Quindi ora la finiamo, ti svegli e dai, via il dente via il - TopicsExpress



          

Quindi ora la finiamo, ti svegli e dai, via il dente via il dolore, mi prendo sta ginocchiata e ti regalo una vita migliore. No, non è una pessima giustificazione. Lo so anche io che dovevo pensarci prima, ho passato Notting Hill tutto a dirmelo, bella forza. Io lo so che a questa bellissima ragazza che mi ama sto per regalare dei giorni di pioggia mentre fuori c’è il sole, lo so che la disperazione le strapperà le braccia e il dolore le procurerà degli invisibili ma dolorosissimi squarci sul petto, sulle gambe e sulla schiena. So che sentirà il cuore farsi a pezzi e poi cadere in fondo all’anima. So che ci metterà tempo a rimetterlo assieme. E che non potrà più vedere tutti i film che abbiamo visto insieme, quelli che ama. So che avrà voglia di chiamarmi, prima incazzata per insultarmi e poi pronta a riprendermi. So che s’illuderà per un mio sorriso una sera in un bar e che poi avrà voglia di rigarmi la fiancata della macchina. Lo so al punto che ho già – mentalmente – messo da parte i soldi del carrozziere. Una ginocchiata a me e un colpo di chiave – non di cacciavite, ti prego – alla Capri. È giusto. Un uomo si colpisce dove è più debole. Dove più inutilmente ripone la sua vanità. È ok. Ci sta. Ci sto. Però non dirmi che non so tutto questo. È perché ho vissuto già tutto questo. È perché ho sofferto, che regalo sofferenza. È perché so che la plastica è comoda e non si rompe, ma diventa opaca e triste, mentre il vetro si rompe e diventa cocci e taglia, ma il vino migliore lì si beve, nel vetro. Per questo voglio per me, ma anche per te, la possibilità di un amore nuovo, di vetro, e la morte di questa cosa che abbiamo noi, che io sono stato così stronzo da costruire, in plastica. E non ti lascerò facendoti dei complimenti, perché “sei meravigliosa e non ti merito” sono parole che mi farebbero odiare da me stesso oltre i limiti. E io questo sono, uno che si odia, ma ancora si preoccupa di non volersi odiare troppo, un film con Accorsi, questo sono, un passo di filosofia spicciola recitato in radio da Fabio Volo, questo sono! Per quanto mi faccia cacare. E non ti dirò che sei il meglio che io potessi sperare di avere, perché dovrei aggiungere “in un periodo di transizione come è stato questo” e non mi va, perché una ginocchiata da te l’accetto, ma la sigaretta che dovrei spegnermi io stesso sulla guancia per dimenticarlo, quella no. (non son bello ma meglio che la gente mi guardi gli occhi piuttosto che una bruciatura tra la barba) Ti lascerò facendo lo stronzo, ma per una volta sarò sincero. Ti lascerò perché per me voglio picchi, pur sapendo che ai picchi si associano le rapide cadute. Ma la felicità sta nei picchi e nelle curve, non nelle rettilinee pieghe della plastica. Ecco questo sono io … un Baricco meno poetico. Non te ne sei mai accorta perché non m’hai mai visto come sono ora mentre entrambi non vediamo Hugh Grant sulla sua minchia di cazzo di panchina. Perciò ora … dai, su Claudia … sveglia … In tutti i sensi. (e ho sempre pensato che lasciare volesse dire sapere che strada verrà dopo) (mentre ora, giuro, tutto so, tranne quello) (tranne dove sto andando, dove andrò a finire)
Posted on: Sat, 21 Sep 2013 19:14:12 +0000

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