debbono necessariamente essere gestite in forma associata in ambiti territoriali che non necessariamente debbono coincidere quelli delle attuali Comunità di valle. Alcuni ambiti, infatti, possono rivelarsi troppo ristretti per assicurare una gestione efficiente e razionale (ovviamente quelli delle Comunità di più ridotte dimensioni), altri invece troppo ampi per poter consentire una gestione effettivamente rispondente alle esigenze del territorio interessato. Basti pensare, a titolo d’esempio, alle Comunità della Valle di Non o delle Giudicarie, che racchiudono nei loro confini zone con esigenze ed interessi anche molto diversi. E nell’ipotesi che noi prospettiamo non sorgerebbero, o comunque si attenuerebbero di certo, i problemi che sono sorti in occasione dell’individuazione degli ambiti delle Comunità di valle. In tal caso, infatti, la regia politica rimane ai Comuni e non passa ad un ente terzo, nei cui confronti il timore di essere espropriati del proprio ruolo dei Comuni è ben comprensibile. Infine, si prevedono incentivi per favorire la fusione dei Comuni, che però non può che avvenire in forma volontaria. Ed a questo proposito crediamo di non sbagliare nell’affermare che una soluzione come quella da noi proposta faciliti un processo che è ormai maturo e che in parte è già in atto e che invece la situazione attuale di conflittualità tra Comunità e Comuni finisce con l’ostacolare.
Posted on: Wed, 25 Sep 2013 11:49:26 +0000

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