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´RIVISTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA DI ZURIGO WWW.CCIS.CH Oltrefrontiera Novembre 2010 C’è già chi la chiama “secessione”, sicuramente non è una buona notizia per la solidità del nostro Paese e della sua tenuta industriale l’iniziativa della “Greater Geneva Bern Area” che da mesi invita a delocalizzare piccoli e medi imprenditori italiani nel Vallese. La Svizzera nell’ambito di una politica industriale lungimirante, punta ad importare nella confederazione tecnologia manifatturiera e competenze tecniche in grado di assicurare al Paese una solida crescita economica anche negli anni a venire e posti di lavoro qualificati. Il “Paese delle banche e degli orologi” spesso denigrato in Italia come un angolo d’Europa che ha costruito il suo benessere sul lavoro degli altri, dimostra invece di avere forte sensibilità per il comparto manifatturiero, peraltro già fortemente sviluppato nella Confederazione, e soprattutto di avere visione strategica, di pensare al mantenimento del benessere del paese anche per le generazioni a venire. La “Greater Geneva Bern Area” ha aperto un ufficio a Torino e, tramite un suo delegato di lingua italiana, percorre le regioni del Nord Italia offrendo ai nostri piccoli imprenditori attivi principalmente nei settori della meccanica e dell’elettronica, condizioni estremamente vantaggiose per spostare la propria attività in Svizzera. Decine di piccoli e medi imprenditori che da anni delocalizzavano in Ticino, nella Svizzera di lingua italiana ora trovano nuove opportunità di investimento anche nella svizzera franco-tedesca di fronte all’enorme vantaggio competitivo che questo territorio sembra avere rispetto al nostro. È interessante notare che questo fenomeno di delocalizzazione che tra l’altro non riguarda solo la Svizzera ma anche l’Austria e la Slovenia non si dirige verso paesi dove il costo della manodopera è basso, come accadeva negli anni ’90, quando gli italiani “invasero” la Romania e iniziarono a delocalizzare fortemente nei Paesi dell’Est europeo, ma verso Paesi ricchi (anche il Reddito pro-capite sloveno è destinato a breve a superare quello italiano) dove le retribuzioni del lavoro sono nettamente più alte che in Italia. Non siamo cioè di fronte ad un’imprenditoria miope e sfruttatrice che ha come unico obiettivo quello di non pagare o pagare meno la propria forza lavoro: il fenomeno cui assistiamo è di natura completamente diversa. Del resto si moltiplicano i casi di piccoli imprenditori che si privano dello stipendio per poter pagare la manovalanza ed i recenti casi di suicidio di imprenditori del Nord che, causa il crollo degli ordini, non sono stati più in grado di pagare gli operai ci hanno dimostrato come ormai in certe aree del paese tra lavoratore imprenditore e lavoratore operaio ci sia una perfetta simbiosi e che la conflittualità tra capitale e lavoro non sia più una chiave d’interpretazione attuale della realtà. Ne’purtroppo siamo di fronte ad un fenomeno “costruttivo” di delocalizzazione strategica che ha visto molte aziende medie dell’Europa occidentale diventare multinazionali negli anni ’90, delocalizzando la produzione in paesi con costi più bassi e reinvestendo però una parte consistente dei profitti realizzati nel paese di origine dove sono state mantenute le funzioni a più alto valore aggiunto. Siamo piuttosto di fronte ad un nuovo fenomeno migratorio: la simbiosi tra imprenditore lavoratore e operaio lavoratore di cui parlavamo prima, trova un’altra triste conferma nell’emigrazione. Da tempo si parla di fuga di cervelli, ricercatori e laureati che lasciano il Paese in cerca di un’occupazione corrispondente agli studi fatti e remunerata meglio che in Italia, ora un altro tipo di lavoratore, se possibile ancora più prezioso del laureato, lascia il Paese: l’imprenditore.. Le ragioni attengono, esattamente come nel caso dell’emigrazione di forza lavoro, alle debolezze strutturali che questo Paese fossile sembra incapace di togliersi di dosso: burocrazia, fisco, carenze infrastrutturali. La tassazione sulle imprese in Italia supera ormai il 50%, sommando tutti gli oneri, quasi un’espropriazione dello Stato ai danni dei privati, una tassazione degli utili che arriva quasi al 68% non è chiaramente competitiva con un livello di tassazione che nel Vallese si aggira tra il 20 ed il 30%, con un affitto di 2 franchi (1,6 euro) al metro quadro nelle zone artigianali, con mezzi di trasporto frequenti e puntuali, con servizi pubblici e privati affidabili ed una semplificazione amministrativa che fa impallidire la vetusta macchina burocratica italiana. Alla fine degli anni ’90 quando il Governo Prodi raggiunse il ragguardevole traguardo di portare il Paese nell’Euro si disse che non si trattava di un punto di arrivo ma di un’opportunità, dell’inizio di una battaglia competitiva per la quale il paese doveva attrezzarsi mettendo i propri imprenditori nelle condizioni migliori di competere senza ricorrere al periodico regalo della svalutazione. È chiaro che quella sfida la stiamo perdendo: ci siamo autoimposti il vincolo esterno dell’Euro, ci siamo giustamente aperti alla concorrenza internazionale ma colpevolmente non ci siamo attrezzati. Manca una politica industriale anche per le imprese medie e piccole, latita una riforma fiscale a favore di lavoro ed imprese e a danno delle rendite, manca una lotta senza quartiere alla corruzione ed all’evasione fiscale che drenano risorse pubbliche enormi e che secondo l’ultimo rapporto della Corte dei Conti rendono impossibile ridurre considerevolmente la pressione fiscale in condizioni di crescita zero, manca un progetto di organica riforma dello Stato che preveda anche una seria ed organica riorganizzazione del settore preposto all’internazionalizzazione e manca anche un po’ di sano patriottismo che ci dovrebbe indurre ad aggredire i mercati vicini con una politica di attrazione di investitori svizzeri, tedeschi ed austriaci nel Bel Paese. Detto in tre parole: manca il coraggio. Vivacchiamo e facendolo, lentamente scompariamo. (Fabrizio Macrì attualmente segretario della Camera di Commercio Italo-Svizzera di Zurigo)
Posted on: Sun, 04 Aug 2013 08:10:51 +0000

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